Non nasciamo tutti nelle stesse circostanze. E questo ci fa pensare che Dio sia ingiusto.
Alcuni bambini nascono con un fondo fiduciario intestato; altri nascono nella povertà più assoluta. Alcune persone vivono fino a 105 anni; altri non superano l’infanzia.
Alcuni individui vivono una vita in perfetta salute; altri vedono un via vai costante di dottori nella loro vita, senza mai trovare una cura per ciò che li affligge. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma mi fermerò qui.
La vita è molte cose: divertente, pazza, bella, triste, meravigliosa, terribile. Ma qual è l’unica cosa che la vita sicuramente non è? Giusta.
In un certo qual modo questo ha senso, perché la verità è che, anche se è perfetto, talvolta Dio è “ingiusto”.
Perché Dio ritiene necessario imporre certe prove ad alcuni dei suoi figli e ad altri no?
Nel bellissimo libro “That We May Be One: A Gay Mormon Perspective on Faith and Family” (letteralmente: “Affinché possiamo essere uno: la prospettiva di un gay mormone sulla fede e la famiglia – disponibile solo in inglese), Tom Christofferson racconta il viaggio personale che lo ha portato ad allontanarsi dalla Chiesa, dopo aver rivelato la propria omosessualità, e successivamente a farvi ritorno.
Una cosa che Tom dice mi ha colpita profondamente:
“Nella mia esperienza, dopo essere tornato in chiesa e aver iniziato a sentire più frequentemente la testimonianza dello Spirito, è arrivato un momento in cui ho sentito che c’era una domanda assoluta e fondamentale per la quale avevo bisogno di ottenere una risposta: è possibile per un Dio totalmente giusto, perfettamente misericordioso, che ama tutti, consentire all’esperienza terrena di richiedere sacrifici significativi e grandi sofferenze ad alcuni dei Suoi figli, mentre ad altri no?
Se questa domanda fondamentale, alla quale avevo bisogno di ricevere risposta per andare avanti (nel mio viaggio di ritorno in Chiesa), risuona anche dentro di voi o dentro coloro che amate, non abbiate paura di chiedere al Padre Celeste a riguardo.
Non è mio compito rispondere alla domanda per voi; questa è una testimonianza personale che potete ricevere.
Potrebbero anche esserci altre domande fondamentali per voi, per determinare il vostro percorso. Mentre meditate sulla domanda, prendete in considerazione alcuni esempi del passato dei rapporti di Dio con il Suo popolo”.
La domanda di Tom è, in sintesi, la stessa domanda con cui ho spesso avuto a che fare anche io: se Dio è amorevole e giusto, come può chiedere ad alcuni dei Suoi figli di fare o sopportare qualcosa e non chiederlo ad altri?
Nel caso di Tom, Dio gli chiede come omosessuale di non impegnarsi in una relazione omosessuale soddisfacente, senza porre lo stesso divieto (di astenersi da una relazione) ai suoi figli etero e bisessuali.
Tom continua facendo diversi esempi delle volte in cui il Signore ha chiesto a uno o molti dei Suoi figli di fare qualcosa che non ha richiesto ad altri:
– “Nel libro di Alma leggiamo della sofferenza di persone innocenti, a cui il profeta del Signore non tende la mano, affinché gli scopi del Signore possano essere adempiuti”.
– Il profeta Geremia, che fu testimone di un’incredibile malvagità nonostante le sue suppliche e prediche tra il suo stesso popolo, “ricevette anche un’ingiunzione personale da parte del Signore: ‘Non prenderai moglie, né avrai figli o figlie in questo luogo’ (Geremia 16:2).
Non è chiaro se la prescrizione sul matrimonio e sulla famiglia sia mai stata revocata per Geremia in un altro luogo e tempo della sua vita. Questo passaggio indica che alcune persone fedeli vivono situazioni uniche per quanto riguarda la vita, il matrimonio e la famiglia”.
– “I Santi degli Ultimi Giorni fedeli hanno sopportato circostanze estreme o privazioni, per consentire la creazione di una nuova comunità, Sion, che ha accolto persone che sono state respinte per la loro identità, le loro credenze o pratiche, comprese quelle matrimoniali”.
Tom conclude con forza: “Non so perché il Signore richieda sacrifici ad alcuni dei Suoi figli e non li richieda ad altri. Ma è chiaro che a volte lo fa”.
Orchestrare vs consentire
Nel comprendere la natura di Dio, è anche importante riconoscere che Egli non crea tutte le nostre prove. Non credo proprio che Egli sia seduto sul Suo trono celeste ad orchestrare incidenti d’auto, malattie e così via.
Piuttosto, Egli permette che determinate cose accadano. Se Dio fosse “giusto” in merito al modo in cui le nostre vite si svolgono, fermerebbe ogni ingiustizia o quantomeno farebbe in modo che le ingiustizie fossero uguali per tutti, ma non lo fa.
Nel libro del presidente Spencer W. Kimball, “Faith Precedes the Miracle” (La fede precede i miracoli), leggiamo:
“I quotidiani riportano spesso titoli del genere: “Incidente aereo: 43 morti. Nessun sopravvissuto” e migliaia di voci si chiedono in coro: “Perché il Signore permette che accada una cosa così terribile?”
Due automobili si sono schiantate perché una delle due non ha rispettato il semaforo rosso e sei persone sono state uccise. Perché Dio non lo ha impedito?
Perché una giovane madre deve morire di cancro e lasciare i suoi otto figli senza di lei? Perché il Signore non l’ha guarita?
Un bambino è annegato; un altro è stato investito. Perché?
Un uomo è morto improvvisamente per un’occlusione coronarica mentre saliva una scala. Il suo corpo è stato trovato accasciato sul pavimento. Sua moglie ha gridato, piangendo: “Perché? Perché il Signore mi ha fatto questo? Non ha tenuto conto dei miei tre bambini piccoli che hanno ancora bisogno di un padre?”
Un giovane è morto nel campo di missione e la gente ha detto: “Perché il Signore non ha protetto questo ragazzo mentre svolgeva la sua attività di proselitismo?”
Vorrei poter rispondere a queste domande con autorità, ma non posso. Sono sicuro che un giorno capiremo e troveremo pace. Per il momento, dobbiamo cercare la migliore comprensione possibile nei principi del Vangelo…
Sebbene io sappia che Dio svolga un ruolo importante nella nostra vita, non so esattamente quali siano le cose che Egli fa accadere e quali quelle a cui semplicemente permette di accadere. Qualunque sia la risposta, ce n’è un’altra di cui sono sicuro.
Il Signore potrebbe prevenire queste tragedie? La risposta è sì. Il Signore è onnipotente, ha tutto il potere di controllare le nostre vite, salvarci dal dolore, prevenire tutti gli incidenti, pilotare tutti gli aerei e guidare tutte le automobili, nutrirci, proteggerci, salvarci dal lavoro, dallo sforzo, dalla malattia, anche dalla morte se lo desidera. Ma non lo farà.
Dovremmo essere in grado di capirlo, perché possiamo renderci conto da soli di quanto non sia saggio proteggere i nostri figli da ogni sforzo, dalle delusioni, dalle tentazioni, dai dolori e dalle sofferenze.
Le leggi fondamentali del Vangelo sono il libero arbitrio e il progresso eterno. Se Dio ci costringesse ad essere attenti o obbedienti annullerebbe queste leggi fondamentali e renderebbe impossibile la nostra crescita”.
Sicuramente il nostro Padre Celeste non orchestra tutte le nostre prove ma, come è stato evidente nel caso in cui Alma e Amulek non hanno salvato donne e bambini dal fuoco, spesso permette loro di accadere.
Gesù: l’esempio supremo
Non esiste una prova più grande di quella vissuta nella mortalità da Gesù Cristo.
Egli, perfettamente gentile, umile e obbediente ogni secondo della sua vita terrena, ha sofferto più di quanto chiunque di noi possa mai soffrire. Il dolore che ha sperimentato è insondabile.
Io la vedo in questo modo: mio marito soffre di emicranie frequenti e lancinanti. Io, d’altro canto, non ho mai avuto un’emicrania, quindi è difficile per me immedesimarmi in lui e comprendere il suo dolore.
Posso solo paragonare le sue emicranie al peggior mal di testa che abbia mai avuto, ma sono sicura che il mio dolore non si avvicini nemmeno lontanamente a quello che prova lui.
Fino a quando non lo avrò provato io stessa, per quanto mi sforzi, non capirò mai completamente quello che vive lui. Posso provare empatia, certo, ma non capire davvero.
Allo stesso modo, non possiamo capire cosa abbia affrontato il Salvatore. Possiamo solo paragonarlo al peggior dolore fisico, mentale ed emotivo che abbiamo mai vissuto, ma, anche in questo caso, non possiamo reggere il confronto con la Sua sofferenza. Riuscite ad immaginarlo?
Il peggior dolore che abbiate mai provato ma cento volte, mille volte, un milione di volte più intenso?
È Colui che meno di tutti lo meritava. Tra tutti gli essere umani, è stato ingiusto che fosse proprio Lui a dover sopportare l’Espiazione.
Nel suo commovente discorso di Pasqua, “Nessuno era con Lui“, l’anziano Jeffrey R. Holland dice:
“Con tutta la convinzione della mia anima attesto che Egli compiacque Suo Padre perfettamente e che un Padre perfetto non abbandonò Suo Figlio in quel momento.
Infatti, è mia convinzione personale che in tutto il ministero terreno di Cristo, il Padre non sia mai stato più vicino a Suo Figlio come in quei momenti finali di agonia e sofferenza.
Ma, affinché il sacrificio supremo di Suo Figlio potesse essere completo, così come era volontario e solitario, il Padre ritirò per un breve tempo da Gesù il conforto del Suo spirito, il sostegno della Sua presenza.
Era necessario; era assolutamente essenziale per il significato dell’Espiazione, che il Figlio perfetto, che non aveva mai parlato con frode, né si era comportato male, né aveva toccato alcuna cosa impura, conoscesse come si sarebbe sentito il resto dell’umanità, noi, tutti noi, nel commettere questo tipo di peccati.
Perché la Sua espiazione fosse infinita ed eterna, Egli doveva provare com’è morire non solo fisicamente ma anche spiritualmente, provare come ci si sente quando lo spirito divino viene ritirato, facendo sentire una persona totalmente, miseramente e disperatamente sola”.
Forse si potrebbe sostenere che Gesù Cristo abbia sofferto volontariamente per noi, rendendo così giusta la Sua sofferenza. È però importante notare che Egli chiese al Padre se ci fosse un modo meno doloroso, ma la Sua richiesta non venne esaudita.
Quando si offrì volontario, comprese appieno il dolore e la sofferenza che avrebbe provato? Qualunque sia la risposta, l’Espiazione semplicemente non fu giusta.
(Allo stesso modo, dobbiamo riconoscere che anche noi potremmo esserci offerti volontari per alcune delle nostre prove: se Cristo, il nostro Esempio supremo, lo ha fatto, non è forse possibile che anche noi abbiamo avuto l’opportunità di offrirci volontariamente per superare difficoltà e dolore, così da poter meglio aiutare anche gli altri?
Forse abbiamo “sottoscritto”, per così dire, alcune delle esperienze dolorose che abbiamo vissuto. Sotto questo aspetto, forse alcune delle nostre prove sono più giuste di quanto immaginiamo).
Sì, Dio è “ingiusto”, ma questo gioca a nostro favore
La sofferenza di Cristo fu senza dubbio ingiusta, ma quanto siamo grati per il Suo sacrificio? È grazie ad esso che possiamo fare ritorno alla nostra dimora celeste.
Ecco perché la mancanza di equità di Dio, nella mortalità, non mi spaventa: perché gioca a mio favore. Quando affronto delle prove, alcune incredibilmente dolorose, ricevo anche aiuto, amore senza fine e misericordia.
Ecco il punto: noi non meritiamo la grazia. Non è “giusto”. Noi ripetutamente, a volte persino intenzionalmente, infrangiamo i Suoi comandamenti. A volte rifiutiamo o ignoriamo il Suo consiglio, sia per brevi che per lunghi periodi. Ancora ed ancora ci allontaniamo dal nostro Padre Celeste attraverso le nostre scelte.
Eppure Egli estende la Sua misericordia fino a noi. Condivide in abbondanza il Suo amore e la Sua compassione. Non importa cosa abbiamo fatto o quanto lontano siamo andati, Egli ci consente di tornare da Lui.
Anche quando siamo arrabbiati con Lui e ci allontaniamo dalla Sua presenza, Egli ci ama incommensurabilmente. Non abbiamo fatto nulla per meritare, qualificarci per o guadagnare il Suo amore e la Sua misericordia, ma Egli ce li dona comunque.
Quando torniamo a Lui e utilizziamo questi doni, possiamo trovare con Dio un’intimità più profonda di quanto abbiamo mai sperimentato.
L’anziano Dale G. Renlund ha tenuto un discorso nell’Aprile del 2016 dal titolo “Affinchè possa attirare tutti gli uomini a me“. Egli ha detto:
“Se la vita fosse davvero giusta, io e voi non risorgeremmo mai; non saremmo mai in grado di stare immacolati davanti a Dio. Sotto questo punto di vista, sono grato che la vita non sia giusta… attraverso la compassione, la gentilezza e l’amore di Dio, tutti noi riceveremo più di quanto meritiamo, più di quanto potremo mai guadagnare e più di quanto potremo mai sperare”.
Certamente, non è giusto che alcuni di noi sopportino cose che altri non dovranno sopportare mai; Dio ci richiede di essere fedeli anche quando viviamo situazioni che altri non vivono.
Spero di non sminuire mai la lotta di un altro o di giudicare la fede di qualcuno (o addirittura la mancanza di fede) in base alle ingiustizie che sta subendo. Proprio come le emicranie di mio marito, non capirò mai completamente le sfide uniche di qualcun altro se non le ho vissute.
Eppure, per me è confortante sapere che, se è vero che Dio non crea le nostre prove, può consacrarle per il nostro beneficio. Tutto ciò che è ingiusto nella vita, sarà reso giusto proprio attraverso l’atto più ingiusto di tutti: l’Espiazione.
Quindi sì, Dio è “ingiusto”, ma in fine dei conti ho un buon motivo per esserne grata.
Dio è “ingiusto” – ed ecco perché questo non mi spaventa è stato scritto da Amy Keim ed è stato pubblicato sul sito the thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
giusto..ora però andate a dirlo a chi è nato con con una deformazione di qualsiasi tipo(perchè è questo il termine corretto)chi non vede dalla nascita,chi non sente o comunque a tutti quelli a cui la natura ha voltato le spalle..andate da loro e provate a spiegarli perchè dio li ha voluti così…spiegategli perchè le esperienze che la maggior parte degli uomini fanno,come una passeggiata,ascoltare i Beatles) a lui sono state negate..spiegategli perchèil crearsi una famiglia a loro risulta impossiblile(tranne che ti chiami bocelli o pistorius ed il tuo conto in banca si presenta prima di te e del tuo handicap),spiegategli che siamo tutti figli di dio ma alcuni sono diversi,talmente diversi da essere discriminati o alla meglio meritevoli di compassione.
a queste persone dio ha tolto la possibilità di essere come tutti gli altri dalla nascita.
l’autore del libro,dichiarando la sua omosessualità ha affermato di essere un privileggiato poichè ha avuto la possibilità di poter scegliere cosa fosse meglio per la sua persona…si potrebbe dire lo stesso di una persona che nasce privo di organi sessuali?e di un persona che sà di
essere uomo ma che sessualmente è inferiore?dove sta la scelta in questi individui?
Cercare di dare un senso spirituale alla differente condizione sociale tra le persone,come fossero delle prove per volontà divina è davvero infantile. E dove la spiritualità di un popolo non si esprime nel cristianesimo ma in una religione del tutto diversa? Oppure dove tantissimi pagani che avevano soltanto la “colpa” di essere stati instradati sin dalla prima infanzia ad altri credi,(evidentemente la pedagogia e sviluppo psichico sono aspetti che dio non vede)hanno dovuto subire linciaggi,caccia e roghi alle streghe ,infanticidi da parte della cristianità sovrastatale. Erano prove per gente che non credeva nel dio che gliele mandava? Per tornare ai giorni nostri,perche non farsi un giro nei reparti pediatrici a vedere bambini con malattie terribili con un mese di vita a dieci anni….. la condiziine umana di un individuo dipende dalla matrice genetica,caratteriale,culturale e nella societa in cui si evolve e non dalle prove e le tentazioni che cercano di dare un senso a tutto quello che ho scritto prima ,ma senza coglierlo.