Negli ultimi mesi, rimanendo separato da tutti, mi sono sentito come se il mondo mi avesse obbligato ad una solitudine indesiderata, accompagnata da sentimenti di stress ed ansia.
Tenendo conto dell’ulteriore sfida di badare ai bambini, lavorare da casa mi ha dato la sensazione di vivere a lavoro piuttosto che di agevolarmi.
Stare lontano dai miei amici, colleghi e compagni di chiesa ha suscitato sentimenti di solitudine ed isolamento che semplicemente non ero preparato a gestire.
Ma ho potuto scoprire, proprio in quel periodo, una nuova prospettiva sulla solitudine e sull’amore di Cristo per noi.
A luglio, il nostro studio familiare incentrato sul manuale “Vieni e seguitami” è stato basato sul libro di Alma.
Durante i miei anni da convertito, devo aver letto la storia di Alma e della sua conversione centinaia di volte. Questa volta, tuttavia, è stato molto diverso. Alma 36:10 dice:
“E avvenne che caddi a terra; e fu per lo spazio di tre giorni e tre notti che non potei aprire la bocca, né ebbi l’uso delle mie membra”.
Immediatamente ho sentito un suggerimento dello Spirito che diceva: la solitudine di Alma è qualcosa che tutti noi sperimentiamo in modi diversi, specialmente oggi.
Mi sono reso conto che il breve periodo di tempo durante il quale Alma interruppe la sua comunicazione con gli altri era stato voluto da Dio affinché egli imparasse qualcosa su sé stesso.
Per molti versi, fu la solitudine ad avvicinare Alma a Cristo.
Uno dei grandi principi del Vangelo si trova in Dottrina e Alleanze 52:14, dove il Signore ci ricorda che opera secondo schemi ricorrenti.
Troveremo esempi dell’opera del Padre celeste che si ripetono nelle Scritture, nella natura e nella vita, quando ci prendiamo il tempo di guardarci bene intorno.
Sento spesso lo Spirito che mi testimonia la veridicità di qualcosa, quando lo riconosco come modello di Dio.
Dopo aver riflettuto sul suggerimento spirituale ricevuto, ho iniziato a studiare le Scritture e ho scoperto una diversa prospettiva sulla solitudine: essa, infatti, è in grado di portare le persone più vicine a Cristo.
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Ci sono molti esempi da evidenziare, ma di seguito ne trovate alcuni:
Mosé
Una delle prime storie che ho imparato dalla Bibbia è stata la storia di Mosè.
La sua storia fatta di lotta, di dirigenza e della necessità di elevarsi al di sopra della sua posizione, quando il Signore lo chiamò a compiere qualcosa di speciale, è una storia in cui mi sono spesso rivisto anche io, anche in giovane età.
Ho avuto pochissima esposizione al Vangelo come convertito, ma il viaggio di Mosè ha piantato in me semi di fede molto prima che sapessi che c’era qualcos’altro.
Dopo l’esodo dall’Egitto, ai figli d’Israele fu chiesto di vivere insieme nel deserto. Questo processo, da solo, sembra scoraggiante.
Posso solo immaginare quanto devono essersi sentiti stanchi e frustrati ma anche quanto deve essere stato esausto Mosè, dopo averli condotti lì. In seguito, il Signore comandò a Mosè di salire da solo sul monte (Esodo 24:12).
È molto chiaro che Mosè dovesse essere da solo per trovare Dio in mezzo al rumore e alla stanchezza che lui ed i figli d’Israele stavano sperimentando ogni giorno.
Durante questo momento di solitudine, Dio fu in grado di parlare a Mosè e dargli alcuni dei comandamenti più influenti nella storia dell’umanità.
Mosè rimase in questa solitudine sulla montagna per 40 giorni e 40 notti (un modello simile a quello presente nel Nuovo Testamento, riguardante il digiuno di Cristo per 40 giorni e notti) e ricevette i Dieci Comandamenti, che hanno plasmato la civiltà da allora fino ai giorni nostri.
La solitudine incrementò la capacità di Mosè di comunicare con Dio.
Nefi
Come Mosè, Nefi visse nel deserto con i suoi congiunti. Vivere come una famiglia, nel proprio isolamento, è molto difficile: ogni membro deve fare la sua parte per sopravvivere.
Tuttavia, cosa venne chiesto a Nefi di fare, tramite la Liahona? In 1 Nefi 16:30 e 1 Nefi 17:7, Nefi ci dice che andò al monte da solo “secondo le indicazioni che erano date sulla sfera”.
Fu in questa solitudine sul monte che a Nefi venne data l’opportunità, non solo di parlare con Dio, ma di ricevere una guida personale.
Gli fu ordinato di costruire una nave, cosa che poteva sembrare impossibile a chiunque, figuriamoci a Nefi, considerando le risorse limitate che la sua famiglia possedeva in quel momento.
Ma siccome Nefi sembrava avere dei dubbi sulla sua capacità di portare a termine il compito che aveva davanti (1 Nefi 17:9), il Signore lo confortò dicendo:
“E io sarò pure la vostra luce nel deserto; e io preparerò il cammino davanti a voi” (1 Nefi 17:13).
Imparare a fidarsi di Dio quando ci viene chiesto di fare cose difficili può essere una delle prove di fede più impegnative nella vita di una persona.
La solitudine che Nefi trovò sulla montagna lo aiutò non solo a riconoscere l’amore universale ed il sostegno di Dio, ma gli diede la forza per compiere azioni difficili.
Joseph Smith
Il profeta Joseph Smith ebbe molti momenti di isolamento. Non solo durante la Prima Visione, ma anche quando l’angelo Moroni lo visitò e quando finalmente ricevette le tavole d’oro.
Anche se i futuri critici della Chiesa avrebbero detto che queste sono coincidenze “comode”, il modello di Dio non potrebbe essere più chiaro.
Queste non sono coincidenze. Più tardi, nel corso della sua vita, il profeta Joseph si ritrovò in una solitudine indesiderata nel carcere di Liberty. Si possono percepire i sentimenti di solitudine di Joseph nel versetto iniziale di Dottrina e Alleanze 121:1 quando scrive:
“O Dio, dove sei?”
Molti possono identificarsi in quella sensazione di solitudine indesiderata, chiedendosi ardentemente perché ci si senta così soli.
Fu nella prigione di Liberty che Joseph ricevette un promemoria da Dio su quanto potesse essere confortante il Suo amore:
“Figlio mio, pace alla tua anima; le tue avversità e le tue afflizioni non saranno che un breve momento” (Dottrina e Alleanze 121:7).
Ho letto quel versetto molte volte e mi sono sentito confortato: questa prospettiva sulla solitudine mi ricorda non solo di quanto essa sia importante, ma di come, insieme a Dio, tutte le cose sono possibili.
La solitudine, nella vita di Joseph Smith, gli ha dato l’opportunità di ricevere benedizioni speciali da Dio.
Il nostro Salvatore
Il mio ultimo esempio viene dal più grande tra tutti loro, il nostro Salvatore Gesù Cristo. Qui ci sono cinque momenti, nel Suo ministero, nei quali scelse la solitudine per determinate ragioni:
- Per essere vicino a Dio: Cristo scelse la solitudine nel deserto, durante i suoi 40 giorni di digiuno, poiché era un periodo di tempo in cui poteva sentirsi vicino al Suo Padre celeste. Sebbene Satana lo abbia tentato con alcune delle tentazioni più impegnative della vita, che anche tutti noi affrontiamo ogni giorno (il desiderio di cibo, il desiderio di potere e il desiderio di un’eredità immortale), Cristo fu in grado di resistere a queste tentazioni e tornò dalla sua solitudine “nella potenza dello Spirito”, insegnando nelle sinagoghe (Luca 4:14-15).
- Per concentrarsi: durante il ministero di Cristo, c’era sempre qualcosa da fare e qualcuno da servire. Tuttavia, Egli diede la priorità al tempo da passare da solo ed al raccoglimento. Anche quando era circondato dai suoi discepoli, Cristo ricordava loro di trovare il tempo per essere “in disparte, in luogo solitario, e riposarsi un po’” (Marco 6:30-32).
- Per gestire emozioni quali il dolore: quando Cristo venne a sapere che Giovanni Battista, suo cugino e suo amico, era stato ucciso, come gestì quel dolore? Con la rabbia? Con la vendetta? No. Scelse di stare in disparte ed in solitudine. Cristo sapeva che la solitudine offre le opportunità per gestire le emozioni e, cosa più importante, aiuta a connettersi con Dio (Matteo 14:13).
- Per prendere decisioni importanti: quando Cristo aveva bisogno di pregare per qualcosa di particolare, sceglieva di stare da solo (Luca 5:16). Era in quei momenti che sembrava sentire meglio Dio. Successivamente, e prima di scegliere chi chiamare come Dodici Apostoli, Cristo restò in solitudine per parlare con Dio (Luca 6:12-13). Questi apostoli avrebbero contribuito a plasmare il mondo per secoli, proprio come aveva fatto Lui.
- Per apprendere la volontà di Dio: probabilmente il più grande esempio di tutti è quello dato nel Giardino di Getsemani, quando Cristo lasciò volontariamente i Suoi discepoli per adempiere all’Espiazione e compiere la volontà di Dio (Luca 22:30-44). Questo potente momento di solitudine non solo contribuì a realizzare la profezia, ma dimostra come Cristo non sia mai stato veramente solo. Dio era con Lui e Gli ha fornito conforto e forza affinché Cristo potesse adempiere alla Sua volontà. Tutti possiamo portare a termine perfino i compiti più strazianti, anche quando ci sentiamo soli, se Dio è al nostro fianco.
Attraverso questi esempi, apprendiamo che la solitudine ci aiuta a superare le nostre prove perché offre a Dio l’opportunità di parlare direttamente al nostro cuore.
Una nuova prospettiva sulla solitudine
È stato dopo questo studio che ho capito quale dono prezioso mi è stato dato quando sono stato costretto a stare da solo. Anche se a volte è angosciante, avere questa nuova prospettiva sulla solitudine ha fatto sì che essa diventasse la mia opportunità di avvicinarmi a Dio.
La solitudine può essere molto diversa quando viene affrontata da una prospettiva eterna. Affrontare la quarantena vedendo la solitudine come un’opportunità, riflette lo schema che ho scoperto ripetutamente nelle Scritture.
Detto in altre parole, ogni momento che scegliamo di passare con Dio, è un momento in cui scegliamo di non essere soli.
Questo rinnovato apprezzamento per la solitudine mi ha aiutato a capire qualcosa che avevo letto in precedenza in Vieni e seguitami, ma con una prospettiva diversa:
“Sì, il viaggio di ritorno al Padre celeste è personale e individuale, e nessuno può mantenere le nostre alleanze per noi, ma questo non significa che siamo soli.
Noi abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Come membri della chiesa di Cristo, ci impegniamo a servire Dio aiutandoci e servendoci a vicenda lungo la strada, ‘portando i pesi gli uni degli altri’” (Vieni e seguitami, Mosia 18-24).
Non siamo soli, anche se le sfide recenti possono averci separato. Noi abbiamo bisogno gli uni degli altri. Essere soli, in determinate circostante, fa parte del piano, modello e processo di Dio.
In molti modi, Egli ci dimostra il Suo amore e questo è uno di essi. Queste cose ci preparano a portare i pesi gli uni degli altri, come veri discepoli di Gesù Cristo.
Ecco una nuova prospettiva sulla solitudine e sull’amore di Cristo è stato originariamente scritto da [nome dell’autore] ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato How quarantine gave me a new perspective on solitude and Christ’s love. Italiano ©2020 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2020 LDS Living, A Division of Deseret Book Company.
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