Che ci crediate o no, a volte persino i profeti possono sentirsi inadeguati per compiere ciò che Dio comanda loro, nonostante siano in diretta comunicazione costante con Lui. Prendiamo ad esempio il profeta Enoc.
Enoc: un profeta importante di cui si sa poco
La Bibbia non ci dice molto su questo profeta, nonostante fosse talmente importante e retto da essere stato addirittura traslato.
Le uniche informazioni che ci pervengono dall’Antico Testamento le troviamo in Genesi 5:21-24
“Ed Enoc visse sessantacinque anni, e generò Metushela. Ed Enoc, dopo che ebbe generato Metushela, camminò con Dio trecento anni, e generò figli e figlie; e tutto il tempo che Enoc visse fu trecentosessantacinque anni. Ed Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Iddio lo prese”.
Anche dal Nuovo Testamento non scopriamo un granché.
In Luca 3:37 lo ritroviamo in un resoconto a ritroso che fa risalire la genealogia di Gesù fino ad Adamo: “… di Lamech, di Mathusala, di Enoch, di Jaret, di Maleleel, di Cainam…”
In Ebrei 11:5 leggiamo:
Per fede Enoc fu trasportato perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio l’avea trasportato; poiché avanti che fosse trasportato fu di lui testimoniato ch’egli era piaciuto a Dio.
Mentre in Giuda 1:14 sta scritto:
Per loro pure profetizzò Enoc, il settimo da Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per far giudicio contro tutti.
Come vediamo, troviamo ben poche informazioni. In realtà, vi sono numerosi studi relativi ad alcuni testi apocrifi su Enoc che ci fanno comprendere quanto egli sia stato importante come profeta, ma forse di questo ne parleremo più in là.
Tuttavia, come membri de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, abbiamo il privilegio di conoscere molto di più riguardo alla vita e alla natura di questo profeta grazie alle rivelazioni moderne, e in particolare alle sezioni 6-7-8 del libro di Mosè in Perla di Gran Prezzo (estratte dalla traduzione della Bibbia del Profeta Joseph Smith).
Quello che sappiamo sul ministero di Enoc
Come succede con ogni profeta, anche dalla vita di Enoc è possibile imparare molti principi applicabili alla nostra vita. Ad esempio, oltre ad essere un grande profeta, Enoc era un uomo come tutti noi e, come tutti noi, aveva delle insicurezze.
Da Mosè capitolo 6 apprendiamo che Enoc fu chiamato da Dio a predicare il pentimento ad un popolo corrotto.
E avvenne che Enoc viaggiò nel paese, fra il popolo; e mentre viaggiava, lo Spirito di Dio discese dal cielo, e stette su di lui.
Ed egli udì una voce dal cielo, che diceva: Enoc, figlio mio, profetizza a questo popolo e di’ loro: Pentitevi, poiché così dice il Signore: Io sono in collera contro questo popolo, e la mia ardente collera è accesa contro di loro; poiché il loro cuore si è indurito e le loro orecchie sono tarde ad udire e i loro occhi non possono vedere lontano; (Mosè 6:26-27).
Ma ecco quale fu la risposta di Enoc:
E quando Enoc ebbe udito queste parole, si prostrò a terra dinanzi al Signore, e parlò dinanzi al Signore, dicendo: Come è che io ho trovato favore ai tuoi occhi, e non sono che un ragazzo e tutte le persone mi odiano, perché sono lento nel parlare; perché dunque sono tuo servitore? (Mosè 6:31).
Ciò che ci insegna Enoc sul sentirsi inadeguati
A quanti di noi è capitato di sentirsi inadeguati per un compito che ci era stato affidato? Magari per un nuovo lavoro, o un nuovo ruolo (come può essere quello di genitore), o per qualcosa per cui non pensavamo di avere competenze a sufficienza.
Enoc definisce sé stesso “lento nel parlare”. Come poteva il Signore chiamarlo a… parlare davanti a migliaia di persone? Il sentimento di inadeguatezza di Enoc è condiviso da altri personaggi nelle scritture.
Pensiamo a Mosè, il quale presentava la stessa difficoltà, o a Davide, che era solo un ragazzino, ma anche a molti degli apostoli nel Nuovo Testamento.
Tutti però condividono anche il medesimo risultato: il successo nella missione che Dio aveva affidato loro.
E difatti, continuando con il resoconto di Mosè, il Signore risponde ad Enoc:
E Il Signore disse ad Enoc: Va’, e fa come ti ho comandato, e nessuno ti trafiggerà. Apri la bocca ed essa sarà riempita, e ti darò di esprimerti, poiché ogni carne è nelle mie mani e io farò come mi sembra bene.
Di’ a questo popolo: Scegliete oggi di servire il Signore Iddio che vi ha fatto.
Ecco, il mio spirito è su di te, pertanto giustificherò tutte le tue parole; e le montagne fuggiranno dinanzi a te, e i fiumi devieranno dal loro corso; e tu dimorerai in me e io in te; cammina dunque con me (Mosè 6:32-34).
Che meravigliosa promessa! Come poteva Enoc tirarsi indietro a questo punto? E difatti non lo fece.
Continuando a leggere, apprendiamo che Enoc obbedì al comandamento del Signore di andare a predicare fra il popolo, e fu così possente nel farlo che, sebbene molti si adirarono a causa della durezza delle parole che espresse contro di loro e i loro peccati, nessuno osò “[mettere] le mani su di lui; poiché un timore venne su tutti coloro che l’udirono; poiché egli camminava con Dio.”
Come Enoc anche noi abbiamo la promessa dell’aiuto divino per compiere ciò che ci chiede
Questa stessa promessa può essere applicata anche a noi. Non c’è compito, opera o mansione che saremo chiamati a svolgere che non riusciremo a portare a termine con l’aiuto di Dio.
Tale promessa però pone una condizione: “cammina dunque con me”. Enoc riuscì a predicare il pentimento ad un popolo corrotto nonostante fosse lento nel parlare perché “egli camminava con Dio”.
Quindi, tutto ciò che dobbiamo fare è metterci nelle Sue mani, obbedire ai comandamenti e fare qualunque cosa ci venga chiesto di fare.
Bene, detto così sembra tutto molto semplice. Ma quante volte ci siamo sentiti dire che possiamo fare la qualunque e poi abbiamo invece miseramente fallito? Sicuramente tante.
Questo forse vuol dire che le promesse di Dio di cui abbiamo appena parlato non sono valide? O che perlomeno non lo sono per noi? Assolutamente no.
Eppure, questo purtroppo è quello di cui ci convinciamo, e di conseguenza ciò indebolisce la nostra fede. Tanto grandi sono le promesse di Dio, quanto grandi sono gli inganni dell’avversario, e talvolta, malauguratamente, ci caschiamo con tutte le scarpe.
Nella maggior parte dei casi, quando non riusciamo a raggiungere un obiettivo che ci siamo prefissati, è a causa delle nostre paure (Satana è molto bravo nel crearne di inutili ed assurde), delle nostre insicurezze e di altri dubbi che sicuramente non vengono da Dio.
Spesso il problema non è nemmeno che non abbiamo abbastanza fede in Dio (cosa per cui forse ci colpevolizziamo quando falliamo), ma che non abbiamo abbastanza fiducia in noi stessi (i miei amici Millennials lo confermeranno).
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E perché non abbiamo fiducia in noi stessi? Non è solo per il fatto che la società contemporanea ci impone canoni poco realistici ai quali dobbiamo attenerci per sentirci accettati, e i quali se non osservati ci lasciano in un perenne stato di insoddisfazione. Anche, ma non solo per questo.
Principalmente è perché non comprendiamo appieno la nostra natura di figli di Dio. È vero, abbiamo dei limiti e delle debolezze, ma abbiamo anche un potenziale infinito.
E quando accettiamo questa verità e la rendiamo il fondamento su cui costruire l’opinione che abbiamo di noi stessi, possiamo davvero compiere qualunque cosa.
La prima cosa che Dio dice ad Enoc quando lo chiama a svolgere la sua missione è “Enoc, figlio mio”. Non è un semplice appellativo. È l’affermazione di una verità eterna.
E come se Dio stesse dicendo ad Enoc “non ti preoccupare per quello che sto per chiederti, sappi che sei mio figlio, e che puoi ogni cosa”.
Questa stessa verità eterna è valida per noi oggi, per quelli che sono venuti prima di noi e per quelli che verranno. Con una tale consapevolezza, non vi è motivo di sentirsi inadeguati.
Sentirsi inadeguati: cosa ci insegna la storia del profeta Enoc è stato scritto da Ginevra Palumbo
Molto profondo e giusto.