Mi è piaciuto Frozen. Ho adorato Frozen 2. C’è tantissima “roba succulenta” da cui prendere spunto per imparare a sviluppare, mantenere e nutrire delle relazioni interpersonali sane.
L’intero film è pregno di una quantità incredibile di saggezza; Troviamo di tutto: comunità che si risollevano dopo un cattivo governo, tradimento, fiducia ritrovata, nemici che si trasformano in amici, insegnamenti su come affrontare una perdita, gestire la pressione derivante dalle responsabilità, costruire un rapporto di fiducia tra sorelle e fratelli, amici, fidanzati.
Ci sarebbero tantissimi punti da analizzare, ma un momento in particolare mi ha colpito profondamente, che ci insegna ad “accantonare le proprie esigenze” per il bene di coloro che amiamo. Riguarda Kristoff, Anna e sei semplici, bellissime ma potentissime parole.
Cosa vuol dire “accantonare le proprie esigenze”?
Mi spiego meglio.
Quando assisto le coppie nella gestione del conflitto, dell’insicurezza, dell dolore e della rabbia, tutti fattori che minano l’amore tra due persone, faccio ciò che posso per far loro capire quanto sia importante “accantonare le proprie esigenze”, ovvero ignorare momentaneamente la naturale inclinazione a stare sulla difensiva, il desiderio di spiegare il proprio punto di vista e l’impulso di correggere o mettere in dubbio la persona che si ha davanti al fine di essere presenti e soddisfare le sue necessità immediate.
Così facendo mettiamo da parte le nostre esigenze. Sarà possibile riparlarne successivamente, ma al momento le lasciamo in un angolo per un bene superiore:essere presenti per qualcun altro.
Questo non vuol dire reprimere le proprie emozioni, nel qual caso ci si limita ad evitare un litigio ignorando i propri sentimenti e bisogni e si finisce per rimanere con un senso di insoddisfazione e risentimento.
A lungo andare, questo comportamento può causare una maggiore insicurezza, atteggiamenti di tipo passivo-aggressivo ed esplosioni emotive, poiché la maggior parte di noi può sopportare l’abnegazione e il sacrificio unilaterale nelle relazioni soltanto per un lasso di tempo limitato.
Al contrario, accantonare le proprie esigenze permette di dare importanza alle proprie emozioni, la nostra prospettiva verrà presa in considerazione, e le nostre domande riceveranno una risposta, ma se qualcuno che amiamo è nel bisogno, tutte queste cose non devono necessariamente accadere nell’immediato.
Se l’altra persona è ferita, sopraffatta o spaventata noi ci limitiamo ad essere lì per loro. Punto. Ascoltiamo. Non la rimproveriamo.
Non diamo consigli, a meno che non ci vengano esplicitamente richiesti. Cerchiamo di immedesimarci. E se necessario, mostriamo con umiltà di essere affidabili.
Poniamo delle domande col solo scopo di capire con più chiarezza il suo punto di vista e i suoi bisogni. Se lo faremo, saremo in grado di confortare la persona che abbiamo davanti, farla sentire di valore, sostenerla e mostrarle che non è da sola.
È molto più facile farlo quando l’altra persona è vulnerabile. Al contrario, è sensibilmente più difficile quando la paura, il dolore e lo stress si manifestano sotto forma di rabbia. È ancora più difficile quando le azioni dell’altro ci colpiscono, offendono o feriscono.
Praticare la pazienza, l’umiltà, il perdono, e la capacità di mettersi nei panni dell’altro in modo consapevole consentirà alla persona che abbiamo di fronte di addolcirsi nei nostri confronti, trovare un legame e sentirsi al sicuro con noi.
Quando l’altra persona si sente ascoltata e sostenuta, quando comprende che siamo sensibili e affidabili, si ritrova nella posizione di fare altrettanto con noi. Ci darà la possibilità di parlare delle nostre esigenze. Potremo spiegare il nostro punto di vista.
Sarà più facile per lui o lei ascoltarci, essere affidabile e sensibile nei nostri confronti perché noi lo abbiamo fatto per primi.
Ricordate che “la risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira” (Proverbi 15:1). Accantonare le proprie esigenze crea l’atmosfera giusta per le interazioni successive.
Talvolta, sarà l’altra persona (che a questo punto si sentirà calma, sostenuta e considerata) a riprendere in considerazione le nostre preoccupazioni.
Kristoff “accantona” come un Pro
In Frozen 2, Kristoff si sente sempre più confuso ed escluso dalla sua relazione con Anna, le cui energie sono assorbite interamente dalla preoccupazione per sua sorella e il benessere del regno.
Come se non bastasse, le continue gaffe di Kristoff a cui assistiamo ogni volta che tenta di chiedere ad Anna di sposarlo, riescono ben poco a migliorare la situazione.
Eppure, quando l’ansia di Anna per la sicurezza della sorella la porta a partire di fretta e furia senza di lui (in realtà lo cerca per un breve momento, ma il tempo è prezioso), Kristoff rimane da solo con le sue preoccupazioni.
Sulle note della melensa ballata romantica stile anni 80 “Lost in the Wood” (“Perso quaggiù” nella versione italiana) Kristoff si chiede se ad Anna importi di lui tanto quanto a lui importa di lei, e se nella sua vita c’è ancora posto per lui.
È ferito e confuso.
Quando Anna ricompare con i giganti di pietra alle calcagna, in un gesto eroico da deus ex machina, Kristoff la salva afferrandola per un braccio e facendola salire in groppa alla sua renna, giusto prima di schiantarsi.
Ho visto centinaia di momenti come questo in centinaia di film, e mi aspettavo che Kristoff pronunciasse la solita frase da spaccone che tutti i ragazzi dicono dopo aver salvato una ragazza. “Per fortuna tua ero qui”; “Passavo da queste parti”; “Ho dovuto salvarti, di nuovo!”.
O quantomeno, mi aspettavo che tirasse fuori tutte le cose a cui aveva pensato in sua assenza e dicesse: “Dove sei stata?”; “Ero spaventato a morte per te!”; “Cosa sta succedendo?”; “Non posso credere che mi abbia lasciato”; o peggio ancora: “Che hai combinato?” insinuando che lei avesse combinato un guaio che lui avrebbe dovuto risolvere.
Ma non dice niente di tutto questo. Egli semplicemente dice “Sono qui. Cosa ti serve?”
Ho quasi battuto le mani ed esultato in sala. Questo sì che vuol dire “accantonare le proprie esigenze”, nella sua forma più semplice e profonda.
Noi, il pubblico, sappiamo cosa ha dovuto affrontare Anna. Noi sappiamo che lei ha un piano. Ma Kristoff appena arrivato sulla scena e senza nessun contesto, non ha idea di cosa stia succedendo.
Vede che la donna che ama è in pericolo. Senza esitare, fa qualcosa per metterla in salvo.
Tuttavia ha delle domande. Soffre a causa sua. È comprensibilmente arrabbiato perché lei lo ha lasciato senza dare spiegazioni.
Ha ancora dell’ansia irrisolta per non essere riuscito a chiederle di sposarlo. È incerto sul loro futuro insieme. Ha tutte queste preoccupazioni.
Ma le sue esigenze non contano in questo momento. Adesso, tutto ciò di cui gli importa è che lei ha bisogno di lui.
Piuttosto che pretendere di prendere in mano la situazione, confida nel fatto che “lei sa cosa sta facendo” e chiede cosa può fare per aiutarla.
Dimostra di avere una grande umiltà, e dimostra anche di avere una forza e un coraggio incredibili. Tutto questo non sminuisce la sua mascolinità, al contrario, la valorizza. E lei lo ama per questo.
Una volta che lui è stato presente per lei, una volta passata la crisi, Kristoff e Anna riprendono la discussione lasciata in sospeso.
Lei si scusa per averlo lasciato. Lui pronuncia queste parole meravigliose: “Va bene. Il mio amore non è fragile”. Lei lo mette al corrente di tutte le assurdità che sono accadute.
Lui le chiede di sposarlo, lei accetta. Questo momento di intima tenerezza no sarebbe accaduto se lui avesse preteso che i suoi bisogni avessero la precedenza.
Ma lui li ha messi da parte e ne ha riparlato al momento giusto.
Siate come Kristoff
Mi viene in mente l’insegnamento di Cristo: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso” (Matteo 16:24). Egli inoltre ci ammonisce: “amatevi l’un l’altro, come Io vi ho amati” (Giovanni 13:34).
Come possiamo seguire il Salvatore se non seguiamo il Suo esempio di altruismo, pazienza, comprensione e abnegazione che scaturiscono dal puro amore per il prossimo?
Non è una qualità con un genere. Non è qualcosa che dovrebbero fare soltanto gli uomini nei confronti delle donne. Vale per le mogli, per i mariti, per i fratelli e le sorelle, per gli amici.
Vale per le imprese con clienti insoddisfatti. Vale per chiunque. Regola generale: chiunque sia arrabbiato o in crisi ha facoltà di parola, l’altro invece ascolta.
Troppo spesso, se una persona è arrabbiata, si arrabbia anche l’altra, si mette sulla difensiva, e tenta di difendere il proprio punto di vista.
A quel punto la prima persona non si sente ascoltata e controbatte. In questo modo si finisce col trovarsi nella situazione in cui il vincitore è determinato da chi può urlare di più, essere più cattivo, pensare più in fretta o essere più aggressivo.
Non fatelo. Non controbbattete. Allo stesso tempo non sopprimete i vostri bisogni, le vostre emozioni o il vostro punto di vista. Metteteli da parte.
Siate pazienti, comprensivi, umili e affidabili e riparlatene in un altro momento se pensate che sia saggio. E se non siete ancora esattamente sicuri di come fare, prendete esempio da Kristoff.
Questo articolo è stato pubblicato su thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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