Nel capitolo 7 di Mosè ci viene spiegato che gli abitanti della città di Sion erano diventati talmente retti, che l’intera città non poté più essere trattenuta sulla terra e per questo venne traslata.
Oggi, ai membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni viene chiesto di edificare Sion; ma cosa vuol dire esattamente? E come fecero Enoc ed il suo popolo a raggiungere un tale livello di rettitudine?
L’edificazione della città di Sion ai tempi di Enoc
Dopo che Enoc cominciò la sua predicazione, iniziò a riscuotere un discreto successo tra i giusti, i quali si unirono a lui in un unico popolo.
Le scritture ci dicono che Enoc continuò a istruire il suo popolo e a “battezzare nel nome del Padre, del Figlio…e dello Spirito Santo, che porta testimonianza del Padre e del Figlio”.
Tuttavia, le scritture ci dicono anche che, ben presto, “i loro nemici vennero a combattere contro di loro”. Ma nessun popolo era in grado di prevalere sul popolo di Dio.
In Mosè 7:17-19 è scritto:
Il timore del Signore era su tutte le nazioni, tanto grande era la gloria del Signore che era sul Suo popolo. E il Signore benedisse il paese, ed essi furono benedetti sulle montagne e sulle alture, e fiorirono.
E il Signore chiamò il suo popolo Sion, perché erano di un solo cuore e di una sola mente, e dimoravano in rettitudine; e non vi erano poveri fra essi.
Ed Enoc continuò a predicare in rettitudine al popolo di Dio. E avvenne, ai suoi giorni, che egli fondò una città che fu chiamata Città di Santità, cioè Sion.
Quindi vediamo che Dio edificò una città “sulle montagne e sulle alture” affinché il suo popolo potesse essere protetto dagli attacchi del nemico.
Del termine “Sion” sono state date diverse spiegazioni etimologiche dagli studiosi: alcuni avanzano come origine il verbo nasa, che significa ‘sollevare’, o ṣiyyôn, ovvero ‘castello’, oppure ancora ṣiyya, che vuol dire ‘deserto’, tutte radici di origine ebraica.
Altri studiosi ipotizzano che questo termine abbia origini pre-Israelite e che possa derivare dalla radice semitica ṣwn (Arabo ṣâna), che significa ‘proteggere’, ‘preservare’, ‘difendere’.
Tutte definizioni coerenti con la descrizione presente nel capitolo 7 di Mosè. In poche parole, Dio separò il suo popolo retto dai malvagi al fine di preservarli, spostandoli “sulle montagne e sulle alture” dove “fiorirono”.
In che modo possiamo edificare Sion oggi
Non vi suona familiare? Quando la Chiesa costruisce un nuovo tempio, quest’ultimo viene sempre posizionato ad un livello leggermente rialzato rispetto al resto del sito in cui si trova. Ciò non accade per caso.
Anche noi, quando ci rechiamo al tempio, simbolicamente ci eleviamo ad un luogo più santo, all’interno del quale solo chi è degno può entrare, e all’interno del quale diventiamo persone migliori.
Anche a noi oggi il Signore chiede di edificare Sion. Ma in modo diverso.
Nelle scritture, comprese quelle dei Santi degli Ultimi Giorni, il termine Sion viene utilizzato più volte, in più contesti e con più significati.
Geograficamente parlando, per Sion si intende un monte (o collina) situato immediatamente fuori dalla città vecchia di Gerusalemme. Talvolta si fa coincidere con la città di Gerusalemme stessa.
Agli albori della restaurazione, ai primi membri fu effettivamente chiesto di edificare fisicamente una nuova Sion, che sarebbe un giorno stata riunita alla Sion di Enoc.
A causa delle persecuzioni che i Santi dovettero subire, questo non fu più possibile, ma sappiamo che negli ultimi giorni una città chiamata Sion sarà costruita nella Contea di Jackson, nel Missouri (USA), nella quale si raduneranno le tribù di Israele.
Oggi, noi possiamo edificare Sion proprio dove ci troviamo. Non serve nessun attrezzo particolare, ma sono necessari tutta la nostra fede ed un cuore ben disposto.
È interessante notare come, prima ancora di fondare una città di nome Sion, Dio chiamò il Suo popolo Sion “perché erano di una sola mente e di un solo cuore”. Fu quindi la città a prendere il nome dal popolo e non viceversa.
Sion: la pura di cuore
In Dottrina e Alleanze 97:21 il Signore definisce Sion “la pura di cuore”. Sion è più una condizione interiore che un luogo geografico. Edificare Sion quindi vuol dire edificare una comunità di puri di cuore.
Il Professor Hugh Nibley ha detto:
“Cosa rende Sion tale? Dio ci ha dato la definizione perfetta: Sion è la pura di cuore – la pura di cuore, non solo la pura in apparenza.
Non è una società o una religione di forme e osservanze, di gesti pii e manierismi preziosi: è strettamente una condizione del cuore.
Soprattutto, Sion è pura, il che significa “non mischiata con alcuna impurità, senza legami”; è tutta Sion e nient’altro.
Non si ottiene con un solo cuore puro o con due o tre cuori puri, perché è tutto puro – è una società, una comunità, un ambiente in cui nessuna cosa impura può entrare.”
Edificare Sion in questo senso, nel mondo che ci circonda, sembra essere una missione irrealizzabile, quando non impensabile. Eppure, sforzarci di farlo è quanto mai necessario.
Il profeta Joseph Smith disse:
“Il nostro massimo obiettivo è l’edificazione di Sion… Presto verrà il tempo in cui nessuno troverà pace se non in Sion e nei suoi pali.”
Nonostante siano passati quasi duecento anni da questa affermazione, basta guardarci attorno per capire quanto sia reale e al passo con i tempi. Il profeta Joseph stava parlando dei giorni in cui noi viviamo.
C’è un terribile bisogno di luoghi, di comunità in cui sentirci sicuri e al riparo dalle brutture del mondo e dalla malvagità dilagante, che sia tra le mura del tempio, delle nostre case di riunione o della nostra propria casa.
Abbiamo bisogno di oasi di rettitudine, e spetta a noi costruirle.
3 principi chiave su Sion che impariamo dal popolo Nefita
In questo senso il popolo Nefita ci offre un valido esempio su cosa voglia dire “edificare Sion”:
E avvenne che non vi erano affatto contese nel paese, a motivo dell’amor di Dio che dimorava nei cuori del popolo.E non c’erano invidie, né lotte, né tumulti, né prostituzioni, né menzogne, né omicidi, né alcuna sorta di lascivia; e certamente non poteva esservi un popolo più felice fra tutti i popoli che erano stati creati dalla mano di Dio.
Non vi erano ladri, né omicidi, né c’erano Lamaniti, né alcuna sorta di -iti; ma erano come uno solo, figlioli di Cristo ed eredi del regno di Dio.
E come furono benedetti! Poiché il Signore li benedisse in tutte le loro imprese; sì, furono proprio benedetti e prosperarono, finché centodieci anni furono trascorsi; e la prima generazione da Cristo era passata, e non v’era contesa in tutto il paese. (4 Nefi 1:15-18)
Trovo che in questi versetti ci siano almeno 3 punti chiave che possono aiutarci a comprendere come anche i Nefiti siano riusciti a stabilire una società così felice.
- Nel versetto 15 leggiamo che non vi erano contese. La stessa frase la troviamo alla fine del versetto 18, come a chiusura di un cerchio concettuale. Quando vi è contesa non può esservi unione, felicità e prosperità. Le scritture ci dicono che la contesa non è di Dio, ma è del Diavolo. Se vi è contesa Dio non può dimorare in noi, e poiché Egli è la fonte di ogni gioia e di ogni cosa buona, non può esservi felicità.
- “Non vi erano contese nel paese” a motivo dell’amore di Dio che dimorava nei loro cuori. Quindi, il prerequisito all’assenza di contesa è la presenza dell’amore. Il popolo Nefita, che a quell’epoca era da poco stato istruito dal Salvatore in persona, conosceva in modo concreto l’amore di Dio, perché aveva visto, sentito e toccato con mano l’amore di Gesù Cristo. Aveva imparato cosa significasse realmente amare Dio, e cosa volesse dire amare i Suoi figli. Di conseguenza, era naturalmente portato a non commettere prostituzioni, invidie, lotte, tumulti, menzogne, omicidi ecc.
- Non c’erano Lamaniti, né alcuna sorta di -iti; ma erano come uno solo. Avevano compreso che ogni persona è un amato figlio o un’amata figlia di Dio, e che tutti hanno lo stesso valore ai Suoi occhi. Avevano imparato a tollerare le differenze, ad apprezzare le caratteristiche peculiari di ciascuno, senza discriminazioni e senza distinzioni.
Quanto c’è bisogno nella società contemporanea di appianare le contese, tollerare le differenze, rendendole anzi una fonte di arricchimento, eliminare le distinzioni e amarci di più l’un l’altro?
Edificare “spiritualmente” Sion vuol dire anche, e soprattutto, questo.
Il popolo di Sion, un popolo di alleanza
Il sopracitato capitolo 7 di Mosè dice che Enoc aveva cominciato istruire, battezzare e conferire lo Spirito Santo.
In sostanza, il popolo di Enoc, la città di Sion, era formato da persone che avevano fatto alleanze con Dio e vi avevano tenuto fede talmente bene da esserne trasformati e purificati completamente.
Un altro elemento essenziale dell’edificare Sion è stringere delle alleanze con Dio. Le alleanze sono ciò che ci legano formalmente a Lui.
È così fin dai tempi di Adamo e così sarà per l’eternità. Attraverso il battesimo dimostriamo esteriormente di essere disposti a seguire l’esempio del Salvatore pentendoci ogni giorno.
Quando riceviamo il dono dello Spirito Santo, riceviamo un compagno costante che ci guida e ci aiuta a rimanere sulla giusta via.
All’interno dei sacri templi, veniamo istruiti e investiti di potere dall’alto, cui possiamo attingere per affrontare le sfide della vita e che ci darà, un giorno, la possibilità di diventare come il Padre celeste.
Infine, l’elemento che per eccellenza contraddistingue il popolo di Sion è l’osservanza della legge della consacrazione.
Il versetto 18 di Mosè 7 dice che il popolo era di un solo cuore e una sola mente, dimorava in rettitudine e che “non vi erano poveri tra essi”.
Come membri della Chiesa di Gesù Cristo non viviamo ancora tale legge, ma sappiamo che un giorno quest’ultima dovrà essere ristabilita prima della seconda venuta del Salvatore.
A quel punto la Nuova Gerusalemme, la nuova Sion, avrà raggiunto il livello di rettitudine che le permetterà di ricongiungersi alla Sion di Enoc.
Per concludere, il presidente George Q. Cannon ha detto:
“Come popolo stiamo aspettando il giorno in cui Gesù scenderà sulle nuvole del cielo; ma prima che questo giorno arrivi dobbiamo essere preparati a riceverlo.
L’organizzazione della società che esiste nei cieli deve esistere sulla terra; la stessa condizione di società, per quanto applicabile agli esseri mortali, deve esistere qui.
Il popolo di Enoch visse l’ultima, suprema legge della consacrazione – insieme a tutte le altre leggi del regno celeste – a tal punto che alla fine fu ricevuto alla presenza di Dio.”
Leggi anche: Il libro di Enoc: cosa sappiamo e come lo sappiamo
Edificare Sion nei nostri giorni
Abbiamo ancora una lunga strada da percorrere e molto lavoro da fare prima di raggiungere il livello di rettitudine del popolo di Sion, ma quando comprendiamo che Sion è una condizione del cuore e dell’anima che ci unisce come comunità, possiamo cominciare con poco, con quello che abbiamo, proprio dove ci troviamo.
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