Nel novembre del 2007, il Presidente Thomas S. Monson, allora primo consigliere della prima presidenza, tenne un devozionale alla Brigham Young University, intitolato: “Indicazioni per il viaggio della vita” (Guideposts for Life’s Journey).

Ecco alcuni punti salienti del suo discorso.

4 indicazioni per il viaggio della vita

Il Presidente Monson comincia il suo discorso elencando i punti chiave del suo messaggio su come affrontare il viaggio della vita. Dice:

Qualunque sia il vostro percorso futuro, mi permetto di suggerirvi oggi quattro indicazioni per aiutarvi nei vostri rispettivi viaggi attraverso la scuola e la vita.

Primo: sbirciare indietro

Secondo: guardare al cielo

Terzo: tendere una mano

Quarto: spingersi innanzi

Sbirciare indietro

Sbirciare indietro

La prima indicazione di Presidente Monson su come affrontare il viaggio della vita è di “sbirciare indietro” o in poche parole di gettare uno sguardo sul passato senza però soffermarvisi troppo. Lui dice:

Esaminare il passato può essere utile, cioè se impariamo dagli errori e dalle follie di coloro che ci hanno preceduto e se non li ripetiamo. John Toland, autore vincitore del Premio Pulitzer, nel riassumere la sua monumentale opera “L’Eclissi del Sol Levante”, ha dichiarato:

‘Ho fatto del mio meglio per lasciare che gli eventi parlassero da soli, e se una conclusione è stata raggiunta, è che non ci sono lezioni semplici nella storia, che è la natura umana a ripetersi, non la storia.’

Bisogna però sbirciare soltanto il passato, perché non è pratico pensare di poter tornare indietro.

[…]

Che ognuno di noi possa imparare ad apprezzare il dono della vita che ci è stato dato. In questo contesto, in questo periodo dell’anno […] vorrei invitare tutti noi a gettare uno sguardo sul passato per riconoscere le cose per cui siamo grati – e poi a ringraziare chiunque cui dobbiamo della gratitudine.

Che le lezioni che impariamo sbirciando indietro ci aiutino a vivere meglio ogni giorno del nostro futuro.

Guardare al cielo

viaggio della vita - 1

La seconda indicazione è di avere sempre lo sguardo rivolto verso il cielo:

Ora che abbiamo sbirciato indietro, guardiamo al cielo. Dal cielo giunse il dolce invito: “Guarda a Dio e vivi”.

Non siamo stati lasciati a vagare nelle tenebre e nel silenzio, senza istruzioni, senza guida, senza rivelazione.

[…]

Guardare al cielo dovrebbe essere un impegno che dura tutta la vita. Alcune persone stolte voltano le spalle alla saggezza di Dio e seguono il fascino delle mode volubili, l’attrazione della falsa popolarità e il brivido del momento.

La loro condotta assomiglia all’esperienza disastrosa di Esaù, che scambiò la sua primogenitura per un po’ di lenticchie.

E quali sono i risultati di una simile azione? Oggi vi testimonio che l’allontanamento da Dio porta ad alleanze, a sogni e a speranze infrante. Vi prego di evitare questo pantano di sabbie mobili. 

[…]

In mezzo alla confusione della nostra epoca, ai conflitti di coscienza e al tumulto della vita quotidiana, una fede salda diventa un’ancora per la nostra vita.

Quando “guardiamo al cielo” ed abbiamo una fede salda in Dio, e la dimostriamo mediante le nostre azioni, abbiamo la promessa di ricevere quella forza e quel potere che ci aiuteranno ad affrontare qualunque tempesta della vita. La nostra fede può trasformarsi in un faro che illumina il nostro cammino. 

Presidente Monson promette: 

Ovunque ci troviamo, il Padre celeste può ascoltare e rispondere alla preghiera offerta con fede.

Egli prosegue raccontando di come una volta, durante la sua prima visita alle isole Samoa, all’approssimarsi della fine di una riunione con i santi del luogo cui aveva partecipato, si sentì ispirato a stringere la mano di tutti i bambini presenti, nonostante un aereo da prendere imminente.

Inizialmente, resistette a tale impulso, ma poi cedette a quello che sapeva essere un suggerimento dello Spirito.

Scoprì soltanto dopo che un fedele insegnante della primaria aveva promesso ai bambini che se avessero pregato ferventemente ed esercitato la loro fede, l’Apostolo del Signore che li avrebbe visitati sarebbe stato ispirato a stringere una per una le mani dei bambini presenti.

Tutti furono commossi da questa tenera dimostrazione dell’amore del Padre Celeste. 

Il Presidente Monson ci ricorda che la fede ed il dubbio non possono coesistere nella mente di una persona, perché una dissiperà l’altra. 

Conclude i suoi pensieri riguardo a questa seconda indicazione dichiarando:

Se guardiamo verso il cielo, riceveremo la guida divina. Oggi vi porto testimonianza che lo spirito e la sensazione più dolce di tutta la mortalità è avere l’opportunità di svolgere un compito per il Signore e di sapere che Egli ha guidato i nostri passi.

Tendere una mano

oltre la felicità

Il Presidente Monson continua sottolineando l’importanza di tendere una mano al prossimo, e come questa terza indicazione sia strettamente connessa alle prime due. Lui dice:

Quando guardiamo al cielo, riconosciamo inevitabilmente la nostra responsabilità di guardare anche all’esterno e tendere una mano.

Per trovare la vera felicità, dobbiamo cercarla al di fuori di noi stessi. Nessuno comprende il senso della vita finché non cede il proprio ego al servizio del prossimo. Il servizio reso agli altri è simile al dovere, il cui adempimento porta la vera gioia.

Non esiste una linea di demarcazione tra la nostra prosperità e la miseria del nostro prossimo. “Ama il tuo prossimo” è più di una verità divina. È un modello di perfezione.

Questa verità ispira il familiare invito “Andate e servite”. Per quanto alcuni di noi ci provino, non possiamo sfuggire all’influenza che la nostra vita ha sulla vita degli altri. Abbiamo l’opportunità di edificare, sollevare, ispirare e guidare.

Il Nuovo Testamento insegna che è impossibile assumere un atteggiamento corretto verso Cristo senza assumere un atteggiamento altruistico verso gli uomini. “In quanto lo avete fatto a uno solo di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.

Possiamo pensarla come vogliamo, ma non c’è dubbio su ciò che insegna la Bibbia. Nel Nuovo Testamento non c’è strada che porti al cuore di Dio che non passi attraverso il cuore dell’uomo.

Talvolta abbiamo molta più influenza di quello che pensiamo. Nel suo discorso, il Presidente Monson racconta un’esperienza vissuta da sua figlia Anne al tempo in cui, come famiglia, erano stati chiamati a servire nella missione di Toronto, Canada, e di cui ha scoperto l’impatto solo molti anni dopo. 

Stando molto a contatto con i missionari, Anne, che aveva solo cinque anni, aveva deciso di portare in classe delle copie de “L’Amico” da condividere con i suoi compagni. Non contenta, aveva anche deciso di portare una copia del Libro di Mormon per parlarne con la sua insegnante, Mrs. Pepper. 

Molti anni dopo da questo episodio, la famiglia trovò una lettera nella buca della posta da parte di Mrs. Pepper che diceva che, poiché era rimasta molto colpita dalla grande fede di una bambina così piccola, si era ripromessa, quando ne avesse avuto la possibilità, di visitare Salt Lake City per conoscere le cose di cui le aveva parlato così tanto e così ferventemente.

Nella stessa lettera la informava del fatto che finalmente ci era riuscita ed aveva avuto l’opportunità di visitare il centro visitatori di Salt Lake. Mrs Pepper morì alcuni anni dopo e la famiglia Monson riuscì a celebrare le ordinanze per procura per la maestra a cui Anne aveva teso una mano tanti anni prima. 

Il viaggio della vita: Spingersi innanzi

spingersi innanzi

L’ultima indicazione è di spingersi innanzi. Il Presidente Monson dichiara:

E mentre tendiamo una mano verso l’esterno, abbiamo la responsabilità di spingerci innanzi.

Nessuno ha detto che questa vita sarebbe stata facile. Anzi, è diventata sempre più difficile. Il mondo sembra aver mollato gli ormeggi della sicurezza ed essersi allontanato dal porto della pace.

Il permissivismo, l’immoralità, la pornografia e l’impatto della pressione sociale fanno sì che molti vengano sballottati in un mare di peccato e schiacciati sugli scogli frastagliati delle opportunità perse, delle benedizioni perdute e dei sogni infranti.

Chiediamo con ansia: “C’è una via di salvezza? C’è qualcuno in grado di guidarci? C’è una via di fuga dalla minaccia di distruzione?”.

La risposta è un sonoro sì! Ecco il mio consiglio: Guardate al faro del Signore. Non c’è nebbia così fitta, non c’è notte così buia, non c’è burrasca così forte, non c’è marinaio così smarrito che il suo fascio di luce non possa salvare. Esso chiama: “Ecco la via sicura; ecco la via di casa”.

[…]

Nel rifugio privato della propria coscienza si nasconde lo spirito, la determinazione ad andare avanti e a raggiungere la statura del vero potenziale. Ma la strada è impervia e il percorso è faticoso.

In riferimento all’importanza di non mollare, il Presidente Monson ha proseguito raccontando la storia di John Helander, un corridore Svedese con disabilità, il quale partecipò ad una gara di corsa degli 800 metri.

Quando gli altri avevano già cominciato il secondo giro, lui era ancora a metà del primo e si era visto superare da tutti gli altri corridori. Nonostante l’evidente svantaggio, John aveva deciso di proseguire la sua corsa. Alla fine, rimase l’unico corridore in gara.

La gara era terminata, il vincitore era stato proclamato, ma tutti gli spettatori erano rimasti sugli spalti con il fiato sospeso aspettando che John terminasse il secondo giro.

Quando John si avvicinò al traguardo, il pubblico si alzò in piedi. Si levò un forte applauso di acclamazione. Inciampando, cadendo, esausto ma vittorioso, John Helander tagliò il traguardo che nel frattempo era stato riappeso. L’applauso rimbombò per chilometri. 

Anche se per molti quello di John possa sembrare un fallimento perché arrivò ultimo e con largo svantaggio, fu in realtà una vittoria gloriosa, perché riuscì a concludere la gara nonostante i limiti del suo corpo mortale.

Al termine di questa storia il Presidente Monson conclude:

Ognuno di noi è un corridore nella corsa della vita. È confortante sapere che ci sono molti corridori. Rassicurante è la consapevolezza che il nostro Eterno Segnapunti è comprensivo. Difficile da accettare è la verità che ognuno deve correre. Ma io e voi non corriamo da soli. 

Lasciamo da parte ogni pensiero scoraggiante. Scartiamo ogni abitudine o tratto che possa ostacolarci. Continuiamo a spingerci innanzi. Cerchiamo, otteniamo il premio preparato per tutti: l’esaltazione nel regno celeste di Dio.

Il vostro futuro è luminoso. È stimolante. Vi attende. Non avventuratevi da soli.

Buon viaggio, miei cari amici, mentre sbirciate indietro, guardate verso il cielo, tendete una mano all’esterno e vi spingete innanzi per ritrovare la strada di casa in modo sicuro. Questa è la mia preghiera per ciascuno di noi, nel nome di Gesù Cristo, amen.

chatta con noi

4 indicazioni per il viaggio della vita è stato scritto da Ginevra Palumbo.