Vedere Cristo: Aneliamo oggi come fecero un tempo. Tornare a casa in North Carolina dopo aver festeggiato il Ringraziamento nel Maryland è sempre un azzardo. Trovarsi nei pressi della 495 Beltway e dell’Interstate 95 di Washington, DC, è sempre un incubo.
Anche se avevamo sperato di evitare il traffico intenso, non era stato così. Poteva andare peggio: poteva nevicare e bloccare completamente il traffico per ore.
Avevo già affrontato questa sofferenza in passato. Ma quel giorno il traffico, seppur intenso, scorreva.
Un “figliol prodigo” moderno
Il risvolto positivo di questa storia non ha nulla a che fare con il traffico, ma con un incontro avvenuto al minimarket di una stazione di servizio dopo aver arrancato sulla 95 con altri viaggiatori stanchi.
Mentre mi avvicinavo al bancone per acquistare i miei pochi articoli, ho alzato lo sguardo per vedere un ragazzo con piercing, tatuaggi e vestito prevalentemente di nero.
Ho notato che sulla sua maglietta c’era scritto “Figliol Prodigo”. Gli ho sorriso e ho cominciato una conversazione, come faccio spesso, facendogli una domanda.
Indicando la sua maglietta ho chiesto: “I Figliol Prodigo sono una band?”. Con voce pacata e grande umiltà, mi ha risposto.
Mi ha detto che si riferiva ad una storia della Bibbia, poi si è preso il tempo di raccontarmi la storia del Figliol Prodigo. Alla fine della storia, ha indicato se stesso e ha detto:
“Io sono il Figliol Prodigo. Ho vissuto in modo dissoluto, facendo molte cose che sapevo di non dover fare. Poi un giorno ho capito che dovevo cambiare vita e sono tornato a casa”. (vedere Luca 15:11-32)
Ho detto: “Questa è una delle più dolci testimonianze del Salvatore”. La storia di questo giovane era semplice e diretta.
Pieno di umiltà, il suo cuore traboccava di gratitudine, un riconoscimento silenzioso ma profondo di quanta strada avesse fatto grazie alla Grazia che lo aveva sollevato attraverso il potere redentore del Salvatore.
Anche se non ho speso la mia fortuna in una vita dissoluta come quella descritta in questa storia biblica, ho bisogno del potere redentore del Salvatore proprio come questo giovane.
Tutti ne abbiamo bisogno. Sembra solo che a volte, più ci allontaniamo, più siamo determinati a rimanere sulla rotta, proprio come gli antichi Lamaniti che non si sono mai allontanati (vedere Helaman 15:8-10; 3 Nefi 9:20).
“Ecco, io sono venuto nel mondo per portare la redenzione al mondo, per salvare il mondo dal peccato.” (3 Nefi 9:21)
Vedere Cristo in questo periodo dell’anno
Durante il giorno del Ringraziamento, di solito provo una maggiore gratitudine per la mia famiglia e i miei antenati. A Pasqua tendo a concentrarmi sull’Espiazione.
Tuttavia, mentre la stagione natalizia scintilla ovunque per tutto il mese di dicembre, osservo la luminosità della speranza e della gioia nella nascita di Gesù Cristo.
Così, il giorno di Natale, leggo la storia della Natività in Luca 2 e la storia della profezia di Samuele il Lamanita (vedere Helaman 14; 3 Nefi 1).
Tuttavia, in questo periodo natalizio la mia mente sembra essere molto più concentrata sul Cristo vivente e sulla Sua seconda venuta.
Questo non mi ha privato della speranza o della gioia di questa stagione, ma mi da la sensazione di trepidazione simile a quella che si prova quando aspettiamo una bella cioccolata calda con panna montata alla fine di una giornata amaramente fredda.
Sembra che ci sia qualcosa di più dentro di me, un’agitazione dell’anima, per così dire, che sembra diversa.
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Ci viene chiesto di perseverare fino alla fine, qualunque sia il momento per ciascuno di noi; non solo di perseverare fino alla venuta del Salvatore, ma di usare il nostro tempo e i nostri talenti per preparare il mondo alla Sua venuta.
Lo facciamo vivendo il Suo Vangelo, servendo gli altri e impegnandoci nell’opera del Signore di radunare Israele da entrambi i lati del velo, in modo che il mondo non sia distrutto alla Sua [seconda] venuta¹.
Forse i miei sentimenti interiori sono scaturiti dal recente discorso del presidente Nelson alla Conferenza generale.
“Fratelli e sorelle, è giunto il momento per voi e per me di prepararci alla seconda venuta del nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.
È il momento di dare la massima priorità al nostro discepolato. In un mondo pieno di distrazioni vertiginose, come possiamo farlo?” (Presidente Russell M. Nelson; Il Signore Gesù Cristo tornerà; Conferenza generale, ottobre 2024).
Cose buone, migliori ed eccellenti
Considerando le molte “distrazioni vertiginose” che esistono nel mondo, ho pensato al discorso dell’anziano (ora presidente) Dallin H. Oaks dell’ottobre 2007 “Buono, Migliore, Eccellente”.
Mi ha ricordato i passi che posso fare per identificare le cose “migliori” che dovremmo fare “riconoscendo la realtà che il solo fatto che una cosa sia buona non è una ragione sufficiente per farla”.
È interessante che il presidente Oaks ci ricordi che il primo passo è riconoscere o essere consapevoli che fare qualcosa di buono non equivale a fare ciò che è meglio.
Immediatamente ho “riconosciuto” la mia tendenza a distrarmi.
Per esempio, la mia casa diventa pulitissima mentre mi aggiro pensierosa o ascolto i miei audiolibri mentre spolvero e strofino, per evitare di lavorare su qualcosa che mi sento inadeguata a portare a termine.
Mi auto-giustifico dicendo a me stessa che anche la pulizia della casa è importante.
Può sembrare sciocco, ma affrontare le mie inadeguatezze può essere difficile e doloroso.
Tuttavia, le parole del presidente Oaks mi hanno fatto ricordare che “il numero di cose buone che possiamo fare eccede di gran lunga il tempo disponibile per compierle.
Certe cose sono più che buone, e queste sono le cose a cui dovremmo dare priorità nella vita”.
Ecco perché ho bisogno di liberarmi della mia infinita ed estenuante lista di cose da fare e della mia tendenza a complicare i compiti e gli incarichi.
Tendo a farmi prendere dalle minuzie, a cercare di coprire ogni punto, a badare a tutti i più piccoli dettagli.
Alla fine della giornata, sono esausta, frustrata e mi sento vuota; quel tipo di vuoto che la cioccolata calda, i film e i media non possono riempire.
Nei giorni in cui questi fardelli e compiti mi portano a un punto in cui vorrei strisciare a letto, nascondermi sotto le coperte e aspettare che il sole sorga il giorno dopo, mi inginocchio o a volte mi raggomitolo sotto le coperte e prego.
Vedere Cristo nella nostra vita è il vero scopo di questo periodo
È in questi momenti, quando sono sopraffatta e so di avere superato il limite, senza vedere una via d’uscita, che faccio un passo indietro.
Imploro conforto, pace e sollievo mentre supplico: “Non ce la faccio! Sono completamente sopraffatta, ho troppe responsabilità.
Ti prego, aiutami a vedere ciò che Tu hai bisogno che io faccia oggi e dammi la forza di portarlo a termine”.
In risposta alle mie suppliche, a volte sento un calore dalla testa ai piedi e ricevo chiarezza. È davvero sorprendente. Altre volte il silenzio persiste.
Di solito, questo è un invito a pentirmi, a perdonare, a cercare il Figlio di Dio più diligentemente, a vedere Cristo; così posso affrontare le cose che sono più difficili o scomode per me.
In questi momenti mi sento come il figliol prodigo che desidera tornare a casa. Sento le parole dell’inno “Come Thou Fount of Every Blessing” (Vieni Fonte d’Ogni Grazia; disponibile solo in Inglese) scuotere la mia anima:
Mio Signore, quando erravo,
Lontano dal Tuo santo gregge,
Tu mi cercasti e mi salvasti,
Con il Tuo sangue prezioso e degno.
Oh, quanto debbo alla Tua grazia,
Ogni giorno me ne sento ancor!
Che questa grazia ora mi rapisca,
E al Tuo amor mi leghi ancor.
Prono a vagare, Signore, lo sento,
Prono a lasciare il Dio che amo;
Prendi il mio cuor, suggellalo,
Suggellalo alle Tue dimore di lassù.
(N.d.T)
Questo bellissimo inno mi riporta al perché della stagione natalizia con la sua gioia e la sua bellezza: la celebrazione della nascita del Salvatore e del suo amore duraturo per tutti noi. Gesù Cristo è la ragione per cui abbiamo speranza di redenzione.
Mi ricorda anche le parole di speranza del presidente Nelson “di non perdere la maestosità di questo momento!” di vedere Cristo,“il Signore, … affrettare la Sua opera” “costruendo templi a un ritmo senza precedenti”.
Che mentre percorriamo le strade che ci vedono impegnati a radunare Israele da entrambi i lati del velo, possiamo contribuire a preparare il mondo per la Seconda Venuta di Gesù Cristo; poiché
“è la [Sua] opera e la [Sua] gloria – far avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo”.
È il Salvatore che ci permette di perseverare fino alla fine e di tornare alla nostra dimora celeste.
Vedere Cristo: Aneliamo oggi come fecero un tempo è stato pubblicato su Seeing Christ: We Long Now as They Did Then. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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