Quante volte ci è capitato di prendere una decisione pensando che fosse quella giusta e pentircene al primo ostacolo? Ma ci abbiamo pregato su; abbiamo digiunato, e realmente abbiamo creduto che fosse la cosa giusta da fare.
Allora perché le cose sembrano andare tutt’altro che per il verso giusto? Oppure, quante volte ci è capitato di ritrovarci bloccati in situazioni apparentemente senza via d’uscita?
Che sia per colpa nostra, per colpa di qualcun altro o per delle circostanze fuori dal nostro controllo, semplicemente non vediamo una soluzione. In questi casi, come possiamo perseverare con fede?
Tra l’incudine e il martello, o meglio, tra il Mar Rosso e gli Egiziani
In una situazione simile si ritrovò il popolo d’Israele insieme a Mosè poco dopo avere intrapreso il proprio esodo dall’Egitto. Facciamo un breve riepilogo.
Dio aveva comandato a Mosè di chiedere a Faraone di liberare gli Ebrei dalla schiavitù, che durava ormai da più di 4 secoli, e lasciarli andare fuori dall’Egitto. Faraone si era rifiutato.
A quel punto Dio, tramite Mosè, aveva mandato una dopo l’altra 9 piaghe terribili nel paese.
Tutte le volte, Faraone si convinceva a lasciare andare il popolo ma una volta conclusa la piaga del momento “induriva il suo cuore” e cambiava idea.
La decima piaga, quella secondo cui ogni primogenito del paese sarebbe morto se gli abitanti del paese non avessero cosparso gli stipiti delle porte d’ingresso della propria casa con del sangue di agnello, era stata quella definitiva.
A quel punto Faraone si era finalmente deciso a lasciare andare il popolo d’Israele.
Gli Ebrei lasciano finalmente l’Egitto e si inoltrano nel deserto. Dio promette di guidarli costantemente attraverso una colonna di nube che potesse ripararli dalla calura del deserto di giorno, ed una colonna di fuoco affinché potessero avere luce di notte.
Ad un certo punto, Faraone fa due calcoli e capisce che senza la “manovalanza” ebraica non ci sarebbe più stato qualcuno che potesse servirlo e riverirlo, così ci ripensa ed insieme a 600 carri si mette all’inseguimento di Mosè e tutto il popolo al suo seguito.
Il popolo d’Israele si rende conto della situazione. È in trappola. Davanti il Mar Rosso. Dietro un esercito di Egiziani inferociti pronti a piombare su di loro. Come uscirne?
Lezioni dal Mar Rosso
Come era prevedibile, la reazione di molti non fu tra le più ottimistiche. Il popolo d’Israele, si sa, è famoso per la sua tendenza a “mormorare” quando le cose si mettono male, nonostante i numerosi miracoli cui avevano già assistito.
Esodo riporta:
“E quando Faraone si fu avvicinato, i figli d’Israele alzarono gli occhi: ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle, tanto che essi ebbero una gran paura, e gridarono all’Eterno.
E dissero a Mosè: ‘Mancavano forse sepolture in Egitto, che ci hai portati a morire nel deserto? Perché ci hai fatto questo, di farci uscire dall’Egitto?
Non è forse questo che ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare, che serviamo gli Egiziani?’. Poiché meglio era per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto’” (Esodo 14:10-12).
Mosè, la cui fede era un po’ più salda, rispose:
“Non temete, siate saldi, e osservate la liberazione che l’Eterno compirà oggi per voi; poiché gli Egiziani che avete veduto quest’oggi, non li vedrete mai più in perpetuo.
L’Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete quieti” (Esodo 14:13-14).
È a questo punto che Dio compie uno dei miracoli più grandi e famosi delle scritture:
“Ora Mosè stese la sua mano sul mare; e l’Eterno fece ritirare il mare mediante un forte vento orientale durato tutta la notte, e ridusse il mare in terra asciutta; e le acque si divisero.
E i figli d’Israele entrarono in mezzo al mare sull’asciutto; e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra.
E gli Egiziani li inseguirono; e tutti i cavalli di Faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro a loro in mezzo al mare.
[…]
E Mosè stese la sua mano sul mare; e, sul far della mattina, il mare riprese la sua forza; e gli Egiziani, fuggendo, gli andavano incontro; e l’Eterno precipitò gli Egiziani in mezzo al mare” (Esodo 14:21-23; 27).
L’episodio del Mar Rosso è uno degli episodi più importanti e iconici delle scritture.
È così importante da essere citato in numerose occasioni da numerosi profeti, per ricordare al popolo d’Israele la capacità che Dio ha di liberarci a prescindere da quanto irrisolvibile possa sembrare la situazione.
Ci sono due cose che possiamo imparare da questa storia:
- Quando seguiamo un suggerimento dello Spirito e ci troviamo difronte ad un ostacolo, non dobbiamo cedere ai ripensamenti.
- Dio ha la capacità e il potere di realizzare una via d’uscita anche laddove pensiamo sia impossibile.
Diffidare dai ripensamenti
Solo perché qualcosa è giusta non significa che sarà anche facile.
Come esseri umani abbiamo la tendenza a pensare che se Dio ci comanda di fare qualcosa, o abbiamo ricevuto la conferma che una determinata scelta è giusta, allora avremo la strada spianata e tutto andrà liscio come l’olio. Il fatto è che è piuttosto vero il contrario.
Sì, quando Dio ci affida un compito o una missione prepara anche una via affinché possiamo portarla a compimento, ma dovremmo ricordarci anche che esiste un’opposizione.
Vi sono delle forze che operano ogni giorno per impedirci di raggiungere il nostro destino eterno. Esistono innumerevoli esempi che lo dimostrano.
Pensiamo a Nefi e le tavole di Labano, a Joseph Smith e la traduzione del Libro di Mormon, ai pionieri e il viaggio verso Ovest. Tutti questi personaggi condividono una grande missione da compiere e una grande opposizione cui far fronte.
Eppure, nessuno di loro si tirò indietro.
Dobbiamo avere il coraggio di continuare sulla strada intrapresa, di andare avanti, di perseverare con fede anche quando “il cielo si fa scuro”.
Talvolta, ci potrà capitare persino di stancarci della strada del discepolato che abbiamo intrapreso, delle alleanze che abbiamo stipulato, e ci chiederemo se realmente valgano lo sforzo.
Pensavamo che la nostra vita sarebbe stata più semplice e invece alle volte sembra persino più complicata. In questi momenti è naturale chiedere se abbiamo fatto la cosa giusta ed essere tentati di gettare la spugna.
In un bellissimo devozionale tenuto presso la Brigham Young University, l’Apostolo Jeffrey R. Holland una volta disse:
“Desidero incoraggiare ognuno di voi oggi riguardo all’opposizione che così spesso arriva dopo che sono state prese decisioni illuminate, dopo che momenti di rivelazione e convinzione ci hanno dato una pace e una certezza che pensavamo non avremmo mai perso.
Nella sua lettera agli Ebrei, l’apostolo Paolo cerca di incoraggiare i nuovi membri che si erano appena uniti alla Chiesa, i quali senza dubbio avevano avuto esperienze spirituali e avevano ricevuto la pura luce della testimonianza, solo per scoprire che non solo i loro problemi non erano finiti, ma che alcuni di essi erano appena cominciati.
Il principio di fondo è che non possiamo “mettere la firma” per un momento di tale significato eterno e di conseguenze eterne senza sapere che sarà una battaglia – una buona battaglia e una battaglia vincente, ma comunque una battaglia. Paolo disse a coloro che pensavano che una nuova testimonianza, una conversione personale o un’esperienza battesimale spirituale li avrebbe messi al riparo dai guai:
‘Ma ricordatevi dei giorni di prima, quando, dopo essere stati illuminati, voi sosteneste una così gran lotta di patimenti’(Ebrei 10:32).
Sì, ci sono precauzioni da prendere e considerazioni da fare, ma una volta che c’è stata un’autentica illuminazione, attenzione alla tentazione di ritirarsi da una cosa buona. S
e era giusta quando avete pregato e vi siete fidati e avete vissuto per essa, è giusta anche adesso.
Non arrendetevi quando la pressione aumenta. Non cedete. Certamente non cedete a quell’essere che vuole distruggere la vostra felicità.
Vuole che tutti siano infelici come lui. Affrontate i vostri dubbi. Dominate le vostre paure. ‘Non gettate via dunque la vostra fiducia’ (Ebrei 10:35). Mantenete la rotta e guardate la bellezza della vita dispiegarsi dinanzi a voi.”
Dio realizzerà una via d’uscita
Dio ha la capacità e il potere di creare una via d’uscita anche laddove pensiamo sia impossibile.
Incuneato tra il Mar Rosso davanti e l’esercito di Faraone dietro, sembrava che per il popolo d’Israele non vi fosse una via di scampo.
Qualunque strada prendesse, il suo destino sembrava ormai segnato. Eppure, Dio aprì una strada lì dove una strada non c’era: “Ma i figliuoli d’Israele camminarono sull’asciutto in mezzo al mare”.
Magari il terreno sarà stato anche un po’ fangoso, ma camminarono “sull’asciutto in mezzo al mare!” (enfasi aggiunta). Perché Dio non dovrebbe fare altrettanto con noi?
C’è un aspetto interessante in questo miracolo che spesso viene ignorato.
Le scritture ci dicono che “l’Eterno fece ritirare il mare mediante un forte vento orientale durato tutta la notte, e ridusse il mare in terra asciutta; e le acque si divisero” (enfasi aggiunta).
Ho sempre pensato che Mosè avesse steso la mano e che le acque si fossero aperte immediatamente, invece Esodo ci dice che fu un vento durato tutta la notte a far ritirare le acque. In poche parole, il Signore stava preparando le circostanze affinché il miracolo potesse compiersi.
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A volte preghiamo chiedendo a Dio di tirarci fuori da una situazione difficile, ma vogliamo che lo faccia subito.
Benché Egli abbia ogni potere, non risolverà una situazione in nostro favore solo perché Glie lo chiediamo, soprattutto quando c’è di mezzo il libero arbitrio di qualcun altro.
Invece, è più probabile che lavorerà affinché le circostanze volgano in nostro favore.
In breve, Dio ci libererà sempre dalle situazioni difficili della nostra vita, ma lo farà con i Suoi modi e nei Suoi tempi.
C’è qualcosa che possiamo fare noi nel frattempo?
Il ruolo della rivelazione
Solo per il fatto che Dio ha ogni potere di liberazione, questo non significa che noi dovremmo starcene seduti con le mani in mano e aspettare che la liberazione arrivi dall’alto senza un nostro intervento.
Dice il detto: “aiutati che Dio ti aiuta”, e per quanto possa sembrare banale è realmente così.
Il Signore si aspetta che usiamo il nostro arbitrio e le nostre risorse, congiuntamente al Suo provvidenziale aiuto, per trovare delle soluzioni al problema che ci affligge.
Dio avrebbe potuto benissimo aprire le acque anche da solo, ma fu Mosè che dovette “stendere la mano” e comandare alle acque di aprirsi.
Dio impedì all’esercito di Faraone di raggiungerlo, ma fu il popolo a dover fisicamente mettersi in cammino e passare attraverso i muri d’acqua per raggiungere l’altra sponda del mare.
E qual è il mezzo attraverso il quale arriviamo a sapere cosa fare? La rivelazione personale.
Essere in costante comunicazione con Dio è di vitale importanza per perseverare con fede nelle situazioni difficili e uscirne. Affinché tale comunicazione sia libera da interferenze è necessario obbedire ai comandamenti e non farsi sopraffare dalla paura.
Le nostre alleanze sono il canale attraverso il quale riceviamo potere dall’alto. Mediante l’obbedienza ci qualifichiamo per avere sempre con noi la compagnia dello Spirito Santo, che illumina il nostro intelletto e ci suggerisce i passi da compiere.
Il Presidente George Q. Cannon disse:
“L’obbedienza al Vangelo porta [le persone] ad avere una relazione molto stretta e intima con il Signore. Stabilisce una stretta connessione tra gli uomini sulla terra e il nostro Grande Creatore nei cieli.
Porta alla mente umana un sentimento di perfetta fiducia nell’Onnipotente e nella Sua disponibilità ad ascoltare e rispondere alle suppliche di coloro che confidano in Lui.
In tempi di prova e di difficoltà questa fiducia non ha prezzo.
I problemi possono abbattersi sull’individuo o sul popolo, i disastri possono imperversare e ogni speranza umana può sembrare ribaltata, eppure, laddove le persone si sono avvalse dei privilegi che l’obbedienza al Vangelo porta, esse hanno un posto sicuro; i loro piedi poggiano su una roccia che non può essere smossa.”
L’Anziano Dallin H. Oaks ha aggiunto che nella maggior parte dei casi, tale rivelazione arriva quando siamo in movimento, quando abbiamo già mosso i primi passi e stiamo agendo.
“Riceveremo i suggerimenti dello Spirito quando avremo fatto tutto quello che possiamo, quando saremo fuori al sole a lavorare piuttosto che seduti all’ombra a pregare per avere indicazioni sul primo passo da fare. La rivelazione arriva quando i figli di Dio sono in movimento.
Quindi facciamo tutto quello che possiamo. Poi attendiamo che il Signore ci mandi la Sua rivelazione. Egli ha la Sua tabella di marcia” (T.d.A.).
3 cose che possiamo fare per perseverare con fede
Nefi, Joseph e le centinaia di pionieri hanno in comune un altro aspetto molto importante della loro missione. Nessuno di essi ricevette le istruzioni sul da farsi stando seduti comodamente su un divano.
Ricevettero rivelazione su cosa fare quando si erano già messi all’opera. Nefi stesso dichiarò:
“Ed ero guidato dallo Spirito, non sapendo in anticipo ciò che avrei fatto” (1 Nefi 4:6).
Sono storie come queste che mi aiutano ad andare avanti nei momenti di difficoltà, quando non sembra esserci soluzione.
Mi ricordo che Dio può ogni cosa e affido a Lui ogni preoccupazione, affrontando ogni giorno che viene poco alla volta. La fede cresce quando la mettiamo in azione e muoviamo un passo nell’ignoto.
Uno dei più grandi ostacoli e fattori di interferenza alla rivelazione è la paura.
La paura ci paralizza, ci rende incapaci proseguire con fede, ci fa dubitare della rivelazione già ricevuta e delle scelte già prese, e a volte è l’arma più potente che l’avversario sfodera contro di noi.
https://fedeincristo.it/principi-cristiani/le-scritture/giuseppe-degitto/
Quando non può portarci a disobbedire, tenterà di farci dubitare tramite la paura.
Fu la paura nei confronti dell’esercito di Faraone che portò il popolo d’Israele a pensare che sarebbe stato meglio rimanere in Egitto. Ma Mosè rispose:
“Non temete, siate saldi, e osservate la liberazione che l’Eterno compirà oggi per voi”.
E se non avessero avuto il coraggio di muovere i primi passi attraverso il Mar Rosso, per quanto assurdo potesse sembrare, sarebbero stati sicuramente distrutti.
Ricapitolando, per superare una situazione difficile quando non vediamo una via d’uscita dobbiamo fare quanto segue:
- Ricercare la rivelazione per sapere cosa fare tramite la preghiera. Dio non può inviarci una risposta se non Gli abbiamo posto prima una domanda.
- Agire senza paura e non aspettare che la risposta giunga senza che noi facciamo nulla.
- Confidare nel fatto che Dio provvederà una via affinché possiamo compiere ciò che ci ha comandato e che realizzerà una via d’uscita laddove non lo crediamo possibile.
Se faremo queste cose la nostra fede ne uscirà rafforzata, il nostro rapporto con il Padre celeste sarà più intimo e più profondo, vedremo i miracoli realizzarsi nella nostra vita e saremo in grado di perseverare con fede lungo il cammino del discepolato.
E a voi? Cosa vi aiuta ad andare avanti nei momenti di difficoltà? Fatecelo sapere tra i commenti!
Il coraggio di andare avanti: perseverare con fede attraverso il Mar Rosso è stato scritto da Ginevra Palumbo.
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