Con l’allargarsi del divario tra le ideologie dell’egocentrico Occidente e le dottrine del Vangelo Restaurato, i fedeli non possono più indugiare sulla via di mezzo.
“Siamo testimoni di una sempre crescente polarizzazione. Come Santi degli Ultimi Giorni non avremo più a disposizione scelte a metà strada. Non ci sarà più una via di mezzo.
Se siete a galla nella corrente di un fiume, andrete da qualche parte. Andrete semplicemente dovunque vi porta la corrente. Andare con il flusso, seguire la marea, andare alla deriva non funzionerà.
Devono essere fatte delle scelte. Non scegliere è una scelta. Imparate a prendere decisioni adesso”.
–Elder Jeffrey R. Holland
Cosa si intende per “via di mezzo”?
Questa è un’infausta dichiarazione di Anziano Jeffrey R. Holland, e se guardiamo a questa affermazione attraverso una mentalità partitica, potremmo immaginare le persone che vengono tirate verso destra o verso sinistra.
Tra le persone la cui religione e la cui ideologia politica sono sempre più intrecciate, esiste la percezione che Dio vorrebbe che parteggiassimo per la fazione di sinistra o per quella di destra, e che “imparare a scegliere” comporti imparare a scegliere la fazione—che sia destra o sinistra—favorita da Dio.
Questo diagramma e la sua interpretazione sono sbagliati. In fatti, ciò che Anziano Holland intende dire con questa dichiarazione è meglio rappresentato da un diagramma come quello che segue:
Qui vediamo che la via di mezzo non è tra le polarità politiche di destra e di sinistra; piuttosto, è un’area di indecisione tra i principi del vangelo e i modi attraverso i quali l’avversario ci induce all’apostasia offerti dalle voci sia di destra che di sinistra.
Le questioni che spingono le persone verso l’apostasia non sono problematiche di per sé; possono tutte essere esaminate e trattate in modi che non risultino nella disillusione e nella deconversione.
Attualmente, la cultura popolare ricompensa il contrario di un impegno premuroso con idee provocatorie.
L’avvento dei social media ha dato maggiore risonanza a quelle voci che sfruttano il numero sempre crescente di problemi per fomentare l’apostasia, e molte di queste voci hanno il valore aggiunto di essere sentimentalmente molto accattivanti.
Per esempio, alcuni membri della Chiesa si aspettano una cultura della chiesa futura dove credere in una particolare dottrina non sia necessario, e dove non vi siano condizioni di dignità annesse ai privilegi quali la possibilità di rendere il culto nel tempio.
Ciò che rende questa posizione sentimentalmente accattivante è la sensazione di inclusività che ne deriva.
Il principio che sottende a questa logica è che se lasciamo andare alcuni dei principi cardine che le persone trovano più difficili, più persone si sentiranno benvenute tra noi, poiché saranno libere di vivere secondo i propri paradigmi dottrinali e morali, senza essere afflitte dal peso del rimorso e del senso di colpa legati alla violazione di sacre alleanze.
Questa è una linea di pensiero relativista e antinomica (che rifiuta la legge), ed ignora strenuamente il fatto che i principi cardine, e le testimonianze ad essi associate, sono ciò che, in primo luogo, accomuna una comunità di credenti e ne favorisce la coesione continua.
Le aspettative di chi spera che la Chiesa futura diventi più relativista o semplicemente più accomodante verso il compromesso dottrinale, non sono aspettative fondate sulla realtà. Già nel lontano 1988, il Presidente della Chiesa Ezra Taft Benson disse che negli ultimi giorni:
“A mano a mano che i motivi della lotta diventano più chiari e più ovvi, a tutti gli uomini alla fine verrà richiesto di schierarsi o con il regno di Dio o per il regno del diavolo; e quando questi conflitti infurieranno, sia segretamente che apertamente, i giusti saranno messi alla prova.”
Più di recente, il Presidente Russell M. Nelson ha detto chiaramente: “Sta arrivando il momento in cui coloro che non obbediscono al Signore verranno separati da coloro che lo fanno.”
Ad aprile 2020, tutti gli apostoli viventi hanno parlato ad una voce per affermare i temi storici fondanti della restaurazione, e presidente Nelson ha ribadito, durante l’addestramento ai nuovi presidenti di missione nel 2021, che “questa è l’opera di Dio, l’opera del Signore Gesù Cristo, e che Joseph Smith è il profeta di quest’ultima dispensazione.
Una testimonianza del ruolo centrale svolto dal Profeta Joseph nella Restaurazione è fondamentale per tutti noi che predichiamo il vangelo del Signore.” In merito al proclama sulla Restaurazione ha aggiunto:
Vi è potere nelle sue dichiarazioni. Proclama le verità riguardanti la Divinità, l’Espiazione di Gesù Cristo, la restaurazione dell’autorità del Sacerdozio, la venuta alla luce del Libro di Mormon e i profeti moderni.
C’è posto per la varietà nel Vangelo Restaurato
Ben lontani da una mossa verso il relativismo, i profeti stanno insistendo sulle dottrine e i temi centrali della restaurazione, anche se queste dottrine e questi temi rientrano sempre meno nei paradigmi popolari tipici della società Occidentale.
Con queste realtà in mente, è inoltre importante notare che i profeti riconoscono e apprezzano la misura in cui i membri vivono le proprie esperienze con capacità diverse e in diverse fasi della propria fede. Questo è stato ben sintetizzato dalle parole di Anziano Uchtdorf:
“La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è un luogo per persone con tutti i tipi di testimonianza. Ci sono alcuni membri della Chiesa che hanno una testimonianza sicura che brucia luminosamente in loro.
Altri stanno ancora cercando di conoscere da se stessi. La Chiesa è una casa dove tutti ci possiamo riunire, quali che siano la profondità o l’altezza della nostra testimonianza.
Alle porte delle nostre case di riunione non ho mai visto cartelli con scritto: ‘Per entrare, la tua testimonianza deve essere alta almeno fino qui’.”
Inoltre, data la varietà di culture ed esperienze di vita presenti nella Chiesa, è poco probabile che la Chiesa insista sul fatto che i membri mantengano una completa uniformità nella visione del mondo.
Anziano Jeffrey R. Holland usa la metafora di un coro per illustrare come personalità ed esperienze di vita diverse possano ritrovarsi e contribuire con l’unicità della propria voce all’avanzamento dei propositi di Dio:
“Nei giorni in cui sentiamo di essere un po’ stonati, o un po’ inferiori rispetto a quello che pensiamo di vedere o ascoltare negli altri, vorrei chiedere, in modo particolare ai giovani della Chiesa, di non dimenticare che è per disegno divino che non tutte le voci del coro sono uguali.
Per creare della bella musica serve una varietà di voci: soprani e contralti, baritoni e bassi. Prendendo in prestito una frase citata nella gioiosa corrispondenza tra due donne straordinarie della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni:
‘Nel coro c’è posto per tutte le creature di Dio’.
Quando sminuiamo la nostra unicità o cerchiamo di conformarci a stereotipi ingannevoli — stereotipi sospinti da un’insaziabile cultura consumistica e idealizzati dai social media secondo un modello irrealizzabile — perdiamo la ricchezza di tono e di timbro che aveva in mente Dio quando creò un mondo variegato.
Con questo non sto dicendo che nel coro divino ciascuno possa semplicemente iniziare a cantare il proprio oratorio personale! La diversità non è cacofonia e i cori hanno certamente bisogno di disciplina…”
La varietà di esperienze e di prospettiva è una risorsa per la Chiesa, che aiuta i membri a sviluppare la suprema virtù della carità mentre interagiamo con persone diverse, e a sentire un costante senso di stupore e meraviglia per come Dio opera nella vita delle persone che vivono il mondo in modi diversi dal nostro.
La diversità diventa un problema quando porta al relativismo e al panteismo, due impegni ideologici che si uniscono per annullare la reale comprensione del Cristo rivelato e del Suo vangelo.
Siamo fatti a immagine di Cristo o è Cristo fatto a nostra immagine?
In ultima analisi, il relativismo è il fondamento del peccato più ostinato del popolo d’Israele, l’idolatria: la creazione di falsi dei e la proiezione della nostra visione del mondo su questi dei di nostra fattura.
Ironicamente, una delle nostre idolatrie più ostinate consiste nel rimodellare il Cristo divinamente rivelato in un falso Cristo sentimentalmente accattivante di nome “Gesù”, che esiste per fare sentire tutti amati e contenti— il che risponde essenzialmente al bisogno dei bianchi occidentali di una religione terapeutica.
Questo non è un fenomeno nuovo; sin dai tempi delle prime comunità cristiane, è esistita la tendenza costante, tra credenti e osservatori, a modellare un Gesù a nostra immagine. Infatti, questa forma di idolatria è stata considerata lo slancio primario per la Restaurazione:
“… E viene il giorno in cui coloro che non vogliono ascoltare la voce del Signore, né la voce dei suoi servitori, né prestare attenzione alle parole dei profeti e degli apostoli, saranno recisi di frammezzo al popolo;
Poiché si sono sviati dalle mie ordinanze, ed hanno infranto la mia alleanza eterna;
Essi non cercano il Signore per stabilire la sua rettitudine, ma ognuno cammina per la sua via e secondo l’immagine del suo proprio dio, immagine che è a somiglianza del mondo e la cui sostanza è quella di un idolo…” (DeA 1:14-16)
Ricevuta svariati anni prima della restaurazione dell’ufficio di apostolo del sacerdozio, questa rivelazione fa una dichiarazione generale riguardo a ciò che segue all’abbandono della testimonianza di profeti e apostoli: ovvero, l’abbandono delle ordinanze e delle alleanze di Dio, e un rifiuto dell’autentica rivelazione di Dio in favore di idoli costruiti a immagine del mondo.
Quando rispose alla domanda degli apostoli riguardo al Suo ritorno, Cristo si affrettò a metterli in guardia dai molti falsi Cristi che sarebbero apparsi a avrebbero ingannato molti.
Attualmente, i nostri falsi idoli—molti dei quali chiamiamo Gesù—certamente riflettono le svariate immagini del mondo: politico, nazionalistico, edonistico, consumistico, antinomista, provinciale, egocentrico, e che afferma invariabilmente tutte le nostre convinzioni interiori.
Questo impulso idolatra si estende perfino al mondo del sapere scritturale. Come ha aspramente osservato lo studioso del Nuovo Testamento Luke Timothy Johnson riguardo alla sua disciplina accademica:
Quando gli studiosi, che utilizzano i medesimi mezzi ed esaminano il medesimo materiale, ricavano una tale varietà di versioni “storiche” di Gesù—uno zelota rivoluzionario, un riformatore agrario, un brillante mago, un carismatico riformatore religioso, un contadino, un guru di beatitudine oceanica—allora uno potrebbe legittimamente chiedersi se non abbia avuto luogo niente di più di una sofisticata ed elaborata forma di proiezione.
Forme di idolatria contemporanea
L’attrazione verso l’idolatria è forte tra coloro che un tempo hanno creduto, ed è sempre stato così. Guardiamo, per esempio, alla storia di Almon Babbit, di cui il Signore disse:
“ecco, egli aspira a far prevalere il suo consiglio, invece del consiglio che io ho ordinato, sì, quello della Presidenza della mia chiesa; ed egli erige un vitello ad’oro per l’adorazione del mio popolo.”
Da qui l’urgenza del messaggio di Presidente Ballard: “Oggi vi mettiamo in guardia perché stanno sorgendo falsi profeti e falsi insegnanti; e, se non stiamo attenti, anche coloro che sono contati tra i fedeli membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni cadranno vittima dei loro inganni”.
Nel denunciare falsi insegnanti idolatri, i profeti moderni fanno eco alla supplica che il Signore fece attraverso Geremia, la cui ringhiera emotiva e provocatoria contro l’idolatria si erge fino ad oggi come rimprovero senza tempo al panteismo e al relativismo antinomista.
È attraverso Geremia che il Signore descrisse le caratteristiche distintive degli idoli-dei immaginari: non possono essere personalmente conosciuti. Questo viene ripetuto dall’aspra risposta di Gesù ad alcuni che professano la fede:
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno de’ cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è ne’ cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiam noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti?
E allora dichiarerò loro: Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità” (Matteo 7:21-23).
Perché preferiamo degli dei imperscrutabili? Perché degli dei imperscrutabili non oppongono resistenza se li modelliamo a nostra immagine. E impariamo dagli scritti profetici che il mondo semplicemente non apprezza il Dio che è autenticamente rivelato loro.
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Durante il ministero di Geremia, il Dio autentico conosciuto dal popolo di Israele rimprovera i peccati favoriti dal popolo: il loro nazionalismo, l’oppressione verso i vulnerabili della società, l’inclinazione ad infrangere il giorno del riposo e l’accettazione dei peccati dei loro vicini.
Di contro, ci viene detto che le persone preferiscono i falsi profeti, poiché offrono un dio che si limita a trasmettere messaggi di divina affermazione e approvazione, e mai di avvertimento o giudizio divino. In qualità di progenie spirituale di Geremia, Samuele il Lamanita spiegò:
“Ma ecco, se un uomo viene tra voi e dice: Fate questo, e non vi è iniquità; fate quello e non soffrirete; sì, egli dirà:
Camminate secondo l’orgoglio dei vostri propri cuori; sì, camminate secondo l’orgoglio dei vostri occhi e fate qualsiasi cosa il vostro cuore desideri — se un uomo verrà tra voi e dirà questo, voi lo accoglierete e direte che è un profeta.
Sì, lo eleverete e gli darete delle vostre sostanze; gli darete del vostro oro e del vostro argento e lo rivestirete di abiti lussuosi; e poiché vi dice parole lusinghiere e vi dice che tutto va bene, allora voi non trovate colpa in lui” (Helaman 13:27-28).
La logica dietro l’idolatria è che se l’umanità non gradisce il vero Dio rivelato attraverso le scritture, i profeti e le esperienze individuali e comunitarie, allora l’umanità è in grado ed ha il diritto di creare nuovi dei, più simili a noi, affermati da nuovi profeti, nuovi testi sacri e nuove forme di testimonianza.
La teoria QAnon, la teoria critica, il nazionalismo religioso, la religione new age e gran parte degli stridenti movimenti di alleati LGBT+ hanno visioni divergenti sotto molti aspetti, ma hanno in comune un fondamento e un impulso all’ idolatria.
Spesso viene espresso con frasi del tipo: “il mio dio non permetterebbe mai che___”, o “Il mio dio non mi chiederebbe mai di___.” Queste e altre affermazioni simili sono infatti fattualmente corrette, poiché descrivono la visione di dei immaginari creati a nostra immagine.
Non è mai troppo tardi per tornare sui nostri passi
Malgrado il nostro linguaggio condiviso di diversità e sostegno, il nostro impulso all’ idolatria non può coesistere con la rivelazione, che è infatti la forza motrice dietro la lapidazione dei profeti nei tempi antichi, e l’attuale lapidazione verbale dei profeti nel presente.
Di recente, il commentatore politico conservatore Santo degli Ultimi Giorni Eric Moutsos ha pubblicato un post su Fb nel quale parla del suo risveglio spirituale sulla via verso l’apostasia:
“Ogni oratore e ogni messaggio della Conferenza Generale è diverso per ogni persona, di solito rispetto a ciò che ognuno ha bisogno di sentire, ma dopo ieri ho un certo senso di colpa riguardo ad alcune cose.
Tuttavia, mi sono reso conto di sentirmi così da mesi ormai, poco a poco, nella mia mente l’ho attribuito alla ‘politica’ e al conflitto che naturalmente fa scaturire tra persone che credono che il nostro paese dovrebbe essere governato in modi diversi…
Non mi è proprio piaciuto il modo in cui mi sono sentito ieri guardando alcune parti della conferenza generale. Durante ogni discorso, mi sono trovato a vagare con la mente alla ricerca di qualche riferimento politico (che ovviamente c’è stato) piuttosto che cercare Gesù.
Continuavo a ripetermi nella mia mente ‘Signore, sono forse io?’
Non appena captavo un qualche termine politico di quelli da media mainstream, pensavo: ‘Anche lui è un liberale?’, oppure ‘Gli importa o si rende conto che senza l’America non ci sarebbe nemmeno una chiesa o una TV o internet che permette a tutti di guardare la conferenza?’, oppure ancora ‘Ma questa persona sa che Joseph Smith è nato 13 anni dopo l’approvazione della Carta dei Diritti?’
Una persona ha persino detto ‘Che fareste se Gesù fosse nella stanza con voi?’ Tutto ciò che ho pensato e detto è stato ‘Certo tutti toglierebbero la stupida mascherina e si avvicinerebbero per toccarlo’.
Questi sono stati i pensieri che ho avuto nei confronti dei dirigenti delle mia chiesa, e nonostante non creda che sia necessariamente sbagliato permettere alla nostra testa di farsi delle domande e pensare, dopo il discorso di Jeffrey R. Holland sulla divisione e sui che sentimenti abbiamo gli uni per gli altri, specialmente per alcuni dei nostri familiari, sapevo che Dio stava parlando a me.
Sapevo di dovermi pentire.
Quando i profeti si rifiutano di piegarsi davanti agli idoli forgiati dalla politica, dalle discipline accademiche, o dalle nostre tendenze sociali preferite, questo ci conduce o alla frustrazione e alla disillusione o al pentimento.
In questo caso, Eric Moutsos aveva le risorse spirituali per comprendere che qualcosa stava accadendo dentro di lui. Stava giudicando i servi di Dio attraverso una visione del mondo estranea, che se adottata in modo acritico, equivale ad un dio rivale.
Assumere una posizione critica e belligerante nei confronti dei servitori ordinati da Dio fa sì che la luce si allontani dalla nostra anima, e fortunatamente ha riconosciuto che questo processo era in atto e ha avuto il coraggio di intraprendere un’introspezione di pentimento.
Storie di risvegli spirituali come il suo sono sempre più comuni, ad adempimento della dichiarazione di presidente Nelson secondo cui :
“Nei giorni a venire, non sarà possibile sopravvivere spiritualmente senza la guida, la direzione, il conforto e l’influenza costante dello Spirito Santo.”
Abbandonare la via di mezzo e abbracciare la rivelazione continua
Senza la vera rivelazione da Dio, la religione si riduce ad un insieme di persone che si riuniscono come comunità e che applicano i propri pensieri e sentimenti ad una serie di idee e discorsi forniti da una cosa chiamata “chiesa”.
Sempre più spesso, vediamo attorno a noi dimostrazioni di come questa religione orizzontale sia così invitante nell’egocentrico mondo bianco occidentale: tende a servire primariamente come meccanismo per validare la nostra percezione dell’io.
“La chiesa” in questo senso esiste per farci pensare e farci sentire in un certo modo, e quando i nostri pensieri e i nostri sentimenti formano la base della nostra identità, l’incapacità della Chiesa di validare i nostri pensieri e sentimenti diventa la sostanza di una crisi di identità.
Non c’è da stupirsi se così tanti di coloro che vanno in apostasia descrivono la propria esperienza sul pensare e sentire nuove cose in termini di identità: “Sto scoprendo il mio vero io!”
La tendenza all’idolatria è un tratto comune tanto della destra che della sinistra, e sta causando ciò che Anziano Holland ha definito la scomparsa della via di mezzo di indecisione.
Le opzioni a disposizione dei Santi degli Ultimi Giorni non sono diverse dalle opzioni a disposizione di coloro che ascoltavano Geremia: possiamo rivolgerci a divinità immaginarie forgiate dalla nostra politica, o dall’ambiente accademico, o ancora dalle tendenze culturali, e altre cose che adoriamo e desideriamo; oppure possiamo rivolgerci al vero Dio che conosciamo attraverso la testimonianza delle scritture, dei profeti viventi e della testimonianza collettiva dei credenti che vi sono fra noi.
La via di mezzo sta scomparendo è stato originariamente pubblicato su Public Square Magazine Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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