In Matteo 18:3, Gesù dice delle parole che mi hanno sempre fatto riflettere tanto: “Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli”. Mi sono sempre chiesta cosa significasse diventare come bambini e cosa implicasse nelle nostre vite da adulti.
Di recente, ho passato dei giorni con mia nipote, che ha 3 anni e mezzo. Ogni volta che la vedo, mi sorprende sempre scoprire di quanta gentilezza, premura e compassione sia capace, nonostante la sua età.
Riesce a rendersi conto degli stati d’animo di chi la circonda, sebbene non li comprenda appieno. C’è stato un momento in cui mi sono rattristata mentre lei era con me. La stavo guardando, ed un pensiero, non ricordo neanche cosa, mi ha attraversato la mente, facendomi rabbuiare.
Lei mi ha osservato un attimo e mi ha chiesto: “Perché mi guardi così, zia?”. Le ho risposto: “Perché, come ti guardo?” e lei: “Così…” e ha imitato un’espressione seria. Io ho sorriso e lei mi ha detto: “Ti voglio tanto bene!” e mi ha abbracciato.
Diventare come bambini
Alcune delle cose che mi hanno sempre colpito molto dei bambini, è la spontaneità con la quale riescono a vivere le loro emozioni ed i loro rapporti, l’innocenza nell’esprimere ciò che provano, la facilità nel dimostrarsi frustrati, ma anche felici, e di sorridere mandando via i momenti di tristezza.
Ma, soprattutto, mi colpiscono i loro gesti gentili, l’amore che dimostrano e che mettono nelle loro azioni.
Di recente, durante la Conferenza Generale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, tenutasi il primo fine settimana di Aprile, anziano Gary E. Stevenson ha tenuto un discorso dal titolo: “Cuori legati in unità”.
Ha raccontato la storia di una scoperta avvenuta durante un esperimento fatto negli anni ’70, con dei conigli ai quali era stata somministrata una dieta non salutare, per scoprire gli effetti del cibo grasso sul cuore:
“Per diversi mesi, nutrirono un gruppo di controllo di conigli con una dieta piena di grassi e ne monitorarono la pressione sanguigna, il battito cardiaco e il livello di colesterolo…
Come previsto, molti dei conigli presentarono un aumento dei depositi di grasso all’interno delle loro arterie… Nonostante tutti i conigli presentassero tale aumento, sorprendentemente un gruppo ne presentava circa il sessanta percento in meno degli altri.
Sembrava che stessero osservando due gruppi diversi di conigli… Com’era possibile? I conigli facevano tutti parte della stessa razza della Nuova Zelanda ed erano tutti pressoché identici geneticamente.
Tutti ricevevano il medesimo quantitativo dello stesso cibo. Che cosa poteva significare questo?… Gli scienziati si sforzarono di capire questo esito inaspettato! Alla fine, rivolsero la loro attenzione al personale addetto alla ricerca.
Era possibile che i ricercatori avessero fatto qualcosa per influenzare i risultati? Mentre cercavano la risposta, scoprirono che ciascuno dei conigli con meno depositi di grasso era stato accudito dalla stessa ricercatrice.
Lei aveva dato ai conigli lo stesso cibo di tutti gli altri. Tuttavia, come segnalò uno degli scienziati, “lei era una persona insolitamente gentile e premurosa”.
Quando nutriva i conigli, “parlava con loro, li coccolava e li accarezzava. […] ‘Non poteva farne a meno! Era fatta così’”. Questa ricercatrice fece di più che dare semplicemente del cibo ai conigli. Diede loro amore!”.
Fare la differenza: donare amore
Gli scienziati dell’esperimento di cui ha parlato anziano Stevenson non erano così convinti che fosse proprio l’amore la causa di quella differenza tra i due gruppi di conigli, quindi ripeterono l’esperimento ed ebbero nuovamente lo stesso risultato.
È stato pubblicato persino un libro dal titolo “The rabbit effect” (L’effetto coniglio), nel quale la conclusione è:
“Prendete un coniglio con uno stile di vita malsano. Parlategli. Tenetelo in braccio. Dategli amore. Il rapporto ha fatto la differenza.
In ultima analisi ciò che influenza la nostra salute nei modi più significativi ha molto a che fare con il modo in cui ci trattiamo a vicenda, con il modo in cui viviamo e con ciò che pensiamo riguardo a cosa significa essere umani”.
Chiunque voglia seguire il vangelo del Signore, sa che alla base della vita dei veri discepoli di Gesù Cristo c’è la gentilezza, l’amore che dobbiamo mostrare gli uni per gli altri, proprio come fanno i bambini che non vedono differenze o ostacoli, per essere vicini a chi ne ha bisogno.
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Essere figli di Dio significa essere oggetti di amore, in quanto figli di un Padre Celeste che ci ama e che riversa su di noi infinite benedizioni, ma significa anche essere soggetti attivi, impegnati ad amare il prossimo come noi stessi, seguendo l’esempio perfetto che ci viene da Dio e da Suo Figlio, Gesù Cristo.
Essere un esempio
Mentre viviamo le nostre vite, non dobbiamo mai dimenticare di avere un ruolo nelle vite degli altri: in quelle dei bambini che ci osservano e seguono il nostro esempio e che, a loro volta, sono un esempio per noi, e in quelle degli adulti, che possono essere sollevati dalle nostre dimostrazioni di affetto e possono essere spronati a fare lo stesso, mostrando compassione nei riguardi degli altri e creando, così, un cerchio di unità ed amore in continua evoluzione e crescita.
Come figli di Dio, noi seguiamo l’esempio perfetto del Signore Gesù Cristo che ci ha insegnato anche come essere d’esempio agli altri. Anziano Stevenson dice:
“Abbiamo la responsabilità principale di stabilire l’esempio e di essere un modello di gentilezza, di inclusione e di civiltà, per poter insegnare il comportamento cristiano alla generazione emergente in ciò che diciamo e nella maniera in cui agiamo.
Questo è particolarmente importante, in quanto osserviamo un netto cambiamento della società che porta a essere divisi nella politica, nella classe sociale e in quasi ogni altra distinzione fatta dall’uomo”.
In una società dove la fretta, l’egoismo, l’indifferenza sembrano dilagare, trattare gli altri con gentilezza ed amore può essere davvero un esempio rivoluzionario.
Quando è fin troppo facile seguire il gruppo, compiere azioni poco edificanti, prendere in giro gli altri o causare loro un dolore, prendere una posizione diversa, fatta di comprensione, inclusione, sostegno, può davvero fare la differenza nella vita di una persona.
Amare il nostro prossimo, chiunque egli sia
I bambini riescono ad essere amici di tutti. Diventare come bambini significa amare il nostro prossimo, chiunque egli sia. Non soltanto coloro che appartengono alla nostra fede religiosa o coloro che hanno frequentato la nostra stessa scuola o il nostro stesso corso di inglese.
Non ci viene richiesto di amare soltanto i nostri amici o la nostra famiglia o solo coloro che ci sono simpatici. Amare il nostro prossimo, mostrare gentilezza, è qualcosa che ha tanto più valore nel momento in cui riusciamo a farlo con chiunque, anche con chi non ci piace.
Superare le nostre paure, i nostri pregiudizi, i falsi miti che ci siamo creati nel nostro percorso fino ad oggi, può significare darci l’opportunità di imparare e progredire per diventare più simili a Cristo, molto più di quanto abbiamo fatto finora. Parafrasando le parole di anziano Stevenson:
“…la gentilezza come principio evangelico basilare e guaritore, è un principio che può guarire il cuore emotivamente, spiritualmente e, come dimostrato qui, persino fisicamente”.
Diventiamo tutti come quella ricercatrice che mostrava gentilezza perché “non poteva farne a meno”.
Abituiamoci alla gentilezza, all’amore, al sostegno, all’inclusione, alla comprensione, all’ascolto. Alimentiamo tutto questo e nutriamolo nei nostri cuori e nelle nostre menti, affinchè tutti possano beneficiarne, seguire il nostro esempio ed essere guariti.
Diventare come bambini: gentilezza, premura e compassione è stato scritto da Cinzia Galasso
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