Tra poco, sarà il 2 Novembre, e come sempre avviene, in quella giornata sarà più presente il pensiero di coloro che ci hanno lasciati.

In realtà, nonostante ci sia una giornata dedicata ai defunti, la loro mancanza si sente comunque, in qualunque altro momento dell’anno.

Quando ci fermiamo a riflettere, credo che molti di noi, se non tutti, si pongano tante domande. Una su tutte, la prima da cui scaturiscono le altre: c’è vita dopo la morte?

E non siamo solo noi a farci simili domande. Persino Giobbe (vedere Giobbe 14:14) si chiede: “Se l’uomo muore, può ritornare in vita?”.

Dove eravamo prima di venire su questa Terra?

Prima di venire su questa terra, vivevamo alla presenza del nostro Padre celeste e di Gesù Cristo. Eravamo tutti fratelli e sorelle, generati spiritualmente da Genitori celesti.

Tuttavia, non eravamo ancora come Dio, ovvero con un corpo perfetto e glorificato, ma entità con un corpo di spirito e ancora tutto da imparare.

Poiché, quale Padre amorevole, Dio desiderava che avessimo tutto ciò che Egli possiede, mise a punto un piano, chiamato “piano di salvezza” o “piano di felicità”, che prevedeva che venissimo su questa terra, prendessimo un corpo di carne ed ossa soggetto alla mortalità, facessimo delle esperienze, formassimo delle famiglie e tornassimo a Lui attraverso la morte fisica. 

Per farlo, creò una meravigliosa terra dove potessimo abitare e sviluppare il nostro pieno potenziale, e fornì un Salvatore che compisse un’Espiazione e ci indicasse la via per tornare a casa attraverso il Vangelo, perché sapeva che da soli non ne saremmo stati in grado.

Ma come facciamo a sapere queste cose? Dalle scritture sappiamo che Dio ci conosce da prima che nascessimo. Egli infatti disse al profeta Geremia:

“Prima ch’io ti avessi formato nel seno di tua madre, io t’ho conosciuto; e prima che tu uscissi dal suo seno, io t’ho consacrato e t’ho costituito profeta delle nazioni” (Geremia 1:5).

Similmente, Paolo testimoniò ai santi di Roma riguardo alla nostra natura divina:

“Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con lui, affinché siamo anche glorificati con lui” (Romani 8:16-17).

Quindi, adesso che sappiamo a grandi linee da dove veniamo e qual è lo scopo di Dio per noi, vediamo di capire dove andremo dopo questa vita. 

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“Se l’uomo muore, può ritornare in vita?”

Ho degli amici atei che non credono assolutamente che ci sia vita dopo la morte. Sono convinti che tutto quello che abbiamo sia “qui ed ora” ed una volta lasciata questa vita, non ci sia altro.

Non c’è un’anima, non ci sono persone da rincontrare, non c’è un luogo dove andare. Ho sempre rispettato il loro punto di vista perché, come ci siamo sempre detti quando ne abbiamo parlato, nessuno ha delle prove certe, né in un senso, né in un altro.

A volte, mi ritrovo a chiedermi: “E se io ci credessi soltanto perché mi è inaccettabile pensare di aver perso per sempre coloro che amo?”. È una possibilità.

Fin da piccola, o almeno fin da quando ho iniziato a capire cosa fosse la morte, il pensiero razionale di un addio definitivo, di una vita fatta di amore e relazioni importanti che finisce nel nulla, mi ha sempre creato un profondo senso di angoscia.

Al tempo stesso, c’è sempre stata una parte di me che non credeva fosse davvero così, che sentiva chiaramente che c’è ben altro.

Che trovava assurdo potesse esserci una separazione permanente da coloro che avevo amato: i miei nonni, mio padre, i cugini, gli zii…

Sono cresciuta da cattolica e, andando al catechismo, ricordo ancora la spiegazione di quello che avremmo trovato dopo la morte. Ricordo che, legata all’idea di Paradiso, c’era quella di felicità eterna al cospetto di Dio, passata a cantare le Sue lodi.

Ero piccola, tenuto conto che ho fatto la comunione ad 8 anni, ma tornando a casa pensavo: “L’eternità alla presenza di Dio, a cantare le Sue lodi… che noia!!!”.

Crescendo, quel pensiero non è cambiato, lo trovavo bizzarro, un’idea assurda di felicità e, in più, mi chiedevo:

“Come fa Dio ad essere così egoista da volere che cantiamo le Sue lodi, per l’eternità, senza avere con noi coloro che amiamo?”

Continuavo a chiedere ai vari amici di fede, ai sacerdoti: “Ma la mia famiglia? Coloro che amo?” e la risposta era: “Non ne sentirai la mancanza, perché sarai felice alla presenza di Dio!”.

Per quanto mi sforzassi, non trovavo il senso ad una vita condivisa con gli altri, se poi l’eternità sarebbe dovuta trascorrere in una beata e felice solitudine.

Come sarà la vita dopo la morte?

Per quanto possa essere triste da un punto di vista umano, nel grande piano di felicità di Dio, la morte altro non è che un passaggio; la fine della vita sulla terra e l’inizio di una vita in una dimensione spirituale.

Abbiamo detto che prima di venire su questa terra eravamo degli spiriti. Quando siamo nati, il nostro spirito ha ricevuto un corpo di carne e ossa.

Quindi, noi esseri umani siamo formati da uno spirito (che molti chiamano comunemente “anima) e da un corpo fisico.

Con la morte, il nostro spirito si separa nuovamente dal nostro corpo, e va ad abitare in quello che chiamiamo mondo degli spiriti.

Tutto ciò che sappiamo riguardo al mondo degli spiriti è che si tratta di un luogo di attesa provvisorio, dove possiamo continuare ad imparare e progredire, e che è diviso un due sezioni: il “paradiso”, ovvero un luogo di pace e serenità in cui dimorano tutte quelle persone che hanno scelto di seguire Gesù Cristo mentre erano in vita, e un luogo chiamato “prigione”, in cui dimorano tutti coloro che non hanno scelto, o non hanno avuto l’opportunità, di seguire il Salvatore.

In realtà, la cosiddetta “prigione” è un luogo meno funesto di ciò che sembra.

Agli spiriti che la abitano viene predicato il Vangelo da coloro che si trovano nella condizione di “paradiso”, ed essi hanno l’opportunità di accettarlo, imparare e continuare a progredire.  

Nei tre giorni trascorsi tra la Sua morte e la Sua resurrezione, Gesù organizzò l’opera di predicazione del Vangelo nel mondo degli Spiriti. In 1 Pietro 3:18-20 leggiamo:

“Poiché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio; essendo stato messo a morte, quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito; e in esso andò anche a predicare agli spiriti ritenuti in carcere, i quali un tempo furon ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava…” (enfasi aggiunta).

Il mondo degli spiriti è un’ulteriore dimostrazione di quanto il Padre celeste ci ami e desideri a tutti i costi che torniamo a Lui.

Quanto a lungo gli spiriti di coloro che non ci sono più rimangono nel mondo degli Spiriti?

Forse vi starete chiedendo: se è un luogo di permanenza provvisoria, quanto rimarremo nel mondo degli spiriti? 

Non lo sappiamo con esattezza, ma sappiamo che non è la nostra destinazione definitiva e sappiamo quello che succederà dopo.

Attraverso il Suo sacrificio espiatorio, che comprende le sofferenze nel giardino del Getsemani, la morte sulla croce e la risurrezione al terzo giorno, Gesù Cristo ha sconfitto la morte fisica e permesso ad ogni essere che sia mai vissuto, e che mai vivrà sulla terra, di risorgere per non morire mai più.

Ciò vuol dire che, un giorno, il nostro spirito sarà ricongiunto al nostro corpo, un corpo perfetto e libero dalle sofferenze e dalle limitazioni della mortalità.

Questa risurrezione si adempirà alla Seconda venuta del Salvatore. Questo è quello che apprendiamo dalle scritture. 

Infatti, ai santi che abitavano a Corinto, Paolo insegnò: 

“Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini.

Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono.

Infatti, poiché per mezzo d’un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo d’un uomo è venuta la risurrezione dei morti.

Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati; ma ciascuno nel suo proprio ordine: Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta” (enfasi aggiunta); (1 Corinzi 15:19-23).

Sapere che un giorno Cristo ritornerà e che grazie a Lui tutti risorgeremo è molto importante, perché ci aiuta ad avere una visione più ampia della vita e ad affrontare le prove con speranza nel dolore, e non con disperazione. 

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Come sarà la vita dopo la morte e cosa accadrà dopo la Risurrezione?

preghiera e digiuno

Quando il corpo e lo spirito saranno riuniti mediante la risurrezione, verremo portati alla presenza di Dio e verremo giudicati.

Poiché Dio è un Dio misericordioso ma anche giusto, ognuno riceverà la ricompensa che merita secondo le proprie opere e i propri desideri.

Questo comporta che vi siano diversi gradi di “ricompensa”, che noi chiamiamo “gradi” o “regni di gloria”. Nello specifico sono 3: regno celeste, regno terrestre e regno teleste.

Il regno celeste è il più alto grado di gloria. Chi vi risiede otterrà la vita eterna, ovvero la possibilità di stare alla presenza di Dio per l’eternità, diventare come Lui e ricevere una pienezza di gioia.

Inoltre, coloro che otterranno il regno celeste, non soltanto potranno dimorare alla presenza di Dio, ma stare insieme ai propri cari come famiglia per tutta l’eternità. 

Se è vero che tramite la Sua risurrezione Cristo ha permesso a tutti di ricevere il dono dell’immortalità, solo coloro che tramite le loro opere hanno deciso di obbedire ai comandamenti di Dio e seguire Gesù Cristo perseverando fino alla fine otterranno la vita eterna, e quindi la possibilità di dimorare nel regno celeste.

Nelle scritture questo regno è paragonato alla gloria del sole. 

Le persone che non accettano il Vangelo di Gesù Cristo e le sue alleanze, ma che vivono in maniera onorevole riceveranno un posto nel regno terrestre.

Questo regno è paragonato alla gloria della luna.

Coloro che invece in questa vita hanno perseverato nel peccato e non si sono pentiti riceveranno una ricompensa nel regno minore, ovvero il regno teleste.

Questo regno è paragonato alla gloria delle stelle. 

“Ci sono anche de’ corpi celesti e de’ corpi terrestri; ma altra è la gloria de’ celesti, e altra quella de’ terrestri.

Altra è la gloria del sole, altra la gloria della luna, e altra la gloria delle stelle; perché un astro è differente dall’altro in gloria” (1 Corinzi 15:40-41).

Esiste un quarto regno, il cosiddetto inferno, che noi chiamiamo “regno di perdizione”, dove risiedono Satana e i suoi angeli e dove andranno coloro che avranno commesso dei peccati imperdonabili. Tuttavia, saranno molto poche le persone che avranno commesso questo tipo di peccati.

Poiché il nostro progresso avviene all’interno delle famiglie e lì cresciamo e condividiamo i sentimenti più profondi ed importanti della nostra vita (sia nella famiglia di origine, che in quella formata da adulti), saremo con loro anche dopo e potremo continuare a godere delle relazioni che abbiamo creato in questa vita.

Quindi, dalle scritture apprendiamo che l’esistenza umana non si limita alla vita terrena.

Siamo esistiti prima di nascere e continueremo ad esistere dopo aver lasciato questo corpo mortale.

Sapere che esiste una vita dopo la morte può aiutarci a mettere le difficoltà della vita in prospettiva e a superarle più facilmente. 

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