Cosa ci insegnano la conversione del centurione Cornelio e la visione di Pietro sull’inclusione e sulla volontà del Salvatore di condividere il Vangelo proprio con tutti?

La liberazione di Pietro dalla prigione

Facciamo un passo indietro. Nel capitolo 12 del libro degli Atti leggiamo della cattura di Pietro e delle preghiere dei primi santi a favore del loro profeta, dopo aver appena assistito al martirio di Giacomo e Stefano.

Il racconto del brusco risveglio di Pietro da parte dell’angelo e della successiva fuga dalla prigione in stile “Mission Impossible”, proprio alla vigilia della celebrazione della liberazione degli Ebrei dall’Egitto, è diventato uno dei racconti preferiti della nostra famiglia.

Nel versetto 11 Pietro, trovandosi liberato, dice:

“Ora conosco per certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da tutta l’aspettazione del popolo dei Giudei.”

I Giudei non si aspettavano che Pietro potesse resistere un altro giorno.

La liberazione di san Pietro dalla prigione

La liberazione di san Pietro di Bartolomé Esteban Murillo, museo dell’Ermitage

Gli stessi amici di Pietro pensavano che fosse più probabile che fosse tornato il suo fantasma e non l’uomo cui volevano bene (Atti 12:13-15), ma Pietro in quel particolare momento vide che Dio aveva uno scopo per lui e che nulla avrebbe ostacolato quel fine.

Dio si prendeva cura dei Suoi figli e della Sua Chiesa e i Suoi santi avrebbero avuto accesso a poteri miracolosi per ricevere protezione, a prescindere dall’asprezza della persecuzione, purché confidassero in Lui.

Questo grato messaggio e l’ultima parte sulla liberazione dalle aspettative ci hanno fatto pensare al modo in cui Dio spesso sfida, supera e, si spera, col tempo espande le nostre aspettative su chi Egli sia e sul nostro rapporto con Lui.

Durante il resto della lettura, siamo rimasti colpiti dal fatto che gli apostoli ricevessero rivelazioni per la Chiesa linea su linea riguardo alla predicazione del Vangelo ai Gentili.

L’esclusione tra gli Ebrei

Abbiamo pensato a quanto gli Ebrei fossero una comunità chiusa e compatta.

Era un popolo la cui autostima a volte non derivava tanto dall’approvazione divina quanto dal contrasto sprezzante con i suoi vicini.

Essere il popolo dell’alleanza di Dio andava bene, a quanto pare, ma solo nella misura in cui questa condizione escludeva gli altri e dava diritto a un senso di “santa superiorità”.

Questo ci ha portati a porci delle domande sull’esclusione in generale:

regola aurea

Perché escludiamo e creiamo confini intorno a noi stessi, alle nostre famiglie, alle nostre comunità, alle nostre nazioni e alle nostre convinzioni?

In che modo tale esclusione può essere o una cosa buona o un ostacolo?

Come membri della Chiesa di Dio, nutriamo mai sentimenti simili a quelli che provavano i santi di un tempo? E come li affrontiamo?

Poi abbiamo parlato dell’inclusione e del modo in cui il Salvatore aveva gettato le basi per la diffusione del Vangelo oltre i confini di Israele già durante il Suo ministero.

Tra gli esempi a cui abbiamo pensato ci sono le parabole del Buon Samaritano e dei lavoratori, nonché il Suo ministero al lebbroso samaritano, alla donna samaritana al pozzo e a gran parte del suo villaggio, al servo del Centurione romano e alla donna greca e a sua figlia, molti dei quali furono esaltati per una fede che superava tutto ciò che il Salvatore aveva trovato in Israele.

La visione di Pietro, il vangelo predicato ai Gentili e l’inclusione

Pensando a questo e alla successiva visione del centurione Cornelio e la visione di Pietro in questa parte degli Atti, ci siamo chiesti:

Quali lezioni Cristo stava cercando di insegnare?

la visione di Pietro

Visione di San Pietro – Domenico Fetti

All’apparenza, sembra che Dio abbia cercato di ispirare i Giudei a migliorarsi spiritualmente, citando gli esempi dei loro vicini meno meritevoli e più poveri di spirito, nella speranza che ciò li stimolasse a capire cosa avrebbero dovuto fare in quanto prescelti da Dio.

Se ci sono riusciti loro, potete riuscirci anche voi!

Scavando un po’ più a fondo, però, abbiamo pensato al drastico cambiamento che doveva esserci stato per questo popolo così tanto radicato nella tradizione.

La tradizione, i simboli, i sacrifici, le ordinanze e la Legge Mosaica erano stati così ben radicati per millenni, e ora si chiedeva loro di cambiare in un modo che teneva conto di una prospettiva completamente diversa della divinità.

Abbiamo parlato dell’attrito tra tradizione e cambiamento, tra radici e rami:

  • Cosa è più importante nella nostra vita in questo momento?
  • Come possiamo lavorare per bilanciare e incoraggiare entrambi i lati di noi stessi, in modo da non ristagnare né perdere il nostro scopo e la nostra identità?

La visione di Pietro: l’inclusione di Cristo include anche noi

“Le cose che Dio ha purificate, non le far tu immonde” (Atti 10:15).

Questa parte della lezione è stata forse la più profonda. Come esseri umani, siamo inclini al giudizio e afferriamo con relativa facilità i principi della giustizia.

In genere, ci sta bene che le persone ricevano esattamente ciò che meritano. Possiamo immaginare un Dio perfettamente giusto che stabilisce degli standard e tiene traccia delle cose che facciamo.

Più difficile da comprendere per noi è l’idea di un Dio perfettamente giusto che è anche perfettamente misericordioso.

Questo esempio dell’amore perfetto di Cristo che purifica le nazioni Gentili e riversa il Suo spirito su di loro non è semplicemente un’accusa a un popolo Ebreo corrotto, ma è e può essere visto come un mezzo attraverso il quale Dio stava cercando di aprire gli occhi di coloro che li avevano chiusi a una tale brillantezza divina fin dal Sinai.

Attraverso la rivelazione divina, Dio cercava di sorprendere il suo popolo, quello che Cristo lamentava di aver raccolto così spesso, nella speranza che potesse dire:

“Se Dio può benedire, sollevare, purificare e incoronare in modo così abbondante proprio le persone che abbiamo passato la vita a disprezzare… allora forse può amare me”.

L’idea di un Dio più benevolo, più amorevole, più premuroso e capace di benedirci di quanto abbiamo osato credere è un principio potente.

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Ci incoraggia a fare il nostro meglio nell’obbedienza e nel sacrificio volontario, permettendo alla misericordia di Dio di operare le sue meraviglie al di là di ogni nostra aspettativa.

Genera una gratitudine più profonda e un amore per Lui che, col tempo, ci porta a quella carità che è il puro amore di Cristo.

chatta con noiQuesto articolo è stato originariamente pubblicato su https://latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto e adattato da Ginevra Palumbo.