Ognuno di noi, ad un certo punto della vita, si trova ad affrontare la perdita di qualche persona vicina. Il dolore e la mancanza non sono sempre facili da superare. Eppure, grazie alla conoscenza del Vangelo è possibile superare un lutto e ritrovare la serenità.
Da quando ho capito cosa fosse la morte, ho sempre temuto di perdere coloro che amo.
Da adolescente mi era ben chiaro che, prima o poi, i genitori sarebbero andati via da noi, ma era un’idea su cui preferivo non soffermarmi per non piangere.
Non volevo immaginare la mia vita senza di loro. Avevo un legame molto forte con mio padre e, a volte, mi capitava di sognare che morisse.
Mi svegliavo con questa grande angoscia, tanto che, al ricordo del sogno, iniziavo a piangere.
Quando gli raccontavo di aver sognato la sua morte, mi rispondeva sempre che gli avevo allungato la vita e mi faceva sorridere, sebbene la sensazione angosciante che avevo provato fosse ancora ben presente.
Quella paura era come una cappa tenebrosa che mi faceva mancare l’aria e mi riempiva di tristezza.
Il Padre Celeste prepara sempre una strada per noi
Una mattina di Novembre del 1995, qualcuno bussò alla mia porta. I miei genitori erano al lavoro. Aprii la porta e mi ritrovai davanti due missionari.
Mi salutarono, mi chiesero come stessi, ed io, senza neanche sapere il perché, li feci entrare. Iniziammo a parlare e mi spiegarono chi fossero e cosa stessero facendo in Italia.
Mi parlarono della loro chiesa. Li trovai molto gentili e, quando mi salutarono per andare via e mi chiesero di poter tornare per parlare ancora con me, gli dissi di sì.
Da quel giorno, iniziammo a vederci regolarmente.
Vivevano a pochi passi da casa mia, e spesso la sera invitavamo a cena sia gli anziani che le sorelle. Avevo stretto con ognuno di loro un buon rapporto di amicizia e piacevano a tutta la mia famiglia.
Mamma e papà avevano una buona opinione di loro e mia sorella li trovava simpatici.
Parlavamo tanto del Vangelo e, dopo aver fissato diverse date per il battesimo, una sera di marzo ne scegliemmo una: il 15 Aprile.
Ero un po’ titubante, ma era una data che mi piaceva molto. Non avevo detto nulla ai miei genitori, per paura che non capissero o, peggio ancora, dicessero qualcosa che potesse ferirmi.
Tenni per me la mia decisione e mi battezzai. Nei mesi seguenti, capii come il Padre Celeste avesse preparato quella strada per me, per permettermi di affrontare ciò che stava per arrivare.
La malattia di mio padre
Pochi mesi prima che incontrassi i missionari, avevamo scoperto che mio padre era malato. Aveva una malattia al fegato, sebbene ancora non sapessimo cosa fosse esattamente.
Ero molto preoccupata per lui ma, al tempo stesso, cercavo di non farlo pesare. Lo accompagnavo quando aveva bisogno di andare da qualche parte e mi chiedeva di andare con lui.
Attendevo con ansia il giorno in cui lo avrebbero chiamato per un trapianto anche se avevo la sensazione che non ce l’avrebbe fatta. Aveva alti e bassi, dovuti alla malattia.
In certi momenti era difficile capire alcuni suoi comportamenti, ma cercavamo di comprenderlo e sostenerlo.
Ovviamente, l’idea che potesse morire mi generava una grande paura. Mi chiedevo cosa avrei fatto se fosse andato via.
Come avrei reagito, come avrei vissuto senza di lui, senza i suoi sorrisi, la sua leggerezza, la sua complicità.
Intanto, continuavo ad incontrare i missionari. Avevo iniziato ad imparare qualcosa di più in merito a chi siamo, quale sia lo scopo della nostra vita e cosa accada dopo la morte.
L’idea di poter ritrovare coloro che si amano, e stare con loro per sempre, mi piaceva e speravo davvero che fosse così.
Il piano del Padre Celeste
Avevo deciso che, prima di battezzarmi, avrei letto tutto il Libro di Mormon e chiesto una mia personale testimonianza al Padre Celeste, in preghiera. Avevo bisogno di sapere se tutto quello che mi era stato detto era vero.
Avevo molte cose in comune con i membri della chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e questo mi piaceva, mi faceva sentire a casa.
Ma avevo bisogno di sentire che non c’erano solo quelle coincidenze o il fatto che, in quella chiesa, vedevo realizzati i desideri del mio cuore.
Volevo avere una risposta. E quella risposta arrivò, una sera, mentre pregavo in ginocchio per sapere se mi stessi illudendo o se fosse tutto vero. Sentii la presenza dello Spirito, sentii il cuore esplodere di gioia e iniziai a piangere.
In quei mesi, avevo imparato che prima di venire sulla terra eravamo tutti insieme alla presenza di Dio.
Avevo imparato che avevamo scelto di venire qui, di nascere nelle nostre famiglie, in determinate circostanze che sarebbero state quelle più adatte a noi, perché potessimo sviluppare il nostro potenziale divino.
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Avevo imparato che c’era un piano per ognuno di noi, che lo scopo della nostra vita era essere felici con coloro che amiamo, e che tutta la conoscenza raggiunta qui, i legami sviluppati nella nostra vita, tutto il nostro progresso e bagaglio emotivo, culturale, affettivo, sarebbero venuti con noi dopo la morte.
Avevo imparato che le famiglie sono eterne e che la morte è solo un passaggio verso qualcosa di più grande e meraviglioso.
Quando avevo scoperto tutto questo, il mio cuore aveva gioito. In un momento così difficile, così angosciante per me e per la mia famiglia, io avevo trovato una speranza. Un sorriso.
Come superare un lutto
Ad agosto di quell’anno, un giorno tornai a casa e mio padre non c’era. Era stato portato in ospedale poco prima a causa di un’emorragia interna. Non lo vidi più.
Ricordo come fosse adesso il dolore del momento in cui seppi che se n’era andato. Ricordo che ero seduta per terra, con il telefono in mano, a chiamare una mia amica per dirle di mio padre.
Ricordo l’incapacità di piangere nei momenti successivi. Ricordo la gente. Le parole. Gli sguardi.
Poi, la notte, mentre parlavo con mia madre, lei mi chiese: “Dov’è ora papà?”. Ed io le risposi. Le dissi che adesso lui sapeva ogni cosa.
Che era in un posto dove poteva continuare ad imparare tutto quello che non aveva imparato qui. Le dissi che stava bene, che ora finalmente era nel pieno delle sue forze.
E che lo avremmo rivisto. Vedevo lo sguardo di mia madre, mentre le parlavo. Mentre le dicevo che non era tutto finito. Che lo avremmo riabbracciato.
Non è stato facile superare quel momento, ma ho sentito in me una consapevolezza ed una fiducia che mai avevo sentito prima. So quanto sia difficile accettare di andare avanti senza la presenza fisica e costante di coloro che amiamo.
So che la vita spesso ci riserva esperienze dolorose che crediamo di non poter affrontare. Ma so anche che abbiamo gli strumenti per farcela.
Con la conoscenza che avevo raggiunto in pochi mesi, ho potuto superare un lutto che, diversamente, non credo sarei stata in grado di superare.
Ho potuto portare un po’ di pace e speranza a mia madre e mia sorella che, allora, aveva solo 12 anni.
Ho potuto constatare che davvero il Padre Celeste vuole che siamo felici e fa in modo che, anche nelle peggiori situazioni, la strada da percorrere possa essere un po’ meno pesante.
Sono grata per il Vangelo, per la conoscenza che abbiamo della vita eterna, per il sacrificio di Gesù Cristo che ci ha permesso di sconfiggere la morte fisica e quella spirituale.
E sono grata perché so che non veniamo mai lasciati soli. Il Padre Celeste non si dimentica dei Suoi figli, di nessuno di loro, perché Egli ci ha “disegnati nel palmo delle Sue mani” (Isaia 49:16).
Come superare un lutto grazie alla comprensione del Vangelo è stato scritto da Cinzia Galasso.
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