Le beatitudini costituiscono l’inizio del sermone sul monte. Il capitolo 5 di Matteo comincia dicendo:
“E Gesù, vedendo le folle, salì sul monte; e postosi a sedere, i suoi discepoli si accostarono a lui.
Ed egli, aperta la bocca, li ammaestrava […].”
È significativo il fatto che Gesù salì su un monte per predicare. Possiamo vederci non soltanto una soluzione funzionale all’ascolto, ma anche un parallelismo con Mosè.
Così come Mosè salì sul Monte Sinai quando diede al popolo d’Israele la sua legge, così anche il Salvatore salì su un monte per dare una nuova legge, più alta e spirituale.
Le beatitudini: la via per essere benedetti e felici
Alcuni passano la vita intera alla costante ricerca del potere mondano e della popolarità, nella speranza che questo li renda felici.
Il Maestro è venuto per insegnarci cosa voglia dire realmente essere “beati”. In Greco, il termine makarios vuol dire “colui che ha il privilegio di ricevere il favore divino”.
In Latino, beatus o beatitudo denota il fatto di essere benedetti, da cui il titolo “le Beatitudini”.
Può anche essere tradotto con “Oh, la felicità di”. “Beata” è il termine che usò Maria quando alla visita di Gabriele disse: “d’ora innanzi tutte le età mi chiameranno beata” (Luca 1:48).
Quindi, riassumendo, essere bati vuol dire essere felici e benedetti, quale conseguenza naturale del possedimento di alcune qualità.
Ogni beatitudine, infatti, rappresenta una delle qualità di Dio e Gesù Cristo che noi dovremmo cercare di sviluppare. Le beatitudini costituiscono una formula per seguire il Salvatore e diventare più simili a Lui.
Qual è il significato delle beatitudini?
Se davvero le beatitudini sono la strada che può portarci alla vera felicità, è importante capire effettivamente quali sono e quale sia il loro significato, talvolta non chiaro. Matteo riporta:
Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno de’ cieli.
Beati quelli che fanno cordoglio, perché essi saranno consolati.
Beati i mansueti, perché essi erederanno la terra.
Beati quelli che sono affamati ed assetati della giustizia perché essi saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Iddio.
Beati quelli che s’adoperano alla pace, perché essi saran chiamati figliuoli di Dio.
Beati i perseguitati per cagion di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
Beati voi, quando v’oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male per cagion mia.
Ad una prima lettura potrebbe sembrare che le beatitudini non siano connesse fra loro o che siano state menzionate in ordine casuale.
Tuttavia, un’interpretazione interessante delle beatitudini potrebbe essere quella di un cammino progressivo fatto di passi consecutivi che da un punto di partenza-la nostra condizione mortale e terrena-ci conducono verso una gloriosa destinazione-la presenza di Dio (per sapere di più si consiglia la visione di Matthew 5; Luke 6 | Feb 13-19 | Come Follow Me Insights – disponibile solo in Inglese).
Le beatitudini: Un cammino che conduce alla vita eterna
Vediamo qual è il significato delle beatitudini e in che modo sono connesse tra loro.
Beati i poveri in ispirito
Essere povero in spirito vuol dire essere umile o “riconoscere con gratitudine la nostra dipendenza dal Signore, significa comprendere che abbiamo costantemente bisogno del Suo sostegno e che i nostri talenti e capacità sono doni di Dio” (“Umiltà”, topics.Church of Jesus Christ.org).
Vuol dire anche riconoscere che ci manca qualcosa per diventare come Cristo, che esiste una distanza tra dove siamo noi (spiritualmente) e dove è Lui, tra quello che siamo e quello che dovremmo essere.
Questo pertanto è il primo passo necessario per intraprendere il cammino di conversione del Vangelo.
Beati quelli che fanno cordoglio
Fare cordoglio vuol dire sentire ed esprimere dolore per qualcosa. Una persona può fare cordoglio per le prove della vita terrena che lei e gli altri sperimentano.
Allo stesso modo, una persona può fare cordoglio perché soffre a causa del peccato.
Il passo successivo è il cordoglio del pentimento. Quando abbiamo riconosciuto le nostre mancanze e i nostri peccati soffriamo a causa di questi.
Beati i mansueti
I mansueti sono coloro che sono “timorati di Dio, retti, umili, disposti a imparare e pazienti nelle sofferenze” [Guida alle Scritture].
“Coloro che possiedono tale caratteristica sono disposti a seguire Gesù Cristo e il loro temperamento è tranquillo, docile, tollerante e mansueto” (Ulisses Soares, “Siate miti e umili di cuore”, Liahona, novembre 2013, 9).
I mansueti sono anche coloro che sono disposti a sottomettersi alla volontà di Dio, smettere di fare a modo loro e seguire i consigli del Padre celeste. Quando ci pentiamo, vogliamo agire secondo la Sua volontà.
Beati quelli che sono affamati e assetati di rettitudine
Questa particolare beatitudine implica l’avere un grande desiderio di conoscere e di seguire la volontà di Dio.
Quando abbiamo il desiderio di seguire la volontà di Dio andiamo alla ricerca di essa per conoscerla e metterla in pratica, e lo facciamo senza sosta.
Beati i misericordiosi
Coloro che sono misericordiosi sono “compassionevoli, rispettosi, pronti a perdonare, gentili e pazienti anche quando [sono] a conoscenza delle mancanze altrui” (Argomenti evangelici, “Misericordia”).
Quando siamo decisi a conoscere e seguire la volontà di Dio, cominciamo a scorgere i Suoi infiniti atti di misericordia nella nostra vita. Di conseguenza sviluppiamo il desiderio di donare la stessa misericordia agli altri.
Beati i puri di cuore
Essere puri di cuore vuol dire far parte di coloro che:
“amano il Signore, che si sforzano di seguirLo e di obbedire ai Suoi comandamenti, che sono impegnati a vivere una vita virtuosa e a perseverare fedelmente fino alla fine.
I puri di cuore sono coloro che controllano i loro pensieri per tenersi lontani dalle azioni e dai pensieri immorali” (Sheldon F. Child, “Words of Jesus: Chastity”, Ensign, gennaio 2003, 44).
Man mano che riceviamo e doniamo misericordia il nostro cuore si purifica. Poiché Gesù è il più puro di tutti, quando questo avviene diventiamo più simili a Lui.
Beati quelli che s’adoperano alla pace
I portatori di pace sono coloro che:
“aiutano le persone a trovare un terreno comune laddove gli altri notano le differenze” (Henry B. Eyring, “Apprendere nel sacerdozio”, Liahona, maggio 2011, 63).
Vivere il vangelo, essere misericordiosi e avere un cuore puro porta pace nella nostra vita, e ci spinge a ricercarla in tutte le nostre circostanze e interazioni con gli altri.
Beati i perseguitati per cagion di giustizia
Questa particolare beatitudine implica l’essere disposti ad obbedire a Gesù Cristo e ai Suoi insegnamenti, e a difenderli anche quando questo può portarci a essere derisi o maltrattati.
Possiamo definirci dei veri discepoli quando il desiderio di difendere la causa di Dio supera quello di difendere il nostro orgoglio.
Il Salvatore specifica: “per cagion mia”. Perché la persecuzione viene descritta come uno stato di beatitudine? (Matteo 5:10) Questa è una condizione condivisa dai profeti e da altri santi.
Le avversità ci forniscono le più grandi opportunità per trionfare sull’odio e la paura, e amare i nostri nemici (che è l’ultimo comandamento datoci dal Salvatore prima di invitarci ad essere perfetti, a conclusione del sermone sul monte).
Questo vuol dire vivere la legge superiore.
Dopo aver enunciato le categorie di beati in terza persona (essi), il Salvatore passa alla seconda persona e si rivolge direttamente ai Suoi discepoli, dicendo: “beati voi, quando v’oltrageranno e vi perseguiteranno”.
Leggi anche: La storia di Nicodemo: cosa vuol dire nascere di nuovo
Questo spostamento di prospettiva è un invito rivolto nello specifico ai Suoi seguaci, coloro che non si limitavano a seguirLo per i miracoli, affinché comprendessero che d’ora in avanti avrebbero dovuto decidere in modo attivo e consapevole di seguirLo, a prescindere dalle avversità che avrebbero dovuto affrontare.
Lo stesso invito è rivolto a noi oggi.
Le beatitudini: Una legge del contrappasso al contrario
Abbiamo fatto menzione delle qualità che una persona “beata” dovrebbe possedere o acquisire, ma non abbiamo parlato delle ricompense che costituiscono il fulcro delle beatitudini. A
nche in questo caso è possibile notare un modello o schema ricorrente.
Ad ogni qualità corrisponde una benedizione che è direttamente proporzionale allo stato di rettitudine. Come disse Anziano James E. Talmage:
“A ciascun gruppo di beati è data l’assicurazione di una ricompensa direttamente opposta alle condizioni per cui essi hanno sofferto” (Talmage, Gesù il Cristo, p.172);
una sorta di legge del contrappasso, ma in positivo.
Il principio della restaurazione è esemplificato in queste beatitudini, sia nel presente che nell’aldilà.
I misericordiosi otterranno misericordia, i puri di cuore vedranno Dio, gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio, gli affamati e assetati di giustizia saranno saziati, coloro che fanno cordoglio saranno consolati, e così via.
Questo schema si rivela essere un cerchio, che si apre e si chiude con la stessa benedizione: “perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo 5:3; 10).
Forse tra le righe possiamo leggere un messaggio di speranza che ci fa capire che il cammino verso la perfezione e la salvezza non è lineare, ma circolare.
Un percorso di pentimento quotidiano, che ci permette di ricominciare da capo ogni volta che sbagliamo; circolare, ma allo stesso tempo diretto verso l’alto, come una sorta di scala a chiocciola che conduce verso Dio.
Dai versetti in Matteo sembrerebbe quasi che i gruppi di beati siano divisi per categorie e che ad ogni categoria spetti una benedizione.
Ma ognuno di noi può aspirare a ricevere tutte quante queste benedizioni quando si sforza di ottenere tutte le qualità descritte, fino ad arrivare all’ambizione più alta di tutte, quella di essere perfetti come è perfetto il Salvatore.
Commenti