Di seguito, trovate la 2° parte dell’articolo dedicato ai 10 modi in cui “In nome del cielo” riporta cose non veritiere sulla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
Potete leggere la prima parte con i primi 5 punti a questo link.
6. A cosa credeva Emma: raffigurare la moglie del profeta Joseph in modo diverso rispetto alla realtà.
Nell’episodio 4, si allude al fatto che Emma non credesse nè nella chiamata profetica di Joseph, nè all’autenticità del Libro di Mormon. In quell’episodio, Emma Smith dice a Joseph:
“Ero al tuo fianco quando hai scoperto le tavole (la voce gronda sarcasmo nel dire ‘scoperto’). Ero io a scrivere, quando dettavi ogni loro parola.
E ho sostenuto pubblicamente la loro divina (ancora una volta, grondante di sarcasmo) autenticità. Quindi, sei sicuro che vuoi chiedermi di credere adesso che il Signore in cielo ti comandi di prendere più mogli?”.
La scena suggerisce chiaramente che Emma non credeva che Joseph Smith fosse un vero profeta e che dubitava che il Libro di Mormon fosse un’autentica testimonianza di un popolo antico.
Nell’episodio 5, Emma viene rappresentata di nuovo in modo simile, mentre sfida pubblicamente Joseph Smith e la poligamia.
La realtà, invece, è che “Sebbene la poligamia fosse una dura prova per lei, aveva espresso i suoi dubbi in privato, sostenendo sempre pubblicamente suo marito.
E anche con questi dubbi, Emma rimase una vera fedele, sia per quanto riguardava la missione profetica di Joseph Smith, che la veridicità del Libro di Mormon.
Poco prima della sua morte, nel 1879, Emma Smith rese testimonianza del Libro di Mormon: ‘La mia convinzione è che il Libro di Mormon sia di autenticità divina.
Non ne ho il minimo dubbio…
Anche se ho partecipato attivamente a ciò che è accaduto ed ero presente durante la traduzione delle tavole e ho avuto cognizione delle cose mentre accadevano, è sorprendente per me, ‘una meraviglia e un prodigio’, tanto quanto per chiunque altro'”.
Soffermandoci su dettagli minori, in un episodio viene descritto il suo corteggiamento con Joseph e il loro primo incontro, avvenuto non quando avevano vent’anni, ma durante l’adolescenza.
E un’altra scena suggerisce che Emma fosse l’unica che scriveva “ogni parola” del Libro di Mormon dettata da Joseph, mentre, in realtà, era una tra gli almeno 7 scrivani identificati finora, incluso Oliver Cowdery che si occupò di gran parte della trascrizione.
Descrivendo la propria esperienza di quel periodo, Emma una volta disse:
“Spesso le tavole giacevano sul tavolo senza alcun tentativo di nasconderle, avvolte in una piccola tovaglia di lino che avevo dato a Joseph.
Una volta, mentre erano lì, le ho toccate tracciandone il contorno e la forma. Sembravano flessibili come carta spessa e, quando toccavo i bordi con il pollice, facevano il fruscìo di un suono metallico, come accade passando il pollice sui bordi di un libro”.
Ha testimoniato, inoltre: “So che il mormonismo è la verità; e credo che la Chiesa sia stata fondata per volontà divina”.
7. Sessualizzare la poligamia: rappresentare una prova di fede, riducendola ad una sola cosa, ad un elemento straziante per molte famiglie.
In una società in cui tutto è sessualizzato, non sorprende vedere qualcosa di così insolito e difficile da capire, come il matrimonio plurimo, attraverso la stessa lente inquisitoria.
Nell’episodio 4, il desiderio di Dan Lafferty per la poligamia è alimentato dai suoi passatempi extraconiugali.
Gli spettatori, da quel momento in poi, vedono Joseph Smith proclamare chiaramente la poligamia solo per la propria gratificazione fisica (e questa è stata un’accusa anti-mormone diffusa ma priva di prove per molto tempo).
Sebbene sia vero che almeno una (forse due) delle mogli di Joseph Smith avesse quattordici anni quando lo sposò, i fatti sono più complessi di quelli rappresentati nella serie.
Sebbene questi dettagli siano strani e persino offensivi per la sensibilità del ventunesimo secolo, sposarsi in così giovane età non era raro a quel tempo, in particolare nei contesti di frontiera, e Nauvoo, nel 1840, era ai margini della frontiera.
Nella serie, la rappresentazione e il dibattito sul matrimonio plurimo sono prevedibilmente riduttivi e superficiali e sottraggono molti elementi ad uno sguardo più attento e capace di cogliere le sfumature sia di questa dottrina, che della storia.
In uno dei momenti più estremamente lontano dalla realtà, il compagno del detective Pyre dice, nell’episodio 5:
“Fammi capire bene: se una moglie si oppone ad altre mogli, va bene farla espiare con il sangue?”. Ehm… no? Da nessuna parte. In nessun momento, nella storia o anche nelle comunità fondamentaliste di oggi.
In un episodio, Dan Lafferty presenta un opuscolo intitolato “The Peace Maker” (Il portatore di pace) come un “trattato essenziale” per i Santi degli Ultimi Giorni, sostenendo che fosse stato scritto da Joseph Smith e fornisse istruzioni sulla poligamia.
Nessuno, nella serie, corregge mai questo punto. Eppure, l’opuscolo è stato scritto da Udney H. Jacob che viveva a Nauvoo, nell’Illinois, e che all’epoca non era nemmeno un membro della Chiesa.
Joseph Smith denunciò il testo non appena lo scoprì, definendolo un “insieme di sciocchezze, follia e spazzatura”. Inutile dire che il testo non riflette i principi della Chiesa e certamente non è mai stato distribuito dalla stessa.
Nell’episodio 5, vediamo Joseph Smith ordinare “la distruzione del giornale per aver stampato parole che osano mettere in discussione la rivelazione riguardante la collezione di mogli“.
Come osserva uno degli studiosi, questo è fuorviante poiché elimina qualsiasi contesto che non sia sessuale:
“Mentre soltanto un unico numero del Nauvoo Expositor parlava del matrimonio plurimo, altri articoli incoraggiavano l’abrogazione dello statuto della città di Nauvoo e si opponevano a “tutte le rivelazioni politiche e alle ordinanze anticostituzionali” senza definire ciò che consideravano politico e anticostituzionale.
Il giornale aveva anche appoggiato le accuse e le attività degli “anti-mormoni”, inclusi “i diritti dei vecchi cittadini” di controllare le elezioni e “aveva radunato la contea” per opporsi alla candidatura di Hyrum Smith alla legislatura statale.
L’editore del Warsaw Signal assicurava che l’Expositor avrebbe portato al “declino e alla caduta del mormonismo””.
I dirigenti della città di Nauvoo temevano che il giornale avrebbe portato a un attacco a Nauvoo da parte di folle di anti-mormoni.
E come sindaco di Nauvoo, è vero che Joseph Smith aveva giustificato la distruzione della stampa, in quanto di disturbo pubblico, e citò dei casi in cui “la polizia di New York, Boston e Ohio avevano distrutto delle pubblicazioni che definì triviali”.
Eppure, ancora una volta, la verità su chi fossero questi primi Santi – e cosa accadde loro realmente – viene profondamente deformata.
8. Un’ossessione settaria per l’apparenza e la reputazione, più che per la verità e il benessere della comunità: distorcere i consigli dati dai dirigenti della Chiesa sullo studio storico e su come noi presentiamo noi stessi al mondo.
Durante una serie di episodi, si vede la Chiesa operare come una società spietata o anche peggio. In particolare, vediamo più e più volte un’ossessione per l’apparenza e la reputazione.
Ad esempio, nell’episodio 4, è fortemente implicito che a Ron venga rifiutato un prestito, perché la lettera di sua moglie ai profeti viene vista come motivo di imbarazzo per la Chiesa.
Il presidente di palo dei Lafferty pressa il detective Pyre affinché li rilasci sotto la sua custodia, ma egli rifiuta coraggiosamente.
Gli investigatori identificano l’auto che probabilmente hanno usato gli assassini e pianificano una conferenza stampa per chiedere consigli al capo della polizia che, tornando dalle vacanze, chiederà che tutti gli elementi del mormonismo fondamentalista vengano cancellati dalla conferenza stampa (ed è di nuovo implicito che sia appoggiato dalla Chiesa). Riguardo alla serie, Liz Busby aggiunge questa osservazione:
“I dirigenti della Chiesa locale spesso ricevono istruzioni dirette dal profeta e si concentrano sul mantenimento della reputazione della Chiesa, piuttosto che sulla salvezza e il loro benessere individuale”.
Poi si chiede: ”Alcuni vescovi abusano del potere e si concentrano eccessivamente sulla reputazione? Può darsi. Ma non ne ho mai incontrato uno nella realtà.
Eppure “In nome del cielo” da’ l’impressione che questo modo di fare sia diffuso e intenzionale”.
Per gli spettatori potrebbe esser facile dimenticare che la leadership nella Chiesa di Gesù Cristo a livello locale è interamente non retribuita e basata sul volontariato, con persone che sono chiamate a svolgere il loro lavoro quotidiano nella Chiesa e tornano ad essere di nuovo membri ordinari, dopo cinque o dieci anni di servizio.
Ben lontana da un sistema in cui le persone sono finanziariamente retribuite, la struttura del servizio ecclesiastico promuove una vasta serie di motivazioni superiori, rendendo così le scene sopra citate altamente improbabili. Al riguardo, ad esempio, Liz dichiara:
“Non credo che un presidente di palo abbia mai fatto pressione sulla polizia per affidare i Lafferty alle sue cure, soprattutto considerando che erano stati effettivamente scomunicati alcuni anni prima”.
Nell’episodio 5 il vescovo si rifiuta di chiamare i poliziotti pur sapendo che Ron sta abusando di sua moglie, cosa che è sicuramente accaduta in tutte le fedi nel passato.
Eppure, il vescovo afferma di fare ciò che era normale e previsto nella procedura della Chiesa (il che non era vero neanche allora).
Durante il consiglio disciplinare di Ron, anche il presidente di palo esprime più preoccupazione per il fatto che Ron risponda alle domande del suo vescovo, piuttosto che per “l’altra questione di violenza in casa tua”.
Liz osserva ancora una volta che questo episodio “persiste nel ritrarre i dirigenti della Chiesa locale come più preoccupati per la reputazione della Chiesa e per il mantenimento del controllo, che per la salute spirituale della loro congregazione”.
L’ossessione per l’apparenza si estende alle percezioni del passato.
Nell’episodio 3, il detective Pyre chiede al suo vescovo quali fossero alcuni insegnamenti ed eventi potenzialmente difficili e scomodi del passato. Il vescovo dice:
“Fratello Pyre, non sono un accademico o uno storico, perciò non mi preoccupo mai di approfondire. Capisci quello che sto dicendo?”.
Pyre dice di no. Il vescovo, con sguardo serio, dice: “Non vado a scavare nel passato. E nemmeno tu dovresti.
Riponi la tua fiducia nel profeta di oggi, Spencer W. Kimball, e tralascia le cose che non capisci. Solo così puoi avere una tale fede sul fatto che il profeta non ci svierà mai”.
È vero che i membri della Chiesa sono incoraggiati a non perdere la fede nell’attuale ministero profetico e in passato sono stati giustamente avvertiti sull’enorme quantità di materiale anti-mormone che circola.
Tuttavia, come altri hanno notato, i membri della Chiesa non sono generalmente scoraggiati dallo studiare la storia e la dottrina della Chiesa.
Al contrario, sono spesso incoraggiati a farlo in modo ponderato e in preghiera, mentre tengono conto del tipo di materiale a cui si affidano.
Ma anche queste avvertenze sono diventate meno importanti negli ultimi 20 anni, poiché la Chiesa ha affrontato queste complesse questioni storiche in modo più diretto.
Tuttavia, anche prima di questo recente periodo, è ingannevole suggerire che l’intera storia sia stata sepolta di proposito. Invece, questo è esattamente ciò che fa la serie.
Nell’Episodio 4, Allen dice a Dan che è “frustrato dal fatto che gran parte della nostra storia sembra essere stata intenzionalmente rimossa da ogni biblioteca dello Utah, inclusa quella della BYU”.
Come riassume uno studioso: “quel commento è così lontano dalla realtà che i creatori di “In nome del cielo” dovrebbero essere imbarazzati al riguardo”.
La Harold B. Lee Library della Brigham Young University ha probabilmente la seconda migliore collezione di letteratura anti-mormone al mondo.
Seconda solo alla Biblioteca storica presso la sede centrale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, la Lee Library ha inoltre un’eccellente raccolta di letteratura mormone fondamentalista, che è stata raccolta dai vari gruppi che rivendicano legami con la Chiesa.
Inoltre, anche gli studiosi seri di qualsiasi altra estrazione religiosa sono autorizzati a visualizzare queste pubblicazioni e documenti storici. Infine, eccellenti raccolte di materiale a cui ci si riferisce nella serie, si trovano non solo nella biblioteca della Chiesa e in quella della BYU, ma anche nella Marriott Library presso l’Università dello Utah e in quella che era conosciuta come la Merrill Library, ora Merrill-Cazier Library, presso la Utah State University, che ha avuto collezioni eccellenti per anni.
Queste ultime due biblioteche si trovano entrambe presso istituzioni statali e, pertanto, non avrebbero alcun interesse a nascondere o distruggere materiale stampato e manoscritti relativi ai Santi degli Ultimi Giorni.
9. Limiti simili a quelli di una setta e un eccessivo zelo per il controllo: fingere una mancanza di privacy invadente e prepotente, come parte di un’evidente fame di potere e di controllo.
Come osserva Liz Busby sull’episodio 1 di “In nome del cielo”: “Una delle scene più strane di questo episodio è quando al detective Pyre viene detto che Allen Lafferty potrebbe non essere un membro attivo della Chiesa e il detective inizia a bombardarlo di domande del tipo: ‘Hai infranto le tue alleanze? Hai ancora una raccomandazione per il Tempio?’.
Questa è una questione molto privata tra i membri, non qualcosa che chiederesti ad uno sconosciuto, nemmeno durante un interrogatorio. A meno che tu non sia un dirigente di rione, la maggior parte dei membri non ha idea di chi, nel proprio rione, abbia una raccomandazione e chi no”.
Continuando su questo stesso tema, nell’episodio 3 c’è una discussione nella famiglia Pyre sulla tempistica del battesimo della figlia.
Sorella Pyre teme che ritardare il battesimo la farà vergognare di fronte alla loro “congregazione”, oltre alla strana preoccupazione per questi bambini piccoli che “non superano” il loro colloquio con i dirigenti (entrambe le cose sono estremamente insolite per qualsiasi membro attivo).
La fame sconfinata per il controllo si estende anche alla rappresentazione dei leader che presiedono.
In un episodio, il detective Pyre chiede ad un altro membro dei Lafferty se “i Fratelli” siano a conoscenza dei problemi finanziari della sua attività, un’altra questione privata che non interesserebbe nessuno al di fuori della famiglia, inclusi i dirigenti della Chiesa.
Come osserva Liz Busby, l’espressione “i Fratelli” è usata esclusivamente per riferirsi alle autorità generali presso la sede della Chiesa, i quali però non si occuperebbero mai di una questione del genere.
Riferimenti ancora più espliciti ai leader profetici riflettono una sorta di spaventosa assenza di distinzioni tra la gloria di Dio e gli esseri umani che fanno del loro meglio per servire.
Nell’episodio 4, quando il detective Pyre scopre che Dianna Lafferty aveva scritto una lettera al presidente della Chiesa di Gesù Cristo, risponde suggerendo che è “un po’ come scrivere una lettera al Padre Celeste stesso”.
È così che vediamo e ci rapportiamo al profeta? No. Come riassume bene un recensore:
“È inimmaginabile che un Santo degli Ultimi Giorni equipari il presidente della Chiesa, che i membri fedeli credono essere un profeta di Dio, al “Padre Celeste stesso”.
Mentre i membri della Chiesa onorano e rispettano il profeta come un uomo di Dio, si rendono conto che egli è un uomo e non Dio. Inoltre, ai membri viene insegnato e sono incoraggiati a pregare ogni giorno e ad avere un rapporto personale con Dio, per comunicare con Lui in preghiera”.
I ritratti “storici” dei profeti descritti in precedenza – consumati dalle loro voglie e dal loro controllo – alimentano certamente una narrazione differente dalla realtà.
10. Falso amore comunitario: dipingere un quadro di relazioni superficiali ed egoistiche, contrassegnate dall’assenza di qualsiasi vera compassione quando richiesta.
Come argomento finale proposto da “In nome del cielo”, ci sono abbondanti suggerimenti e promemoria che riguardano il non doversi fidare dell’affetto che si può sentire o provare all’interno della comunità dei Santi degli Ultimi Giorni.
Nell’episodio 4, Pyre cerca di rispettare i confini e di accettare tutte le pressioni che i leader della Chiesa esercitano su di lui, ma alla fine cede ad un giornalista insistente ed ammette che pensa che gli omicidi possano avere a che fare con un credo fondamentalista.
Mentre si oppone eroicamente ai superiori della polizia e ai funzionari della Chiesa che vogliono lasciare le convinzioni religiose dei Lafferty fuori dalle indagini, ne paga un prezzo: lui e la sua famiglia ricevono un atteggiamento freddo all’interno della Chiesa e si sentono evitati dalla congregazione del rione.
Vengono persino avvertiti che questa crescente “confusione” sul movente dei Lafferty potrebbe mettere la sua anima in eterno pericolo.
Eppure, nella Chiesa non esiste una tale procedura di rifiuto, né da un punto di vista formale né da uno informale, ed è difficile che i membri possano ignorare l’insegnamento chiaro ed esplicito dei dirigenti di continuare a mostrare amore e mantenere buoni rapporti.
È molto più comune che i propri cari che si allontanano dalla Chiesa prendano le distanze, allontanandosi tristemente dalle relazioni affettuose che avevano un tempo.
Oltre alla leadership, quindi, questo particolare episodio travisa radicalmente la vicinanza di un rione dei Santi degli Ultimi Giorni. Oltre ad evitarli, viene assegnata una coppia specifica per tenere d’occhio la fede della famiglia Pyre.
In un episodio successivo, il vescovo di Pyre invita la famiglia del detective per la sera e finiscono per passare la notte lì (il che è un comportamento praticamente assurdo).
Nello stesso episodio, lo stesso detective Pyre minaccia di fare scomunicare uno dei fratelli Lafferty, dicendo che è “peggio delle sbarre di una prigione” e porterà “l’alienazione dalla famiglia, dagli amici, dai confratelli”.
Eppure, ancora una volta, le persone scomunicate, sebbene siano state liberate dalle alleanze e dall’appartenenza alla Chiesa, possono ancora partecipare alle riunioni pubbliche.
Piuttosto che incoraggiare l’alienazione da parte della famiglia, degli amici o dei confratelli, i dirigenti della Chiesa chiedono costantemente e seriamente ai membri di mostrare “ancora più amore” in modo da testimoniare il sentimento di Dio per loro e il Suo desiderio di farli ritornare in Chiesa, attraverso il pentimento e il battesimo.
Ad accompagnare questa rappresentazione settaria, c’è una sorprendente mancanza di compassione non solo per chiunque vada contro la Chiesa, ma anche per i reali bisogni dei membri.
Nell’episodio 3, il vescovo del detective Pyre non solo non è a conoscenza delle preoccupazioni di sua madre, ma non offre alcun aiuto diretto, fa solo sermoni su questioni dottrinali.
Questo è contrario a tutto ciò che i membri sanno sui loro vescovi, che sono incaricati di “prendersi cura” del loro gregge di membri come farebbe Cristo stesso.
Continuando il tema della dissimulazione e dell’amore funzionale, un altro detective distrae il capo della polizia e il presidente di palo, nell’episodio 5, mostrando loro le foto dei suoi figli.
Dopo aver notato che è fortemente implicito che il presidente di palo fosse interessato a queste persone solo come potenziali convertiti alla Chiesa, Liz Busby afferma:
“Questo tipo di atteggiamento mercenario nei confronti delle persone non è comune tra i membri della Chiesa che conosciamo. Sicuramente, ci sono missionari fuorviati che cercano di far bella figura con un alto numero di battesimi (di solito vengono ridimensionati abbastanza velocemente).
Di tanto in tanto, alcuni membri sconsiderati abbandonano gli amici quando non esprimono interesse per la conversione (cosa che i dirigenti della Chiesa sconsigliano).
Non siamo uniformemente perfetti come popolo in questi principi. Ma quando la maggior parte dei Santi degli Ultimi Giorni condivide il Vangelo, è perché pensiamo sinceramente che la verità che stiamo condividendo benedica la nostra vita e vogliamo aiutare gli altri ad avere le stesse benedizioni”.
La conclusione su “In nome del cielo”
Ricapitolando, cosa si deduce da questa serie? Si sente e si vede una storia su una fede a cui vogliono che tu realmente creda.
Riassumendo il nocciolo della serie, Max Perry Mueller di Slate scrive che Black, come Krakauer prima di lui, “propone una polemica antireligiosa che a sua volta rasenta il fondamentalismo: tutte le fedi corrompono. Le fedi assolutiste… corrompono assolutamente”.
Nel sostenere questa tesi, ogni possibile visione distorta della Chiesa di Gesù Cristo è apparentemente incapsulata nella serie: un bel risultato.
Pochi hanno scritto in modo così critico sul prodotto, come Jana Riess che, di recente, ha affermato che la serie, nonostante i suoi meriti artistici, era “piena di inesattezze storiche e una tesi pesante” che ritraeva la fede come terreno fertile per la violenza.
Dopo aver respinto questa tesi e notato che non esistono “prove statistiche affidabili” per sostenerla o l’idea che gli omicidi di Lafferty fossero qualcosa di “più che aberrazioni”, Riess elabora:
“I dettagli contano nel raccontare la storia. La precisione conta. E affinché “In nome del cielo” sia convincente nei suoi tratti più ampi, dovrebbe essere convincente anche nei suoi dettagli e non lo è.
È una rivisitazione per lo più irriconoscibile delle origini dei Santi degli Ultimi Giorni, che enfatizza solo la violenza, la soppressione patriarcale delle donne e l’avidità assoluta come motivazioni per l’identificazione religiosa nel movimento dei primi leader e membri.”
Black afferma di aver creato la nuova serie senza pregiudizi personali. Ma questa può essere letta solo come scelta di marketing dato ciò che ha creato o ciò che ha detto.
Come scrive il giornalista Daryl Austin sul Wall Street Journal: “Il disprezzo del signor Black per questa particolare fede è profondo”, il che è particolarmente problematico se combinato con uno stile di scrittura che è, per sua stessa ammissione, al limite “per quanto possa piegare la storia prima che si spezzi”.
Lontano dall’obiettività storica e dall’accuratezza spassionata, il pregiudizio sia di Black che di Krakauer ribolle nelle loro interviste pubbliche e nei commenti sulla serie.
Su questo punto, la sorella di Brenda, Sharon Wright Weeks, ha espresso preoccupazione per il modo in cui la serie coinvolga Brenda in quella più ampia “agenda” contro la Chiesa, anche se ha detto che Brenda “amava assolutamente” la sua fede.
“È deludente come sia stata usata la sua immagine”, ha detto Weeks. “Non è difficile capire che lo scrittore Dustin Lance Black non vede di buon occhio la religione”.
Quindi no, non facciamo finta che questo team creativo si sia avvicinato alla serie con obiettività o che la loro ricerca su lampadari e costumi sia in qualche modo abbastanza precisa ed esaustiva da superare l’ostilità incendiaria al centro della produzione. Ma parlare solo di pregiudizi non è sufficiente.
Da quale pulpito vien la predica
Nel nostro mondo iperpolarizzato, la parola “bugia” viene scagliata in modo promiscuo come molti altri identificatori gravi—indirizzata a chiunque dica qualcosa che non piace a qualcuno.
Di conseguenza, il significato della parola “mentire” è svalutato a tal punto che non funziona più né come dovrebbe, né nei tempi in cui è applicabile.
In questo caso, basandosi oggettivamente sul frutto del suo lavoro e sulla definizione del dizionario della parola, Dustin Lance Black, come Jon Krakauer prima di lui, sta mentendo.
Ha creato qualcosa di semplicemente e innegabilmente disonesto.
Come dimostrato sopra, il team creativo coinvolto ha travisato e dissimulato in larga scala non solo la storia di Brenda e degli uomini squilibrati che l’hanno uccisa, ma anche la Chiesa di Gesù Cristo nel suo insieme.
Ciò che viene rappresentato in questa serie, non è effettivamente La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni o anche una drammatizzazione della stessa.
Piuttosto, c’è un sovraccarico della narrativa Black-Krakauer decisamente oscura e sospettosa rispetto ad un intero popolo di fede.
Una curiosa discrepanza
Naturalmente, non tutti trovano la narrativa di questa produzione ingiusta o falsa.
Come nota lo studioso Ed Gantt, è evidente un altro schema curioso: così come alcuni ex membri che provano dei risentimenti nei confronti della Chiesa di Gesù Cristo “continuano a propagandare l’autenticità” di questa serie, molti “membri attivi (e anche inattivi)” continuano a denunciare la sua inesattezza.
Come mai? Da un certo punto di vista, a molti ex membri risuona senza dubbio la lotta emotiva della crisi della fede, che viene definita da un recensore come fulcro centrale quando descrive “lo spazio mentale di Pyre e la sua tormentata messa in discussione della propria fede”.
Si tratta di una caratteristica davvero importante dell’intera serie – con Alison Stine che osserva in Salon che “tutte le storie qui – passano in secondo piano rispetto a quella inventata-: Jeb mette in dubbio la propria fede”.
Prendiamo atto di questo dato di fatto: la storia di Brenda Lafferty, anche travisata com’è, è una trama secondaria rispetto al vero fulcro della serie, lo psicodramma artificioso di un personaggio maschile immaginario.
L’approccio di Black alla sceneggiatura sembra essere stato quello di leggere il libro di Krakauer, per poi chiedersi “come posso trasformarlo in una storia su di me?”
È difficile enfatizzare l’egocentrismo qui, dal momento che viene usata la storia di vittime innocenti di omicidio come veicolo per dipingere un’immagine del proprio psicodramma personale. Ma c’è di più.
Immaginiamo di creare una rappresentazione televisiva di qualcuno e che questa sia basata sulle convinzioni più forti che riguardano il loro nemico, l’ex coniuge.
Sorprenderebbe se l’immagine risultante non risuonasse a nessuno tranne che a coloro che condividono risentimenti verso l’ex coniuge? No, non sorprenderebbe. Perché?
Perché sappiamo cosa fanno i risentimenti alla mente umana. Distorcono. E deviano, anche a livelli pericolosi (come vediamo con le azioni e le delusioni dei fratelli Lafferty).
Tuttavia, nell’ossessione che traspare nello show di ritrarre una religione come pericolosa, quest’altro importante messaggio viene perso, come si lamenta e nota Weeks: vale a dire, la vera storia di quanto possano essere “pericolose” le emozioni umane di “gelosia e vendetta”.
Sfortunatamente, ciò sembra essere applicabile anche ai produttori della serie.
In questo modo, la risposta alla serie diventa una sorta di specchio sulle percezioni delle persone della Chiesa di Gesù Cristo. Se amate questa serie, possiamo suggerirvi di esaminare i vostri preconcetti e le vostre simpatie?
La serie sembra lasciare intendere che i membri più fedeli della Chiesa ragionano sempre come i Lafferty, ovvero che anche noi, con una piccola spinta, potremmo accettare l’affermazione di un pazzo secondo cui Dio ha comandato quegli orribili omicidi.
Ovviamente, Dio non l’ha fatto. E, naturalmente, quella stessa logica è pura malvagità. Anche i Santi di tutto il mondo lo riconoscono, provando per questi atti un feroce rifiuto rispetto a tutto ciò in cui crediamo.
Riuscite a vedere quanto sia sconcertante, quindi, suggerire che gli omicidi di Lafferty siano in qualche modo un distillato e una cristallizzazione delle nostre convinzioni più profonde?
Questo è essenzialmente ciò che Black e gli altri hanno fatto. Gli stessi argomenti di base che i Lafferty hanno utilizzato nella loro difesa penale – fingendo che vi fossero dei motivi religiosi dietro ai loro omicidi – li stanno usando ora i produttori e coloro che si vantano della serie davanti a tutta l’America.
Ad essere sinceri, e scrivendo noi stessi da un luogo di vulnerabilità come membri da tutta la vita, queste accuse ci feriscono e ci colpiscono in quanto profondamente ingiuste e imprecise.
Come membri della Chiesa noi abbiamo i nostri difetti, ma vivere al limite di orribili omicidi non è comunemente uno di questi.
In effetti, per coloro che non sono della nostra fede, è molto probabile che la cosa che più colpirà dei membri della Chiesa sia semplicemente questa: siamo generalmente persone gentili, che cercano di fare del loro meglio per rendere il mondo un posto migliore – un desiderio che spesso è acceso dalle nostre convinzioni religiose e persino dalle promesse che ci siamo fatti l’un l’altro e da quelle fatte a Dio.
Rappresentare tutto ciò, tuttavia, significherebbe tradire la loro tesi centrale sulla religione e la violenza, una tesi che non si sarebbe mossa altrimenti, indipendentemente da quante ricerche fossero state fatte.
Anche l’attore principale, Andrew Garfield (che molti di noi adorano nei suoi numerosi ruoli, non solo in Spiderman!), ha parlato delle ricerche e dei preparativi “impegnati” e “veramente profondi” che ha fatto, comprese le conversazioni con “ex mormoni, mormoni gay, investigatori mormoni”.
Come sarebbe meraviglioso se Andrew andasse ancora più in profondità e conoscesse davvero la nostra gente (a proposito, noi in realtà non ci chiamiamo più “mormoni”).
Le conseguenze che dureranno più a lungo
Anticipando alcune di queste critiche, Black e il suo team hanno espresso tali preoccupazioni come semplice riflesso di ipersensibilità. Come ha affermato in modo sarcastico Lindsay Hansen Park:
“Alcuni mormoni rifiuteranno completamente la serie vedendo una parola o un capello fuori posto”.
Eppure, tutto questo va ben oltre la semplice ipersensibilità. Come ha concluso la sorella di Brenda:
“Avrei voluto che la serie non venisse realizzata. Perché è doloroso, non solo per me ma anche per i membri della nostra famiglia”.
Ha dichiarato che fa male vedere le persone “capitalizzare” e fare soldi rappresentando questo omicidio.
Fa male davvero. In precedenza, abbiamo parlato anche del dolore di vedere le nostre sacre esperienze al tempio – fonte di grande luce e gioia per noi – rappresentate in modi oscuri a tutto il mondo.
Agli occhi della legge, si considerano in gran misura “diffamazioni” illegali, la diffamazione o la calunnia che portano a gravi perdite materiali di proprietà, salute o vite umane.
Anche se non verranno mai riconosciute in un tribunale, possiamo sostenere che le perdite in questione qui sono persino maggiori della perdita finanziaria. “Il valore delle anime è grande agli occhi di Dio” e dei Suoi seguaci.
E questa serie, soprattutto se non esaminata come sicuramente accadrà per la maggior parte dei consumatori occasionali, lascerà il segno sulla cosa più inestimabile di tutte: fratelli e sorelle preziosi e il loro futuro cammino.
Ecco perché scriviamo e lavoriamo per pubblicare saggi più dettagliati come questo.
Non solo per noi. Per voi.
Questo articolo è stato pubblicato su publicsquaremag.org e tradotto da Cinzia Galasso.
La ringrazio per il suo posato intelligente contributo. Ed è vero che la serie è molto critica verso la religione mormone.
.Non penso che noi cattolici possiamo tirare la prima pietra, anche se a molti piace pensarlo.Neanche duecento anni sono passati da quando dalle mie parti fu bruciata l’ultima strega, probabilmente una erborista o una levatrice. Sono stata tre anni in un collegio dove ogni domenica si celebrava San Carlo, cioè chi ordinò quell ,omicidio. Ma ero piccola, non lo sapevo. Anche io sono vegana, sopra tutte le religioni e le ideologie ci deve essere rispetto verso tutte le creature