Che sia a 32 anni o a 11 non è mai troppo tardi (o troppo presto) per seguire Gesù Cristo.
In quanto esseri umani, tendiamo naturalmente ad organizzare e strutturare la nostra vita in base alla nostra percezione del tempo.
Le diverse culture comprendono, misurano e assegnano il tempo in modo diverso e quest’ultimo tende a fungere da tacito regolatore delle attività e delle decisioni quotidiane.
Le culture occidentali hanno una concezione del tempo fissa e lineare. Tale concezione, aggravata dal ritmo sempre più incalzante della società e dall’ossessione per l’ottimizzazione del tempo, ha catalizzato un’epidemia di ansia e un calo della qualità e del livello di soddisfazione della vita.
La “sindrome del bianconiglio”
La società è affetta dalla cosiddetta “malattia della fretta” collettiva. Diversi anni fa, ho iniziato a riconoscere in me stessa i sintomi di questa epidemia e non mi è piaciuto ciò che ho visto facendo un’autoriflessione.
Nel tempo, ero sempre stata più pervasa dalla sensazione di non riuscire a tenere il passo o di rimanere indietro. Non si trattava di rimanere effettivamente indietro, ma di una preoccupazione costante e inesorabile di rimanere indietro.
Mi sembrava che la durata del giorno di 24 ore stesse letteralmente diminuendo, mentre la lista di cose da fare continuava ad allungarsi e ad appesantirsi. La vita sembrava ingestibile.
Alla fine di ogni giornata ero scontenta di me stessa. Mossa dai gentili suggerimenti dello Spirito Santo, mi sono resa conto che ero diventata completamente oppressa da inutili sentimenti di insoddisfazione e inadeguatezza.
Ancora oggi, rabbrividisco di fronte a frasi come “chi dorme non piglia pesci” o “il tempo è essenziale”.
Sebbene non sia in disaccordo con questi principi, queste frasi sembrano insinuare che, nonostante tutti gli sforzi e le buone intenzioni, non riuscirò mai a “prendere i pesci” o ad essere abbastanza brava e veloce da ottenere le cose “essenziali”.
Sono arrivata alla conclusione che la frase “meglio tardi che mai” sia uno slogan più realistico e adatto a me. Questa nuova prospettiva sul tempo e una rielaborazione delle aspettative personali hanno reso più chiara la mia visione della vita, delle persone e persino del Signore.
Attraverso questo processo ho trovato maggiore conforto nella consapevolezza che il Padre celeste approva i miei sforzi, maggiore fede nelle promesse del Signore, una comprensione più completa delle Sue alleanze, delle aspettative più realistiche sul progresso personale (per me stessa e per gli altri) e persino una rafforzata determinazione a obbedire e a sopportare le difficoltà con pazienza.
Ho imparato questa felice lezione nella mia vita: non è mai troppo tardi o non siamo mai troppo indietro per seguire Gesù Cristo. Vale la pena notare che alcune cose sul sentiero dell’alleanza richiedono risposte tempestive.
Non dovremmo, ad esempio, procrastinare il pentimento o rimandare la chiamata profetica ad affrettare la storia familiare e il lavoro di tempio. Per ora, tuttavia, mi riferisco ad altri aspetti della vita lungo il sentiero dell’alleanza.
Seguire Gesù Cristo: il corso del Signore è un cerchio eterno
Amiamo e adoriamo un Padre celeste il cui corso è descritto nelle nostre Sacre Scritture come “un cerchio eterno”. Le alleanze che stringiamo con il Signore sono eternamente vincolanti.
Le benedizioni promesse sono eterne per durata e natura. Il nostro tempo transitorio nella mortalità è un’opportunità per imparare e progredire. Anche se il nostro tempo nella mortalità è limitato, il progresso spirituale che facciamo qui durerà.
Non viene cancellato quando lasciamo questa terra, né deve avvenire istantaneamente. La santità, la rettitudine e la perfezione non si ottengono in un “lavaggio a ciclo rapido”.
Quando si tratta di accettare e seguire il Salvatore, “meglio tardi che mai” e “chi va piano va sano e va lontano” sono strategie decisamente valide. Nella conversione vera e duratura, ciò che conta è la qualità, mentre la velocità senza la resistenza è di scarso aiuto.
Non è mai troppo tardi per cambiare rotta e seguire Gesù Cristo
Ero già trentenne quando ho sentito parlare per la prima volta del Vangelo restaurato. A 32 anni avevo avuto tutto il tempo di rendere la mia vita un enorme disastro. Ero ben consapevole che cambiare me stessa e le mie circostanze sarebbe stato un processo lungo e difficile.
Soprattutto, sapevo che non sarebbe stato possibile farlo senza l’aiuto di Gesù Cristo. Avevo vissuto tutta la mia vita vagando per i sentieri proibiti e i campi vasti e spaziosi del sogno di Lehi.
Se fossi stata immediatamente e magicamente teletrasportata in sicurezza all’albero e al suo delizioso frutto senza incidenti o sforzi, non avrei apprezzato il valore della dolcezza del frutto.
Sapevo e so tuttora che non posso essere perfetta in questa vita. Ci affidiamo ai meriti, alla misericordia e alla grazia di Gesù Cristo. L’impeccabilità non è un requisito per ricevere le benedizioni del Signore.
Ma avevo e ho bisogno di impegnarmi continuamente per essere migliore. Sapevo che la perfezione non era una possibilità, ma sapevo anche che dovevo sviluppare alcuni punti di forza e attributi, nonostante le carenze che li accompagnavano.
Una crescita di questo tipo avviene solo attraverso l’esperienza personale, di solito sotto forma di prove prolungate e dolorose.
Quando si tratta di sviluppare attributi e atteggiamenti simili a quelli di Cristo, il tempo è “essenziale”, ma nel senso che ce ne vuole molto, non nel senso che dobbiamo affrettarci a portare a termine il compito.
Lo sviluppo della pazienza, per sua natura, richiede tempo. Siate certi, tuttavia, che quando ci sembra che il tempo sia scaduto per quanto riguarda la nostra capacità di sopportare pazientemente le afflizioni, è l’orologio del Salvatore che scandisce il nostro tempo.
Lungo il percorso incontreremo sicuramente cose che sono al di fuori del nostro controllo
Il Padre celeste ha elaborato un piano personalizzato per ciascuno dei Suoi figli che ha come priorità il nostro interesse. Arrivare con successo a destinazione richiede che seguiamo l’esempio del Salvatore e la guida dello Spirito Santo.
Il Signore ha i Suoi tempi, i Suoi piani e la Sua volontà per ciascuno di noi. Egli sa chi siamo e dove ci troviamo (spiritualmente, emotivamente, fisicamente, in base alle circostanze, ecc.)
La nostra vita non avrà sempre le sembianze di quella di qualcun altro o non batterà al ritmo che vogliamo noi. Dobbiamo confidare nel fatto che il Signore sappia quali sono le qualità che dobbiamo sviluppare o eliminare per tornare alla nostra dimora celeste.
Le nostre sfide sono personali e le nostre storie sono uniche e riflettono Genitori celesti personali e amorevoli che vogliono che torniamo da loro. Questo ci libera anche dalla tendenza a paragonare noi stessi e la nostra vita ad altre persone o situazioni.
Il corso si svolge secondo i tempi del Signore
Quando entrai per la prima volta nel battistero del tempio per partecipare ai battesimi per procura, avevo circa due decenni in più di chiunque altro entrasse nel fonte battesimale quel giorno.
Eravamo ad un’attività al tempio dei giovani del palo e io avevo superato da molti anni quella fascia d’età. La mia età all’epoca, tuttavia, era irrilevante, poiché questo fu per me un momento da “meglio tardi che mai” indimenticabile e che cambiò la mia vita.
Non potevo credere che il Signore avrebbe permesso a una persona come me di partecipare a un’opera così gloriosa e magnifica.
Ero così grata che, dopo tanti anni di passi falsi e di vagabondaggio, il Signore mi avesse benedetto con la conoscenza di queste verità inestimabili e la possibilità di partecipare a qualcosa di così magnifico.
Il tempismo del Signore è stato bellissimo e perfetto. Essere quasi vent’anni “indietro” rispetto al resto dei giovani quel giorno non mi ha impedito di ricevere le benedizioni o di rendere servizio.
Fortunatamente non c’era nessuna casella da ritardatario da spuntare sulla raccomandazione per il tempio.
La prima esperienza al tempio di mia figlia con i battesimi per procura è avvenuta in una fase della vita molto diversa. Facendo il compleanno a dicembre, ha potuto partecipare ai battesimi per procura poche settimane dopo aver compiuto 11 anni.
Il primo giorno di gennaio in cui era aperto, siamo andati al tempio insieme a mio marito.
Mia figlia, che è un’anima coraggiosa e audace, aveva scelto di essere battezzata all’età di 8 anni, anche dopo aver visto la mia famiglia ripudiarmi per essere diventata un membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
Dopo il battesimo anche a lei era toccata la stessa sorte.
Sapevo che il processo di guarigione da questo rifiuto e dolore familiare sarebbe probabilmente iniziato con la sua disponibilità ad aiutare i nostri antenati ad avere l’opportunità di ricevere le ordinanze di salvezza e la possibilità di legami familiari eterni.
L’ho portata al tempio il primo giorno in cui poteva entrare, perché non volevo che vivesse senza le benedizioni e i miracoli della casa del Signore un giorno in più del necessario.
Comprendere il suo valore nella nostra famiglia quale servitrice amorevole e partecipante alle ordinanze di salvezza è stata per lei fonte di grande conforto, appartenenza e forza.
Era il momento stabilito dal Signore per farle ricevere queste benedizioni. Vivere il Vangelo non prevede ritardi o anticipi. Il Padre celeste ha un bellissimo piano per ognuno di noi, che si adatta alle nostre esigenze individuali.
Ci dà queste benedizioni quando siamo pronti a riceverle. Non era in ritardo quando mi ha fatto incontrare il Vangelo a 32 anni e non era in anticipo quando mia figlia è entrata al tempio a 11 anni.
In entrambi i casi, il Signore è stato puntuale. Anche coloro il cui periodo di prova mortale su questa terra è scaduto hanno la possibilità di accettare e seguire il Salvatore.
La morte non può separarci dall’amore del nostro Salvatore, né può impedirci di agire con amore nei confronti di coloro che ci hanno preceduto.
I nostri passi maldestri lungo il percorso non ostacoleranno gli scopi o il piano del Padre Celeste
I miracoli non sono rari nei templi. Vorrei condividere un’esperienza personale che mi è sembrata particolarmente tenera e memorabile. A volte il tempismo con cui si verifica un evento è già di per sé un miracolo.
In un giorno in cui, come la maggior parte dei giorni, stavo combattendo contro i sentimenti di inadeguatezza come persona, moglie, madre, eccetera, ho fissato un appuntamento per me e mio marito per fare i suggellamenti per procura.
Ho dovuto rimandare l’appuntamento più di una volta perché la giornata continuava a riservare imprevisti. Alla fine ho riprogrammato l’appuntamento per le 20.30, che era l’ultimo disponibile della serata.
Mi sentivo spiritualmente goffa, come se non riuscissi mai a gestire il caos della vita. Ho ringraziato Dio per la Sua pazienza e per aver accettato i miei sforzi, scompigliati ma sinceri, e mi sono recata al tempio appena in tempo, un po’ agitata.
Avevamo quasi finito la benzina lungo la strada e ci eravamo dovuti fermare. Mi vergognavo di arrivare in ritardo all’ultimo appuntamento della giornata.
Sapevo anche che probabilmente avremmo dovuto lasciare mia figlia di 11 anni da sola ad aspettare all’ingresso, ma la sua baby-sitter abituale non era disponibile e sentivo la forte impressione che dovessimo andare comunque.
La sera precedente avevo stampato alcuni nomi dalla mia lista di ordinanze prenotate. Avevo portato i cartoncini con i nomi per quattro suggellamenti a coniugi (tutti facenti parte di una famiglia), oltre a quattro figli e sei figlie non imparentati.
Non sapevo quale di queste ordinanze avremmo fatto, poiché era tardi e mia figlia era nella sala d’attesa non sorvegliata. Avevamo deciso di fare solo quello che potevamo.
Quando siamo entrati nella sala dei suggellamenti, c’erano due suggellatori e due coppie di adulti. Stavano completando alcuni suggellamenti di figlie a genitori dai nomi forniti dal tempio.
Qualche istante prima del nostro arrivo, avevano completato il suggellamento di tre fratelli ai loro genitori, anch’essi provenienti dai nomi forniti dal tempio.
Ho consegnato al suggellatore i miei cartoncini delle ordinanze per i coniugi, ma lui mi ha chiesto se avessi dei biglietti per il suggellamento di figli ai genitori.
Ha detto che avremmo dovuto approfittare dei lavoranti in più nella sala, dato che dovevano andarsene presto. Ho accettato e gli ho consegnato i cartoncini delle ordinanze che avevo in tasca. Io e mio marito abbiamo fatto da proxy per i genitori e un altro lavorante maschio per il figlio.
Durante il primo suggellamento, ho visto l’altro suggellatore (che stava servendo come testimone) guardare uno dei miei biglietti, prendere la cartella con i nomi forniti dal tempio e aprirla per guardare le ordinanze che avevano completato prima del nostro arrivo.
Tra un’ordinanza e l’altra, il suggellatore testimone ci ha detto di fare una pausa e ha detto che stavamo per partecipare a una serata molto speciale nel tempio.
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Ci ha spiegato che uno dei nomi che avevo portato era il fratello dei tre fratelli che erano stati suggellati ai loro genitori pochi minuti prima che arrivassimo io e mio marito. Uno dei biglietti (di un lontano parente) che avevo consegnato al suggellatore apparteneva al quarto figlio di questi stessi genitori.
Quella sera, dopo un secolo di attesa, questi genitori avevano avuto la gioia di essere suggellati a tutti e quattro i loro figli. Non solo, ma questi erano in realtà i miei nomi di famiglia che avevo condiviso con il tempio su FamilySearch.
Questa è stata una risposta alle mie continue preghiere a Dio. Essendo il primo membro del mio albero genealogico, ci sono molte migliaia di ordinanze da completare. Io stessa ne ho portate migliaia al tempio, ma le altre le condivido con il tempio in modo che il loro lavoro possa continuare.
Spesso supplico il Signore di inviare aiuti per i miei numerosi familiari in attesa. Sapevo che aveva ascoltato le mie preghiere.
Il miracolo più stupefacente e commovente, tuttavia, è stato il suggellamento di questo quarto figlio ai suoi genitori e ai suoi tre fratelli. Le mie manie e le mie imperfezioni non hanno ostacolato il Signore nel compiere questo miracolo.
Mi sono resa conto che se fossimo arrivati a una sessione precedente saremmo stati indirizzati a una sala di suggellamento diversa. Se non avessimo rispettato l’appuntamento successivo, quella famiglia non avrebbe vissuto quel miracolo e noi non ne saremmo stati testimoni.
È interessante notare che se la mia vita fosse filata liscia (cioè se fossi stata “puntuale”), quella sera non sarei entrata in quella sala di suggellamento con il cartoncino di quel figlio in tasca.
Il Signore conosce quella famiglia. Conosce quei genitori e conosce tutti e quattro i loro figli.
Il Signore sapeva che quei genitori e i nomi dei loro figli sarebbero stati stampati da fedeli lavoranti del tempio e portati in quella sala dei suggellamenti a quell’ora in quel giorno in quel tempio.
Sapeva anche che io sarei arrivata, agitata e sconfortata, in quella sala dei suggellamenti all’ ultimo appuntamento disponibile, quella stessa sera, in quello stesso tempio.
Questa esperienza ha avuto un grande impatto sulla mia comprensione della pazienza e dei tempi del Signore.
I viventi fissano gli appuntamenti per il tempio e noi lavoriamo al meglio delle nostre limitate capacità per aiutare a portare avanti quest’opera, ma gli appuntamenti sono veramente fissati e mantenuti dal Signore.
Egli fa le cose secondo i suoi tempi, che sono tempi perfetti. A volte, anche il nostro meglio non è poi così grande. Se siamo fedeli e disposti a servire, Egli è in grado di guidarci in luoghi in cui non ci rendiamo conto di dover essere, ma in momenti in cui sa che dovremmo esserci.
Il suggellamento di questa famiglia è stato orchestrato divinamente.
Solo un Dio che conosce tutte le cose e tutte le persone poteva sincronizzare un tale appuntamento attraverso i regni e il velo, tra persone ignare in luoghi diversi, perfetti sconosciuti che non si sono mai incontrati e che non hanno abitato la terra nello stesso secolo.
Ogni partecipante e testimone di quel suggellamento ha lasciato il tempio quella sera con rinnovata umiltà, gioia e gratitudine.
Sono certa che per quei genitori che hanno aspettato un secolo (e il cui ultimo figlio ha perso il primo suggellamento) questa è stata un’esperienza da “meglio tardi che mai”. Il Signore non è mai in ritardo.
Non è mai in anticipo. È sempre puntuale. Quando facciamo del nostro meglio per obbedirgli e servirlo, farà in modo che anche noi siamo sempre puntuali.
Non è mai troppo tardi per seguire Gesù Cristo è stato pubblicato su LatterDaySaintsMag
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