Si avvicina la domenica di Pasqua. Tra i molti eventi che hanno condotto alle sofferenze del Salvatore nel Getsemani, alla Sua morte sulla croce e successivamente alla Sua resurrezione, quello che viene ricordato più spesso è probabilmente l’ultima cena.
Ma cosa stavano celebrando Gesù e i Dodici in quell’occasione?
Da dove ha origine la Pasqua ebraica? E in che modo i simboli della Pasqua possono aiutarci a comprendere meglio l’importanza del sacrificio del Salvatore?
La Prima Pasqua
Per potere avere un quadro chiaro di cosa stesse celebrando Gesù insieme ai dodici apostoli durante l’ultima cena, occorre fare un salto indietro di qualche secolo (molti secoli a dire il vero), ai tempi in cui Mosè condusse i figliuoli d’Israele fuori dall’Egitto.
Non erano bastate 9 piaghe per convincere Faraone a lasciare andare il popolo d’Israele.
Così, Dio aveva deciso di inviare una decima e ultima piaga: ogni primogenito del paese, umano e non, sarebbe stato colpito dalla morte.
Per risparmiare i primogeniti del casato d’Israele (e di chiunque avesse ascoltato i Suoi precetti) Dio diede loro delle istruzioni ben precise su come sfuggire all’angelo distruttore e su come commemorare la loro liberazione dall’Egitto.
Esodo 12 dice:
Parlate a tutta la comunità d’Israele, e dite: ‘Il decimo giorno di questo mese, prenda ognuno un agnello per famiglia, un agnello per casa;
[…] Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, dell’anno; potrete prendere un agnello o un capretto.
Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la comunità riunita di Israele lo immolerà sull’imbrunire.
E si prenda del sangue d’esso, e si metta sui due stipiti e sull’architrave della porta delle case dove lo si mangerà.
E se ne mangi la carne in quella notte; si mangi arrostita al fuoco, con pane senza lievito e con delle erbe amare.
[…] E mangiatelo in questa maniera: con i vostri fianchi cinti, con i vostri calzari ai piedi e con il vostro bastone in mano; e mangiatelo in fretta: è la Pasqua dell’Eterno.
Quella notte io passerò per il paese d’Egitto, e percuoterò ogni primogenito nel paese d’Egitto, tanto degli uomini quanto degli animali, e farò giustizia di tutti gli dèi d’Egitto. Io sono l’Eterno.
E quel sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; e quando io vedrò il sangue passerò oltre, e non vi sarà piaga su voi per distruggervi, quando percuoterò il paese d’Egitto.
Quel giorno sarà per voi un giorno di rimembranza, e lo celebrerete come una festa in onore dell’Eterno; lo celebrerete d’età in età come una festa d’istituzione perpetua.
Sono istruzioni molto precise e dettagliate.
Questo perché ogni aspetto della commemorazione contiene una simbologia e un significato ben specifico, ed è una prefigurazione e un “tipo” (ne abbiamo parlato in riferimento a Giuseppe) di ciò che sarebbe avvenuto al Salvatore molti secoli più tardi.
Non è possibile fornire in questa sede una spiegazione dettagliata di ogni simbolo. Pertanto ci limiteremo ad esaminare i simboli della Pasqua principali.
Il significato dei simboli della Pasqua Ebraica
Il termine pasqua deriva dalla parola di origine ebraica pesah (dal verbo pāsaḥ), nella Vulgata latina pascha, e assume il significato di “passare oltre”.
Si riferisce al fatto che l’angelo distruttore “passò oltre” le case i cui stipiti erano stati imbrattati del sangue dell’agnello sacrificale, come segno che gli abitanti di quella casa avevano accettato di stringere alleanza con il Dio di Abrahamo, Isacco e Giacobbe.
L’agnello
L’agnello ovviamente è un simbolo di Gesù Cristo, Colui che sarebbe stato sacrificato per i peccati del mondo.
Il sangue sugli stipiti rappresentava il sangue che Cristo avrebbe versato prima nel giardino del Getsemani e poi sulla croce.
Non è un caso che l’agnello dovesse essere perfetto, senza difetto e senza macchia, perché Cristo sarebbe stato perfetto e senza alcun peccato.
L’agnello doveva essere il primogenito perché Gesù era il primogenito spirituale di Dio e l’Unigenito nella carne. Anche il modo in cui l’agnello veniva preparato era a simbolo della morte del Salvatore.
Per esempio, Dio comandò che non venisse spezzato alcun osso dell’agnello. Quando Gesù morì, contrariamente a quanto era pratica comune con gli altri morti per crocifissione, nessuna delle sue ossa venne spezzata.
Il pane azzimo
Dio comandò agli Ebrei di non mangiare nessun alimento che contenesse lievito, pane compreso, a simboleggiare la fretta con cui gli Israeliti sarebbero fuggiti dall’Egitto.
Non solo, l’abitazione doveva essere preparata e ripulita da qualsiasi cosa che contenesse lievito. Il cibo, per lievitare, richiede tempo, tempo che gli Israeliti in fuga non avevano.
Vi sono altri elementi che simboleggiano la fretta, come ad esempio il fatto che la cena dovesse essere consumata con i fianchi cinti, indossando i calzari e tenendo in mano un bastone.
Il popolo d’Israele doveva essere pronto a partire in qualunque momento.
Il pane azzimo è anche un simbolo di Gesù Cristo. Nelle scritture Gesù viene spesso definito il pane della vita.
Per poter lievitare, il pane deve essere in qualche modo “corrotto” nella sua struttura, e poiché Gesù è incorrotto e incorruttibile, il pane azzimo rappresenta l’incorruttibilità di Gesù.
Le erbe amare
Le erbe amare rappresentano l’amarezza della schiavitù. Non solo dovevano essere consumati degli alimenti precisi, ma anche la sequenza con cui questi venivano assunti aveva un ordine ben preciso.
Le erbe dovevano essere mangiate prima del pane. Così come il pane toglieva via il gusto amaro delle erbe, così Gesù toglie l’amarezza della schiavitù dal peccato.
Pertanto, era questa la festività che Gesù e i dodici apostoli stavano celebrando alla vigilia delle sofferenze del Salvatore nel Getsemani.
L’istituzione del sacramento
Tutte queste procedure, rituali e simboli della Pasqua assunsero un significato nuovo con Gesù durante l’ultima cena.
Ciò di cui i commensali però non si resero conto era che il vero Agnello di Dio, quello che per secoli avevano commemorato, era proprio in mezzo a loro.
La legge stava per essere adempiuta. Tutti i rituali, le pratiche e le ordinanze di lì a breve non sarebbero servite più. In quell’occasione il Salvatore istituì una nuova legge.
Di tutti gli alimenti rimasero l’acqua e il pane, e Gesù comandò di prenderne in ricordo del Suo corpo e del Suo sangue che sarebbero stati versati per tutti noi.
Nella confusione generale degli apostoli, il Salvatore istituì il sacramento, e ancora oggi, dopo duemila anni, questo è il modo in cui ogni settimana commemoriamo la Sua missione salvifica e il Suo sacrificio.
Inoltre, quando prendiamo il sacramento, anche noi ricordiamo in qualche modo la storia dell’esodo e la liberazione degli Ebrei dagli Egiziani.
Così come loro furono liberati e redenti dalla schiavitù, così noi siamo redenti dalla schiavitù del peccato grazie all’Espiazione.
Prendendo l’acqua e il pane ci ricordiamo che le erbe amare non ci sono più e che “l’amarezza” della nostra vita è stata vinta dal grande ed ultimo sacrificio.
Quando conosciamo il significato dei simboli della Pasqua originaria e come questi siano collegati a ciò che celebriamo oggi, comprendiamo ancora più a fondo l’amore che il Padre celeste e nostro fratello Gesù Cristo hanno per noi.
Leggi anche: 7 idee per la famiglia, per focalizzare la Pasqua di Cristo
Forse non riusciremo mai a comprendere in questa vita la portata del sacrificio che il Salvatore ha fatto per noi, ma possiamo dimostrare a Lui la nostra gratitudine ogni anno quando celebriamo la Pasqua, ricordando il vero motivo per il quale celebriamo, e ogni domenica prendendo quei sacri emblemi attraverso i quali rinnoviamo le sacre alleanze che abbiamo stretto con Dio, e il nostro impegno a seguirLo per il resto della nostra vita.
Commenti