La missionaria della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni da poco ritornata a casa, ha cercato di non sentire i suoni provenienti dalla macchina ed attutiti delle cuffie.

Ha provato a non concentrarsi sul fatto che fosse in un laboratorio, circondata da computer ed attrezzature mediche.

E quando finalmente ha sentito che la sua mente era libera, ha pregato Dio di lasciare che i ricercatori, nella stanza accanto, potessero vedere quello che speravano di vedere.

Più di due anni fa, un gruppo di scienziati dell’Università dello Utah ha cominciato a reclutare giovani e devoti Mormoni per studiare il funzionamento del cervello nelle persone con profonde credenze spirituali.

Dopo il primo risultato, pubblicato sulla rivista Social Neuroscience, i ricercatori hanno rivelato che la stessa regione del cervello associata all’amore, alla musica ed alla droga, viene attivata anche dalle intense esperienze religiose descritte dai missionari ritornati.

“Attraversato da una vasta gamma di stimoli, è un centro del piacere del cervello” ha detto l’autore e radiologo, dottor Jeff Anderson.

Ha lanciato il progetto dello studio del cervello dal punto di vista religioso nel 2014 e ha cercato dei missionari ritornati della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni per iniziarlo, a causa dei loro anni di pratica nell’identificare il momento in cui hanno un’intensa esperienza spirituale.

Riconoscere e capire lo spirito è una parte importante dell’esperienza Mormone. L’influenza dello Spirito Santo è vista, dai fedeli membri della Chiesa, come una via di unione verso Dio, utile a chiedere una guida quando si prendono decisioni o per confermare principi dottrinali.

I neurologi hanno raramente studiato come funzioni il cervello in persone con profonde convinzioni religiose.

“Abbiamo più di 7 miliardi di persone su questo pianeta, la maggior parte delle quali pratica qualche forma di religione e non sappiamo quasi niente di come il cervello elabori questi stimoli”, ha detto il laureato dell’Università dello Utah e collega dell’autore, Jace King.

Nell’esperimento, i ricercatori hanno messo 19 missionari recentemente ritornati a casa dentro la macchina della risonanza magnetica e, nel corso di un’ora, hanno mostrato loro delle citazioni dei loro leader religiosi, dei passaggi del Libro di Mormon e dei video prodotti dalla Chiesa, riguardanti la famiglia ed ad alcune scene bibliche.

In ogni esperimento, i partecipanti sono stati invitati ad indicare, su una scala da 1 a 4, quanto fortemente stessero “sentendo lo Spirito”.

Il dottor Anderson ha detto che la squadra non era sicura che sarebbe stato possibile, per i partecipanti, avere delle esperienze spirituali all’interno di quella macchina. Ma è apparso subito chiaro che potevano.

I loro cervelli e i loro corpi hanno risposto agli stimoli religiosi, hanno detto i ricercatori. Il loro cuore batteva più forte. Il loro respiro era più lento. Molti partecipanti erano in lacrime, verso la fine della scansione.

E, in ogni fase della prova, i ricercatori hanno visto le stesse regioni del cervello accendersi.

Hanno visto che la maggior parte delle attività avviene in un’area del cervello che è associata anche all’amore romantico, all’amore per i genitori, all’apprezzamento della musica, al gioco d’azzardo e ad alcuni farmaci come la cocaina e le metanfetamine.

Secondo quanto visualizzato nello studio, il picco di attività nel nucleo si registrava pochi secondi prima che i partecipanti spingessero il tasto indicante una forte esperienza spirituale.

Il dottor Anderson ha detto che, per un credente, il risultato potrebbe essere ovvio, poiché le esperienze religiose sono spesso gratificanti.

Per gli altri, i risultati possono suggerire un classico condizionamento, un meccanismo del cervello per rinforzare il comportamento e le convinzioni religiose, per poi premiare con delle sensazioni di piacere, in modo simile a quello della dipendenza.

“I risultati non cambiano, indipendentemente dalla persona che li guardi e dal fatto che essa sia religiosa o meno” ha detto King. “Quello che ne farà, dove andrà con questi risultati ed il modo in cui li interpreterà, vanno al di là dell’interpretazione scientifica”.

I ricercatori hanno anche visto l’attivazione nella corteccia prefrontale mediale di una zona del cervello associata al ragionamento morale, così come di un’altra parte del cervello associata all’attenzione focalizzata ed al riconoscimento dei modelli.

Nel loro insieme, queste regioni del cervello potrebbero essere parte di una rete che elabora l’esperienza religiosa, ha detto Anderson.

In studi futuri, Anderson e il suo team vorrebbero vedere se alcuni individui o gruppi religiosi reagiscono agli stimoli spirituali in maniera diversa.

In un lontano futuro, a seconda di quali molecole attivino queste regioni del cervello, questa linea di ricerca potrebbe anche indicare una strada per dei nuovi trattamenti contro la depressione o la dipendenza.

Auriel Peterson, ora moglie e madre, ha detto che l’esperienza ha arricchito la sua fede.

“Ho apprezzato la possibilità di vedere una piccola prova tangibile del fatto che non sono pazza” ha detto. “Quando dico che sento lo Spirito, non lo sto solo dicendo.

C’è una reazione fisica che si può misurare con una scansione, vedere su un monitor e che fa’ sì che il mio cervello risponda a qualcosa di molto speciale”.

Ella ha detto di aver sentito più volte, durante la scansione, quella sensazione familiare: un calore al petto ed una sensazione di “chiarezza perfetta” nella mente e nel corpo.

Un momento particolarmente intenso è stato quando le è stato mostrato un video che descrive la prima visione di Joseph Smith.

“Ogni volta che leggo quell’esperienza di Joseph tramite le sue parole, dalle citazioni, posso sentire lo stesso calore” ha detto Auriel. “E’ molto tranquillo ed è molto forte”. “Averne delle prove ha un senso, per me” ha aggiunto.

Questo articolo è stato scritto da Dafne Chen, pubblicato sul sito deseretnews.com e tradotto da Cinzia Galasso.