Nella nuova serie “In nome del cielo”, visibile su Disney+, ci sono molte rappresentazioni fuorvianti che, insieme, dipingono un quadro incriminante non solo di due persone squilibrate, ma di un’intera comunità di fede.
In un recente articolo del L.A. Times, il costumista della serie, Joseph La Corte, ha parlato con orgoglio degli abiti e delle ambientazioni “fedeli al periodo” e “il più umanamente possibile dettagliate e precise”.
Uno dei consulenti (un ex membro) ha dichiarato che il suo obiettivo era quello di presentare “l’immagine più accurata” della Chiesa “in tutte le sue forme”.
E il produttore, Dustin Lance Black, anch’egli vantando l’esattezza della rappresentazione, ha definito sé stesso “uno dei più diligenti nel cercare di rimanere il più fedele possibile alla verità”, allo scopo di essere “autentico”.
Tutto questo grazie ad “anni” di ricerca, per “essere certi” che ciò che era descritto nel libro originale, venisse rappresentato in modo “abbastanza veritiero”, fino ad includere dettagli come “lampadari di fine secolo e sedie provenienti da un teatro nel Kentucky”.
“Irremovibile nel raccontare la storia nel modo più onesto e autentico possibile”, Black ha affermato con serietà ai giornalisti: “se dovevamo farlo, dovevamo farlo bene”.
Tali commenti autocelebrativi sono sbalorditivi e cupamente umoristici, considerando l’enormità dei travisamenti nella narrazione portata avanti da questo team creativo, non solo rispetto ai due assassini, ma rispetto ad un’intera comunità di fede ed alla sua storia.
Un pezzo del Wall Street Journal citava uno storico dei Santi degli Ultimi Giorni invitato alla prima, che ha affermato:
“Nessuno degli studiosi con cui ero seduto – ognuno dei quali sa benissimo come dare uno sguardo aperto e critico alla nostra cultura e tradizione – ha riconosciuto sé stesso o la nostra gente nella serie “In Nome del Cielo”.
Ha continuato dicendo: “Devo ancora incontrare un membro della Chiesa, o anche un amico, che consideri credibile l’immagine rappresentata nella serie.
Quest’ultima sembra proporre ogni tipo di stereotipo o retorica fuorviante che si possa immaginare”.
“In nome del cielo”: una finzione assoluta
La sorella di Brenda Lafferty, il cui omicidio è l’argomento trattato nelle puntate de “In nome del cielo”, ha affermato che non si sarebbe mai aspettata un tale allontanamento dalla realtà.
Ha espresso tristezza per il danno arrecato alla memoria di sua sorella:
“Questa serie è una finzione assoluta… sono frustrata dal modo in cui manipola le persone. Non le conduce alla verità o alla realtà di ciò che è accaduto”.
Forse niente di tutto questo è così sorprendente, dato che la serie “In nome del cielo” è basata su un libro che ha suscitato infinite critiche a causa di un difetto fondamentale: il suo ritratto miope di tutti i Santi degli Ultimi Giorni.
Eppure, lo stesso produttore, Dustin Lance Black, ha insistito nel voler correggere questo ben noto pregiudizio testuale e lo ha fatto assumendo due consulenti storici che sono tra i più noti critici della Chiesa, ex Santi degli Ultimi Giorni: Troy Williams, il capo di Equality Utah, e Lindsay Hansen Park, il direttore esecutivo della Sunstone Education Foundation.
Anche se sì, possiamo tutti apprezzare la natura fittizia di qualsiasi drammatizzazione, i creatori della serie “In Nome del Cielo” (come l’autore del libro prima di loro) stanno chiaramente proponendo un’immagine particolare della Chiesa di Gesù Cristo. E lo stanno proponendo non come mera finzione.
È anche vero, come ha sottolineato ieri l’anziano David Bednar al National Press Club, che i Santi degli Ultimi Giorni sono stati descritti in modo errato sin dall’inizio.
E, anche se cerchiamo di non dar molta importanza a tutto questo, riceviamo ancora delle ferite che, talvolta, lasciano un segno duraturo.
“In nome del cielo”: Correggere gli errori, un dovere imperativo
Dopo mesi di ingiusta detenzione, Joseph Smith scrisse in una lettera di avere il “dovere imperativo” di “raccogliere le descrizioni di tutti i fatti, delle sofferenze e degli abusi inflitti” ai primi Santi, compreso il “raccogliere le pubblicazioni diffamatorie che circolano; e tutto ciò che è nelle riviste, e nelle enciclopedie e tutte le storie diffamatorie che vengono pubblicate”.
A quel tempo, naturalmente, le ingiustizie erano particolarmente gravi, e comprendevano lo stupro, l’omicidio e l’espulsione violenta di famiglie innocenti, compresi dei nostri diretti antenati.
Quell’orrore, tuttavia, era legato, in qualche modo, alle pubblicazioni diffamatorie che circolavano ampiamente e che disumanizzavano efficacemente i Santi, non solo per gli aggressori ma anche per molti altri, che avrebbero potuto fermare la violenza perpetrata contro di loro.
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Con un interesse simile nel correggere il documentario e nel ritenere queste rappresentazioni pubbliche responsabili di calunnia, abbiamo elencato e dettagliato una lista delle false dichiarazioni più sostanziali promulgate in questa serie, con apprezzamento e credito ad altre attente revisioni condotte, in particolare, da un team di studiosi del FAIR, dalla giornalista Katie McKellar del Deseret News, dalla critica letteraria Liz Busby, da Max Perry Mueller di Slate e Jana Riess e Peggy Fletcher Stack del Salt Lake Tribune (e se alcune di queste persone si interessano a qualcosa, allora vuol dire che è davvero qualcosa di molto importante!).
Sebbene ci siano delle recensioni degli episodi che hanno evidenziato alcuni problemi, queste non sono ancora state raggruppate da nessuna parte.
Analizzando i contenuti e trattando ogni singolo tema nel dettaglio, presentiamo di seguito una guida definitiva alla falsa rappresentazione tristemente convincente e, sì, anche alla palese diffamazione che si verifica durante questa produzione.
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Normalizzare i Lafferty: ovvero ritrarre una famiglia patologica e lontana dal Vangelo come rappresentativa della comunità di fede nel suo insieme.
Nessun travisamento è più convincente del tentativo di ritrarre i disturbati fratelli Lafferty come, in qualche modo, rappresentativi dei membri della Chiesa nel loro insieme.
Raggiungere questo obiettivo è stato abbastanza difficile e i creatori dello show hanno dovuto lavorare sodo per garantire che la distorsione fluisse in due direzioni diverse: mentre il team creativo ritraeva questa famiglia squilibrata come più normale di quanto non fosse in realtà, allo stesso tempo ha ritratto i Santi degli Ultimi Giorni nel modo meno normale possibile di quanto fossero in realtà, sì, anche negli strani anni ’80.
L’inequivocabile fatto storico è che questi fratelli furono scomunicati dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni uno e due anni prima che avvenissero le violenze e si erano staccati dalla Chiesa per fondare una setta poligama e partecipare ad una milizia locale.
Dopo che le parole di Brenda contribuirono alla loro scomunica dalla Chiesa, così come all’abbandono da parte della moglie di Ron, i fratelli vollero vendicarsi.
Erano entrambi chiaramente apostati della fede, mentre Brenda meritava lode per il suo ruolo nell’evidenziare il loro pensiero e i loro comportamenti errati.
Di conseguenza, essi palesarono le loro visioni criminali per ottenere la loro vendetta, insistendo che Dio aveva detto loro che Brenda era “diventata un ostacolo sul Mio cammino” e doveva essere “rimossa rapidamente affinché ne fosse fatto un esempio”.
I fratelli razionalizzarono la loro violenza per agire come il “braccio di Dio” e sotto il “comando del Signore”.
Inutile dire che tutto questo è ripugnante per i membri della nostra comunità di fede, come lo è per qualsiasi altro essere umano con una coscienza intatta.
Non c’è un solo Santo degli Ultimi Giorni, allora e adesso, che non sarebbe inorridito davanti a ciò che è accaduto.
Nonostante questo, il team di produzione ha lavorato per ritrarre i Lafferty non come persone allontanatesi dalla tradizione della fede, ma come rappresentativi della stessa, proponendo gli stessi atti brutali come un distillato di alcuni dei suoi insegnamenti fondamentali.
E, contemporaneamente a questa rappresentazione, gli stessi membri della Chiesa vengono ritratti come particolarmente strani ed insoliti.
Oltre alle cose banali, come non poter mangiare patatine fritte (nonostante lo Utah vada notoriamente “pazzo” per le patatine fritte con salsa rosa), nei primi episodi i membri della Chiesa si chiamano incessantemente “fratello” e “sorella” e non si riferiscono mai a Dio se non come “Padre Celeste”.
Anche se “fratello e sorella” sono termini comuni tra noi, Liz Busby sottolinea che “qui sono usati troppo spesso e ogni frase termina con “Non è vero, fratello?””. Sharon Walker Wright ha detto, riferendosi a sua sorella Brenda:
“Non parlava così. Quando guardi lo show, dicono ‘Padre Celeste’ 30 volte, nei primi 10 minuti”. (“Padre Celeste” è usato spesso, specialmente nella preghiera, ma non viene utilizzato in modo esclusivo, nemmeno negli anni ’80, come conferma una ricerca dei discorsi della Chiesa degli anni ’80).
Ha sottolineato la sua frustrazione per la rappresentazione di Brenda come una fanatica religiosa quando, in realtà, aveva un rapporto piuttosto normale con la sua fede e non era particolarmente “ecclesiastica”.
Entrambe le sorelle sono state allevate nella fede da genitori “pragmatici” nell’Idaho e non hanno portato la loro religione agli estremi.
“Non la riconosco affatto nella serie “In nome del cielo”, ha detto. “Quella non è Brenda”. Non è d’accordo neanche il marito sopravvissuto di Brenda – che oggi è ancora un membro attivo della Chiesa – in netto contrasto con la rappresentazione della serie “In nome del cielo”.
Diverse volte, nell’episodio 4, ci sono riferimenti ad “almeno 10 o 12” figli, come se questa fosse la dimensione tipica di una famiglia di Santi degli Ultimi Giorni.
Nel 1980, solo il 12% degli abitanti dello Utah aveva una famiglia di 6 o più persone e solo una frazione di quel 12% aveva più di 10 figli (oggi anche meno).
Continuando la narrazione delle stranezze, le figlie dell’ufficiale Pyre indossano i tanto discussi abiti da pionieri nell’episodio uno, senza alcuna chiara spiegazione del contesto che aiuterebbe a capire come mai.
Brenda Wright Lafferty è stata uccisa il 24 luglio (del 1984), il Giorno dei Pionieri, in Utah, poiché Brigham Young e i mormoni arrivarono nella Valle del Lago Salato il 24 luglio del 1847.
A volte, i bambini si vestono con abiti da pioniere, ma solo per le parate. L’assenza di un contesto più esplicito è fuorviante e da’ la falsa impressione che i membri della Chiesa di Gesù Cristo si vestano regolarmente in quel modo. Max Perry Mueller di Slate scrive:
“L’uso di tale iconografia sartoriale – che molti americani associano ad un gruppo gestito dal condannato stupratore di bambini Warren Jeffs – abbatte la distanza tra la chiesa di Salt Lake e le altre chiese fondamentaliste di pecore nere”.
A parte qualche occasionale personaggio, i genitori di Brenda ed alcuni membri della società di soccorso, non vengono rappresentati molti Santi degli Ultimi Giorni normali, almeno non fino alla famiglia Brady nell’episodio 5.
Come Patrick Mason fa notare: “ci sono sempre nuvole scure all’orizzonte. Anche le cose semplici, come un padre che parla a sua figlia del battesimo e le regala un anello SIG (Scegli il Giusto), hanno un tono minaccioso”.
Inoltre, mentre è decisamente anormale per i giovani della Chiesa indossare abiti da pioniere, non è poi così anormale avere antenati che risalgono ai pionieri.
Eppure, nell’episodio 1, Brenda giustifica il matrimonio con un componente della famiglia Lafferty sottolineando che risalgono “ai pionieri” e descrivendoli a suo padre come “i Kennedy mormoni”, una descrizione che usa anche il detective Pyre.
Tutto questo non si avvicina neanche lontanamente alla realtà, come hanno sottolineato diversi studiosi. Per quanto gradita sarebbe stata la famiglia di Watson e Claudine Lafferty nella contea dello Utah, il loro nome è poco prominente e piuttosto insolito, certamente non un nome noto dei Santi degli Ultimi Giorni (come Smith, Young, Pratt, Richards, Cannon, Kimball, Benson, Hinckley, Marriott, Huntsman, ecc.).
Ma, naturalmente, per gli scopi della serie “In nome del cielo”, i Lafferty devono essere visti come relativamente normali… così come i Santi devono essere visti come particolarmente strani.
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Deformare gli effettivi ruoli di genere: fingere un’ampia e insensibile oppressione tra le donne della Chiesa.
I messaggi di genere in questa serie sono veloci e frenetici. Un esempio è presente in uno degli ultimi episodi, quando Brenda dice:
“Il Padre Celeste vuole che io abbia figli e accresca Sion”, una frase che sua sorella insiste che “non avrebbe mai detto” nella vita reale.
Nello stesso episodio, si vede la moglie del vescovo dire alla moglie di Ron, Diana, che il suo unico dovere fosse “creare una casa ed un ambiente per sostenere e supportare il nostro detentore del sacerdozio”.
Questa stessa narrazione viene portata avanti fin dall’episodio 1, dove le donne servono la limonata e gli uomini lavorano.
Nello stesso episodio, Allen afferma che “alle donne Sante degli Ultimi Giorni viene insegnato ad essere obbedienti. Servire il marito, obbedire.
E va bene, Brenda non era così. Questo l’ha resa colpevole di quello che ha subìto?”. Quando il detective dice enfaticamente “no”, Allen risponde: “Allora potresti non essere un così bravo mormone come pensi”.
Questo dialogo rappresenta la dottrina della Chiesa e l’attuale atteggiamento degli uomini mormoni? No, affatto.
Questa non è la dottrina della Chiesa, né è un atteggiamento prevalente tra i membri della Chiesa.
Con oltre sedici milioni di membri, potrebbe esserci qualcuno con questo atteggiamento, ma sarebbe una minoranza significativa e tali atteggiamenti verso le donne della Chiesa sarebbero disapprovati e rifiutati dalla maggioranza dei membri, sia donne che uomini.
In un episodio successivo, le donne sono ritratte mentre si impegnano ad obbedire a tutti gli uomini per il resto della loro vita.
Questo non è mai stato chiesto alle donne della Chiesa e chiunque lo suggerisca sta semplicemente mentendo. Ciò che è vero è che in una cerimonia sacra, in passato, le donne erano vincolate al patto di seguire il marito (non “tutti gli uomini”) e solo fintantoché il marito fosse rimasto retto.
Parte dell’essere giusti, ovviamente, è il non comportarsi come gli uomini di questa serie si comportano con le donne.
Questa stessa immagine di oppressione penetrante è evidente nell’episodio 2, “Mamme in Sion”.
Sebbene sia vero che nei decenni precedenti le donne sono state incoraggiate a dare la priorità all’opportunità di crescere i figli, osserva Liz Busby, “la conversazione dei Santi degli Ultimi Giorni su quella scelta, suonava in modo totalmente diverso da ciò che è stato rappresentato nella serie “In nome del cielo”.
Continua: “Mentre i Lafferty si concentrano su come le donne non dovrebbero avere ambizioni o interferire nel lavoro degli uomini e su come una moglie dovrebbe essere obbediente al marito, la conversazione nel mio rione tendeva a concentrarsi sui benefici che ci sarebbero stati per i bambini e per il mondo nell’avere delle donne che potessero stare a casa.
L’obbligo di essere madri in Sion era descritto come una vocazione alta e santa, per la quale valeva la pena rinunciare a una carriera”.
Liz prosegue citando il classico discorso del presidente Ezra Taft Benson del 1987, “Alle madri di Sion”, che include la seguente citazione:
“Colei che può dipingere un capolavoro o scrivere un libro che influenzerà milioni di persone merita l’ammirazione e il plauso dell’umanità; ma colei che alleva con successo una famiglia di figli e figlie sani e belli, la cui influenza si farà sentire attraverso le generazioni a venire… merita il più alto onore che l’uomo possa dare e le benedizioni più accurate di Dio”.
Liz continua:
“Pyre non reagisce con confusione e non corregge Allen e Robin, quando espongono la loro dottrina misogina, e l’unica indicazione che alcuni santi la pensano diversamente l’abbiamo quando il padre di Brenda dice che vuole che lei “sfrutti la sua educazione”.
L’episodio 3 suggerisce anche che è tipico per un marito Santo degli Ultimi Giorni essere arrabbiato con sua moglie per aver parlato e detto la sua opinione su questioni familiari, ecclesiastiche e comunitarie.
Quando il detective Jeb Pyre scopre una lettera che la moglie di Ron Lafferty, Diana, ha scritto ai dirigenti della Chiesa, risponde scioccato:
“È difficile immaginare una moglie SUG che faccia questo alla sua stessa famiglia. È eccessivo”.
È sciocco, come molti hanno notato.
La maggior parte dei mariti Santi degli Ultimi Giorni “non avrebbe problemi con la propria moglie che parla ed esprime le proprie opinioni” su questioni importanti. In effetti, molti potrebbero avere un problema con le loro mogli, se queste non dessero le loro opinioni. Suggerire il contrario non è solo impreciso, ma offensivo.
E quando alcuni elementi dei fatti reali avrebbero potuto offrire una contro-narrativa a questa oppressione? Sono stati semplicemente cambiati. Ad esempio, è stata sorella Low (e non suo marito, il vescovo) ad avere attivamente sostenuto una delle mogli dei Lafferty nella richiesta di divorzio.
Questo dettaglio storico è stato invertito. Forse l’idea che la Chiesa abbia leader donne non si adatta bene alla rappresentazione della serie dell’oppressione delle donne nella Chiesa.
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Insistere sulla socializzazione violenta all’interno della fede: dare per scontato che gli uomini vengano incoraggiati dalla loro fede all’aggressione, come giustificazione per gli stessi omicidi.
Nell’episodio 1, Allen dice a Pyre:
“Hanno nascosto la nostra verità con le loro combinazioni segrete. Se pensi ancora che il tuo Dio sia amore, allora non sai chi sei, fratello. Questa fede… la nostra fede, genera uomini pericolosi”.
Un Santo degli Ultimi Giorni sottolinea ciò che sarebbe ovvio per chiunque preghi con noi:
“Agli uomini e alle donne nella Chiesa viene insegnato ad obbedire alle leggi della loro nazione e, cosa ancora più importante, a vivere il vangelo di Gesù Cristo, che è amare il Signore loro Dio con tutta la facoltà, mente e forza e amare il loro prossimo come se stessi. Non c’è spazio per l’odio e l’intolleranza”.
Ma qual è la verità più grande? La religiosità è costantemente collegata a meno violenza e aggressività, sia tra i giovani che tra gli adulti, e questo vale anche per i Santi degli Ultimi Giorni.
E non ci sono dati disponibili o argomenti inequivocabili per suggerire il contrario. Eppure, i produttori della serie insistono sul fatto che venga raccontata una storia molto diversa.
Sebbene il detective Pyre sia costantemente affettuoso con la sua famiglia ed i colleghi, quando sua moglie Rebecca si oppone al cambiamento della data del battesimo delle loro ragazze, afferma in modo aggressivo la sua autorità sacerdotale, in un modo che sembra ovviamente parallelo ai fratelli Lafferty.
E come si sentono le donne alla Brigham Young University (istituto di proprietà della Chiesa)?
Commentando una scena in cui un professore della BYU rinchiude Brenda nello studio e tenta un approccio, la sorella di Brenda ha dichiarato:
“È una finzione totale… nessun professore della BYU ha mai oltrepassato il limite con Brenda… non le è mai successo nulla del genere” e ha aggiunto: “Amava tutti i suoi colleghi. Ha adorato la sua esperienza alla BYU”.
Ciò che Black ha realmente fatto, è affermare la propria narrativa, anche andando contro la realtà.
Mentre i titoli nazionali etichettavano gli omicidi di Lafferty come “omicidi religiosi”, quelli che seguivano i casi giudiziari reali – in particolare il nuovo processo del 1996 – analizzavano le prove di Ron Lafferty che usava come copertura le sue opinioni religiose per quello che era realmente un “crimine passionale”, come vendetta nei confronti di Brenda, per aver incoraggiato l’ex moglie a lasciarlo, “rivelando” in questo modo la giustificazione per il suo atto atroce.
L’altro assassino, Dan, abusava dei propri figli, secondo quanto dichiarato da una delle sue figlie.
Il pubblico ministero ha riconosciuto che Dan potrebbe essere stato guidato dal suo fanatismo religioso, mentre suo fratello Ron desiderava semplicemente vendetta contro le donne che lo sfidavano.
La sorella di Brenda, Sharon Wright Weeks, lo ha definito un classico caso di violenza domestica, avvolto nella retorica religiosa. E lo dice senza mezzi termini:
“La religione non ha nulla a che fare con il motivo per cui Brenda ed Erica sono state assassinate.
Per comprendere il tutto, immagino si debba passare attraverso il processo giudiziario e ascoltare il pubblico ministero spiegare perchè non si è trattato di un omicidio religioso. Perché Ron Lafferty non era incapace.
E perché i crimini erano passionali, omicidi per vendetta, e non avevano nulla a che fare con la religione. Tuttavia, “In nome del cielo” ha diffuso l’idea che la Chiesa crei persone violente”.
Tracciare una linea che unisca l’omicidio di Brenda ed Erica ad alcuni capitoli violenti del passato della Chiesa crea una grande narrazione, ha anche detto Weeks. Ma questo ignora chi fosse Brenda e cosa sia realmente accaduto.
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Templi spaventosi: descrivere esperienze sacre come spaventose e che in qualche modo incoraggiano i membri a compiere violenze contro gli altri.
La sorella di Brenda, Sharon Wright Weeks, ha dichiarato che uno dei maggiori problemi avuto con la serie è stata la decisione, nell’episodio 3, di usare i momenti più sacri, intimi e privati di Brenda – il suo matrimonio al tempio – e rappresentarli in una luce “inquietante” anche se, in realtà, Brenda “ne ha adorato ogni parte”.
Come ha ricordato:
“È stata un’esperienza personale e bellissima che ha assolutamente amato… Non pensava ci fosse nulla di strano. Non pensava che fosse inquietante”.
Inoltre, Weeks ha continuato dicendo che sua madre ha allevato lei e sua sorella preparandole completamente per la cerimonia, quindi sapevano esattamente cosa aspettarsi.
Sebbene ora non sia attiva nella Chiesa, sa quanto sia “sacra” la cerimonia del Tempio e vuole proteggere la memoria di sua sorella dall’essere “sfruttata”, specialmente in quell’ambiente.
“Sento che hanno tradito Brenda e che non sono stata in grado di impedire che ciò accadesse” ha detto Weeks. “Non avevo idea che l’avrebbero mostrata in un tale scenario.”
La scena del Tempio, della durata di tre minuti, è davvero notevolmente irrispettosa e deludente, a causa dei forti sussurri tra le donne sull’imbarazzo riguardante la vecchia forma dell’iniziazione e delle domande che fanno sulla natura delle alleanze che vengono stipulate.
È vero che alcuni dettagli delle ordinanze sono cambiate nel tempo ed è vero che ai membri viene chiesto di mantenerli sacri e di non parlarne pubblicamente, ma la cosa più importante da notare è che durante la cerimonia non viene mai data alcuna istruzione, né ora, né in passato, che incoraggerebbe la violenza verso gli altri.
Insinuare il contrario è in parti uguali un sacrilegio ed una calunnia.
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“In nome del cielo” dipinge la storia della Chiesa come unicamente violenta: descrivere gli omicidi come una conseguenza naturale della fede.
Meredith Blake ha scritto sul L.A. Times che “In nome del cielo” ha “riportato bene” la storia della Chiesa “fino addirittura ai ‘buchi dei proiettili’”, definendola un “pezzo d’epoca che ripercorre la storia della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e il viaggio del suo profeta fondatore, Joseph Smith”.
Continuando il suo elogio caratteristico di molti recensori d’élite, osserva:
“Il team di progettazione della produzione, si è assicurato che ciò che era sul set fosse, fino all’ultimo dettaglio, effettivamente nella stanza di quel carceriere e che ciò che indossavano fosse accurato e che persino l’ordine in cui sono stati sparati i proiettili fosse preciso”. Come ha sottolineato il costumista:
“I momenti storici importanti della religione, li abbiamo trattati tutti”, mentre continuava a vantarsi delle 110 ore dedicate ai costumi “fatti a mano”.
Come possono degli osservatori ingenui non essere entusiasmati da tutto questo? Di cos’altro avrebbe bisogno qualcuno per esser convinto che ciò che sta guardando sia una storia vera?
Magari informarsi anche sui fatti storici di base? Anche il lettore occasionale della storia americana sa che i Santi degli Ultimi Giorni furono cacciati senza pietà dagli Stati Uniti in una dimostrazione di fanatismo religioso, dopo che il loro capo fu assassinato.
Eppure, nel filo conduttore della serie, è stata la presunta svolta di Joseph Smith verso l’aggressività “che ha dato alla luce il nostro primissimo angelo distruttore” e che li ha spinti lungo il percorso dell’espulsione. Allen continua dicendo:
“Non è così che il governatore del Missouri è stato riempito di piombo?”, mentre uno storico osserva: “Lilburn Boggs non era più governatore quando un aggressore sconosciuto gli sparò nel 1842.
Boggs fu gravemente ferito in quell’attacco, ma non fu ucciso e si riprese. Inoltre, non ci sono prove che il primo Santo degli Ultimi Giorni Porter Rockwell (noto ad alcuni come “l’angelo distruttore”) sia stato colui che ha sparato a Boggs”.
Il personaggio Allen afferma che Brigham Young aveva incoraggiato Joseph Smith a combattere la persecuzione e definisce Young come incitatore alla violenza, grazie alla sua influenza su Joseph, cosa a cui Emma Smith era contraria.
Liz Busby definisce la rappresentazione della morte di Joseph nell’episodio 5 “il pezzo di storia della Chiesa più inventato della serie “In nome del cielo”, a partire dalla raffigurazione di John Taylor mentre manipola una lettera inviata a Joseph Smith da Emma, per mettere Brigham Young a capo della Chiesa per il proprio vantaggio egoistico.
Nello stesso episodio, gli spettatori vedono Brigham Young cospirare per far uccidere Joseph Smith in modo che possa prendere il controllo della Chiesa.
In realtà, è risaputo che Brigham voleva teneramente bene a Joseph. Era a Boston o ci stava andando in quel periodo. E sono stati gli oppositori della Chiesa a volerlo morto. Lo stesso episodio cita John Taylor nel 1879 dicendo:
“L’Onnipotente imporrà le mani su questa nazione. Ci sarà più spargimento di sangue, più rovina, più devastazione di quanto abbiano mai visto”.
Sebbene sia una citazione accurata, è stato eliminato tutto il contesto in modo da riproporla in vece di violenta minaccia contro gli Stati Uniti, piuttosto che come una profezia su una deplorevole guerra che Taylor avrebbe fermato, se avesse potuto.
Questi momenti, spesso intrecciati, di violenza storica sono presentati offrendo “indizi” per gli omicidi, osserva Max Perry Mueller di Slate, con l’implicazione che “era inevitabile che, in una fede nata dal sangue a metà del XIX secolo, i veri fedeli fossero disposti a versare il sangue di coloro che ostacolano la costruzione del regno del Padre Celeste”.
Riassumendo, Mueller aggiunge:
“Tracciano una linea retta tra il sistema patriarcale che Joseph Smith Jr. ha costruito negli anni 1830 e 1840 e gli abusi che gli uomini mormoni infliggono nel presente”.
Parlando di queste rievocazioni nella storia dei Santi degli Ultimi Giorni, Barbara Jones Brown, ex direttrice esecutiva della Mormon History Association, ha detto:
“La mia preoccupazione è che molte persone guardando “In nome del cielo”, la vedano come storia reale nel contesto storico, anche se ci sono molte deviazioni dalla storia reale.”
In questo modo, la serie dipinge una storia di fede che è unicamente violenta. Ma cosa dice l’attuale documentazione storica? Come riassume il noto storico Patrick Mason:
“Sarebbe conveniente dire, in un certo senso, che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è particolarmente violenta. Sfortunatamente, non lo è”.
Senza negare la vera violenza che ha avuto luogo in certi momenti della sua storia, Mason riassume: “Caratterizzare questa particolare tradizione di fede come intrinsecamente e unicamente violenta è semplicemente un travisamento della realtà.
Per circa due secoli, la maggior parte dei Santi degli Ultimi Giorni ha vissuto in pace tra loro e con i propri vicini. La Chiesa ha dato le basi spirituali e strutturali per una società ordinata nello Utah”. Come sostiene Jana Riess:
“Nel raccontare la storia, i dettagli contano. La precisione conta”.
Dopo aver notato che molte delle affermazioni storiche sulla violenza dei Santi degli Ultimi Giorni sono invenzioni o esagerazioni quasi grottesche, Mason mette in evidenza una revisione completa di Scott Thomas per sostenere la seguente conclusione:
“La documentazione storica mostra che lo Utah non era più violento di altri territori occidentali. Il fatto straordinario che gli storici possano nominare praticamente ogni caso di violenza da parte dei Santi degli Ultimi Giorni contro i loro oppositori nei primi decenni della religione, suggerisce la relativa rarità di tali episodi.
Al contrario, gli studiosi che studiano il genocidio dei nativi americani o il linciaggio degli afroamericani, ammettono che le loro stime di quanta violenza sia effettivamente avvenuta saranno sempre imprecise, dato il numero schiacciante di morti e la relativa mancanza di documentazione”.
Leggi 10 modi in cui “In nome del cielo” denigra la chiesa di Gesù Cristo cliccando qui
10 modi in cui “In nome del cielo” denigra la chiesa di Gesù Cristo – 1a parte è stato pubblicato su publicsquaremag.org e tradotto da Cinzia Galasso.
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