Tutti abbiamo bisogno di tenere sotto controllo l’utilizzo che facciamo dei social media. Ma, di recente, ho visto qualcosa di positivo che mi ha reso felice di essermi collegata.

Era un meme che ha cambiato la mia prospettiva e mi ha portato ad un livello superiore. Mostrava un ragazzo che recitava e che diceva semplicemente che non stava cercando di attirare l’attenzione, ma una connessione con gli altri.

Come ex supplente e madre di quattro figli, mi sono spesso trovata ad osservare i bambini e a pensare che stessero cercando di attirare l’attenzione.

Ma ora, guardando attraverso questa lente completamente nuova, posso vedere che il problema era, in realtà, una voglia di essere connessi agli altri.

E questo descrive anche una fetta enorme della società di oggi.

La solitudine è in aumento e nonostante la tecnologia, che presumibilmente ci connette gli uni agli altri, siamo più isolati che mai. In parte a causa proprio di questo ed in parte a causa della pandemia.

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Non abbiamo più momenti “faccia a faccia” come accadeva prima.

È stato scoperto che l’interazione sociale reale e dal vivo ha un impatto non solo sul nostro umore, ma anche sulla nostra salute fisica.

Gli esperti dicono che la sua mancanza può essere più dannosa per i nostri corpi, passando dall’obesità, per il fumo e l’ipertensione.

Avere brevi scambi con gli altri può ridurre l’ansia e la depressione, può rafforzare il nostro sistema immunitario, può aiutarci a regolare le nostre emozioni e può portare ad una maggiore autostima.

Come possiamo essere connessi agli altri?

condividere il Vangelo sui social mediaAndare in chiesa e al tempio può fornire molto di più di quanto pensiamo, se consideriamo l’importanza di scambiare semplicemente un sorriso o una stretta di mano.

Sapere che gli altri si prendono cura di noi, vale molto più del contatto elettronico.

Possiamo anche assicurarci che i nostri figli sentano un senso di connessione, che i loro sentimenti siano apprezzati, le loro stranezze e sciocchezze siano accolte e venga loro dimostrata la semplice verità che sono figli di Dio.

Quando i bambini si sentono veramente connessi agli altri, è meno probabile che agiscano in modo errato. Hanno già la vostra attenzione. Vengono visti e ascoltati e sanno che possono aprirsi ed essere vulnerabili.

Gli adulti hanno bisogno della stessa cosa: essere visti, ascoltati ed apprezzati. Ma spesso aspettiamo che qualcun altro ci tenda la mano e si connetta con noi.

L’idea migliore sarebbe quella di essere noi per primi a connetterci con gli altri: dobbiamo essere noi a cercarli.

Non è sempre facile, soprattutto per i timidi, ma l’altra opzione è sedersi da soli ed aspettare, agire così, però, fa in modo che preoccupazione e mancanza di connessione vengano amplificate.

Aiutiamo gli altri a sentirsi connessi

abbastanza connessiAlbert Schweitzer una volta disse: “A volte la nostra luce si spegne, ma viene nuovamente accesa con una fiamma istantanea da un incontro con un altro essere umano”.

Tutti possiamo pensare a qualcuno per cui siamo molto grati, che ci ha aiutato in un momento buio. Ma ricordiamoci anche di essere quelli che possono accendere quella fiamma per qualcun altro.

Questa settimana sono andata a comprare un paio di pantaloni.

Ne ho portati quattro paia nello spogliatoio dove ho capito subito che, tra il Covid ed una recente vacanza, non avevo più quella taglia! Scoraggiata, sono uscita per sceglierne uno di una taglia più grande.

Mai un’esperienza piacevole, vero? Ma lì, in piedi con sua madre, c’era un bambino carino e sorridente, di circa due anni. “Ciao” gli ho detto. “Quanti anni hai?”

“Otto”, mi ha risposto. Sua madre mi ha strizzato l’occhio ed io ho sorriso. Poi, lo ha aiutato a dire “due” e a sollevare due dita.

Gli ho sorriso e gli ho detto che stava diventando un ragazzo meraviglioso e grande. E mentre me ne andavo, ha gridato: “Buon compleanno!”.

Non era il mio compleanno, ma era la cosa più gentile a cui un bambino potesse pensare.

Era troppo piccolo per dire “Buona giornata” o provare un sentimento simile. Quindi, ha semplicemente espresso il miglior augurio che potesse venire dal suo cuore.

E mi ha cambiato l’umore. Ho capito che non importa quale taglia indossi: è importante stabilire connessioni l’uno con l’altro, anche con gli estranei.

Essere gentili. Dimenticare sé stessi. Chiacchierare, anche se solo per pochi secondi. Che bambino fantastico.

Servire per connettersi agli altri

condividere il Vangelo sui social media_1Siamo così benedetti nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, da avere ogni mese l’opportunità di entrare in contatto con coloro a cui siamo assegnati, per servirli.

Che regalo per entrambi! Un’altra fantastica opportunità per connetterci agli altri è svolgere il lavoro genealogico e di tempio.

È la possibilità di sentire una connessione spirituale che spesso ha un impatto maggiore di quella faccia a faccia. Ancora una volta, che grande dono per entrambi! Ci sono tanti altri modi per connettersi e sentirsi utili agli altri.

Fate sapere alla presidentessa della Primaria che siete disposti ad aiutarla nella classe ogni volta che l’insegnante è assente.

Fate sapere alla presidentessa della Società di Soccorso che vorreste portare un pasto, o aiutare in qualche altro modo, qualcuno che è malato o sta vivendo un lutto.

Unitevi ad un nuovo club, fatevi coinvolgere nella politica locale, svolgete volontariato presso un ente di beneficenza che vi tocca il cuore.

Non solo vi divertirete con l’attività, ma con tutte le nuove persone che incontrerete.

Rivolgetevi ai vostri vicini e offritevi di guardare i loro animali domestici, portate fuori la loro spazzatura e aiutateli.

Fate un elenco di servizi che potete fare per le persone nella vostra zona. E non siate troppo orgogliosi per accettare l’aiuto degli altri. Anche loro hanno bisogno di sentire una connessione.

La cosa migliore è che, facendo così, possiamo connetterci con il nostro Padre in cielo mantenendo una preghiera nel nostro cuore, rivolgendoci a Lui mentre andiamo in giro e non solo quando ci inginocchiamo per dire una preghiera formale.

Anche sapere che stiamo facendo del nostro meglio per vivere degni dell’influenza dello Spirito Santo, ci fa sentire connessi.

L’anziano Ronald A. Rasband ha detto: “La nostra testimonianza ci collega ai cieli e siamo benedetti con ‘la verità di tutte le cose’.

E, come pionieri protetti da una fortezza, siamo al sicuro circondati dalle braccia dell’amore del Salvatore”. Che bella connessione celeste.

chatta con noiSiete abbastanza connessi agli altri? È stato scritto da Joni Hilton e pubblicato sul sito latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.