La cultura popolare spesso utilizza i demoni e i temi demoniaci in modo provocatorio, con molti commentatori moderni che negano apertamente l’esistenza di Satana o dei demoni. Ma i credenti traggono beneficio dal comprendere la realtà dell’influenza demoniaca, e gli indizi della natura di tale influenza si trovano nelle parole dei demoni stessi nelle Scritture.
Una tendenza comune nel pensiero occidentale contemporaneo è quella di negare la realtà del male demoniaco.
Questa tendenza deriva da una combinazione tra il rifiuto dei resoconti scritturali sulla possessione demoniaca, la mancanza di esperienza personale e la tendenza generale dell’Occidente a reinterpretare i fenomeni soprannaturali attraverso una visione del mondo scientista o naturalista.
La realtà dell’esistenza di Satana
I Santi degli Ultimi Giorni hanno una prospettiva peculiare sul male demoniaco; le Scritture della Restaurazione ci dicono che ai nostri giorni una delle strategie di Satana sarebbe stata quella usare il pensiero razionale per scomparire dalla nostra coscienza e negare la propria esistenza.
Ma i nostri missionari a volte servono in parti del mondo dove questa strategia non è pervasiva, dove la possessione demoniaca e i fenomeni correlati sono aperti e osservabili.
Per i missionari Santi degli Ultimi Giorni che hanno servito in Brasile e nelle zone limitrofe, la serie Netflix John of God è un promemoria della religione chiamata Espiritismo, o “Spiritismo”, che è comune in quelle regioni e che accoglie attivamente la “ricezione degli spiriti”, un eufemismo utilizzato per riferirsi alla possessione.
Ci viene saggiamente consigliato di limitare le discussioni sulla possessione e su altri fenomeni demoniaci. Ma avendo visto il male demoniaco nelle sue manifestazioni più aperte, molti di noi trovano difficile considerare la non esistenza di Satana come qualcosa di più che una pia illusione.
La moderna negazione del concetto di Satana che caratterizza l’occidente è alimentata dagli studi di critica biblica, secondo cui, prima dell’esilio babilonese, Satana esisteva nella coscienza israelita più a livello concettuale che come figura nota della storia sacra.
Tra le altre cose, gli studiosi fanno notare la figura del serpente animale nella Genesi e la rappresentazione ovviamente letteraria della figura di Satana che continua a dialogare con Dio nel libro di Giobbe, come prova di questo concetto di Satana disgiunto.
I Santi degli Ultimi Giorni, quindi, non dovrebbero essere sorpresi nel leggere il resoconto del Libro di Mormon di Lehi scritto prima dell’esilio, la cui lettura di ulteriori Scritture ottenute sembra catalizzare la nuova comprensione di Lehi della figura di Satana:
“E io, Lehi, debbo necessariamente supporre, secondo quanto ho letto, che un angelo di Dio, secondo ciò che è scritto, sia caduto dal cielo; pertanto divenne un diavolo, avendo cercato ciò che era male al cospetto di Dio”.
Il linguaggio di Lehi, che implica una nuova scoperta della natura della figura di Satana, potrebbe essere impegnativo per coloro che presumono che la teologia israelita fosse coerente e pienamente sviluppata prima dell’esilio.
Uno dei passi che Lehi lesse fu probabilmente Isaia 14, che è un testo composito di uno scherno profetico che deride l’umiliante caduta delle arroganti potenze (Come sei caduto… come sei ridotto a terra…).
Affinché i lettori moderni non considerino la provocazione di Isaia come di natura puramente politica, lo studioso credente Michael Heiser sottolinea la similitudine nel genere tra Isaia 14 ed Ezechiele 28, dove il principe di Tiro viene deriso in forma e linguaggio simili.
Ma nella sua analisi, Heiser dimostra anche che Ezechiele usa termini e immagini ebraiche che si trovano in Genesi 3, alludendo al serpente nell’Eden, per ritrarre il principe di Tiro come decaduto da una condizione elevata.
Table from Heiser, The Unseen Realm
Il concetto di Satana nel Nuovo Testamento
All’epoca del Nuovo Testamento, le concezioni ebraiche relative a Satana e alla demonologia si erano consolidate in un sistema più sviluppato che spiegava i fenomeni di possessione che vediamo nei vangeli. Quando Gesù affermò:
“Ho visto Satana cadere dal cielo come un fulmine”, la sua osservazione non fu accolta con la perplessità che vediamo nelle reazioni dei suoi discepoli ad altre sue affermazioni; probabilmente la compresero nel contesto delle narrazioni di caduta dall’alto di Isaia 14 ed Ezechiele 28.
Più tardi, Giovanni il Rivelatore avrebbe approfondito questa storia nella sua rappresentazione del drago-accusatore in Apocalisse 12, che viene gettato a terra e cerca invano di sopraffare “i nostri fratelli e sorelle” e la Chiesa vomitando un diluvio di accuse.
Joseph Smith insegnò che se non acquisiamo la conoscenza, “… saremo portati in cattività da qualche potenza malvagia nell’altro mondo, poiché gli spiriti maligni avranno più conoscenza e di conseguenza più potere di molti uomini che sono sulla terra”.
Anche Brigham Young ha notoriamente incoraggiato i santi a conoscere il male.
In questo spirito, la ricerca di Michael Heiser sulla demonologia è un importante correttivo alle idee sul male che sono diventate comuni nel Cristianesimo nel corso dei secoli: in particolare, la visione semplicistica secondo cui gli scopi di Satana sono quelli di tentare l’umanità a infrangere i comandamenti e condurci a una destinazione post-terrena chiamata inferno.
Quando i cristiani si rifiutano di indagare più a fondo, il risultato è un concetto di Satana e del male che è facilmente superato e abbandonato.
La ricerca di Heiser è ben integrata dall’opera di C.S. Lewis, il cui libro Le lettere di Berlicche offre uno sguardo immaginario ma accurato sul pensiero demoniaco.
Anche il libro di Lewis “Il grande divorzio” è un’eccellente esplorazione dell’inferno che offre intuizioni cruciali: l’inferno non è semplicemente un luogo in cui le anime dannate vanno dopo questa vita a ribollire nel rimpianto; piuttosto, è uno stato del cuore e della mente che viene sperimentato qui nel presente e nell’eternità, fino a quando lo desideriamo.
Ma molte intuizioni fondamentali sulla natura del male demoniaco si trovano nei Vangeli e provengono direttamente dalla bocca di Satana e dei suoi seguaci demoniaci.
Le tentazioni di Gesù sono citate in tre dei vangeli, in particolare in Matteo e Luca.
Gli autori dei vangeli riportano l’incontro tra Satana e Gesù nel deserto e i tentativi del primo di indurre Gesù a rispondere ai naturali desideri e appetiti umani: pane per la sua fame fisica; un drammatico salvataggio angelico per ottenere riconoscimento e gloria; un potere politico supremo che gli avrebbe permesso di imporre la sua volontà sul mondo: in una parola, il controllo.
Satana non incoraggia Gesù a peccare contro la legge; i suoi suggerimenti servono a far sì che Gesù risponda a desideri comuni e offrono un’intuizione fondamentale sulla natura dell’inferno: l’inferno è un luogo di mancanze.
Con le tre tentazioni di Cristo, impariamo a conoscere le motivazioni alla base del peccato.
Nei suoi suggerimenti a Gesù, Satana rivela che le sue proprie motivazioni sono in gran parte ciò che gli psicologi chiamano proiezioni: presumere che gli altri condividano i nostri pensieri e desideri.
Satana proietta su Gesù la sua fame insaziabile di riconoscimento e la sua fissazione per il potere e il controllo; Gesù poi controbatte ogni suggerimento con una dichiarazione della sua vera motivazione, l’amore per Dio.
È importante ribadire che qui Satana non cerca di invogliare Gesù a infrangere la legge di Dio; egli è sicuro che se la loro interazione nel deserto può lasciare Gesù bramoso, insicuro e ossessionato dal potere, allora la violazione della legge di Dio e lo sfruttamento di altre persone seguiranno naturalmente.
A mio parere, l’esperienza di Gesù con le tentazioni nel deserto ha contribuito in modo specifico a gran parte del materiale contenuto nel Sermone sul monte.
Lì Gesù risponde ai tre suggerimenti di Satana con un invito ai suoi discepoli ad abbracciare una mentalità di fede e di abbondanza:
”Perciò vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vita vostra, di quel che mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più di loro?
E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura pure un cubito?
E intorno al vestire, perché siete con ansietà solleciti? Considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro.
Or se Iddio riveste in questa maniera l’erba de’ campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi, o gente di poca fede?
Non siate dunque con ansietà solleciti, dicendo: Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo?
Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.
Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.”
Questi passaggi costituiscono la base dottrinale del Vangelo sociale, il cui obiettivo non è quello di promuovere visioni moderne di utopia, ma piuttosto di consentire lo sviluppo di una base emotiva e spirituale di sufficienza, invece di una costante fissazione sui bisogni primari non soddisfatti.
Questa linea guida articolata da Gesù è essenziale per una vera connessione umana; senza di essa, l’anima tende a vedere ogni altra anima non come è realmente, ma solo in termini di capacità di soddisfare o convalidare i nostri bisogni e i nostri appetiti.
L’inferno come luogo di mancanze
Il senso di mancanza che caratterizza l’inferno è ulteriormente evidenziato nelle narrazioni evangeliche degli incontri di Gesù con i demoni: al suo avvicinarsi, essi gridano e si lamentano per lo scontro tra il loro desiderio di continuare a sfruttare le persone e il suo desiderio di guarire le loro vittime.
Il loro possesso di corpi umani risponde a un desiderio geloso di incarnazione, che i demoni non possono soddisfare onestamente attraverso un processo legittimo e ordinato da Dio.
C’è una domanda risentita espressa dai demoni, e dobbiamo esaminarla perché vale la pena di comprenderla. In uno degli scontri, i demoni gridano:
“Che abbiamo a che fare con te?” e in un altro: “Che v’è fra me e te, o Gesù, Figliuolo dell’Iddio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi”.
In questo modo i demoni affermano che dovrebbero essere lasciati in pace, esprimendo un senso demoniaco di presunzione e insinuando che la loro possessione degli esseri umani è innocua.
La domanda “Che cosa abbiamo a che fare con te” contiene un’accusa implicita di ingiustizia da parte di Dio.
Nel Libro di Mormon mancano storie di possessione demoniaca in stile Nuovo Testamento, ma il riferimento di Samuele il Lamanita ai demoni offre una visione profonda.
Nel suo avvertimento ai malvagi Nefiti, egli profetizza che un giorno essi si sveglieranno e riconosceranno pienamente l’influenza del demonio tra di loro:
Ecco, siamo circondati da demoni, sì, siamo accerchiati dagli angeli di colui che ha cercato di distruggere le nostre anime.
Ecco, le nostre iniquità sono grandi. O Signore, non puoi Tu distogliere la Tua ira da noi? E questo sarà il vostro linguaggio.
Ma ecco, i vostri giorni di prova sono passati; avete procrastinato il giorno della vostra salvezza finché è per sempre troppo tardi e la vostra distruzione è resa sicura; sì, poiché tutti i giorni della vostra vita avete cercato ciò che non potevate ottenere; e avete cercato la felicità commettendo iniquità, il che è contrario alla natura di quella rettitudine che è nel nostro grande ed eterno Capo.
Qui le frasi in corsivo sono correlate; come abbiamo visto nei racconti di possessione del Vangelo, l’incapacità di trovare la felicità nel compiere l’iniquità è il nucleo del conflitto interiore che alimenta il senso di mancanza demoniaco.
Questo bisogno bramoso dell’inferno si contrappone alla pace interiore, alla compostezza e all’abbondanza del paradiso ne Il grande divorzio di C.S. Lewis.
In questo libro, le dinamiche del paradiso e dell’inferno sono drammatizzate mentre un autobus di anime dell’inferno viene portato in paradiso e assistito dalle anime celesti.
Il narratore è accompagnato da un insegnante, il predicatore scozzese George MacDonald, mentre i due assistono e discutono delle interazioni tra le anime.
A un certo punto, il narratore descrive l’emergere di un’anima celeste, una donna di nome Sarah Smith, circondata da esseri che si crogiolano nella sua radiosa presenza.
“È una delle anime grandiose. Avete sentito dire che la fama in questo paese e la fama sulla Terra sono due cose molto diverse”.
… “Ogni giovane uomo o ragazzo che incontrava diventava suo figlio, anche se era solo il ragazzo che le consegnava la carne. Ogni ragazza che la incontrava diventava sua figlia”.
“Ogni animale e uccello che si avvicinava a lei aveva il suo posto nel suo amore. In lei diventavano se stessi. E ora l’abbondanza di vita che lei ha in Cristo dal Padre si riversa su di loro”.
Guardai il mio Maestro con stupore.
“Sì”, rispose. “È come quando si lancia un sasso in un lago e le onde concentriche si allargano sempre di più. Chi può sapere dove finirà?
L’umanità redenta è ancora giovane, non ha ancora raggiunto la sua piena forza. Ma c’è già abbastanza gioia nel dito di una grande santa come la signora in questione per risvegliare tutte le cose morte dell’universo”.
Mentre il narratore e il suo insegnante osservano, Sarah Smith incontra il marito emotivamente bisognoso che viene in visita dall’inferno.
Durante la loro conversazione, lui lamenta il fatto che lei ammetta di amarlo ma di non avere bisogno di lui. “Non ha più bisogno di me, non più. Non ha più bisogno di me… A Dio piacendo…
L’ho vista giacere morta ai miei piedi prima di sentire quelle parole. Morta ai miei piedi. Giaceva morta ai miei piedi”.
Le anime dannate de Il grande divorzio invocano spesso l’amore come loro desiderio, ma è chiaro che l’amore all’inferno è una perversione manipolatoria e bisognosa di aiuto della realtà.
È ciò che di solito chiamiamo codipendenza, che gli autori Santi degli Ultimi Giorni Jennifer Roach e Nick Galieti descrivono come “un tipo di relazione d’aiuto disfunzionale in cui una persona sostiene o permette a un’altra persona… una cattiva salute mentale, l’immaturità, l’irresponsabilità o un rendimento insufficiente, rimuovendo o aggiustando le conseguenze che gli altri subiscono”.
Come molte delle anime di dannati ne Il grande divorzio, il marito codipendente di Sarah Smith non cerca di essere amato in modo maturo; piuttosto è consumato dal desiderio di essere compatito e assecondato in eterno (e ulteriormente tormentato dal rifiuto della moglie di assecondarlo).
L’insegnante offre un’altra importante osservazione sulla natura dell’inferno: “Abbiamo incontrato diversi spiriti che si erano avvicinati al Cielo solo per parlare dell’Inferno agli esseri celesti.
In effetti questo è uno dei tipi più comuni… il desiderio di estendere l’inferno, di portarlo corporalmente, se potessero, in Paradiso”.
Questo passo contiene una potente intuizione sulla natura dell’inferno; “L’infelicità ama la compagnia” è una frase che viene spesso ripetuta come cliché, ma è vera: l’inferno cerca il proprio riconoscimento attraverso la diffusione metastatica dell’inferno stesso.
I demoni sono più patetici di quando non siano spaventosi
Il desiderio dell’inferno di espandersi dovrebbe essere motivo di preoccupazione per i credenti: Gesù ha messo in guardia dai lupi travestiti da pecore nel gregge dei credenti e li ha descritti come “famelici”, il che implica brama e bisogno di attenzioni.
Gesù ha anche notoriamente lamentato che l’uso improprio della religione da parte degli Scribi e dei Farisei stava facendo diventare i loro adepti “due volte figli dell’inferno”.
Possiamo ipotizzare che la maggior parte dei momenti peggiori della storia religiosa abbiano in comune questo stesso allontanamento dal vero scopo della devozione religiosa.
Anche nei contesti ecclesiastici, la religione può talvolta essere usata non come mezzo per conoscere Dio, ma come un altro modo per alimentare le tre tentazioni degli appetiti fisici, del riconoscimento e del controllo.
Senza l’esperienza autentica e trasformativa di Dio, le chiese e i fedeli possono diventare solo un altro vettore per la diffusione dell’inferno.
Questa diffusione è ostacolata negli incontri con l’abbondanza e la compostezza spirituale del cielo.
Per questo motivo, quando i discepoli di Gesù si lamentarono per un esorcismo fallito, Egli disse loro che alcuni demoni non possono uscire se non attraverso la preghiera e il digiuno, sottintendendo che è improbabile che l’esorcismo sia efficace se la base spirituale dell’esorcista corrisponde all’energia bramosa e delirante dello spirito maligno.
Gesù ha affermato che c’è un potere profondo che deriva dalla comunione con Dio attraverso una vita di preghiera autentica, unita all’abbondanza spirituale che si ottiene quando ci allontaniamo regolarmente dalle nostre voglie e desideri normali nel processo di digiuno.
Leggi anche: Cosa fa Satana quando non riesce a farvi cedere al peccato?
Isaia descrive meravigliosamente l’effetto trasformativo del vero digiuno: “… sarai come un giardino irrigato e come una sorgente d’acqua le cui acque non vengono meno”.
Questa immagine è ripresa nel Vangelo di Giovanni, dove Gesù promette alla Samaritana al pozzo che coloro che berranno dell’acqua da lui offerta perderanno la sete, diventando come sorgenti d’acqua traboccanti.
I racconti di possessione del Vangelo dimostrano che i demoni trovano insopportabile la presenza fisica di questa qualità dell’anima.
Per illustrare il potere dell’energia spirituale personale, nel 2010 il presidente Henry B. Eyring ha raccontato di quando suo padre, ricoverato in ospedale per una malattia, ricevette la visita del presidente Spencer W. Kimball:
Una volta ero in ospedale accanto al letto di mio padre che sembrava ormai prossimo alla morte. A un certo punto sentii un certo brusio tra le infermiere nel corridoio. Improvvisamente, il presidente Spencer W. Kimball entrò nella stanza e si mise a sedere su una sedia dall’altro lato del letto.
Pensai: “Questa è la mia occasione di sentire e guardare un maestro all’opera nel far visita a chi è nel dolore e nella sofferenza”.
Il presidente Kimball disse qualche parola di saluto, chiese a mio padre se avesse ricevuto una benedizione del sacerdozio e poi, quando mio padre rispose di sì, il profeta si adagiò sulla sedia.
Rimasi in attesa di una dimostrazione delle capacità consolatorie che ritenevo di non avere e di necessitare così tanto.
Dopo forse cinque o dieci minuti passati a guardare i due che si sorridevano silenziosamente, il presidente Kimball si alzò e disse:
“Henry, penso che sia meglio andare prima che ti stanchi”.
Pensai di non aver compreso l’insegnamento, che invece giunse in seguito. Una volta, conversando con mio padre, dopo che si era ripreso ed era tornato a casa, parlammo della visita del presidente Kimball.
Mio padre disse con voce tranquilla:
“Di tutte le visite che ho ricevuto, la sua è quella che più di tutte mi ha rinfrancato lo spirito”.
La capacità di riconoscere e differenziare l’energia spirituale delle persone è una chiave per il discernimento, che è la disciplina essenziale per arrestare la diffusione dell’inferno nelle nostre sfere di influenza.
La disciplina del discernimento ha molte forme, e una delle forme più elementari di discernimento è l’osservazione.
Quando le persone sostengono idee e comportamenti, il loro attivismo viene eseguito a voce alta e pubblicamente piuttosto che in modo privato e amorevole?
Il supporto di tali idee è frutto di desiderio e di illusione frenetica, dell’insistenza che la realtà sia qualcosa di diverso da ciò che è? Oppure emerge da un equilibrio spirituale, da una spiritualità che assiste a una pace trascendente e a una rivelazione costante?
Il patrocinio è motivato dalla carità e dall’anelito alla riconciliazione cristiana, o dal timoroso disgusto per i “nemici” e dalla fissazione per il potere?
Per i Santi degli Ultimi Giorni in particolare, un’idea riflette la volontà del Cristo che è in comunione con i suoi servitori profeti e li dota della sua stessa energia spirituale, o riflette una visione del mondo paurosa, delirante e violenta per i figli di Dio?
Tutte queste sono domande rilevanti nel processo di discernimento spirituale. Un’ultima nota scritturale è d’obbligo: nel Libro dell’Apocalisse, un’interessante caratterizzazione di Satana è “la bestia che emerge dal pozzo senza fondo”.
Ho scritto di recente che è un errore interpretare il linguaggio scritturale delle tenebre in termini di colore: quando le Scritture contrappongono le tenebre alla luce, la luce di Dio è in gran parte la rimozione divina delle nostre illusioni, e le tenebre sono meglio concepite in termini di vuoto.
Il pozzo senza fondo da cui emerge Satana è un abisso vuoto di brama, mancanza e insicurezza.
Gli spiriti maligni che gemono nei racconti di possessione del Vangelo riflettono il loro padrone e, contrariamente ad alcune idee sbagliate, l’esorcismo non è l’unico rimedio per la loro influenza.
Nonostante le caricature hollywoodiane, i demoni sono meno spaventosi di quanto siano patetici ed è in nostro pieno potere respingere le proposte demoniache di rispondere agli appetiti fisici, di cercare riconoscimento e di controllare il mondo che ci circonda.
Il modo migliore per contrastare l’influenza demoniaca è vivere una vita che rifletta il suo opposto: la completezza, l’abbondanza e la pace che scaturiscono dalla comunione d’amore con Dio e dall’amore cristiano maturo verso il prossimo.
Comprendere i demoni: non dovremmo sottovalutare la loro influenza è stato originariamente pubblicato su Public Square Magazine. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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