Tre divertenti storie missionarie. Lo so che le sentiamo tutti i giorni alla scuola domenicale o al quorum degli anziani – specialmente se hai la fortuna di far parte di un rione di Giovani Adulti non Sposati – ma in realtà, ogni Santo degli Ultimi Giorni ama una bella storia missionaria, specialmente se c’è anche quel pizzico di umorismo rinfrescante e auto denigrativi tipico di noi mormoni.
Ecco qua tre storie, tutte dalla mia mia missione, e che ho sentito raccontare direttamente dalla fonte; non hanno un finale da parabola del Nuovo Testamento ma possono servire a ricordarci che una delle cose più importanti che un missionario possa avere è il senso dell’umorismo.
Storie Missionarie
1 – Storie Missionarie: Il vecchio trucco del “accendigli la sigaretta e poi insegnagli la Parola di Saggezza”
L’anziano Shane M. Bowen, che a quel tempo serviva come primo consigliere della presidenza di area a cui la mia missione apparteneva (Bahìa Blanca, Argentina), ha raccontato una storia, in una conferenza di zona speciale, di due anziani in Sud America e il loro amaro disappunto con un simpatizzante.
Lo stavano preparando per il battesimo, ma lui aveva dei problemi con la Parola di Saggezza – col fumo in particolare, che è una dipendenza molto diffusa sotto l’equatore.
Alla fine l’uomo permise ai missionari di confiscargli l’accendino, che avrebbe reso la tentazione meno facile da soddisfare nell’immediato. Lo lasciarono con una preghiera, come facciamo sempre, e si prepararono per la lunga camminata verso casa.
Mentre camminavano, passarono attraverso il centro città, cercando di fare ciò che chiamavamo “contatto di strada”. Mentre questi anziani andavano in giro tentando di fermare il traffico pedonale locale, passarono davanti ad un uomo in un angolo di una strada che teneva una sigaretta non accesa.
Lui li prese, ovviamente non capendo chi fossero, e chiese (in spagnolo ovviamente, ma sostanzialmente): “Scusate, ragazzi – voi per caso avete un accendino?”
Per lo stupore del suo collega minore meno abituato al lavoro, il collega maggiore prese l’accendino confiscato dalla tasca del giaccone, lo alzò e accese la sigaretta dell’uomo. L’uomo gemette un sentito “Grazie”, e l’anziano offrì la sua mano e disse:
“Piacere di conoscerti, mi chiamo anziano [Smith]”. Cominciarono a chiacchierare, e poi iniziarono ad insegnargli la Restaurazione del Vangelo proprio su quell’angolo di strada.
Dopo poche settimane, gli insegnarono la parola di saggezza, e dopodiché egli abbandono il fumo. L’uomo fu poi battezzato insieme alla sua famiglia al completo.
2 – Storie Missionarie: Salvato dalla targhetta
C’erano un sacco di cani nella mia missione, e certamente non c’era nessun ente governativo che potesse almeno assomigliare al Controllo Animali. Di solito, anche quando erano di proprietà di persone – il che significava praticamente che loro gli hanno dato del cibo una volta e il cane di conseguenza decise che questo magico umano portatore di cibo era un grande, e perciò restava da loro – raramente erano incatenati.
Quando lo erano, era perché erano addestrati. Ma non addestrati del tipo “rotola sul pancino! Bravo cucciolo!”, ma del tipo “se qualcosa di sconosciuto si avvicina entro i paraggi della porta principale, trasformati in un piccolo orso ninja estremamente ostile”.
Vedere catene voleva dire brutte notizie
Ho imparato velocemente, come facevamo tutti, a stare attento alle catene, ma mentre io e il mio collega stavamo facendo porta a porta, un giorno, svoltai in un angolo cieco che portava in un cortile.
Le uniche cose che sentii erano stati alcuni deboli sferragliamenti e un suono di scopa mentre un Rottweiler di cento kili (o quel che era) mi caricava in un silenzio da orso ninja. Io balzai all’indietro, lui ringhiò e saltò, ed io pensai “hey stupido, tiragli un pugno, fai qualcosa.”
Quando si scontrò con il mio petto, mi aspettavo che sarebbe successa un sacco di roba stile film horror di Hollywood, ma oltre a sentirmi come se la porta del mio castello toracico fosse stata sbattuta violentemente da una folla inferocita, e oltre ad indietreggiare goffamente sul cofano della Fiat di qualcuno, ero straordinariamente illeso.
Il Rottweiler finì la catena a poco più di mezzo metro da me, e si disinteressò rapidamente mentre si chinava per sgranocchiare qualcosa di piccolo e nero.
Mi strinsi il petto, terrorizzato per un istante che l’animale mi avesse colpito al cuore in stile “Indiana Jones e il tempio maledetto” (o qualcosa del genere), ma mi accorsi in fretta che il taschino della mia camicia bianca era vuota – la mia targhetta nera era sparita.
Ammirai il manufatto bavoso che il cane stava facendo sulla targhetta su cui una volta c’era scritto “Elder McDiarmid”, sogghignai un pochino semplicemente per scaricare l’adrenalina inutilizzata, e dissi al mio collega, “ora come faranno a distinguerci?”
3 – Storie Missionarie: Il contraccettivo gonfiabile
Io posso promettervi che la maggior parte delle volte, i missionari sono immersi profondamente nel lavoro che fanno, e che lo fanno con una solennità che va oltre la loro età; ma a volte i missionari sono semplicemente dei ragazzi di diciannove anni.
E a volte sono anche molto ingenui.
Come quella volta che io ed Elder Rees uscivamo dal supermercato con alcuni sacchetti di latte, ed eravamo stati fermati da una rappresentante dei servizi sanitari della Croce Rossa con un cesto di vimini che, o non aveva ovviamente capito lo scopo dei missionari mormoni, o che non fece un lavoro abbastanza esaustivo nello spiegare il contenuto della sua scatola pagana prima di ficcarcelo ansiosamente nelle nostre mani.
E poi, che cavolo, eravamo missionari; quando gli stranieri ci approcciano volontariamente, generalmente ci ritroviamo in uno stato di shock tale che ti viene d’accettare qualsiasi cosa ti viene data senza domande.
Quando ho sentito la confezione nelle mie mani e la ho guardata con orrore, onestamente non ricordo di aver pensato nulla. Spero sinceramente di non aver detto qualcosa di stupido, tipo “grazie”.
Non ricordo molto della camminata verso casa, appare il fatto che un tema costante era presente nella mia materia grigia, e cioè “Non fare contatto visivo. Non fare contatto visivo.”
Ecco la parte dove la nostra ingenuità entra – quando siamo entrati nell’appartamento, io e l’anziano Rees abbiamo messo le confezioni argentate nel tavolo dell’appartamento, e abbiamo passato un buon quindici minuti per discutere cosa avremmo fatto con questi nostri piccoli aiuti umanitari indesiderati.
Alla fine abbiamo deciso che la cosa più logica da fare era quella di testare l’integrità dei loro contenuti gommosi facendone dei gavettoni improvvisati e lanciandoli dalla cima di qualcosa di molto alto.
Come, per esempio, il palazzo dove c’era il nostro appartamento.
Il nostro primo tentativo finì con il ritrovarci la nostra cucina tutta lavata, perché a metà tra il riempirlo e legarlo ci siamo resi conto quando sembrava divertente il coso mentre oscillava sul tavolo (pensate ad una lampada di lava iperattiva, senza la lampada) e abbiamo ce lo siamo passati a vicenda schiaffeggiandolo, mentre cercavamo di decidere a quale pancia assomigliava di più, mentre ridevamo fino a perdere il fiato.
Alla fine esplose.
Siamo stati più delicati con il secondo test sperimentale. Il lancio fu un successo. Non so se saprò mai perché è così divertente per un maschio di vent’anni il vedere una bolla d’acqua amorfa rotolare di testa per poi spiaccicarsi sull’asfalto.
Quando le festività furono concluse, siamo tornati dentro e abbiamo passato il resto della nostra ora di pranzo a pianificare una lezione sulla legge di castità.
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