Quando i nostri figli erano adolescenti, ogni volta che uscivano di casa, io o mio marito di solito dicevamo ad ognuno di loro: “Ricordati chi sei”. Ma cosa significa ricordare chi siamo?
Se lo chiedessimo a loro, probabilmente direbbero un paio di cose. Innanzitutto, direbbero che essi sono membri della nostra famiglia e che ci sono determinati comportamenti e responsabilità che ne derivano.
Ma, cosa più importante, direbbero che sono figli di Dio. Ogni volta che li mandavamo fuori, sapevamo avrebbero dovuto affrontare ogni tipo di decisione e volevamo assicurarci che fossero armati della conoscenza della loro natura divina.
Credo che conoscere la nostra natura divina cambi il modo in cui vediamo noi stessi e influenzi il nostro processo decisionale quotidiano.
Il presidente Boyd K. Packer ha condiviso quanto segue:
Siete figli di Dio. È il padre del vostro spirito. Spiritualmente siete di nobile nascita, la progenie del Re dei Cieli.
Fissate questa verità nella vostra mente e tenetela lì. Non importa quante generazioni ci siano nella vostra discendenza mortale, quale razza o persone rappresentiate: il pedigree del vostro spirito può essere scritto su una singola riga. Siete figli di Dio!
Amo il consiglio di “fissare quella verità nella mente e tenerla lì”. Dobbiamo essere incrollabili nella fede nella nostra divinità individuale. Come ha descritto il presidente Packer, ognuno di noi ha “un’unica linea” che riconduce direttamente al nostro Padre Celeste.
Come possiamo ricordare chi siamo?
È possibile accedere al potere di quella singola riga pregando, leggendo le scritture e frequentando le riunioni domenicali e il tempio. Ognuno di questi passaggi apparentemente semplici è di vitale importanza per cercare e trovare l’accesso all’ispirazione e alla rivelazione dal nostro Padre celeste.
Questi sono i passaggi per “tenersi saldi alla verga”, come illustrato nel sogno di Lehi. Proprio come promesso, questi passaggi forniranno l’accesso alla nostra rivelazione personale e “ci guideranno in sicurezza”.
In Dottrina e Alleanze 112:10 ci viene detto:
“Sii umile; e il Signore tuo Dio ti condurrà per mano e darà risposta alle tue preghiere”.
So senza dubbio, che Egli risponderà alle vostre preghiere quando dovrete prendere delle decisioni in merito a questioni importanti come il matrimonio, l’educazione dei figli e la carriera.
Risponderà anche a preghiere apparentemente semplici. La preghiera è l’occasione per chiedere e ricevere guida, è una parte essenziale della nostra relazione con il nostro Padre celeste.
Man mano che riusciamo a ricordare chi siamo, comprendiamo cosa significhi essere figli di Dio e impariamo che tutti gli altri su questa terra sono figli di Dio. Guardatevi intorno. Siete circondati da figli di Dio.
Ogni singola persona sulla terra è un figlio di Dio, ora e per sempre. Non importa quale sia la sua affiliazione religiosa o politica, non importa da dove venga o quale sia il colore della sua pelle e non importa se è proprio come voi o è molto diversa: siamo tutti figli del nostro Padre celeste.
Essere figli di Dio e concittadini di tutto il mondo
Se sapere di essere figli di Dio cambia il modo in cui pensiamo e ci comportiamo, quanto deve essere importante per noi riconoscere la divinità degli altri e vederci tutti come “concittadini” del mondo? Credo che questo cambierà davvero il modo in cui li vediamo ed interagiamo con loro.
Vorrei suggerire sette principi che ci aiuteranno in questo processo per diventare “non più estranei e stranieri, ma concittadini”:
- Non giudicare gli altri
- Evitare le contese
- Rispettare le opinioni e le convinzioni degli altri
- Ascoltare
- Servire
- Amare tutte le persone
- Pregare
Permettetemi di condividere con voi alcuni consigli e intuizioni che descrivono ciascuno di questi principi.
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Non giudicare gli altri
L’anziano Dieter F. Uchtdorf ha insegnato alla Conferenza Generale di Aprile 2012:
Questo argomento di giudicare gli altri potrebbe effettivamente essere insegnato in un sermone di una sola parola. Quando si tratta di odiare, spettegolare, ignorare, ridicolizzare, portare rancore o voler causare danni, si prega di mettere in pratica quanto segue: Smettetela!
È così semplice. Dobbiamo semplicemente smettere di giudicare gli altri e sostituire i pensieri e i sentimenti di giudizio con un cuore pieno di amore per Dio e per i Suoi figli. Dio è nostro Padre.
Siamo Suoi figli. Siamo tutti fratelli e sorelle. Non so esattamente come articolare questo punto riguardo al non giudicare gli altri con sufficiente eloquenza, passione e persuasione per farlo restare nella vostra mente.
Stiamo mettendo in pratica i Suoi consigli nella nostra vita? Giudichiamo gli altri che hanno credenze, valori o opinioni diversi? Quando siamo tentati di giudicare un altro, evitiamo di farlo?
Seguendo il consiglio dell’anziano Uchtdorf, dobbiamo semplicemente smettere di giudicare gli altri, non perché non vogliamo essere giudicati a nostra volta, ma perché come discepoli di Cristo dobbiamo vedere gli altri come li vede Lui.
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Evitare le contese
Il presidente Dallin H. Oaks ha condiviso questo consiglio alla Conferenza Generale di Ottobre 2014:
Dovremmo tutti seguire gli insegnamenti del Vangelo per amare il nostro prossimo ed evitare le contese. I seguaci di Cristo dovrebbero essere esempi di civiltà.
Dovremmo amare tutte le persone, essere buoni ascoltatori e mostrare interesse per le loro convinzioni sincere.
Anche se possiamo non essere d’accordo, non dovremmo essere antipatici… Dovremmo essere persone di buona volontà verso tutti, rifiutando qualsiasi tipo di persecuzione, inclusa quella basata su razza, etnia, credo religioso e orientamento sessuale.
Il presidente Oaks ha continuato descrivendo un paio di pratiche specifiche che “violano il comando del Salvatore di amarsi gli uni gli altri”. Il primo è la pratica di comportamenti offensivi di alcuni membri, che alienano coloro che non sono della nostra fede.
Ha condiviso in modo specifico esempi di genitori che non consentono ai propri figli di frequentare coloro che non sono Santi degli Ultimi Giorni e di adolescenti che prevaricano o ostracizzano coloro che non sono della nostra fede. Ha poi descritto la seconda pratica come segue:
Il Salvatore ha insegnato che la contesa è uno strumento del diavolo. Questo sicuramente è evidente nel linguaggio e nelle pratiche correnti della politica.
Vivere con le differenze politiche è essenziale per la politica, ma le differenze politiche non devono comportare attacchi personali che avvelenano il processo di governo e puniscono i partecipanti. Tutti noi dovremmo bandire le comunicazioni odiose e praticare la civiltà nei riguardi delle differenze di opinione.
Sia voi che io abbiamo visto, forse più comunemente letto, espressioni e commenti che colpiscono coloro che scrivono qualcosa con cui non siamo d’accordo.
Come possiamo giustificare questo tipo di comportamento se sappiamo che il destinatario della nostra risposta critica o polemica è un figlio di Dio e un concittadino nella famiglia di Dio?
Come ci ha ricordato il presidente Oaks: “la contesa è uno strumento del diavolo”.
Se cadiamo nella pratica di colpire e fare attacchi personali, stiamo dando a Satana il potere su di noi e perdiamo parte dell’accesso allo Spirito di cui abbiamo disperatamente bisogno in questa vita.
Questo porta al terzo principio.
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Rispettare le opinioni e le credenze degli altri
La sorella Sharon Eubank, Prima Consigliera della Presidenza Generale della Società di Soccorso, ha dichiarato quanto segue:
Viviamo in un mondo che sta andando a pezzi, che viene fatto a pezzi, in modo che l’unità della comunità e il rispetto per le credenze degli altri, la tolleranza delle differenze e la protezione della voce della minoranza vengano distrutti.
È estremamente distruttivo per tutti noi, quando chiunque al di fuori del nostro ristretto clan diventa un nemico che diffamiamo. Man mano che quelle forze, nella nostra società, aumentano allora bisogna far crescere, in contrapposizione, un sentimento altrettanto forte ed una capacità di risposta.
Quindi, come possiamo rispondere alla distruzione descritta da sorella Eubank, questa mancanza di tolleranza, rispetto e protezione? Come sviluppiamo “un sentimento forte e una capacità di risposta”?
Un esempio lo troviamo nella seguente dichiarazione ufficiale:
Rimaniamo impegnati a sostenere gli sforzi della comunità in tutto il mondo per prevenire il suicidio, il bullismo e i senzatetto. Ogni giovane dovrebbe sentirsi amato e curato nella sua famiglia, nella sua comunità e nella sua congregazione.
Possiamo unirci, portando le nostre prospettive e convinzioni e rendere ogni comunità un luogo sicuro per tutti. Il messaggio di Dio è di speranza e vogliamo che i nostri fratelli e sorelle LGBT+ sappiano che sono amati, apprezzati e necessari nella Sua Chiesa.
Mi piace ricordare che “il messaggio di Dio è di speranza”. È un messaggio di speranza per tutti noi e possiamo essere portatori di quella speranza nel modo in cui interagiamo con gli altri.
Piuttosto che cercare differenze tra noi e i nostri fratelli e sorelle, dovremmo cercare attivamente dei punti in comune che possiamo usare per costruire forti relazioni di rispetto e comprensione reciproci.
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Ascoltare
In Giacomo 1:19 ci viene consigliato di “essere pronti ad ascoltare, lenti a parlare, lenti all’ira”. Epitteto, un filosofo greco, fu ancora più specifico quando disse: “La natura ha dato all’uomo una lingua, ma due orecchie, affinché possiamo udire il doppio e parlare la metà.”
Quante volte siamo tentati di saltare rapidamente a conclusioni basate su una quantità molto limitata di informazioni? L’accesso istantaneo alla messaggistica che ora è prontamente disponibile in molte forme rende molto più facile giudicarsi a vicenda in modo rapido e duro.
Un consiglio pratico per quanto riguarda l’uso dei social media è quello di valutare attentamente i nostri pensieri e le nostre parole prima di pubblicare la nostra reazione online.
Sono sicura che la maggior parte di noi può ricordare un momento in cui abbiamo risposto a un’e-mail o a un post sui social media troppo rapidamente, solo per poi pentirci della posizione che abbiamo preso o del tono della nostra risposta.
Solo poche settimane fa l’anziano Gerrit W. Gong ha parlato a un devozionale: l’argomento che ha trattato riguardava come onorare i nostri antenati pionieri, in particolare quelli che avevano attraversato gli oceani e le pianure.
Quindi ha detto al pubblico che abbiamo bisogno di pionieri anche oggi e ci ha incoraggiati a diventare pionieri che “attraversano i campi da gioco delle scuole, i parcheggi e le sale culturali.
Questo tipo di pioniere attraversa qualsiasi recinzione o muro di separazione per costruire ponti di comprensione, compassione, amicizia e buon vicinato”.
Mentre ascoltiamo gli altri, attraversiamo barriere che potrebbero dividerci, aprendo linee di comunicazione e costruendo ponti di comprensione. Possiamo noi seguire il consiglio dell’anziano Gong di essere pionieri nella costruzione di ponti che sono così necessari ai giorni nostri.
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Servire
Il servizio è un principio fondamentale del Vangelo e veniamo incoraggiati a servire. Cosa stiamo facendo per rendere il mondo un posto migliore? Aiutiamo chi sta soffrendo?
Ci stiamo alzando e parliamo per proteggere i figli del nostro Padre celeste? Serviamo la famiglia e gli amici in modi piccoli e quotidiani e in modi grandi e significativi?
Serviamo i membri del nostro rione attraverso le nostre chiamate ed i nostri incarichi di ministero? Serviamo la nostra comunità partecipando attivamente a votazioni, progetti comunitari ed altre attività influenti?
Insegno una classe di etica universitaria. Lo scorso autunno ho condiviso con i miei studenti una storia basata su uno studio condotto nel 1970 all’Università di Princeton.
La mattina dell’esame finale, una classe di studenti si è presentata all’aula prevista solo per trovare un cartello sulla lavagna che diceva loro che la stanza era cambiata e la stanza giusta era dall’altra parte del campus.
Immaginate come potreste sentirvi in quella circostanza. Questi studenti dovevano spostarsi velocemente da un capo all’altro del campus, per arrivare in tempo per l’esame finale.
Gli studenti si sono precipitati attraverso il campus per trovare il loro professore che li aspettava. Il professore ha poi detto loro che avevano appena completato l’esame finale.
Gli studenti erano piuttosto perplessi. Il professore ha spiegato di aver creato diverse “situazioni” nel campus che hanno offerto loro l’opportunità di mostrare il loro comportamento etico. Ad esempio, una persona aveva lasciato cadere una bracciata di libri sul marciapiede.
Uno veniva insultato da un altro. Una terza persona era caduta dalla bicicletta proprio lungo il percorso degli studenti, mentre una quarta stava cercando freneticamente un bambino piccolo.
Il professore ha chiesto agli studenti: “Vi siete fermati per aiutare a raccogliere i libri? Avete controllato se le persone ferite o in pericolo stavano bene? Vi siete uniti alla ricerca del bambino smarrito?”
Questo professore stava cercando di dire ai suoi studenti che l’apprendimento più significativo è quello che viene applicato nella vita reale. Vedete, questa vita non è fatta solo di tesine da scrivere ed esami da superare. Non si tratta nemmeno di lavorare sodo nel nostro lavoro.
Questa vita riguarda il modo in cui trattiamo gli altri. Qual è il nostro dovere verso l’umanità?
Quello che sto suggerendo è di cercare attivamente modi per servire meglio i figli di Dio. Quando forniamo servizio e mostriamo gentilezza agli altri, ci immergiamo nell’amore e nell’aiuto piuttosto che nel giudicare e causare contese.
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Amare tutte le persone
All’inizio di quest’anno, sull’account Instagram della Chiesa, una donna ha condiviso la sua storia di una difficile situazione personale. Ha poi scritto:
Qualcosa che ho imparato dall’avere una famiglia che non è completamente in linea con la Chiesa è che se hai difficoltà a capire o amare qualcuno, devi avvicinarti.
Avvicinatevi per vedere la madre che soffre perché sua figlia viene bullizzata perché non sarà battezzata come il resto dei suoi coetanei. Avvicinatevi per vedere l’adolescente terrorizzato di dire ai suoi genitori che non vuole svolgere una missione.
Avvicinatevi per vedere coloro che lottano con i dubbi o il dolore e vogliono ancora adattarsi. Avvicinatevi per vedere quanto siano straordinarie le persone, indipendentemente dal punto in cui si trovano nel loro viaggio di fede.
Onestamente, il valore di un’anima è troppo, troppo grande per non avvicinarsi e vedere, quando se ne presenta l’occasione. Inoltre, potreste essere sorpresi da ciò che troverete.
Amo l’immagine dell’avvicinarsi. Avvicinarmi mi dà una prospettiva migliore delle persone intorno a me.
Leggi anche: Perché ho l’impressione di non amare il prossimo abbastanza?
Mentre mi avvicino a voi, vedo più chiaramente ciò che state vivendo. La mia vista è più in sintonia con le sfumature del vostro dolore e della vostra sofferenza, della vostra bontà e forza. L’anziano Ashton ha insegnato:
Se potessimo guardare nel cuore l’uno dell’altro e capire le sfide uniche che ognuno di noi deve affrontare, penso che ci tratteremmo a vicenda molto più dolcemente, con più amore, pazienza, tolleranza e cura.
Possiamo usare la sfida dell’anziano Ashton per guardare i bei cuori degli altri e comprendere la loro situazione e prospettiva uniche. Finché non vi vedo più chiaramente e non vi comprendo, non posso amarvi davvero.
L’anziano Uchtdorf ha descritto questo processo quando ha detto:
Il puro amore di Cristo può rimuovere le scaglie del risentimento e dell’ira dai nostri occhi, permettendoci di vedere gli altri nel modo in cui ci vede il nostro Padre celeste: come mortali imperfetti abbiamo un potenziale ed un valore che vanno ben oltre la nostra capacità di immaginare.
Poiché Dio ci ama così tanto, anche noi dobbiamo amarci e perdonarci l’un l’altro.
Abbracciamo, aiutiamo e amiamo chi è diverso da noi? Stiamo sviluppando l’attributo cristiano dell’amore nelle nostre interazioni con gli altri? Potrebbe essere più facile amare alcuni dei figli di Dio, ma ci è comandato di amare tutti.
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Pregare
Sia nel Nuovo Testamento che nel Libro di Mormon ci viene insegnato ad amare i nostri nemici, benedire quelli che ci maledicono, fare del bene a quelli che ci odiano e pregare per quelli che ci maltrattano e ci perseguitano, affinché possiamo essere i figli del nostro Padre che è nei cieli.
Se ci sforziamo sinceramente di amare gli altri, dobbiamo anche pregare per loro, anche se sono nostri nemici, forse specialmente se sono nostri nemici. Ricordare chi siamo significa umiliarci per pregare sinceramente per gli altri, per aprire i nostri occhi e il nostro cuore e sentire un amore più grande per loro.
Suggerirei di pregare anche per noi stessi, per poter vedere gli altri come li vede il nostro Padre celeste e per avere una testimonianza della loro natura divina, affinché attraverso le nostre azioni trattiamo gli altri come figli di Dio. L’anziano Ashton ha insegnato:
Quando ci convertiamo veramente a Gesù Cristo e ci impegniamo con Lui, accade una cosa interessante: la nostra attenzione si rivolge al benessere del nostro prossimo ed il modo in cui trattiamo gli altri diventa sempre più pieno di pazienza, gentilezza, accettazione gentile e desiderio di svolgere un ruolo positivo nella loro vita.
Questo è l’inizio della vera conversione.
Apriamo le braccia l’uno all’altro, accettiamoci l’un l’altro per quello che siamo, partiamo dal presupposto che tutti stiano facendo del loro meglio e cerchiamo dei modi per aiutare, per dare messaggi di amore e incoraggiamento, invece che essere distruttivi.
Ricordare chi siamo: Interiorizzare il discepolato
Ricordare chi siamo, sapere che tutti sono figli di Dio, cambia il modo in cui vediamo, pensiamo e ci comportiamo. Se interiorizziamo questi sette principi del discepolato, allora:
- saremo meno inclini a giudicare gli altri.
- eviteremo contese e percosse.
- rispetteremo le opinioni, i valori e le convinzioni altrui.
- ascolteremo più attentamente con il cuore aperto.
- cercheremo attivamente delle opportunità per servire gli altri.
- ci avvicineremo di più per amare tutti i figli del nostro Padre celeste.
- pregheremo per gli altri.
In poche parole, ci comporteremo come figli di Dio e come discepoli di Gesù Cristo.
Così facendo, diventeremo più simili a Cristo nel modo in cui interagiamo con gli altri e rispondiamo agli altri, specialmente quelli che sono diversi da noi, e saremo “non più estranei e stranieri, ma concittadini dei santi nella casa di Dio”.
So che il nostro Padre celeste ha un lavoro da fare svolgere a ciascuno di noi. Possiamo fare la differenza nelle nostre famiglie, nei nostri rioni, nelle nostre comunità e nei nostri luoghi di lavoro, ovunque ci troviamo.
Ciò richiede che abbiamo una testimonianza della nostra divinità e della divinità di tutti i figli di Dio.
Possa ognuno di noi mettere in pratica i principi del discepolato nel modo in cui trattiamo tutti i figli di Dio. E lasciate che dica ad ognuno di voi: “Ricordate chi siete”.
Nel nome di Gesù Cristo, amen.
Ricordare chi siamo: vedere la divinità negli altri è un estratto di un discorso di Lori L. Wadsworth, pubblicato sul sito speeches.byu.edu. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
Grazie Cinzia rompiamo ile tradizioni culturali che ci legano anche dentro la Chiesa