Quanto è forte la tua speranza per il futuro? Sei ottimista? L’articolo di Eric Barker “11 studi scientifici che ti restituiranno la fede nell’umanità” (disponibile soltanto in inglese “11 scientific studies that will restore your faith in humanity”) menziona undici studi scientifici che supportano la tesi secondo la quale ottimismo e speranza sono possenti.
Leggere questo articolo mi ha ricordato che il Vangelo insegna gli stessi principi. Il Vangelo è davvero una via di ottimismo e speranza!
Ottimismo e speranza: una prospettiva evangelica
Il presidente Gordon B. Hinckley ha detto:
Abbiamo tutte le ragioni per essere ottimisti in questo mondo. La tragedia è intorno a noi, sì. Problemi ovunque, sì. … Non potete, non potete costruire partendo dal pessimismo o dal cinismo. Guardate con ottimismo e speranza, lavorate con fede e le cose funzioneranno.
Il profeta Joseph Smith insegnò:
La felicità è l’oggetto ed il disegno della nostra esistenza; e ne sarà la fine, se seguiremo il sentiero che conduce ad essa; e questo sentiero è virtù, rettitudine, fedeltà, santità e osservanza di tutti i comandamenti di Dio.
Ho preso gli 11 studi di Barker e li ho guardati da una prospettiva evangelica, confrontandoli con le mie esperienze di vita.
1) Ci si riprende meglio dai problemi più difficili.
“Le cose andranno bene.”
La tragedia non ha eroso la loro fede; li ha messi alla prova e li ha rafforzati. E il sentimento di pace che il Signore ha promesso è già presente in mezzo alla tempesta.
Ed altri miracoli seguiranno sicuramente. Presidente Henry B. Eyring
Credo che tutti abbiano vissuto con Dio, prima di vivere su questa terra. Questa vita terrena rappresenta un banco di prova affinché le persone esercitino la fede, scelgano di obbedire ai comandamenti del Padre celeste e stipulino e osservino le sacre alleanze.
A volte i problemi si manifestano come inconvenienti: sappiamo di dover fare delle cose contrarie a ciò che vogliamo fare o a ciò che ci sentiamo a nostro agio nel fare.
Penso che uno dei vantaggi di avere un clero laico sia che tutti abbiamo la possibilità di uscire dalle zone di comfort, scoprire talenti latenti ed accrescere le nostre capacità.
A volte, persino il tempo atmosferico può diventare un problema difficile da affrontare.
Avevo fatto di tutto per portare a termine gli impegni di insegnamento in visita prima che mio marito ed io ci trasferissimo da Punalu’u, Hawaii, ad American Fork, nello Utah. Avevamo deciso di trasferirci abbastanza velocemente e avevamo un bell’elenco di cose da fare. Avevo programmato di visitare una dolce vedova del mio rione, di nome Zia Faye.
Pioveva a dirotto. Avevamo già venduto una delle macchine e mio marito aveva l’altra a Honolulu. Non riuscii a raggiungere la mia collega di insegnamento in visita, per vedere se potessi viaggiare con lei.
Immaginai zia Faye in piedi sotto la pioggia ad aspettarci, dato che doveva farci entrare nel complesso di case in cui viveva con una chiave. Non riuscii a contattarla per rimandare l’appuntamento.
Non volevo camminare fino a casa sua sotto la pioggia battente ed arrivare da lei bagnata fradicia.
Poi, improvvisamente, mi balenò in mente un ricordo della mia anziana nonna Leona, la cui macchina non era partita in una gelida mattina d’inverno, alle 4:30. Avrebbe dovuto cominciare a lavorare al tempio alle 5:00.
Decisa a mantenere il suo impegno, e con indosso il vestito e le calze, iniziò a camminare verso la città in cui c’era il tempio.
Una macchina le passò accanto, dopo aver raggiunto una strada principale. L’uomo notò la signora minuta, in gonna, che trasportava una piccola valigia. Si fermò e le chiese se avesse bisogno di un passaggio. Era un lavorante del tempio e l’aveva vista a pochi isolati da casa sua.
Che miracolo!
La nonna non sapeva che avrebbe avuto un passaggio e si era impegnata a camminare nella gelida oscurità nevosa per 2 ore, pur di raggiungere il tempio.
Decisi che probabilmente avrei potuto camminare sotto la pioggia. Quando raggiunsi il condominio di zia Faye, inzuppata fino alle ossa, lei mi stava aspettando.
In seguito, venni a sapere che la mia collega di insegnamento in visita, aveva avuto un’emergenza familiare e non poteva essere presente. Zia Faye sarebbe rimasta a lungo, sotto la pioggia, ad aspettarci.
Avemmo un bell’incontro e fui grata di poterle esprimere il mio amore e salutarla.
L’esperienza è stata significativa? Per me sì. Ho capito quanto fosse importante mantenere quell’impegno. Ho sentito la gioia di un rapporto che si era rafforzato.
Ho anche riconosciuto quanto il Signore abbia a cuore ciascuno di noi: sapeva che zia Faye avrebbe aspettato. Anche Egli l’ama.
Sentii gli effetti gloriosi di una lunga doccia calda dopo essere tornata a casa. Sentii anche l’impatto dei miracoli nella vita di coloro che ci circondano.
Sapere che mia nonna aveva mantenuto il suo impegno, mi aveva aiutato ad affrontare la pioggia torrenziale con ottimismo e speranza. Credevo che anche il Signore mi avrebbe aiutato.
“Ma nella sua distretta ei s’è convertito all’Eterno, all’Iddio d’Israele, l’ha cercato, ed egli s’è lasciato trovare da lui” (2 Cronache 15:4).
2) Il rimpianto non è così spaventoso.
Pentimento significa che, poiché a volte gli esseri imperfetti prendono decisioni imperfette, possono correggere il loro corso.
Seguendo le regole del pentimento e attraverso l’espiazione di Gesù Cristo, gli errori non contano. Il Signore accetta di “non ricordare più” (Ebrei 8:12).
A motivo del dono miracoloso del perdono, le trasgressioni vengono perdonate e dimenticate. Gli uomini possono essere purificati e tornare sulla via dello scopo, del progresso e della pace. Anziano F. Burton Howard
Ho sentito la trepidazione della prima volta in cui ho avuto bisogno di pentirmi.
Mi chiedevo se il Salvatore potesse o volesse davvero perdonarmi. Credere logicamente in qualcosa e sperimentare effettivamente qualcosa, sono due cose molto diverse.
Mentre seguivo i passaggi appropriati del pentimento, ho sentito l’amore del Salvatore e sapevo di essere stata perdonata.
Pentitevi subito! La speranza sarà restituita al vostro cuore! Non perdete tempo!
Il pentimento distilla la pace in ogni angolo dell’anima.
“Sì, proclamerei ad ogni anima, come con voce di tuono, il pentimento e il piano di redenzione, affinché si pentano e vengano al nostro Dio, affinché non vi sia più dolore su tutta la faccia della terra” (Alma 29:2).
3) “Ciò che non ti uccide ti rende più forte” è spesso vero.
In seguito, Pietro incoraggiò altri:
“Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasi ché vi avvenisse qualcosa di strano” (1 Pietro 4:12).
Queste prove ardenti sono progettate per rendervi più forti, ma hanno il potenziale per diminuire o addirittura distruggere la vostra fiducia nel Figlio di Dio e per indebolire la vostra determinazione a mantenere le vostre promesse fatte a Lui.
Queste prove sono spesso camuffate e difficili da identificare. Mettono radici nelle nostre debolezze, nelle nostre vulnerabilità, nella nostra sensibilità o in quelle cose che ci interessano di più.
Una prova reale ma gestibile per uno, può essere difficile per un altro. Come il fuoco intenso che trasforma il ferro in acciaio, mentre rimaniamo fedeli durante l’ardente prova della nostra fede, veniamo spiritualmente raffinati e rafforzati. Anziano Neil L. Andersen
“Ciò che non ti uccide ti rende più forte” mi ricorda la classe di Algebra II, alle scuole superiori.
La maggior parte dei nostri compagni di classe sapeva che io e mia cugina eravamo membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ci erano state poste alcune domande curiose, ma il più delle volte nessuno ci disturbava per la nostra fede.
Un giorno, un compagno di classe mi chiese se poteva accompagnarmi a casa. Avevo 15 anni. Gli spiegai che non sarei uscita con qualcuno fino a quando non avessi compiuto 16 anni, quindi dovetti rifiutare il suo invito.
All’improvviso iniziò la persecuzione.
All’inizio, mi sentii un po’ a disagio. Non mi piaceva essere oggetto di quel tipo di attenzione.
Dopo che un foglietto con delle battutine fece il giro della classe, fino ad arrivare a noi, appena l’insegnante uscì dall’aula, agitai il foglio in aria e dissi: “Avete ragione! Restiamo pure, a causa della nostra fede! Grazie per averlo notato!”
Sebbene intendessero prendersi gioco di noi, Michelle ed io ci sentimmo incoraggiate dall’essere ridicolizzate e definite “più pure dei bambini” e “più innocenti del mio cucciolo”. Invece di sentirci vittime di bullismo, ci mettemmo a ridere.
Ricordo la tensione iniziale di sentirmi notevolmente diversa da tutti gli altri. Ma i miei standard e la mia fede non erano negoziabili.
Quando finalmente lessi le prese in giro, mi resi conto di quanto fossero stupide ed immature e seppi che Dio aveva rafforzato la mia fede e mi aveva dato ottimismo e speranza durante quella prova.
Per inciso, nessuno prese mai più in giro la mia fede, almeno non davanti a me, durante il liceo.
“Se venite biasimati per il nome di Cristo, siete felici; poiché lo spirito di gloria e di Dio riposa su di voi” (1 Pietro 4:14).
4) Esiste un effetto inverso del DSPT (Disturbo da Stress Post Traumatico) : a volte eventi terribili ci rendono persone migliori.
Parlo del viaggio più solitario mai fatto e delle infinite benedizioni che ha portato a tutti nella famiglia umana. … Contro ogni previsione e senza nessuno che Lo aiutasse o Lo sostenesse, Gesù di Nazaret, il Figlio vivente del Dio vivente, restaurò la vita fisica dove la morte aveva dominato e portò una gioiosa redenzione spirituale dal peccato, dalle tenebre infernali e dalla disperazione. Anziano Jeffrey R. Holland
L’infinita sofferenza del Salvatore ha messo in prospettiva la mia, nel corso degli anni.
Una delle mie prove personali più profonde, che sono disposta a condividere così pubblicamente, si è verificata mentre servivo una missione in Scozia.
Ero sempre stata in buona salute, presentando solo leggeri raffreddori o danni dovuti ad alcuni scontri con oggetti appuntiti.
Durante il periodo passato nella mia prima città, sull’isola di Lewis, cominciai ad avvertire un dolore terribile alle gambe e la mia vitalità iniziò a diminuire.
I medici mi diagnosticarono l’encefalomielite da mialgia, una malattia trasmissibile comune in Scozia e dovetti lottare sia fisicamente, che neurologicamente.
Quando insegnavo alle persone, il mio cervello si fermava e non riuscivo a dire nessuna parola, né riuscivo a farla venire fuori da nessuna parte del mio universo. Iniziavo ad addormentarmi sugli autobus e durante le riunioni.
Mi sentivo estremamente frustrata, confusa e delusa. Stetti male tutto il tempo, ma cercai comunque di fare del mio meglio.
Quando tornai in Texas, accadde durante un trasferimento di emergenza con l’assistenza medica. I medici dissero che non avrei mai più camminato bene. Mia madre doveva aiutarmi per andare in bagno.
Avevo toccato il fondo.
La mamma mi accompagnò ad una sessione di gruppo, dove avrei potuto imparare da altri con dei problemi simili. Fu la riunione più deprimente cui abbia mai partecipato e non vi tornai mai più.
Capii che volevo vivere con ottimismo e speranza e che avrei fatto tutto il necessario per vivere di nuovo in modo indipendente.
Grazie al potere espiatorio del Salvatore, l’ho fatto.
Ho ancora qualche riacutizzazione e fortunatamente mio marito mi conosce abbastanza bene da finire qualunque frase mi dimentichi di finire o per dirmi di sedermi e stare ferma per un minuto.
Ho trovato la felicità, anche nel mezzo dell’incapacità.
“Beato il popolo il cui Dio è l’Eterno” (Salmi 144:15).
Ho acquisito empatia. Ho provato compassione. Ho compreso lo shock del passare dall’essere pienamente capace all’essere completamente dipendente da qualcun altro.
Ho sentito la tentazione di arrendermi. Ho conosciuto il potere di imbrigliare il divino interiore.
Ho visto la differenza radicale tra la disperazione e la speranza. Ho imparato cosa conta davvero per me, e quali aspettative ed idee potevo lasciar andare. Ma cosa ancora più importante, ho imparato che la promessa del Salvatore è reale e sicura:
“Avvicinatevi a me e io mi avvicinerò a voi; cercatemi diligentemente e mi troverete; chiedete e riceverete; bussate e vi sarà aperto” (Dottrina e Alleanze 88:63).
5) Raramente nella vita siamo limitati dai nostri geni.
Il Signore disse ad Abramo: “Il mio nome è Geova, e conosco la fine dal principio; perciò la mia mano sarà su di te” (Abramo 2:8).
Miei giovani amici, oggi vi dico che se confidate nel Signore e Gli obbedite, la Sua mano sarà su di voi, vi aiuterà a raggiungere il grande potenziale che vede in voi e vi aiuterà a vedere la fine dall’inizio. Presidente Dieter F. Uchtdorf
Uno dei principi più basilari e pieni di ottimismo e speranza della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è che tutti sono figli di Dio.
Avete vissuto come spiriti alla Sua presenza prima di venire sulla Terra. Dio è vostro Padre e vi ha preparato una via per tornare di nuovo alla Sua presenza.
“Poiché ecco, questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo” (Mosè 1:39).
Una delle bugie più debilitanti che dite a voi stessi è che siete inutili, insignificanti o incapaci.
Questa citazione dell’anziano Neal A. Maxwell mi incoraggia quando non mi sento in grado di realizzare qualcosa che il Padre celeste mi ha chiesto di fare.
Dio non inizia chiedendoci delle nostre capacità, ma solo della nostra disponibilità, e se poi dimostriamo la nostra affidabilità, aumenterà la nostra capacità! (Ciò che conta è il servizio, non la condizione).
“Ricorda che il valore delle anime è grande agli occhi di Dio” (Dottrina e Alleanze 18:10).
6) Non è necessario vincere alla lotteria per essere felici.
Perché le persone non sono felici?
Troppi adottano la teoria secondo cui la felicità dipende dall’ottenimento di cose materiali e dal godimento dei piaceri mondani: l’accumulo di ricchezze, il raggiungimento della fama, il possesso di dimore sontuose e beni terreni…
Chi sono le persone felici oggi?
Non quelli che abbandonano il Signore e si dedicano interamente ai piaceri della vita e alle cose fisiche del mondo.
Le persone veramente felici sono quelle che hanno fede nel Signore ed osservano le leggi del Vangelo, quelle che dimenticano se stesse nel loro desiderio e sforzo di benedire gli altri. Anziano Joseph Anderson
Un autobus sgangherato aveva promesso di portarci da Santiago del Cile alla cittadina di San José de Maipo, in Cile.
Era molto affollato. Io condividevo lo spazio con un pollo. Anche le mie sorelle erano schiacciate.
I miei genitori avevano svolto parte della loro missione in quella zona e volevano che incontrassimo le persone che avevano imparato ad amare.
A pochi chilometri da San José de Maipo, scendemmo dall’autobus e ci fermammo in una piccola baracca rosa di una vedova, con il pavimento in terra battuta.
Olga rispose al saluto di mio padre.
Il suo viso meravigliosamente rugoso perforò l’ombra della casa senza porta e si aprì in un enorme sorriso.
La mia mamma ancora stava imparando lo spagnolo e, quindi, comunicava con le persone nell’unico modo che poteva: attraverso l’amore. Olga parlò con papà, ma si precipitò dalla mamma e si abbracciarono per un momento. Il loro amore era palpabile.
Ci invitò allegramente nella sua casa minuscola, ma molto ben tenuta.
Parlò delle sue benedizioni. Ci mostrò con orgoglio le foto della sua famiglia.
Ci raccontò di quando aveva incontrato i nostri genitori e soffriva di forti dolori addominali a causa del cancro. Papà le aveva parlato delle benedizioni del sacerdozio. Dal momento in cui ella ricevette una benedizione del sacerdozio, il suo cancro andò in remissione e meravigliò tutti intorno a lei.
Mi chiedevo come facesse a riscaldarsi durante un inverno andino, poiché le sue pareti ed il soffitto avevano degli spifferi e non c’erano porte.
Condivise felicemente il suo magro pasto con noi.
Condivise il suo amore felice con ognuno di noi.
Quando mi abbracciò, mentre ce ne stavamo andando, io piansi.
Lei che aveva così poco temporalmente, aveva trovato ciò che contava di più. La sua presenza aveva riempito la mia anima.
“Rallegrati e sii estremamente felice, perché grande è la tua ricompensa nei cieli” (Matteo 5:12).
7) Aiutare gli altri ci aiuta.
Il nostro Salvatore ci insegna a seguirLo facendo i sacrifici necessari per perdere noi stessi nel servizio altruistico reso agli altri.
Se lo facciamo, ci promette la vita eterna, “il più grande di tutti i doni di Dio” (Dottrina e Alleanze 14:7), la gloria e la gioia di vivere alla presenza di Dio Padre e di Suo Figlio, Gesù Cristo. Anziano Dallin H. Oaks
Uno dei modi più rapidi che ho trovato per sentirmi meglio con me stessa o con la mia situazione, è servire gli altri.
In Texas, ogni volta che avevo bisogno di tirarmi su, portavo con me il figlio della mia migliore amica, per quello che io chiamavo un giro di “suona e scappa”.
Con delle prelibatezze pronte, Liam e io guidavamo fin dove ci sentivamo sospinti dallo Spirito.
Lui correva alla porta e, dopo aver posato strategicamente quello che avevamo preparato sulla soglia, suonava il campanello e si nascondeva lì vicino o, se pensava di riuscire a farlo in tempo, correva come un matto verso la macchina. Liam era super veloce e non credo sia mai stato visto!
Ci piaceva molto guardare le persone che trovavano i nostri regali e si guardavano intorno.
Ridevamo e ci divertivamo insieme e ci sentivamo come se avessimo portato un pò di amore e speranza agli altri.
“Ora, quando il nostro cuore era depresso e stavamo per tornare indietro, ecco, il Signore ci confortò, e disse: Andate fra i vostri fratelli, i Lamaniti, e sopportate con pazienza le vostre afflizioni, e io vi darò il successo” (Alma 26:27).
8) “Tanto la speranza quanto la disperazione sono profezie che si avverano”
Le fonti di speranza sono le fonti della vita stessa.
Ecco perché la speranza persiste, anche quando l’esperienza, la ragione e la conoscenza dicono che non c’è motivo di sperare… Scegliere la speranza è scegliere la vita. Scegliere la speranza è scegliere l’amore…
I nostri sacrifici quotidiani, la nostra speranza ordinaria, è così duro, così versatile, così difficile lasciarsi andare alla mancanza di significato ed alla disperazione.
In effetti, non può accadere – non possiamo letteralmente lasciarci andare alla disperazione – a meno che non scegliamo di farlo. Ma poiché siamo mortali, la morte è intrecciata con la vita.
Possiamo scegliere di nutrire l’oscurità e la morte nelle nostre vite, oppure possiamo scegliere di alimentare lo splendore della speranza nelle nostre vite. Sorella Chieko N. Okazaki
Alcuni anni fa, avemmo il nostro decimo aborto spontaneo. Cedetti alla disperazione. Le stesse continue prove e delusioni avevano stancato la mia anima.
Frequentavo regolarmente il tempio e studiavo le Scritture. Sapevo che il Salvatore poteva aiutarmi. Un giorno, lo Spirito Santo mi insegnò che potevo o sopravvivere nella disperazione o potevo prosperare nella speranza.
Fu una mia scelta. Scelsi la speranza e la felicità. Il Salvatore ascoltò la mia preghiera e iniziò a guarire la mia anima.
“Perché t’abbatti anima mia? Perché ti commuovi in me? Spera in Dio” (Salmi 42:5).
9) Fidarsi troppo è meglio che fidarsi troppo poco.
Mostri la tua fiducia in Lui quando ascolti con l’intento di imparare e pentirti e, poi, vai e fai tutto ciò che ti chiede.
Se ti fidi di Dio abbastanza da ascoltare il Suo messaggio in ogni sermone, canto e preghiera in questa conferenza, lo troverai.
E se poi vai e fai ciò che Lui vorrebbe che tu facessi, il tuo potere di fidarti di Lui crescerà e col tempo sarai sopraffatto dalla gratitudine scoprendo che è arrivato a fidarsi di te. Presidente Henry B. Eyring
La fiducia in Dio ha portato la più grande felicità e la più grande pace nella mia vita.
Confido che Dio abbia un piano per la nostra salvezza. Mi fido dei Suoi profeti. Mi fido delle scritture. Confido che l’Espiazione del Salvatore sia efficace.
Confido nella protezione di Dio. Confido nella Sua misericordia. Confido nella Sua grazia. Confido nell’aldilà.
Confido che le Sue promesse siano sicure. Confido nella rivelazione personale. Confido che mi conosca. Confido di essere Sua figlia.
Poiché mi fido di Lui, mi sento ottimista per il futuro e ho pace nel presente.
“O Signore, ho confidato in te e confiderò in te per sempre” (2 Nefi 4:34).
10) Talvolta, l’empatia batte l’obiettività.
Uno che capisce e pratica davvero l’empatia non risolve i problemi degli altri, non discute, non mette in evidenza i propri problemi, non fa accuse o toglie il libero arbitrio.
Aiuta semplicemente la persona ad essere autosufficiente e a costruire la propria autostima in modo che possa provare a trovare le proprie soluzioni. Anziano Marvin J Ashton
Ho chiamato Heather nel cuore della notte.
Avevo bisogno di lei. Mi sentivo così frustrata, arrabbiata e ferita che non riuscivo a pensare con lucidità.
Abbiamo riso spesso insieme. Ho apprezzato la sua obiettività. Ho fatto affidamento sulla sua praticità.
Sono andata a casa sua sperando che mi dicesse cosa fare. Mi ha ascoltato. Mi ha detto che mi voleva bene. Mi ha detto che il Padre celeste e il Salvatore mi amano.
Mi ha chiesto di identificare le mie opzioni. Mi ha chiesto quale preferissi.
Ho trovato una roccaforte grazie alla sua guida gentile ed empatica.
Ho lasciato la sua casa, affrontando con fede e sicurezza quella che è diventata una svolta miracolosa nella mia vita.
“E abbiate pietà degli uni che sono nel dubbio” (Giuda 1:22).
11) Gli obiettivi più potenti non riguardano l’essere perfetti; riguardano l’essere migliori.
La salvezza non arriva tutta in una volta; ci viene comandato di essere perfetti proprio come lo è il nostro Padre celeste.
Ci vorranno anni per raggiungere questo fine, perché ci sarà un progresso maggiore oltre la tomba e sarà lì che i fedeli vinceranno tutte le cose e riceveranno tutte le cose, anche la pienezza della gloria del Padre.
Credo che il Signore intendesse proprio quello che ha detto: che dovremmo essere perfetti, poiché il nostro Padre in cielo è perfetto.
Ciò non avverrà tutto in una volta, ma linea su linea, precetto su precetto, esempio su esempio, e anche allora non finché vivremo in questa vita mortale, poiché dovremo andare anche oltre la tomba prima di raggiungere la perfezione ed essere come Dio. Anziano Joseph Fielding Smith
Ebbi la mia prima lezione di piano quando avevo 8 anni.
La signora Franks ebbe una visione straordinaria di ciò che mi avrebbe motivato. Mi piaceva esercitarmi e avevo imparato a suonare Bianco Natale, l’inno di quell’anno.
Quando avevo 10 anni, ci trasferimmo dall’Oklahoma all’Idaho. La mia insegnante di pianoforte dovette ridurre il numero di studenti a cui insegnava. Quindi, io suonavo occasionalmente a casa quando volevo qualcosa da fare.
A 12 anni entrai a far parte del coro delle medie. La signora Towles disse che voleva che i membri del coro accompagnassero con degli strumenti il coro, durante il concerto di Natale.
Si sarebbero tenute le audizioni.
Per qualche ragione, mi sentivo incredibilmente attratta da quell’opportunità. Mi chiedevo quali fossero le mie capacità. Non avevo mai fatto un’audizione prima. Mi esercitai e provai le canzoni.
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Il giorno della mia audizione, entrai nella grande sala e mi misi seduta al pianoforte a coda. Era la prima volta che mi avvicinavo così tanto ad un pianoforte a coda.
Le mie mani tremavano ed erano gelate. La signora Towles mi mostrò come riscaldarmi le mani velocemente.
Suonai. Pensai di aver fallito. Me ne andai abbattuta.
Il giorno dopo, la signora Towles mi prese da parte e mi chiese di suonare due canzoni per il concerto!
Quattro anni e un trasferimento in Texas più tardi, mi misi seduta ad un pianoforte per suonare per i giudici della Knox Music Competition. Avevo vinto il concorso per il mio livello i due anni precedenti.
Avevo di nuovo un’insegnante straordinaria che mi conosceva e mi guidava. Ma mi ero concentrata più sul mio fitto programma di liceo, che esercitata al pianoforte.
Amavo il mio pezzo (“Concerto italiano” di Johann Sebastian Bach) e sapevo suonarlo bene, ma avevo rimandato di impararlo a memoria. Avevo pensato di poterlo fare. Avevo suonato la canzone così tante volte.
Le mie mani erano gelate, ma iniziai con vigore. Dopo diversi minuti, tuttavia, dimenticai le note e smisi di suonare. Un giudice mi suggerì gentilmente di ricominciare.
Ricominciai, ma non come facevo di solito per vincere una competizione. Dopo la mia esibizione, scoprii di essere l’unica concorrente a quel livello.
I giudici mi diedero una valutazione, ma al secondo posto. Un giudice mi disse che sapeva che suonavo al di sotto delle mie capacità, a causa della mancanza di preparazione.
Non venne assegnato il primo posto, in quella categoria. Persi contro me stessa. Che bella lezione ho imparato da queste due esperienze! Ottimismo e speranza derivano dalla fede in azione.
“Ma se siete preparati, voi non temerete” (Dottrina e Alleanze 38:30).
“Poiché ecco, così dice il Signore Iddio: Io darò ai figlioli degli uomini linea su linea, precetto su precetto, qui un poco e là un poco; e benedetti sono coloro che danno ascolto ai miei precetti e porgono orecchio ai miei consigli, poiché impareranno la saggezza; poiché a colui che riceve io darò ancora, e a coloro che diranno: Abbiamo a sufficienza, ad essi sarà tolto anche quello che hanno.” (2 Nefi 28:30).
In che modo il Vangelo ha portato maggiori ottimismo e speranza nella vostra vita? Mi piacerebbe leggere le vostre esperienze nella sezione commenti qui sotto!
Scienza e religione concordano: ottimismo e speranza sono possenti è stato scritto da Delisa Hargrowe e pubblicato sul sito thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
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