Nel mio rione, di recente, la riunione sacramentale è stata tenuta dai bambini.
Le riunioni sacramentali dei bambini sono sempre belle ed emozionanti ed, ogni volta, ritorno a casa con il cuore pieno di tenerezza ed amore per loro e per la loro meravigliosa innocenza.
In quest’occasione, però, sono rimasta colpita dalla preghiera di chiusura di una bambina della primaria. Le sue parole sono state queste:
“Caro Padre Celeste, ti ringraziamo per tutto. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.”
Non ho potuto fare a meno di commuovermi. Quelle parole sono entrate nel mio cuore con una potenza incredibile.
Noi adulti, quando preghiamo, generalmente ringraziamo ma chiediamo anche qualcosa. Raramente mi sono ritrovata semplicemente a ringraziare.
Ma quelle poche parole, dette in quella preghiera così essenziale, mi hanno dato molto su cui riflettere, soprattutto con il Natale alle porte.
Gesù è nato in una stalla
Tra pochi giorni, il mondo cristiano festeggerà la ricorrenza della nascita del figlio di Dio e le case saranno addobbate a festa con decorazioni, alberi di Natale e, per chi ha questa tradizione, un presepe che rappresenta la natività.
Io andrò dalla mia famiglia, per stare con loro nei giorni di festa, e dalle mie parti il presepe è d’obbligo. Mia sorella è quella che ama allestirlo e prepararlo.
È un presepe molto vecchio e molto semplice che ogni anno viene sistemato accanto all’albero di Natale. E spesso mi fermo ad osservarlo.
Avete mai guardato davvero, ma DAVVERO, un presepe?
Certo, la rappresentazione non è perfettamente identica a ciò che accadde allora, ma una cosa è certa: Gesù nacque in una stalla. Fu adagiato in una mangiatoia.
E sebbene, per quei tempi, una stalla non fosse così terribile come forse possa sembrare ai nostri occhi abituati alle case moderne ed alle comodità della nostra vita, era sicuramente un posto umile in cui far nascere il figlio di Dio.
Lo sarebbe stato per qualunque bambino, per qualunque persona.
Ma ancora di più per Lui, che era arrivato qui per farci il dono più grande che potessimo avere: la possibilità di una vita eterna, il riscatto dei nostri peccati, la benedizione del perdono.
La Sua vita è un esempio che tutti noi dovremmo seguire.
Ma quella nascita, ai miei occhi, è davvero un insegnamento importante che mi porta a riflettere su cosa sia davvero essenziale e su quante cose abbiamo di cui essere grati.
Abbiamo davvero bisogno di tutto quello che ci manca?
Quanti di noi si lamenterebbero, oggi, di dover dormire in una stalla? E quanti, invece, la vorrebbero, almeno una stalla, per poter dormire al coperto?
Spesso sento intorno a me persone che parlano esprimendo il proprio malcontento, l’insoddisfazione, la frustrazione per tutto ciò che non hanno.
Lo faccio anche io. Credo sia umano. Ma credo anche che sia altrettanto umano e doveroso rendersi conto, allo stesso tempo, che la nostra attenzione è focalizzata sui bisogni sbagliati, su necessità che non sono davvero “necessarie”.
Viviamo in un mondo frenetico che riempie i nostri sensi di tutto ciò che dovremmo materialmente avere per essere felici. Quando, in realtà, noi abbiamo già tutto ciò che ci serve e non sempre si tratta di cose materiali.
Se provo a guardare la mia vita, le benedizioni che ho sono tante. Non ho una casa mia, ma vivo in una casa in affitto. È grande e mi permette di poter ospitare la mia famiglia o gli amici che vengono a trovarmi.
Quando fa freddo ho la possibilità di stare al caldo, dormire in un letto, sotto le coperte, tra lenzuola di flanella (ebbene sì, sono freddolosa).
Non posso permettermi una vacanza, non faccio un viaggio da più di 20 anni e non posso andare al mare, in albergo, in estate. Le mie vacanze le passo con la mia famiglia, al mare vado al mattino con qualche amica, tornando la sera.
Ci vuole più di un’ora per arrivarci, ma ne vale la pena ed il viaggio fatto in compagnia, tra chiacchiere e risate, è un’opportunità di crescita e scambio.
A volte il mio conto è in rosso a pochi giorni dalla fine del mese, ma riesco a pagare le bollette e fare la spesa per me e i miei gatti.
Non ho vestiti alla moda, che non ho mai seguito, e i miei abiti durano tanto tempo prima di essere buttati (o utilizzati per altre cose), ma ho sempre qualcosa da indossare, in estate ed in inverno. Ho un lavoro.
Non è quello che sogno, continuo a coltivare altri interessi, sperando di trasformarli in un lavoro un giorno, ma intanto ho uno stipendio che arriva ogni mese, nonostante le difficoltà economiche che molte aziende, compresa la mia, affrontano in questo momento storico.
Se guardo oltre l’aspetto materiale, posso ancora continuare a vedere le benedizioni che ho. Avrei voluto una mia famiglia, dei figli.
Purtroppo finora le cose sono andate diversamente ma in compenso ho una nipote meravigliosa di due anni, che quando mi vede mi riempie di abbracci e baci.
Ho una sorella che amo, una madre fantastica.
E so che mio padre mi guarda, da lassù, e sorride. Sento il loro amore, il loro calore, anche se viviamo lontani. Ho degli amici preziosi ed unici, con cui posso parlare e condividere esperienze.
La salute non è perfetta, ho delle difficoltà legate alla fibromialgia ma, per ora, posso dire di non aver mai avuto problemi gravi di salute. Ho il Vangelo.
Che mi da speranza e mi fa sentire amata e mai da sola, anche quando sono lontana dai miei cari.
Il mio sguardo al futuro va oltre questa vita, a quando potrò riavere con me le persone che hanno lasciato questo mondo, alla gioia che avremo nello stare tutti insieme di nuovo, grazie al piano del Padre Celeste e a quel bambino la cui nascita stiamo per festeggiare.
Mi rendo conto di essere circondata davvero da tanto amore. E direi che è la ricchezza più preziosa che ci possa essere.
E quando ci penso mi chiedo: ma davvero per essere felici, abbiamo bisogno di tutto quello che crediamo ci manchi?
Ti ringraziamo per tutto
Quando guardo alla mia vita, mi rendo conto di avere molto di più di quello che ha la maggior parte dei miei fratelli e delle mie sorelle che vivono in questo mondo.
Tutti noi abbiamo scelto di venire qui, vivere questa vita. Abbiamo scelto di sopportare i nostri fardelli ed imparare da essi. Affrontare i problemi e diventare più forti.
Quindi perché dovremmo volere una vita più piena di “cose” per essere felici? Cosa ce ne faremmo di una vita dove tutto è facile, semplice e raggiungibile senza il minimo impegno da parte nostra?
Il presidente Thomas S. Monson, in un discorso tenuto alla Conferenza Generale di ottobre del 2010, intitolato “Il dono divino della gratitudine”, ha detto:
“Se l’ingratitudine si può annoverare tra i peccati più gravi, allora la gratitudine trova posto tra le più nobili virtù… Come possiamo coltivare nel nostro cuore un atteggiamento di gratitudine?
Il presidente Joseph F. Smith, sesto presidente della Chiesa, fornì una risposta. Egli disse:
‘L’uomo grato vede molte cose nel mondo di cui essere grato e con lui il bene supera il male. L’amore soggioga la gelosia e la luce scaccia le tenebre dalla sua vita’… Il possesso di beni materiali ci rende felici e grati?
Forse momentaneamente. Tuttavia le cose che offrono felicità e gratitudine profonda e duratura sono le cose che il denaro non può comprare: le nostre famiglie, il Vangelo, i buoni amici, la salute, le nostre capacità, l’amore che riceviamo da chi ci circonda.
Purtroppo queste sono alcune delle cose che ci permettiamo di dare per scontate… Qualcuno ha detto che ‘sentire gratitudine e non esprimerla è come incartare un regalo e poi non donarlo’”.
Le scritture sono piene di riferimenti ed inviti ad essere grati. In Efesini 1:15-16 leggiamo: “Non cessate di rendere grazie”.
Ancora in Alma 37:37: “Quando ti levi al mattino, il tuo cuore sia pieno di gratitudine a Dio” ed in DeA 98:1: “Rendete grazie in ogni cosa” e potrei andare avanti ancora ed ancora.
Dopo quella sacramentale, dopo aver ascoltato quella bambina, anche io ho addobbato casa per il Natale e mi sto preparando alle festività che mi porteranno a vivere le tradizioni che abbiamo con la mia famiglia.
Ho scelto i regali per tutti. Eppure, da quella domenica, nella mia attesa del Natale, ho aggiunto un altro regalo che voglio donare, perché non è utile se resta incartato.
Il mio regalo è una preghiera semplice di gratitudine, che faccio ogni sera, prima di chiudere gli occhi. Penso a tutto quello che ho nella mia vita e a quanto sia benedetta.
E senza chiedere altro, ripeto le parole di una bambina di pochi anni: “Caro Padre Celeste, ti ringrazio… per tutto”.
Commenti