Una delle cose più importanti che i nostri missionari imparano è riconoscere e seguire lo Spirito. Questa, è un’abilità spirituale che richiede pratica, proprio come qualsiasi competenza nella vita. Ma ci può essere qualcosa di più importante da imparare sia in missione che nella nostra vita?
Seguire lo Spirito è un’abilità fondamentale
Julie Beck, ex presidentessa generale della Società di Soccorso, ha dichiarato:
“La possibilità di qualificarsi per la rivelazione personale, di riceverla e di agire in base ad essa è la capacità più importante che può essere acquisita in questa vita.”
Cercare di obbedire a ciò che sappiamo essere giusto, ci aiuta a qualificarci per ricevere e riconoscere i suggerimenti dello Spirito. Per questo motivo, obbedire ai comandamenti è così importante per i nostri missionari.
Anche leggere le scritture ci aiuta a riconoscere la voce calma e sommessa dello Spirito e del Signore.
Infine, è importante esercitarsi nell’ascoltare le impressioni che riceviamo. Ogni settimana sentiamo i nostri missionari condividere esperienze personali, nelle quali sanno di essere stati guidati dallo Spirito.
L’esempio di presidente Monson
Uno dei più grandi esempi nel seguire le impressioni dello Spirito, ci è stato dato dal presidente Thomas S. Monson. Abbiamo tutti sentito almeno una volta parlare di alcuni episodi in cui presidente Monson ha deciso di seguire i suggerimenti dello Spirito, e di come molte persone siano state benedette grazie a questo.
Vorrei condividere con voi un’esperienza personale accaduta alla nostra famiglia. Posso solo immaginare quante altre esperienze egli ebbe, e quante altre persone furono benedette di cui non sappiamo.
Molti anni fa un tragico evento colpì la famiglia di un mio parente.
La famiglia si stava preparando per andare in vacanza, ed erano tutti impegnati nei preparativi; quando il padre tirò fuori l’auto dal garage, investì accidentalmente la figlia di due anni, che morì poco dopo.
Possiamo solo immaginare la disperazione e il dolore provati da questa famiglia, specialmente dal giovane padre, il quale fu inconsolabile.
Il giorno del funerale, che venne celebrato di sabato, presidente Monson disse di trovarsi a casa, intento a preparare i discorsi per la conferenza generale, quando ad un tratto ebbe l’impressione di doversi recare pressa la città di Highland, nello Utah, perché qualcuno lì aveva bisogno di lui.
Disse di non sapere nemmeno dove si trovasse esattamente la città. Sapeva solo che era situata a sud di Salt Lake City. Il suo autista era in ferie, perciò ci sarebbe dovuto andare da solo.
Smise di fare ciò che stava facendo, indossò l’abito, mise in moto l’auto e si diresse verso sud.
Una volta vista l’uscita per Highland, lasciò l’autostrada, e si trovò di fronte il parcheggio di una casa di riunione pieno di macchine, il che gli confermò di trovarsi nel posto giusto.
Entrò nell’edificio e si informò su cosa stesse succedendo; non voleva interrompere, ma quando scoprì il motivo della riunione, chiese di poter incontrare la famiglia della piccola.
Naturalmente la famiglia accettò molto volentieri. Diede alcuni consigli ai familiari, li confortò e li rassicurò sul fatto che la bambina stesse bene e al sicuro, circondata dall’amore del Padre Celeste.
Infatti, era la famiglia a preoccuparlo maggiormente. Disse loro che discpiaceri così grandi potevano distruggere una famiglia, o potevano renderla più unita. Li benedisse affinché potessero concentrarsi sui loro doveri, così da qualificarsi per la vita eterna e trascorrerla insieme alla loro figlia.
Li invitò a fare di questa esperienza un modo per avvicinarsi al cielo, per rafforzare la loro testimonianza ed essere un giorno dei missionari possenti.
Chiese poi il permesso di parlare durante il funerale, e naturalmente la famiglia acconsentì di buon grado.
Con il permesso dei familiari condivido parte di una lettera che il presidente scrisse successivamente alla famiglia in risposta ai loro ringraziamenti per averli aiutati quel giorno. Egli scrisse:
“Mi unisco a voi nel ringraziare il nostro Padre Celeste per il conforto ricevuto dalla vostra famiglia. Siamo davvero grati per la nostra conoscenza della meravigliosa riunione che avverrà, quel giorno [futuro].
Prego che voi e la vostra famiglia siate sempre confortati dalla pace promessa dal Signore quando disse: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.” Possa il nostro Padre Celeste benedire voi e i vostri cari ogni giorno.
Cordialmente, vostro fratello, Thomas S. Monson.”
Come presidente Monson, anche noi possiamo seguire lo Spirito
Naturalmente per un profeta è impossibile riuscire a ministrare a tutti coloro che potrebbero avere bisogno di lui, ma in quel momento il presidente Thomas S. Monson fu disposto a seguire l’ispirazione ricevuta per aiutare questa famiglia.
Allo stesso modo sappiamo che il Signore può chiedere (e chiederà) ad ognuno di noi di ministrare e portare conforto gli uni agli altri.
Sorella Bonnie Parkin ha detto: “Lo spirito santo è la chiave per dedicarsi al nostro ministero personale.” È fondamentale rendersi conto che ogni interazione che abbiamo è un’opportunità per portare conforto e sostegno.
Possiamo persino farlo adesso, semplicemente sorridendo e pronunciando parole gentili.
“Ministrare” vuol dire “somministrare, fornire”, o ancora “svolgere i propri compiti, specialmente servendo altri”. La Guida alle Scritture aggiunge:
“L’opera dei ministri consiste nel compiere l’opera del Signore sulla terra – rappresentare il Signore tra le persone”. Nella nostra vita mettiamo in pratica questo principio più con piccoli gesti che con gesti plateali.
Sorella Parkin ci fa notare che: La maggior parte delle opportunità [che abbiamo] per ministrare sono spontanee, non programmate. La maggior parte del ministero del Salvatore venne svolto mentre era impegnato a fare qualcos’altro, tra uno spostamento e l’altro.
Il capitolo 9 del Vangelo di Matteo è un’ottima illustrazione di ciò. All’inizio di questo capitolo il Signore scende da un’imbarcazione, gli viene presentato un paralitico, e lui lo guarisce.
Subito dopo, si trova coinvolto in una discussione con i farisei, un uomo li interrompe supplicandoLo di aiutare sua figlia appena morta. Gesù lo segue. Lungo il cammino una donna tocca le sue vesti e viene guarita.
Arriva a casa del pover uomo, riporta la giovane in vita, e mentre si appresta a lasciare l’abitazione due ciechi cominciano a seguirlo. Egli guarisce anche questi ultimi. Infine, sulla via del ritorno scaccia un demone da un uomo posseduto. Tutto questo in un capitolo solo!
In questo, e in tanti altri modi, il Salvatore ci ha mostrato cosa vuol dire ministrare lungo la via. Egli era disposto ad interrompere ciò che stava facendo per aiutare qualcun altro.
Non posso fare a meno di pensare che se io fossi stata al posto di presidente Monson, avrei pensato di avere cose più importanti da fare, come ad esempio preparare i discorsi per la Conferenza Generale!
Ma imparò che tra le abilità più importanti che possiamo sviluppare in questa vita (come ha detto Julie Beck) vi sono imparare a riconoscere e seguire i suggerimenti dello Spirito.
Prego che possiamo essere migliori ad imparare a ricercare, riconoscere e seguire la guida dello Spirito nella nostra vita.
Questo articolo è stato scritto da Bianca Palmieri Lisonbee.
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