Il recente discorso della Conferenza generale, La cultura di Cristo, tenuto dall’anziano William K. Jackson, membro dei Settanta, include questo commento sulla cultura:

Molti dei problemi del mondo sono una conseguenza diretta di scontri tra coloro che hanno idee e tradizioni diverse, derivanti dalle proprie culture.

Ma praticamente tutti i conflitti e il caos svanirebbero se solo il mondo accettasse la cultura originale, quella che tutti avevamo non così tanto tempo fa.

Questa cultura risale alla nostra esistenza preterrena. Era la cultura di Adamo ed Enoc. Era la cultura che si trovava negli insegnamenti del Salvatore nel meridiano dei tempi e che è di nuovo disponibile oggi a tutte le donne e tutti gli uomini. È unica.

È la più grande di tutte le culture e deriva dal grande piano di felicità, il cui autore è Dio e il cui paladino è Cristo. Unisce, invece che dividere. Guarisce, piuttosto che ferire.

Quando inizialmente ho ascoltato l’anziano Jackson tenere questo discorso alla conferenza, devo ammettere che ho pensato che si applicasse ad “altre persone” di culture diverse dalla mia.

L’ho liquidato come se non mi riguardasse. Quando l’ho studiato più approfonditamente e in preghiera, per prepararmi a parlarvi, i miei pensieri si sono rivolti verso me stessa. La mia domanda è stata:

“Come si applica a me ed alle culture a cui appartengo o con cui mi identifico?”.

Alcune di esse potrebbero essere:

  • Cultura individuale
  • Cultura della mia famiglia
  • Cultura occidentale
  • Cultura sportiva
  • Cultura della propria nazione
  • Cultura della Chiesa
  • Cultura del lavoro
  • Cultura politica
  • Cultura dei single
  • Cultura dei miei amici
  • Cultura del mio rione

Studiare questo discorso pensando a me stessa (che credo sia sempre una buona pratica), mi ha portato a importanti intuizioni sull’identità, il valore e la cultura. Ognuno di questi principi ha un punto comune ricorrente: il nostro Salvatore, Gesù Cristo.

Identità e valore

pregiudizi razzialiMentre leggete questa citazione sull’identità culturale di anziano Jackson, vi invito a meditare su come possa applicarsi a ciascuno di noi individualmente e collettivamente.

Può sembrare che la cultura sia così fortemente radicata nel nostro pensiero e comportamento, che sia impossibile da cambiare.

Dopotutto, è parte di ciò che sentiamo, ci definisce e ci porta un senso di identità.

Può essere un’influenza così forte che non riusciamo a vedere le debolezze o i difetti causati dall’uomo nelle nostre culture, con conseguente riluttanza a gettare via alcune delle tradizioni dei nostri padri.

Una fissazione eccessiva sulla propria identità culturale può portare al rifiuto di idee, attributi e comportamenti meritevoli, talvolta divini.

Ci definiamo tutti in molti modi, anche in base alle diverse culture con cui ci identifichiamo.

Per gran parte dei miei primi anni di vita, definivo me stessa in base a ciò che facevo, ciò che pensavo mi rendesse unica o interessante o mi distinguesse dagli altri (“sono una giocatrice di basket e pallavolo, sono un membro del consiglio studentesco, sono un membro del coro, sono una studentessa del seminario”).

Pensavo che ogni cosa fatta, mi rendesse ciò che ero. Pensavo che ciò che mi distingueva dagli altri mi rendesse quello che ero.

Poi sono andata alla BYU e mi sono svegliata. Non facevo più parte della squadra di basket o di pallavolo. Non ero più nel coro. Non facevo più parte del consiglio studentesco.

E per di più, tutti i presenti erano membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Se ero ciò che facevo, e non facevo più nulla, allora chi ero? Se ero ciò che mi rendeva unica, e niente più mi rendeva unica, allora chi ero?

Ci identifichiamo spesso in quello che facciamo, in quello per il quale siamo unici? Quante volte le altre persone ci descrivono in questi stessi modi?

  • Siamo la nostra professione
  • Siamo ciò di cui godiamo
  • Siamo le nostre ideologie politiche
  • Siamo i nostri talenti
  • Siamo la nostra razza ed etnia
  • Siamo le persone intorno a noi
  • Siamo le decisioni che prendiamo
  • Siamo il nostro patrimonio culturale
  • Siamo il nostro DNA
  • Siamo il nostro orientamento sessuale
  • Siamo i nostri hobby
  • Siamo il nostro status socio-economico
  • Siamo la nostra chiamata / incarico in chiesa
  • Siamo le nostre relazioni (o nel mio caso, siamo la mancanza di relazione)

Questa crisi di identità mi aveva messo in ginocchio e avevo chiesto al Padre celeste chi fossi veramente (perché mi sentivo nessuno). La risposta non è arrivata tutta in una volta, ma è arrivata.

Nel tempo, una verità che avevo recitato centinaia di volte da giovane, sembrava finalmente trovare un posto permanente nella mia anima: la verità che ero un’amata figlia di Dio e una discepola dell’alleanza di Gesù Cristo.

Ho scoperto chi fossi e la mia anima ha sentito il suo valore quando ho trovato Gesù Cristo. La mia anima stanca continua a gioire, per l’emozione di speranza che deriva dal conoscere Lui.

Comunque ci identifichiamo (razza, etnia, genere, orientamento sessuale, status socio-economico, opinione politica, talenti, hobby, ecc.), niente è più importante della nostra identità eterna di AMATI FIGLI di GENITORI CELESTI e DISCEPOLI DI GESÙ CRISTO.

La cultura di Cristo_1Queste identità hanno incredibili implicazioni eterne. Quando sono veramente arrivata a comprendere la mia natura divina (IDENTITÀ) e il mio destino eterno (SCOPO), ho iniziato a capire veramente il VALORE della mia ANIMA.

E questo ha cambiato tutto per me.

Avevo sbagliato tutto fino ad allora. La parte più importante della mia identità non era qualcosa che facevo, o qualcosa che mi distingueva dagli altri: era qualcosa che avevo IN COMUNE con TUTTI gli altri.

Parlando della cultura di Cristo, l’anziano Jackson ha dichiarato:

Questa cultura si fonda sulla testimonianza che il nostro Padre Celeste esiste, che è reale e che ama ognuno di noi singolarmente.

Noi siamo la Sua “opera e la [Sua] gloria”. Questa cultura afferma il concetto che tutti abbiamo uguale valore.

Non riconosce caste né classi. Dopo tutto, siamo fratelli e sorelle, figli di spirito di genitori celesti, in senso letterale.

Nella più grande di tutte le culture non esistono pregiudizi né una mentalità del tipo “noi contro di loro”. Siamo tutti “noi”. Siamo tutti “loro”.

Crediamo di essere responsabili e di dover dar conto di noi stessi, degli altri, della Chiesa e del nostro mondo. Essere responsabili e doverne dare conto sono fattori importanti per la nostra crescita.

Quando ognuno di noi acquisisce individualmente una testimonianza della propria divinità come figlio di Dio, il prossimo passo importante è cercare di ottenere una testimonianza della divinità di tutti coloro che si trovano su questa terra: tutti sono figli di Dio e le loro anime sono tanto preziose per Dio quanto le nostre.

In Dottrina e Alleanze 18:10 leggiamo: “Ricordate che il valore delle anime è grande agli occhi di Dio“.

E in Mosè 1:39 leggiamo: “Poiché ecco, questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo”.

Nel suo recente discorso alla Conferenza Generale, Ama i tuoi nemici, il presidente Dallin H.Oaks, primo consigliere della Prima Presidenza, ha dichiarato:

Sapere che siamo tutti figli di Dio ci dà una visione del valore degli altri e della capacità di ergerci al di sopra dei pregiudizi e del razzismo.

Nel suo recente discorso alla Conferenza generale, Occhi per vedere, la sorella Michelle D. Craig, prima consigliera della presidenza generale delle Giovani Donne, ha insegnato:

Comprendere il modo in cui Dio ci vede prepara la via per aiutarci a vedere gli altri come Lui li vede. Gesù Cristo vede le persone nel profondo.

Egli vede le singole persone, le loro necessità e chi possono diventare. Dove gli altri vedevano pescatori, peccatori, o pubblicani, Gesù vedeva discepoli; dove gli altri vedevano un uomo posseduto da spiriti immondi, Gesù guardava oltre le sofferenze esteriori, riconosceva l’uomo e lo guariva.

Persino nella nostra vita frenetica possiamo seguire l’esempio di Gesù e vedere le singole persone — le loro necessità, la loro fede, le loro difficoltà e chi possono diventare.

Acquisendo una testimonianza della divinità di ogni persona e allineando le nostre azioni con quella testimonianza, allineiamo la nostra cultura personale con la Cultura di Cristo.

La cultura di Cristo

Possiamo leggere gli attributi della Cultura di Cristo che l’anziano Jackson identifica, e considerare dove potrebbe esserci disallineamento nella nostra cultura individuale, nella nostra cultura familiare o lavorativa, o in qualsiasi altra cultura con cui ci identifichiamo.

La cultura di Cristo è una cultura di…

  • Carità: la vera carità cristiana, è il fondamento di questa cultura. Ci preoccupiamo veramente dei bisogni dei nostri simili, temporali e spirituali, e agiamo in base a quei sentimenti. Questo dissipa il pregiudizio e l’odio.
  • Rivelazione: godiamo di una cultura di rivelazione, incentrata sulla parola di Dio ricevuta dai profeti (e verificabile personalmente, tramite lo Spirito Santo). Tutta l’umanità può conoscere la volontà e la mente di Dio.
  • Libero arbitrio: questa cultura sostiene il principio del libero arbitrio. La capacità di scegliere è estremamente importante per il nostro sviluppo e la nostra felicità. Scegliere saggiamente è essenziale.
  • Apprendimento e studio: cerchiamo conoscenza e saggezza, e il meglio in tutte le cose.
  • Fede e obbedienza: la fede in Gesù Cristo è il primo principio della nostra cultura e il risultato è l’obbedienza ai Suoi insegnamenti e comandamenti. Questi danno origine alla padronanza di sé.
  • Preghiera: crediamo che Dio non solo ci ascolterà ma che ci aiuterà.
  • Alleanze e ordinanze, elevati standard morali, sacrificio, perdono e pentimento e cura del nostro corpo quale tempio. Tutte queste cose testimoniano il nostro impegno verso Dio.
  • Sacerdozio: è una cultura governata dal sacerdozio, l’autorità di agire in nome di Dio, il potere di Dio di benedire i Suoi figli. Edifica e consente alle persone di essere persone, dirigenti, madri, padri e compagni migliori e santifica la casa.
  • Miracoli: i veri miracoli abbondano in questa cultura, la più antica di tutte, operati dalla fede in Gesù Cristo, dal potere del sacerdozio, dalla preghiera, dal miglioramento di sé, dalla vera conversione e dal perdono.
  • Lavoro missionario: il valore delle anime è grande.
  • Ruolo delle donne: nella cultura di Cristo, le donne sono elevate al loro status proprio ed eterno. Non sono sottomesse agli uomini, come in molte culture nel mondo di oggi, ma partner uguali, qui e nel mondo a venire.
  • Famiglia: questa cultura sancisce la santità della famiglia. La famiglia è l’unità di base dell’eternità. La perfezione della famiglia vale qualsiasi sacrificio perché, come è stato insegnato, “nessun altro successo può compensare il fallimento in casa”. La casa è il luogo in cui viene svolto il nostro lavoro migliore e in cui si raggiunge la nostra più grande felicità.
  • Prospettiva: nella cultura di Cristo ci sono una prospettiva e un focus eterni. Questa cultura si occupa di cose dal valore duraturo! Proviene dal vangelo di Gesù Cristo, che è eterno e spiega il perché, il cosa ed il dove della nostra esistenza (è inclusivo, non esclusivo). Poiché questa cultura deriva dall’applicazione degli insegnamenti del nostro Salvatore, aiuta anche a fornire un balsamo guaritore di cui il nostro mondo ha un disperato bisogno.

L’anziano Jackson ha esclamato:

Quale grande benedizione è far parte di questo grande e nobile stile di vita! Per far parte di questa, la più grande di tutte le culture, viene richiesto un cambiamento.

I profeti hanno insegnato che è necessario abbandonare tutto ciò che, nelle nostre vecchie culture, non è coerente con la cultura di Cristo. Ma questo non vuol dire che dobbiamo abbandonare tutto.

I profeti hanno anche sottolineato che tutti siamo invitati a portare con noi la nostra fede, i nostri talenti e la nostra conoscenza — tutto ciò che nella nostra vita e nella nostra cultura c’è di buono — e lasciare che la Chiesa vi “aggiunga” grazie al messaggio del Vangelo.

Possiamo essere premurosi e devoti nell’allineare individualmente la nostra cultura personale ed allineare collettivamente la nostra cultura familiare, la nostra cultura del lavoro e altre culture con le quali ci identifichiamo, con la Cultura di Cristo.

Come ha recentemente incoraggiato la sorella Michelle D. Craig, possiamo fare due domande: “Cosa sto facendo che dovrei smettere di fare?” e “Cosa non sto facendo che dovrei iniziare a fare?”.

La mia anima comprende il suo valore quando la avvicino a Gesù Cristo.

Sebbene ci siano molte parti della mia identità, che sono importanti per me, e molte culture con le quali mi identifico, la parte più importante della mia identità è come figlia di Genitori Celesti e come discepola dell’alleanza di Gesù Cristo.

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La cultura più importante con cui mi identifico è la Cultura di Cristo. La mia anima stanca continua a gioire per l’emozione della speranza che deriva dal conoscerLo e dal sapere che grazie a Lui posso pentirmi, posso cambiare e un giorno posso tornare a dimorare con Lui in uno stato di felicità senza fine.

Qual è la cultura personale con cui vi identificate di più? Come è cambiata la vostra vita quando avete adottato la cultura di Cristo? Condividetelo con noi nei commenti!

Questo articolo è stato scritto da Liz Darger e pubblicato sul sito thirhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.