Il presidente Spencer W. Kimball ha insegnato che “verrà il tempo in cui solo coloro che credono profondamente ed attivamente nella famiglia saranno in grado di preservare le loro famiglie in mezzo al male che si raduna intorno a noi”. “La famiglia: un proclama al mondo” è stato pubblicato il 23 settembre 1995.
Riflettendo sugli ultimi 25 anni dalla sua pubblicazione, il proclama sulla famiglia rimane un documento pertinente e stimolante, sia per me personalmente che per il mio lavoro nella School of Family Life della Brigham Young University.
Sebbene le nostre famiglie siano la nostra responsabilità più importante, ogni famiglia sulla terra ha bisogno delle benedizioni fondamentali che derivano dal vivere i veri principi.
Credo, quindi, che una fede profonda ed attiva nei principi elencati in “La famiglia: un proclama al mondo” dovrebbe spingerci non solo a metterli in pratica per benedire e proteggere le nostre famiglie; questa convinzione dovrebbe spingerci a condividere questi principi con gli altri.
Come ha dichiarato il profeta Joseph Smith: quando otteniamo una testimonianza della verità, non ci accontenteremo di “benedire solo la nostra famiglia, ma il mondo intero, poiché saremo ansiosi di benedire l’intera razza umana.”
In Dottrina e Alleanze ci viene insegnato: “E la voce di avvertimento sarà rivolta a tutti i popoli, per bocca dei miei discepoli, che ho scelto in questi ultimi giorni” (DeA 1:4).
E ci viene detto che “la vostra predicazione sia una voce di avvertimento, ognuno al suo prossimo, in dolcezza e mitezza” (DeA 38:41).
Quando condividiamo i principi del proclama sulla famiglia con gli altri, possiamo adempiere a quella direttiva di predicare e mettere in guardia i nostri vicini, aiutandoli a rafforzare le loro famiglie.
Una voce di avvertimento per gli altri
Per anni ho tenuto un corso base alla Brigham Young University che esplora in profondità il proclama sulla famiglia.
Ho detto agli studenti che il proclama è per il mondo intero ma che noi, in quanto Santi degli Ultimi Giorni, siamo i messaggeri che portano le sue verità ai nostri amici, colleghi e familiari; siamo quella voce dolce e mite di avvertimento per i nostri amici vicini e lontani.
Una cosa che ho fatto per raggiungere questo obiettivo è stata incoraggiare gli studenti, durante il semestre, a fare esperienza di “condivisione e difesa” con amici, familiari, colleghi e conoscenti casuali sia vicini che lontani.
Alla fine del semestre hanno condiviso con me le loro esperienze in un breve report.
Uno degli argomenti più comuni sollevati dai miei studenti quando si sono ritrovati a condividere e difendere principi del proclama, è stato la convivenza, ovvero vivere insieme prima del matrimonio.
In classe abbiamo parlato di quanto sia comune la convivenza in questi giorni.
Attualmente, circa due terzi delle coppie sposate convivono prima di sposarsi, eppure la convivenza è associata ad una modesta diminuzione della qualità coniugale e ad un incremento nel rischio di divorzio – circa il 20% in media – se la coppia alla fine si sposa.
I miei studenti sono sembrati quasi sollevati nel venire a conoscenza di queste informazioni.
La loro fede ha insegnato loro ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma la cultura in cui sono cresciuti nella logica mondana gli aveva suggerito che la convivenza aiutasse le coppie ad avere informazioni più preziose, necessarie per prendere la decisione giusta sul matrimonio.
Sebbene la convivenza possa fornire maggiori informazioni, le coppie tendono a non considerare più l’idea del matrimonio piuttosto che assumersi un fermo impegno.
Uno studente, che chiamerò “Richard”, si è rivolto ad un amico del liceo e ha iniziato una conversazione su questo argomento. Richard si era recentemente iscritto a Facebook.
Nel giro di poche ore, un buon amico del liceo, con cui aveva perso i contatti, gli ha inviato un messaggio e hanno iniziato a parlare. Richard ha scoperto che il suo amico, Tom, aveva appena deciso di trasferirsi dalla sua ragazza.
Tom gli ha detto che lui e la sua ragazza speravano di sposarsi un giorno in un lontano futuro, ma non c’erano ancora dei programmi veri e propri.
Richard ha capito che questa poteva essere un’esperienza di “condivisione e difesa” ideale per il mio compito a casa, se avesse avuto il coraggio di farlo.
Richard ha detto che sapeva che Tom era un giovane di buon carattere, che teneva profondamente alla sua ragazza e sapeva che non avrebbe voluto fare nulla che l’avrebbe ferita.
Quindi, Richard ha condiviso alcune preoccupazioni sulla decisione di Tom di vivere con la sua ragazza senza un impegno per il matrimonio, raccontandogli della ricerca sulla convivenza che aveva appena scoperto in classe.
Gli ha detto che non voleva offenderlo, ma come amico voleva condividere le sue preoccupazioni. Era ansioso di conoscere la risposta di Tom. Tom ha risposto e ringraziato sinceramente Richard per la sua preoccupazione.
Ha detto che sapeva che vivere insieme non fosse la cosa migliore. Nonostante questo, sfortunatamente, Tom ha detto che l’avrebbe fatto comunque.
Tuttavia, Richard ha piantato un buon seme ed è stato obbediente al comandamento di dare un avvertimento con mitezza e mansuetudine.
Storie di successo
Molti dei miei studenti, tuttavia, hanno avuto più successo, per così dire, nell’aiutare gli altri con questo problema.
Una studentessa si è tuffata coraggiosamente nel discorso, quando la sua migliore amica l’ha chiamata per comunicarle l’entusiasmante notizia riguardante la decisione di trasferirsi dal suo nuovo ragazzo.
Ancora una volta, in una serie di lunghe e talvolta difficili conversazioni telefoniche, “Natalie” ha condiviso con la sua amica i risultati della ricerca sui rischi della convivenza.
Ha anche condiviso i propri sentimenti e la propria fede riguardo al matrimonio come custode appropriato della sessualità umana, esprimendo la sua convinzione che “il matrimonio tra un uomo e una donna è ordinato da Dio” e che “Dio ha comandato che i sacri poteri della procreazione debbano essere usati soltanto tra uomo e donna legalmente sposati come marito e moglie”.
Natalie ha raccontato che all’inizio aveva ricevuto della resistenza da parte della sua amica che aveva messo in dubbio la ricerca, prima di confessare che sentiva una certa pressione a trasferirsi con il suo ragazzo e che era davvero insicura.
Alla fine, l’amica di Natalie ha espresso apprezzamento per la sua preoccupazione e il suo sostegno e ha detto a Natalie che aveva deciso di non vivere con il suo ragazzo.
Non conosco la fine di questa storia, ma ho fiducia che una vita è stata benedetta da una giovane donna coraggiosa, che ha aiutato un’amica a seguire la Luce di Cristo dentro di lei.
Le preziose esperienze di condivisione non si limitano soltanto ad amici e colleghi che non condividono la nostra fede. Alcune delle storie più stimolanti che i miei studenti hanno condiviso riguardano amici che sono membri della Chiesa e persino i loro familiari.
Un giorno, una giovane studentessa, “Cindy”, stava ascoltando in classe delle dichiarazioni profetiche sulla santità della vita umana.
Tuttavia, Cindy aveva appreso che le statistiche mostrano che attualmente ci sono più di 70 milioni di aborti nel mondo (e più di 800.000 negli Stati Uniti), con un numero di adozioni in calo.
I suoi pensieri andarono ad un’amica intima del suo rione, nella città in cui è cresciuta. Cindy sapeva che la sua amica era rimasta incinta del suo ragazzo e che aveva lottato per sapere cosa fare.
Aveva ricevuto pressioni in diverse direzioni: abortire, partorire e tenersi il bambino o dare il bambino in adozione. Alla fine, dopo aver chiesto in preghiera, l’amica di Cindy aveva dato alla luce una bambina e, poi, l’aveva data in adozione ad una coppia di Santi degli Ultimi Giorni.
Pensando a questo, dopo le lezioni, Cindy chiamò la sua amica, che poche settimane prima aveva fatto questo dono disinteressato a questa coppia. Cindy condivise i suoi sentimenti sulla santità della vita e su quanto fosse orgogliosa della sua amica.
La sua amica rispose esprimendo gli stessi sentimenti a Cindy e le disse di quanto fosse felice che il Signore potesse portare qualcosa di così bello da questa difficile situazione.
Questa è stata un’esperienza potente per Cindy, che ha confermato la sua fede nelle sacre verità del proclama sulla famiglia, in cui si afferma “la santità della vita e la sua importanza nel piano eterno di Dio” e che “i bambini hanno il diritto di nascere all’interno del vincolo del matrimonio e di essere allevati da un padre ed una madre che onorano i voti coniugali con completa fedeltà.”
Una delle esperienze di condivisione e difesa più memorabili che ho sentito è stata quella di una studentessa che chiamerò “Rachel”. Rachel aveva perso le tracce della sua migliore amica, quando era andata al college.
Ma di punto in bianco, un giorno, l’amica di Rachel, che in qualche modo aveva trovato il nuovo numero di cellulare della sua amica, la chiamò e le confessò che era incinta di sei mesi del suo ragazzo.
Il bambino era risultato positivo alla sindrome di Down. L’amica di Rachel aveva deciso che avrebbe abortito.
Rachel raccolse tutto il suo coraggio per esprimere i suoi sentimenti sulla sacralità della vita e raccontò alla sua amica una storia condivisa da una compagna di classe solo il giorno prima.
Questa compagna di classe, durante una discussione sulla sacralità della vita umana, aveva detto di essere risultata positiva alla sindrome di Down negli esami prenatali, ma i suoi genitori avevano deciso di farla nascere comunque, un evento raro in questi giorni in cui la maggior parte dei bambini con diagnosi prenatale di questa sindrome non viene fatta nascere.
Il test era risultato un falso positivo e lei era nata perfettamente normale. Forse, a seguito di questa storia, l’amica di Rachel aveva poi deciso di far nascere il suo bambino, piuttosto che abortire.
Alzando una voce di ammonimento con mitezza e mansuetudine, Rachel ha contribuito a preservare una vita sacra.
La maggior parte delle storie che i miei studenti mi raccontano sulla condivisione dei principi del proclama sulla famiglia non sono così drammatiche come queste ultime.
Molte riguardano argomenti più legati alla vita familiare, come la compassione ed il perdono. Ma, comunque, gli studenti mi hanno raccontato esperienze possenti, quando hanno conversato su questi argomenti con i membri della famiglia.
Il proclama applicato in famiglia
Ad esempio, “Mary” mi ha raccontato di un’esperienza di condivisione e difesa che ha finito per essere più di un compito per casa. Aveva parlato per due ore con la sorella minore, che si lamentava della madre che lei vedeva come prepotente, iperprotettiva ed ipocrita.
Alla fine, Mary era intervenuta. Ha riferito a sua sorella alcune statistiche su come più della metà delle madri si senta non apprezzata per il lavoro di educazione che svolge e su come il 20% affermi di sentirsi meno apprezzata dalla società dal momento in cui diventa madre.
Nonostante ciò, la maggior parte delle madri (non solo le madri Sante degli Ultimi Giorni) crede ancora che il lavoro più importante che svolgono sia tra le mura di casa propria.
Questo vale anche quando lavorano fuori casa, come faceva la madre di Mary, per aiutare a sostenere la loro famiglia.
Mary ha parlato con sua sorella di come le madri si sacrifichino così tanto per le loro famiglie e ha citato questa frase presente nel proclama sulla famiglia: “Le madri sono le principali responsabili della cura dei loro figli”.
Ha anche sottolineato che molte madri, a volte, possono sembrare prepotenti perché si preoccupano così profondamente della felicità dei loro figli e prendono sul serio la responsabilità data loro da Dio, di “allevare i loro figli con amore e rettitudine”.
Mary ha esortato sua sorella ad essere più comprensiva nei confronti della madre.
Dopo alcuni momenti di silenzio, Mary ha sentito dei respiri soffocati provenire dall’altra parte della linea. Sua sorella le ha detto qualche parola e ha risposto che si sarebbe impegnata di più.
Pochi minuti dopo aver terminato la chiamata, il telefono di Mary ha squillato, sua madre era dall’altra parte. “Mary, cosa hai detto a tua sorella?” le ha chiesto.
Mary ha raccontato a sua madre solo alcune delle cose che aveva detto. Sua madre ha risposto semplicemente: “Mary, grazie. Le tue parole hanno avuto un enorme impatto su tua sorella”.
A volte è necessaria una voce di avvertimento mite, dolce e sensibile anche all’interno della cerchia familiare.
Leggi anche: Il ruolo che gli angeli della famiglia svolgono nella nostra vita
Il proclama sulla famiglia: uno scudo e un aiuto
Ascoltare le storie di questi studenti è stato un privilegio personale.
Il proclama sulla famiglia è un documento ispirato – il presidente Boyd K. Packer lo definì “rivelatore” e “simile alle scritture nel suo potere” – e contiene verità senza tempo che benediranno non solo la nostra vita, ma anche quella di coloro che ci circondano mentre lo condividiamo.
Spero che queste storie abbiano piantato in voi il desiderio di vivere un’esperienza di “condivisione e difesa”. Credo che, mentre le cercherete, le troverete. E, come i miei ex studenti, quando si presenteranno queste opportunità, prego che abbiate il coraggio di agire.
Questo articolo è stato originariamente scritto da Alan J. Hawkings ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato 25 years ago, the family proclamation was issued. Here’s how 1 BYU professor says Latter-day Saints can share and defend it today. Italiano ©2020 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2020 LDS Living, A Division of Deseret Book Company
Questo articolo è tratto da un devozionale tenuto al Business College, l’8 ottobre 2013.
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