In ogni periodo della cultura e del tempo sembra che ci siano dei cattivi da affrontare: i Filistei ai tempi di Davide, i ladri di Gadianton nel Libro di Mormon, i nazisti, i comunisti ed i terroristi di oggi. C’è stato un tempo in cui i cattivi erano quelli di cui leggevamo tutti: la Mafia, Cosa Nostra, Mob.
Un membro della mafia diventa mormone
Storie di criminalità organizzata glorificate nei libri di Mario Puzo e ritratte sullo schermo da Marlon Brando e da altri attori con nomi italiani.
La mafia o “Mob” si trovava sempre in grandi città come New York, Chicago, Las Vegas o Detroit. Nomi come Jimmy Hoffa e Al Capone erano famosi come appartenenti alle famiglie. E sapevamo che queste persone erano cattive dentro e bisognava temerle.
Poi, uno di loro, a Detroit, cambiò volto perché due giovani missionari gli diedero uno strano libro che egli si sentì obbligato a leggere. Il suo nome era Mario Facione ed era specializzato in liquidazioni di furti e vendita di attrezzature pesanti da costruzione sul mercato nero.
Non sapeva leggere molto bene, così imparò a farlo meglio mentre lottava contro il Libro di Mormon. Fu toccato dallo spirito del libro e fu battezzato nel 1981, ma quando chiese un consiglio per andare al tempio, il suo vescovo gli disse che non poteva servire due maestri: doveva chiudere completamente la porta del passato.
“Ma non capisci. Mi uccideranno” rispose Facione. “Non si può semplicemente abbandonare la mafia”.
Il vescovo gli disse che non c’era altro modo quindi Mario prese una decisione: se necessario, era pronto a morire per la sua nuova fede.
Dopo aver nascosto alcuni documenti incriminanti in un armadio segreto all’aeroporto di Detroit, Facione negoziò la vita e la libertà con i capi del passato. Nel frattempo, sua moglie lo lasciò e lui affrontò molte cause legali che lo lasciarono finanziariamente povero.
Ma si fidava del Signore e rimase fermo nella sua fede. Ha poi lavorato nel tempio di Detroit. Questa è la sua storia: da mafioso a mormone.
La mia entrata nel mondo degli affari
Mio padre era membro dell’associazione italiana di Detroit: egli era un’istituzione. Papà, un maestro di diplomazia e di lingua, salì presto alla presidenza del gruppo. Molti combattenti erano parte dell’associazione.
Avevano scelto mio padre come presidente perché, finché parlava italiano, poteva essere molto efficace. E tutti rispettavano la sua determinazione.
Mio padre era abbastanza intelligente per rimanere per lo più pulito quando entrò in contatto con quel mondo nascosto.
Aveva una punta del piede dentro e il resto fuori. All’epoca stava gestendo un’attività legale di cemento, ma era abbastanza coinvolto con queste persone da ottenere il loro aiuto se ne avesse avuto bisogno.
I ragazzi avevano bisogno di mio padre per far funzionare alcune delle loro truffe e lui era felice di aiutarli.
Come mio padre, riuscivo a sentire l’odore della possibilità di eseguire una truffa più velocemente di quanto riuscissi a sentire l’odore che usciva dalla cucina del profumo del cibo che preparava mia madre.
Sono entrato nell’esercito degli Stati Uniti dopo aver letteralmente comprato un diploma.
Non ho passato molto tempo tra i militari prima di capire che c’era il potenziale per creare un giro con il mercato nero e vendere strumenti, parti e altre attrezzature militari che i miei superiori non avrebbero mai saputo mancassero.
All’epoca, l’inventario dell’esercito e il sistema di registrazione erano incredibilmente sciatti.
Ho imparato presto che se non volevo andare a scuola per avere una carriera, come ho fatto, allora questa era la vita. Lungo la strada, non ho mai dimenticato la lezione che mio padre mi aveva insegnato.
Il segreto per fare le cose era di non farsi prendere. Dopo aver trascorso due anni con l’esercito americano, sono stato rilasciato con scarsa onorabilità.
Sono tornato a casa e sono andato a lavorare presso il cementificio di mio padre. Non mi era mai piaciuta l’attività nel cemento, ma la mia fedeltà e il rispetto per mio padre mi avevano tenuto lì. Una sera, dopo cena, gli dissi che non volevo occuparmi degli affari di famiglia. Mio padre era furioso. Mi disse: “Non tornare mai più”.
Immagino che possiate dire che non aveva preso molto bene la mia decisione di lasciare l’attività familiare. Ma circa un anno più tardi, tutto si era appianato. Anche mio fratello più grande aveva lasciato l’attività e papà si era rassegnato all’idea che i suoi ragazzi stessero andando per le loro strade.
Inizio del lavoro
La mia carriera lucrativa nei macchinari pesanti del mercato nero cominciò quando un mio amico iniziò a preparare i documenti per uno dei grandi produttori di macchinari degli Stati Uniti: egli sapeva che non c’era modo al mondo di rintracciare l’apparecchiatura una volta uscita dalla porta. Le macchine non avevano numeri di serie.
In quel momento, non avevo i finanziamenti per poter organizzare la rete di cui avevo bisogno per mettere in atto la truffa, quindi sono andato da certe persone, ho mostrato loro il potenziale del mio progetto e mi hanno aiutato.
Era un’opportunità ed io sapevo come sfruttarla. Una persona che volesse fare le cose in modo regolare sarebbe andata dai produttori, avrebbe sottolineato i difetti e, poi, avrebbe richiesto molti soldi per sistemare tutto.
Non io. Io ho evitato tutto questo e ne ho approfittato, diventando un importante membro dell’Associazione Italiana.
Nell 1968 ero diventato un personaggio chiave in circa sei operazioni. Ho usato molti nomi falsi e documenti falsi, per mettere in atto delle truffe o tirarmene fuori. Fu in quel periodo che incontrai la mia futura moglie, Lynette.
Teneva la bocca chiusa. Non diceva a nessuno cose che non avrebbe dovuto sapere. Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse accanto e lei era disponibile in molti modi, aiutandomi a guardarmi le spalle. Ci siamo sposati ed è stato un accordo reciprocamente vantaggioso per molti versi.
La mia prima impressione dei mormoni
Nella primavera del 1980, mi sono imbarcato su un aereo diretto a Salt Lake City, in Utah. Avevo investito dei soldi in anticipo, per impegnarmi in un accordo e stavo andando verso il luogo in cui lo avremmo concluso.
I miei pensieri sui dettagli dell’offerta che intendevo finalizzare furono interrotti dalla voce del pilota che annunciava che ci stavamo avvicinando all’aeroporto di Salt Lake City. Guardai fuori e vidi le guglie del tempio mormone in granito nel centro di Salt Lake.
I miei occhi erano fissi sulle spire brillanti di quel tempio. Era l’edificio più bello che avessi mai visto
Come era stato organizzato in anticipo, incontrai un giovane che doveva portarmi a Provo dove avrei incontrato il mio contatto. Mentre facevamo la strada verso sud, attraverso la Valle di Salt Lake, continuavo ad essere impressionato da quello che avevo visto.
Mi ricordai vagamente di aver sentito parlare di questa religione che era stata fondata a Salt Lake City e chiesi al ragazzo che stava guidando di dirmi qualcosa. Scoprii che era membro della Chiesa, ma era inattivo.
Mi spiegò un po’ chi fossero i mormoni e mi diede qualche informazione su di loro. Iniziai a pensare ai quaccheri, che vivevano una sorta di simpatica vita non essendo coinvolti nelle tendenze del mondo.
Il giovane non mi disse molto di più, a parte che i mormoni erano unici. Non era sarcastico: aveva detto di non far parte della Chiesa, ma aveva anche detto che era una buona chiesa ed era buona anche la comunità.
Dopo aver incontrato il mio contatto, parlammo per qualche minuto e ci accordammo sui piani per il giorno successivo. Andai nel mio hotel per la notte. Mi ero appena infilato a letto, nella mia camera d’albergo, che mi ritrovai a guardare qualcosa che sembrava una recita.
Io ero l’unico membro del pubblico e gli attori stavano parlando direttamente con me. Mentre ero seduto confuso, mi arrivavano da loro le seguenti parole: “Devi fare questo” ed un altro ragazzo mi diceva: “Devi prendere questa strada”.
Era come se stessero tutti parlando con me ed io ero bloccato in questa grande confusione: “Che cosa devo fare?”. Ero l’unico ad essere lì, quindi è con me che stavano parlando. Dovevo prendere questa strada di cui continuavano a parlare?
Le parole continuavano ad arrivarmi nella mente ed io ero fermo, incapace di sapere cosa fare. Era come se avessi una strada di mattoni gialli davanti a me e questi ragazzi mi dicevano che avrei dovuto seguirla, ma non riuscivo a muovermi.
Mi svegliai ricordando chiaramente ogni dettaglio di quello che avevo capito essere un sogno. Ero pieno di confusione su ciò che avevo sperimentato: dopo tutto non avevo nulla a che fare con il sogno e non avevo credenze religiose a cui fare riferimento o per trovarne un significato.
Qualunque fosse lo scopo della sua origine, il sogno si era attaccato a me. Il giorno successivo iniziai ad avere molti seri dubbi sul tipo con cui stavo lavorando e sull’affare che avevamo in corso.
Mi confrontai con lui e gli dissi che volevo riprendermi i miei soldi. Me li diede e tornai a casa a Detroit. I dettagli del sogno erano ancora vividi nella mia mente. Tornai al negozio, tornai alle offerte e ad un modo di vivere che sembrava destinato a continuare.
I missionari riescono ad avere la mia attenzione
Ero tornato nel Michigan da due settimane quando, rientrando a casa dal lavoro, un giorno, trovai un messaggio di mia moglie che fece salire la mia pressione sanguigna fin sul tetto.
Mi disse che quel giorno aveva sentito un bussare alla porta e si era trovata davanti due ragazzi in abiti puliti, in piedi lì davanti. Durante quel giorno infrasettimanale, per qualche ragione non era al lavoro e parlò ai due ragazzi che si presentarono come anziano Staples e anziano Gardner.
Le dissero di essere membri di questa chiesa di Salt Lake City. Lei sorrise perché sapeva che ero stato lì di recente per un viaggio d’affari e glielo disse. Le diedero alcuni opuscoli sulla loro chiesa e le chiesero se potessero tornare quando fossi stato a casa.
Per qualche motivo che non credo neanche conoscesse, Lynette disse di sì. La situazione era già brutta, ma peggiorò.
A quel tempo avevamo una linea telefonica in casa, di cui nessuno era a conoscenza a parte noi ed un altro paio di persone. L’avevamo per quelle chiamate che volevo nessuno sapesse che stavo ricevendo e che coloro che chiamavano non volevano nessuno sapesse che stavano facendo.
Per qualche ragione, quando quei ragazzi arrivarono a casa, Lynette diede loro il numero della nostra linea privata per chiamarmi.
Disse loro che potevano tornare a parlare con me quando ero in casa, ma che avrebbero dovuto prima chiamare. Quindi loro andarono via portando con sé un numero di telefono che non avrebbero mai dovuto avere.
Quando tornai a casa e mi disse di aver dato loro quel numero, ero furioso. La mia mente venne inondata di pensieri riguardanti tutti i problemi che avrebbero potuto causarmi se quel numero fosse saltato fuori.
Appena saputo che c’erano due ragazzi là fuori con quel numero di telefono mi inferocii e mi concentrai freneticamente su quello che avrei potuto fare. Dovevo riprendere quel numero e scoprire esattamente a chi lo avesse dato Lynette.
Certo, avevano detto che erano membri di qualche chiesa ma chiunque, inclusi i federali, avrebbero potuto usare quella storia.
Decisi di aspettare la telefonata da uno di loro. Avrei davvero aggredito quel ragazzo, dicendogli di sbarazzarsi di quel numero e di tutto quello che mi riguardava e di non avere più a che fare con me. Mia moglie mi aveva detto che erano ragazzi e avevo pensato che avrei potuto spaventarli.
Ma quando la chiamata arrivò, non andò in quel modo. Appena questo ragazzo che si definì missionario della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ed iniziò a parlare con me, qualcosa mi fece rilassare.
Invece di minacciarlo come avevo programmato, parlammo per qualche minuto e quello che stava dicendo mi interessò.
Cominciai a pensare che forse sarebbe stato bello conoscere questi ragazzi per due motivi: avrei potuto capire se stessero cercando di raggirarmi e avrei potuto convincerli a dimenticare il numero di telefono che avevano.
Prendemmo un appuntamento per la settimana seguente. Anche se non lo avevo capito in quel momento, sarei sempre stato grato a Lynette per aver dato quel numero di telefono privato. Certamente fece in modo che quei due giovani missionari ottenessero la mia attenzione!
Rompere le regole
Quando i due ragazzi tornarono a casa mia, quella sera, vidi le loro targhette con il loro nome inciso e il nome della loro chiesa e notai quanto fossero giovani. Mi spaventarono! Entrammo dentro e dissi: “Okay, ditemi tutto”.
Cominciarono a parlare del loro credere in Gesù Cristo e in qualcosa che chiamavano piano di salvezza. Mi raccontarono di come Gesù fosse morto in modo che le persone potessero essere perdonate degli errori commessi e di come poter vivere con il Padre celeste dopo la morte.
Nessuno, fino ad ora, mi aveva mai potuto dare le risposte che volevo sullo scopo della vita. Questi due ragazzi mi diedero una risposta ad ogni domanda che facevo e ne avevo molte! Ero davvero preso dalla lezione.
Stavano rispondendo alle mie domande e volevo andare avanti. Stava diventando tardi ed insistevano che avevano un coprifuoco e dovevano andare. Dissero che qualcuno che avevano chiamato “il loro presidente di missione” aveva stabilito delle regole e che dovevano risponderne a lui.
“Prendi il telefono” dissi. Si guardarono l’un l’altro come a dire “Non possiamo farlo”, ma gli dissi che se volevano tornare sarebbe stato meglio per loro prendere il telefono.
Il missionario che avrebbe dovuto fare la chiamata era veramente nervoso, ma prese il telefono e chiamò lo stesso. Parlai con il presidente della missione.
“So che i ragazzi hanno delle regole, ma mi piace ascoltare quello che hanno da dire” dissi alla persona senza volto all’altro capo. “Non voglio aspettare un’altra settimana. Farò in modo che tornino a casa sicuri, quindi non si preoccupi”.
Il presidente non era facile da convincere. Disse che c’erano delle regole a cui dovevano attenersi. Ma non gli davo ascolto. “Se non riescono a restare adesso, non si preoccupi di farli tornare” dissi. Ed era proprio quello che intendevo fare. Alla fine ci mettemmo d’accordo e mi disse di dire ad un missionario di chiamarlo appena rientrati in casa, quella notte.
Intorno alle 2:00, finalmente li lasciai andare. Salii in macchina per assicurarmi che arrivassero sani e salvi e gli ricordai di chiamare il loro capo. Prendemmo un appuntamento per la settimana seguente.
Ogni giorno che passava, la mia mente era piena di tutto quello che avevo sentito. Erano come sussurri, voci, ricordi che mi seguivano e non si facevano dimenticare.
Tutto questo stava accadendo nella mia testa e non potevo parlarne con nessuno, in particolare con le persone con cui mi relazionavo. Per loro la religione era una delle truffe più riuscite di tutti i tempi, un modo per attirare milioni e milioni di dollari.
Ero stato preso in giro?
Non vedevo l’ora di incontrarmi nuovamente con loro la settimana seguente. Ma quando arrivarono, continuarono a chiedermi di leggere dei passi della scrittura. Alla fine presi da parte un missionario e gli dissi:
“Non so come leggere, mi faccia un favore e smetta di chiedermelo. Mi sta mettendo in imbarazzo”. Lui diventò rosso e mi disse:” Okay, okay. Non lo chiederò più”.
La lezione durò solo quattro ore, quella notte, ma mentre uscivano chiesi se volevano che io li seguissi fino a casa. Andai fuori con loro ed uno dei missionari si avvicinò alla loro auto, la aprì e mi diede un Libro di Mormon.
Lo guardai. “Ragazzo, non sono mai andato oltre la quinta elementare” dissi. “Ho sempre imbrogliato a scuola, fin da allora. Non credo di poterlo fare”.
“Si metta in ginocchio e preghi” rispose il missionario. Gli dissi: “Sta davvero dicendo che tutto quello che devo fare è mettermi in ginocchio, seguire il suo ordine, chiedere e sarò in grado di iniziare a leggere?”. Lo trovavo difficile da credere ma il missionario mi aveva appena lanciato una sfida ed io l’accettai.
Decisi di provare, ma non volevo farlo davanti a mia moglie. Pensava che i missionari e la loro chiesa fossero simpatici, ma non era mai restata a parlare con loro. Andava a letto oppure rimaneva nel salotto. Io aprii il Libro di Mormon ed iniziai a guardarlo.
Vidi parole, frasi, il linguaggio sconosciuto di un tempo e i dubbi inondarono la mia mente. Così mi misi in ginocchio davanti al divano, in salotto. Ero nervoso. Non ero imbarazzato, ma ero molto nervoso. Se ci fosse stato davvero un Dio?
Ero così abituato a confrontarmi con le persone ed ero confuso. Mi sono messo in ginocchio e ho pensato: “Okay, posso farlo”. Così provai. Nulla di eclatante. Voglio dire, chiesi solo di essere in grado di leggere. Andai a letto per la notte, incerto che le mie parole fossero davvero andate oltre le pareti del salotto.
Era sabato la mattina successiva, quindi portai il libro nel mio ufficio e mi misi seduto dietro la mia scrivania, tutto da solo. Aprii il libro e lessi l’introduzione. Rimasi seduto per ore, leggendo ogni parola. Più leggevo, più mi sembrava che tutto avesse senso. Non mi stavo annoiando. A volte ero frustrato per via di una parola o due, ma non mi annoiai.
Un cambiamento di cuore
Nella visita seguente, i missionari portarono un film sulla dedicazione del tempio di Washington DC. Il narratore parlava della costruzione di questo splendido edificio al di fuori della capitale della nazione, del piano di salvezza e delle stanze di suggellamento dove le spose e gli sposi potevano sposarsi non solo fino alla morte, ma per l’eternità.
Mentre il narratore continuava, la telecamera riprendeva il tempio dall’alto di un elicottero e girava intorno alle guglie, tra cui quella sormontata dalla figura brillante e dorata di Moroni che teneva la tromba verso il cielo.
Mi colpì molto. Sentii come una scarica elettrica dentro di me. Mi bastò guardare quella statua e sapere cosa rappresentava e chi era stato e tutto venne spazzato via. Qualcosa dentro di me si aprì. Piansi come un bambino.
Ebbi questa sensazione schiacciante di dover entrare in quella costruzione. Non potevo spiegare la sensazione.
Quando le luci si accesero, mi rivolsi a quei ragazzi e dissi: “Devo andare in quell’edificio. Cosa devo fare per arrivarci?”. Sapevo che quello che provavo era giusto. Non c’era alcun dubbio nella mia mente sul fatto che quello che mi avevano mostrato fosse vero.
Da quel giorno in poi, seppi che la mia vita doveva cambiare. Mi sembrava ovvio che la mia vita, il mio stile di vita dovevano cambiare completamente.
Uscirne restando in vita
Subito dopo fui battezzato come membro della Chiesa. Dopo aver attentamente pianificato di lasciare l’organizzazione e arrivando a comprendere il rischio per la mia vita che stavo per correre, chiesi un incontro con i leader dell’organizzazione.
Arrivarono tutti in un magazzino di Detroit che utilizzavamo per l’immagazzinaggio e lì spiegai che avrei aderito alla Chiesa Mormone. Dissi loro in cosa credesse e spiegai che a causa delle mie nuove convinzioni, non potevo più continuare ad essere coinvolto in questi tipi di operazioni. Dovevo uscirne.
Il nostro leader, il signor Borilla, che era conosciuto per riuscire a colpire fiori o qualunque cosa vivente a distanza, mi guardava come se avessi perso la ragione o così sembrava.
Molto probabilmente tutti pensavano la stessa cosa. Ebbe un breve scambio di parole con gli altri e poi si sedette a guardarmi, mentre ascoltava ciò che dicevo. Mi guardava e mi guardava.
“Ho sentito parlare di quelle persone” disse finalmente rompendo il silenzio. “So che sono persone buone e sono persone di fiducia. Se vivi come vogliono vivere loro, non ho niente di cui preoccuparmi”.
Presto la conversazione si concluse con una stretta di mano, a simbolo dell’accordo che nella stanza non ci sarebbe stata nessuna morte ed io mi voltai per uscire. Ad ogni passo mi avvicinavo alla porta del magazzino, ma ancora non ero completamente sicuro di non venire ucciso prima di averla raggiunta.
Uscii dalla porta. Niente.
Arrivai in macchina. Ancora niente.
Misi la chiave nell’accensione e accesi il motore, chiedendomi cosa potesse esserci sotto al cofano. Nessuna esplosione.
Iniziai a guidare lungo la strada. In quel momento mi sentii sollevato e stupito. Mi resi conto di aver fatto una cosa impossibile: uscire dalla mafia, restando in vita.
Chiudere il cerchio
Lynette ed io ci unimmo insieme alla Chiesa, ma lei non l’aveva vissuta come me. Il nostro matrimonio si concluse dopo pochi mesi. Dopo tutto quello che era stato detto e fatto, venivo fuori dalla mia vecchia vita completamente a pezzi. Tutto quello che avevo erano la mia auto, i miei vestiti e dieci/dodici dollari a mio nome.
D’altra parte, dopo che il mio spirito era cambiato attraverso l’umiltà, la mia vita era cambiata in modi che non avrei mai potuto aspettarmi. Il mio desiderio intenso di entrare nel tempio si realizzò dopo un anno.
Incontrai uno dei missionari che mi avevano insegnato e battezzato, la prima volta che entrai nel tempio di Salt Lake. Era la sua giornata missionaria ed insieme capimmo come il Signore ci avesse aiutato a trovarci l’un l’altro.
Sono passati più di vent’anni da quella notte nella camera d’albergo a Provo, la notte del mio sogno. Il Signore cercò di mandarmi un messaggio in modo che potessi capire, non avendo un’educazione come tutti. Non dimenticherò mai quel sogno.
Il pieno significato del sogno mi ha colpì come una tonnellata di mattoni il giorno in cui mi sposai e venni suggellato nel tempio di Jordan River a Cathy e ai suoi tre figli. Capii perché il Signore mi aveva mandato quel sogno, i missionari e la liberazione.
Aveva bisogno di aiutarmi ad allevare quei bambini. Faceva parte del Suo piano.
Nel corso degli anni, abbiamo condotto una vita confortevole anche se non mi sono più avvicinato allo stile di vita che avevo prima. Ma non lo avrei voluto comunque. Nessun potere, denaro o prestigio potrebbe mai avvicinarsi alle ricchezze spirituali che ho acquisito grazie all’amore redentore che il Signore mi ha dato.
Questo articolo è stato originariamente scritto da Mario Facione ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato “They’ll Kill Me”: Why a Mafia Member Risked His Life to Become Mormon. Italiano ©2017 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2017 LDS Living, A Division of Deseret Book Company
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