In Atti 1-5 Luca fornisce un resoconto del ministero di 40 giorni che Cristo svolse dopo la Sua resurrezione, del conferimento dello Spirito agli apostoli durante la pentecoste e della miracolosa guarigione dell’uomo zoppo.
In queste storie ispiratrici, impariamo a rendere testimonianza e insegnare il vangelo come fecero gli apostoli. Apprendiamo della successione apostolica e del dono delle lingue.
Impariamo in merito all’importanza del guardare al Signore e ai Suoi apostoli per i miracoli di cui abbiamo bisogno nella nostra vita. Tutte queste lezioni sono incentrate su un luogo—il tempio.
Il ministero post-resurrezione di Gesù Cristo
In Atti 1 troviamo l’affascinante e stupefacente dichiarazione secondo cui Gesù Cristo passò quaranta giorni con i Suoi apostoli dopo la resurrezione.
Luca dice che che Gesù passò il tempo “parlando delle cose relative al regno di Dio”. Ma a noi non viene detta nessuna di queste cose. È una storia senza una storia!
Cosa insegnò il Signore di così importante ai Suoi discepoli da impiegare quaranta giorni? Di quali cose “relative al regno” Egli parlò? Semplicemente non lo sappiamo.
Ma vi sono degli indizi nelle scritture e in alcuni scritti apocrifi in grado di suggerire una risposta.
Nel versetto 1 Luca ci dice che fino a quel punto egli ha solo descritto ciò che Gesù “aveva cominciato a fare ed insegnare”; in poche parole, il meraviglioso vangelo di Luca che precede Atti è solo l’inizio degli insegnamenti del Salvatore.
Cos’altro aveva ancora da fare e insegnare che non aveva fatto e insegnato prima?
Nel versetto 2 apprendiamo che Egli diede “dei comandamenti” agli apostoli durante quel periodo. La parola “comandamenti” è tradotta con “ulteriori istruzioni” in versioni più recenti. In che cosa consistevano tali istruzioni?
Alcune cose sono rese chiare dal testo. Nel versetto 3 leggiamo che “dopo ch’ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove”.
Il termine greco tradotto in “molte prove” è tekmerioi, di cui una migliore traduzione, molto probabilmente, è “segni sicuri”. Si tratta di segni o indicatori che forniscono informazioni indiscutibili, magari concordate in anticipo.
Sappiamo anche dal versetto 3 che il Signore parlò agli apostoli delle “cose relative al regno di Dio”. Quali cose?
Il prefisso greco peri, qui tradotto con “relative”, generalmente indica un movimento circolare intorno a qualche cosa, e può voler dire “intorno”.
Dal libro degli Atti non sappiamo cosa possa effettivamente contenere un racconto delle “cose relative al regno di Dio”; ma sappiamo che qualunque cosa il Signore abbia detto agli apostoli, era una completa descrizione del Suo piano.
Alcuni studiosi hanno evidenziato che molti scritti apocrifi (al di fuori delle scritture) molto antichi affermano di contenere quelle cose che Gesù insegnò durante il suo ministero di quaranta giorni.
Parlano di cose “come lavaggi e unzioni e il ricevimento di abiti speciali … un resoconto di un concilio celeste, una guerra e un’espulsione della progenie ribelle di Dio”.
Gesù spiega che dopo la sua morte visitò la prigione spirituale e insegnò la salvezza a tutti coloro che si trovavano là. Un altro elemento comune agli scritti apocrifi è la segretezza imposta a tutti coloro che ricevevano tali insegnamenti.
Forse è proprio a causa della natura confidenziale di tali insegnamenti che Luca non li descrive nel libro degli Atti. Forse il Signore diede agli apostoli in quegli incontri di 40 giorni una conoscenza e delle ordinanze superiori a quelle date durante il suo ministero terreno?
La chiamata missionaria degli apostoli e la Pentecoste
Allora, proprio prima di ascendere al cielo, Egli disse loro: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni … fino all’estremità della terra” (Atti 1:8).
Quali che siano le “ulteriori istruzioni” ricevute dagli apostoli, essi uscirono da quegli incontri durati 40 giorni con potere e una fiducia incrollabile nella loro chiamata.
Due angeli stettero a fianco a loro mentre il Signore veniva assunto in cielo:
“Uomini Galilei” questi dissero “perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:10-11).
A quel punto gli undici apostoli scelsero Mattia quale nuovo sostituto di Giuda Iscariota, e cominciarono la loro opera.
Il primo esempio di successione apostolica indica chiaramente che un concilio dei dodici apostoli è essenziale per l’opera.
Bisogna che “uno sia fatto testimone con noi della risurrezione”, dice Pietro, indicando che questo passo è necessario (Atti 1:22).
Per una settimana dopo l’Ascensione, i Dodici “perseveravano di pari consentimento nella preghiera” in una stanza privata, insieme alle “donne” e la madre ed i fratelli di Gesù.
L’espressione “di pari consentimento” (homothymadon) potrebbe essere tradotta con “con lo stesso sentimento”. Tennero questo cerchio della preghiera ogni giorno fino alla fine della settimana, fino a quando “la Pentecoste fu giunta” (Atti 1:22).
La Pentecoste è un giorno molto significativo nel calendario Giudaico. “Pentecoste” (dal Greco “il cinquantesimo”), o Shavuot, “la Festa delle Settimane”, cade sul cinquantesimo giorno successivo alla domenica di Pasqua.
Poiché lo Shavuot è tradizionalmente definito come il giorno in cui Mosè diede la legge al popolo d’Israele sul Monte Sinai, questa giornata commemora anche l’ingresso di tutto il popolo d’Israele nell’alleanza.
Conosciuta come “festa delle Settimane” o “Shavuot”, questa era una delle occasioni sacre in cui tutta Israele si riuniva al tempio di Gerusalemme per pregare (vedere Levitico 23:16-17).
Come gli apostoli, quindi, i Giudei “da ogni nazione sotto il cielo”, che parlavano molte lingue, affollavano il tempio.
All’ora terza (circa le 9 del mattino) si stavano offrendo la preghiera e il sacrificio del mattino; proprio in quel momento, quando l’incenso che simboleggiava Israele in preghiera saliva a Dio, si verificò un evento straordinario.
“E di subito si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro.
E tutti furon ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi” (Atti 2:2-4).
Uno dei primi capi Cristiani, Leone Magno, descrive la Pentecoste in questo modo:
“Come una volta al popolo ebraico, liberato dall’Egitto, la legge fu data sul monte Sinai il cinquantesimo giorno dopo il sacrificio dell’agnello, così dopo la Passione di Cristo, quando il vero Agnello di Dio fu ucciso, il cinquantesimo giorno dalla Sua Risurrezione, lo Spirito Santo scese sugli apostoli e sulla comunità dei credenti” (“Pentecost”, The Fathers of the Church, Catholic University of America, vol. 93, p. 331. N.d.T).
Il subbuglio fece sì che una moltitudine si radunasse, la quale “fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nel suo proprio linguaggio. E tutti stupivano e si maravigliavano, dicendo:
Ecco, tutti costoro che parlano non son eglino Galilei? E com’è che li udiamo parlare ciascuno nel nostro proprio natìo linguaggio?” (Atti 2:6-12).
Ebrei orientali dalla Mesopotamia, Ebrei settentrionali dall’Asia, Ebrei meridionali dall’Egitto, Ebrei occidentali da Roma – in altre parole, Ebrei provenienti da ogni punto cardinale circondavano gli apostoli per ascoltare i loro insegnamenti.
Come molti dei nostri missionari di oggi, gli apostoli erano dotati del dono delle lingue per poter comunicare il Vangelo al di là delle barriere linguistiche.
La Nuova Alleanza del Vangelo
Così come Mosè parlò della vecchia alleanza sul Monte Sinai, così Pietro, l’apostolo presiedente e profeta del Signore, si alzò tra gli undici per fare un discorso sulla nuova alleanza.
Benedetto con il dono delle lingue, Pietro testimoniò dell’Espiazione del Salvatore in una lingua che chiunque lo stesse ascoltando potesse comprendere:
“Uomini israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigî e segni… voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte (Atti 2:22-24).
Pietro poi mostrò tramite le profezie dell’Antico Testamento che Gesù fosse il Messia: “Sappia dunque sicuramente tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2:36).
Quando il popolò udì queste parole, “essi furon compunti nel cuore.” In greco, la parola è “trafitto da parte a parte, addolorato in modo acuto, agitato con veemenza”.
I presenti rimasero colpiti dalla coscienza e supplicarono Pietro: “Che dobbiam fare?”. Cosa potevano fare per rimediare a ciò che avevano fatto al Salvatore?
A quel punto, Pietro enunciò in modo sintetico i primi principi del vangelo di Gesù Cristo: “Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remission de’ vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (Atti 2:38).
Molti tra i presenti furono commossi: “e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone”, i primi frutti della missione degli apostoli— molto appropriato, in quanto la Bibbia definisce la Pentecoste “la festa delle primizie” (vedere Levitico 23:16-17; Numeri 28:26).
Leggi anche: La Resurrezione di Gesù Cristo: alcuni riferimenti scritturali utili
Unendosi agli apostoli, questi nuovi credenti continuarono a riunirsi “di pari consentimento assidui al tempio” (Atti 2:46). Perché la chiesa si riuniva ogni giorno “di pari consentimento” e in “semplicità di cuore” al tempio?
Una risposta possibile: per stringersi nel cerchio della preghiera. Ancora oggi, gli Ebrei si riuniscono al Muro Occidentale, l’unico rimanente dell’antico tempio di Gerusalemme, per portare avanti l’antica pratica del cerchio della preghiera.
Un altro motivo importante per cui gli apostoli si riunivano al tempio era per svolgere l’opera missionaria.
Che fosse lo stesso giorno della Pentecoste o qualche giorno dopo, Pietro e Giovanni tornarono al tempio “per la preghiera dell’ora nona” (Atti 3:1).
Si trattava del sacrificio ufficiale pomeridiano (intorno alle 15.00), quando a Gerusalemme Gesù si riuniva per pregare nel cortile del tempio.
Era inoltre un momento adatto per gli apostoli per predicare alle folle riunite in merito alla nuova alleanza del vangelo.
Il miracolo dell’uomo zoppo
Quando Pietro e Giovanni entrarono per la “porta del tempio detta ‘Bella’”, incontrarono un uomo zoppo che chiedeva l’elemosina ai passanti.
Probabilmente molti mendicanti affollavano l’entrata che conduceva all’area pubblica o “cortile delle donne..”. Pietro “fissando gli occhi” sull’uomo zoppo, disse:
“Guarda noi… Dell’argento e dell’oro io non ne ho, ma quello che ho, te lo do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!”. Pietro prese l’uomo per la mano destra, e l’uomo si alzò in piedi e i suoi piedi e le caviglie tornarono in salute (Atti 3:2-8).
Come l’uomo zoppo, noi abbiamo il privilegio di “guardare” ai profeti e agli apostoli per ricevere molto più aiuto di quanto ci aspettiamo. L’uomo zoppo sperava solo di ricevere qualche moneta, ma invece fu guarito completamente.
Cosa accadrebbe se ci rivolgessimo al Signore e ai Suoi servi per ricevere le risposte ai nostri problemi? Non potremmo anche noi essere sopraffatti di benedizioni?
Potrebbero non essere benedizioni in “oro e argento”, ma “quello che il Signore ha” è desideroso di donarcelo—tutto ciò che possiamo desiderare.
Quando consideriamo le nostre benedizioni, non dovremmo anche noi “saltare e lodare Iddio” come fece l’uomo zoppo?
Mi sarete testimoni: la Pentecoste e il ministero post-resurrezione di Cristo è stato originariamente pubblicato su https://latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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