L’ordinanza del sacerdozio conferisce agli uomini potere e autorità che vengono direttamente da Cristo, e questo è vero. Tuttavia, non tutte le affermazioni vere hanno lo stesso valore.

Ci viene detto che “mediante il potere dello Spirito Santo possiamo conoscere la verità di tutte le cose” (Moroni 10:5).

Questa, però, non è un’attività binaria. In altre parole, lo Spirito Santo è molto più ansioso di testimoniare alcune verità piuttosto che altre, e molto più intensamente.

Ad esempio, poiché siamo tutti figli di genitori celesti e anche Gesù lo è, possiamo dedurre che questo lo renda nostro fratello maggiore, ma lo Spirito Santo non è ansioso di testimoniare di questa verità e può farci un semplice un cenno del capo.

Altre verità su Gesù che hanno a che fare con la Sua discesa in mezzo a noi, la sofferenza, l’espiazione, la morte e la resurrezione, come si trovano in tutta la Scrittura, sono accompagnate da un’ondata spirituale molto forte.

In qualche modo possiamo sapere che ci stiamo concentrando su ciò che Dio vorrebbe che imparassimo, sapessimo e facessimo, mentre siamo impegnati in una sorta di gioco Acqua/Fuoco.

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Man mano che ci avviciniamo alla verità salvifica e significativa lo Spirito Santo testimonia più intensamente.

Un altro esempio di questo si trova nella testimonianza spirituale che accompagna una discussione sulla separazione della divinità, rispetto alla loro unità.

Il Libro di Mormon dichiara enfaticamente che sono uno (Mormon 7:7, 1 Nefi 13:41, 2 Nefi 31:21) ed il tuffo al cuore che si avverte quando leggiamo “ebbene, sono uno nello scopo”, produce grandi frutti spirituali.

Una discussione sulla loro separazione è invece, solitamente, più accademica.

A Dio interessano più alcuni aspetti del sacerdozio che altri: potere e autorità da Cristo

Le chiavi del SacerdozioNella mia esperienza, quando parliamo del sacerdozio, in particolare di quello di Melchisedec, sentiamo una forte testimonianza spirituale, soprattutto nel toccare argomenti quali potere e autorità del sacerdozio.

Le discussioni sul potere e sull’autorità devono essere adeguatamente strutturate per insegnare che nessun potere o autorità è mai posseduto dal detentore del sacerdozio, se non tramite la volontà e l’opera del Salvatore.

Spesso, tali discussioni si distaccano da Colui da cui arriva il potere, in parte a causa della formulazione della frase “Il sacerdozio è il potere e l’autorità di Dio delegati all’uomo sulla terra”.

Troppo spesso, ciò che si deduce da questa affermazione è che il potere e l’autorità di Dio sono legati all’ordinazione.

Ma le Scritture e i profeti moderni sono chiari sul fatto che il potere del sacerdozio dipende interamente dall’allineamento del detentore del sacerdozio con il Salvatore, come Suo rappresentante.

La sezione 121 di Dottrina e Alleanze mette in guardia da ciò con un linguaggio chiaro:

Abbiamo imparato per triste esperienza che è nella natura e nella disposizione di quasi tutti gli uomini, non appena ottengono un po’ di autorità, com’essi suppongono, di cominciare subito a esercitare un dominio ingiusto”.

Qualsiasi discussione sul potere del sacerdozio dovrebbe essere accompagnata da una chiara discussione sulla fonte del potere e sulla facilità con cui se ne abusa.

Lo Spirito Santo è molto più ansioso di insegnare e testimoniare che il sacerdozio riguarda l’essere rappresentanti del Salvatore.

La dottoressa Lynn Skoresby, studiosa della famiglia, lo ha spiegato in questo modo:

“L’infedeltà assume un’ostilità focalizzata quando c’è maltrattamento, indifferenza, abuso o altre forme di irresponsabilità dei genitori. Soprattutto questo è vero quando i padri non solo non agiscono per organizzare le loro famiglie, ma agiscono per ferire i loro figli.

Poi apprendiamo, in un modo molto triste e che fa riflettere, che colui che detiene il sacerdozio rappresenta in effetti il ​​Salvatore per i suoi figli. In questo caso, il maltrattamento da parte di un padre, porta rapidamente al sospetto che non ci si possa fidare nemmeno del Salvatore.”

Nella conferenza di Ottobre 1978, il presidente Tanner disse:

“Ricordate, voi che fate le interviste sulla dignità, siete rappresentanti del Signore e dovete condurre le interviste come le farebbe il Signore stesso”.

Il discorso di Alma agli Ammoniti è forse la più grande presentazione del sacerdozio mai trovata.

Egli chiarisce che Melchisedec è un seguace di Cristo nel nome, che significa “re di giustizia”, e nelle circostanze poiché “stabilì la pace nel suo paese ai suoi giorni; perciò fu chiamato principe della pace, poiché era il re di Salem; ed egli regnò sotto suo padre” (Alma 13:18).

Uno dei molti punti chiave del discorso di Alma è che i sommi sacerdoti “erano ordinati secondo l’ordine di suo Figlio, di modo che il popolo potesse da ciò conoscere in che maniera attendere con ansia suo Figlio per la redenzione. (Alma 13:2).

Conoscere l’identità del Salvatore, cosa che deriva in gran parte dalla Sua grazia, è ciò che autentica il sacerdozio.

Il sacerdozio e la filiazione

Il sacerdozio e la filiazione

Fonte: LDS.org

In Mosè 1, Gesù si riferisce a Mosè come a suo figlio:

“Ed ecco, tu sei mio figlio; pertanto guarda, e io ti mostrerò l’opera delle mie mani”.

Il capitolo 1 è un sermone sul sacerdozio e sulla rappresentanza e anche un riconoscimento della vera origine del potere e dell’autorità. Il riferimento al “figlio” è particolarmente degno di nota.

Usato nel contesto del capitolo 1, significa che Mosè viene chiamato figlio di Dio in virtù dell’ingresso nell’ordine del sacerdozio di Gesù.

“E tu sei secondo l’ordine di colui che era senza principio di giorni o fine d’anni, da tutta l’eternità a tutta l’eternità. Ecco, tu sei uno in me, un figlio di Dio; e così tutti possono divenire miei figli” (Mosè 6:67-68).

La “filiazione” di Mosè è ciò che lo qualifica per rappresentare il Salvatore, proprio come Gesù rappresenta Suo padre.

Altri riferimenti includono:

“Poiché questo Melchisedec fu ordinato sacerdote secondo l’ordine del Figlio di Dio, ordine che era senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fin di vita, ma rassomigliato al Figliuol di Dio, questo Melchisedec rimane sacerdote in perpetuo.”

“…possiamo veramente comandare in nome di Gesù e perfino gli alberi ci obbediscono, o i monti, o le onde del mare…”

“Ecco, tu sei Nefi, e io sono Dio. Ecco, in presenza dei miei angeli ti dichiaro che tu avrai potere su questo popolo e colpirai la terra di carestia, di pestilenza e di distruzione, secondo la malvagità di questo popolo.

Ecco, io ti do il potere che qualsiasi cosa tu suggellerai in terra sarà suggellata in cielo; e qualsiasi cosa tu scioglierai in terra sarà sciolta in cielo; e così avrai potere tra questo popolo.”

Quando il sacerdozio viene insegnato correttamente, noi che deteniamo il sacerdozio di Melchisedec non abbiamo scuse, argomenti o giustificazioni per un comportamento scortese, dispotico o ingiusto.

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Quello che ci rimane è un Salvatore pronto a perdonare e ansioso di conferire il potere del sacerdozio a coloro che si rivolgono umilmente e cercano il Suo volto.

Autorità del sacerdozio e abusi

Il punto debole della deduzione che potere e autorità si ottengono al momento dell’ordinazione è che alcuni uomini credono erroneamente, nonostante le schiaccianti prove scritturali del contrario, che il loro sacerdozio sia operativo e che debbano essere rispettati anche quando compiono degli abusi.

Nel mio ministero, quando insegno ai giovani in merito al sacerdozio di Melchisedec, le discussioni sul potere e sull’autorità sono saldamente radicate nella fonte di quel potere e nell’insegnare che non c’è potere indipendente da Lui.

Tutte le cose devono essere fatte con la consapevolezza che il sacerdozio è il Suo ordine.

Tutte le cose devono essere fatte nel Suo nome, per volontà di Dio, per estendere sempre la Sua salvezza ai Suoi figli, e mai per autocelebrazione.

Ogni volta che c’è una segnalazione di abuso di qualsiasi tipo da parte di qualcuno che è entrato nel suo ordine del sacerdozio o da qualcuno in una posizione di autorità che scusa o condona tale comportamento, mi chiedo se questo non sia dovuto anche ad una comprensione impropria del sacerdozio.

Ho assistito a riunioni sul sacerdozio in cui le scritture sono usate raramente e il Salvatore riceve solo una menzione casuale ma dove c’è un’enfatica pontificazione sul potere e sull’autorità.

In questi casi, la testimonianza dello Spirito Santo è al massimo tiepida. Quando le scritture guidano la discussione e quando Gesù è al centro, invece, arriva una valanga di testimonianza.

Questo articolo è stato pubblicato su thirdhour.org e tradotto da Cinzia Galasso.

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