In Genesi 25 leggiamo di un episodio alquanto singolare. A questo punto della storia Rebecca e Isacco sono sposati ormai da tanti anni ed hanno generato due figli, due gemelli: Esaù (il maggiore, anche se per pochi minuti) e Giacobbe (il futuro Israele).
Nell’episodio in questione vediamo come Esaù, in preda ad una fame disperata, dovuta ad una giornata di lavoro molto lunga, rinuncia al suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie.
A questo punto viene da chiedersi:
A che cosa ha effettivamente rinunciato Esaù? Cosa rappresenta metaforicamente il piatto di lenticchie? E perché è così grave che Esaù abbia trattato la sua primogenitura con così tanta noncuranza?
Il diritto di primogenitura
Per capire a cosa rinunciò Esaù, dobbiamo fare un passo indietro e investigare in merito alle usanze del tempo in vigore nella famiglia patriarcale.
Ai tempi di Abrahamo, Isacco e Giacobbe, quando moriva il padre, il primogenito diventava il nuovo capo della famiglia.
Quest’ultimo aveva diritto a ricevere una doppia porzione (due volte rispetto a tutti gli altri figli) dell’eredità di suo padre—una porzione in qualità di figlio, una porzione in qualità di nuovo capo della famiglia—insieme alla responsabilità di prendersi cura di sua madre e delle sorelle non ancora sposate.
In quanto primogenito, sotto l’ordine di Aaronne, deteneva anche il compito di presiedere spiritualmente sulla famiglia.
Da questo comprendiamo che, oltre che a beni e ricchezze, Esaù rinunciò ad una grande parte di responsabilità.
Ma davvero una scelta così drastica fu il risultato di un semplice attacco di fame improvviso?
Durante un devozionale tenuto alla BYU nel febbraio del 2002, Sorella Susan Bednar ha condiviso alcune riflessioni molto interessanti al riguardo.
“Mi sono chiesta molte volte: ‘Come ha fatto Esaù a disprezzare la primogenitura, a guardarla dall’alto in basso e a considerarla di poco valore?’
Il fatto che Giacobbe abbia compreso il valore della primogenitura suggerisce che entrambi i figli fossero stati probabilmente istruiti dai loro genitori sulla sua importanza.
Esaù deve aver conosciuto l’onore e le responsabilità associati a questa benedizione. Perché allora fu disposto a rinunciare alla sua primogenitura per una minestra di lenticchie?
Pensateci: tutto ciò a cui Esaù aveva diritto lo vendette per qualcosa di insignificante come un pezzo di pane e un piatto di zuppa.
Perché? Le benedizioni promesse associate alla primogenitura erano troppo lontane?
Aveva dimenticato in quel momento chi fosse in qualità di primogenito?
Aveva davvero intenzione di rinunciare alla primogenitura, o era solo una manovra casuale per soddisfare la sua fame? Stava pensando:
‘Posso darla via ora e riaverla successivamente? Quale serie di eventi, circostanze e scelte precedenti avrebbe portato Esaù a questo tragico momento?
Dalla nostra esperienza credo che possiamo concludere che un esito grave come quello di Esaù che vende la sua primogenitura non è di solito il risultato di un impulso improvviso, ma piuttosto la conseguenza di piccole decisioni incrementali prese giorno per giorno.”
Quindi, è possibile che un atteggiamento così non curante di Esaù nei confronti del suo diritto di primogenitura fosse piuttosto il frutto di un processo graduale che gli aveva fatto dimenticare le benedizioni cui avrebbe avuto diritto, e che non lo rendevano più disposto a pagarne il prezzo.
Ciò fu confermato dal fatto che, in seguito, Esaù si sposò fuori dall’alleanza unendosi in matrimonio a due donne Ittite, rinunciando definitivamente alle benedizioni promesse dell’alleanza di Abrahamo, suo nonno.
Uno dei prerequisiti per ricevere il diritto di primogenitura è la dignità del primogenito. Quando il figlio maggiore non rispettava tali prerequisiti, i diritti della primogenitura gli venivano rimossi e venivano attribuiti al figlio successivo.
Esaù evidentemente non possedeva la dignità necessaria, e per questo motivo, Dio permise a Giacobbe di ricevere le benedizioni promesse in sua vece mediante uno stratagemma.
Inoltre, quanto accadde altro non fece che contribuire a realizzare il piano che Dio aveva già precedentemente stabilito per Giacobbe.
Quando ancora i gemelli si trovavano dentro al grembo materno, il Signore rivelò a Rebecca che il minore avrebbe governato sul fratello maggiore.
https://fedeincristo.it/principi-cristiani/le-scritture/importanza-di-isacco/
Anche noi siamo eredi del diritto di primogenitura mediante le nostre alleanze
Grazie alle alleanze che stipuliamo mediante il battesimo e le altre ordinanze del Vangelo restaurato, anche noi siamo titolari delle benedizioni dell’alleanza di Abrahamo e del diritto di primogenitura.
Che implicazioni ha questo per la nostra vita?
Attraverso la benedizione patriarcale è possibile scoprire il nostro lignaggio di appartenenza. Infatti, questo è uno dei motivi principali per cui riceviamo una benedizione patriarcale.
Ognuno di noi scopre, per mano di un patriarca ordinato, che siamo nati attraverso una stirpe scelta, una stirpe reale come figli di Abramo, il “Padre dei fedeli”.
Per discendenza letterale o per adozione, siamo i discendenti del profeta Abrahamo e abbiamo diritto alle benedizioni promesse alla sua progenie.
Ci sono state offerte le benedizioni del battesimo, l’ordinazione al sacerdozio e il matrimonio nel tempio, che ci offre la possibilità di essere legati ai nostri familiari anche dopo questa vita.
Ci è stata data anche la sacra responsabilità di benedire le famiglie della terra attraverso il servizio missionario e le ordinanze del Vangelo.
Ora che abbiamo capito il nostro legame con Abrahamo e questa alleanza, cosa faremo con il nostro diritto di primogenitura spirituale? Cosa possiamo imparare dall’esperienza di Esaù?
Il suo atteggiamento dispregiativo potrebbe rappresentare la nostra devozione, a volte casuale o a metà, alle alleanze che abbiamo fatto?
La sua debolezza e la sua fame potrebbero simboleggiare la nostra fame di accettazione, di popolarità o di un falso senso di sicurezza e di appartenenza?
Il pezzo di pane e la ciotola di zuppa potrebbero rappresentare il richiamo delle tentazioni mondane che affrontiamo ogni giorno?
Venderemo le nostre benedizioni di primogenitura associate all’alleanza abramitica per soddisfare gli appetiti telesti, o saremo come Giacobbe e capiremo che vale la pena vivere per le future benedizioni promesse, anche se ci appaiono troppo distanti?
Quali sono alcune delle “minestre di lenticchie” dei nostri giorni?
Poiché il diritto di primogenitura appartiene anche a noi, anche noi corriamo il rischio di rinunciarvi. Quali sono alcune delle cose per cui spesso dimentichiamo le benedizioni delle alleanze stipulate con Dio?
Esaù rinunciò alla prospettiva di benedizioni a lungo termine, che a lui devono essere sembrate troppo lontane, per appagare un bisogno immediato.
Anche noi rinunciamo alla nostra primogenitura quando smettiamo di obbedire ad un certo comandamento per appagare un bisogno temporaneo.
Ecco quali sono alcune delle zuppe di lenticchie moderne che potrebbero portarci a fare un errore di questo genere.
Durante un devozionale tenuto alla BYU nel 2012, Anziano Ellis ha detto:
“Le scelte sbagliate sono tutte intorno a noi anche oggi. Alcuni hanno scelto la pornografia e hanno perso il loro matrimonio nel tempio e la loro famiglia.
Altri hanno scelto di non andare in missione o di non sposarsi nel tempio.
Ogni giorno a volte siamo troppo stanchi per pregare, troppo occupati per studiare le Scritture, o non siamo interessati ad andare in chiesa una domenica, oppure razionalizziamo sul fatto che possiamo andare al tempio in qualsiasi momento – è così vicino!
Fratelli e sorelle, una minestra, comunque vogliate chiamarla, rimane pur sempre una minestra!”
Ovviamente, vi sono molti altri esempi.
Rinunciamo al nostro diritto di primogenitura per una minestra di lenticchie anche quando concentriamo tutta la nostra vita sul raggiungimento del successo, o di un qualsiasi altro obiettivo temporale.
Avere mete e obiettivi retti è un atto lodevole agli occhi del Signore, ma se per farlo ci dimentichiamo delle alleanze stipulate con Dio, o se scendiamo a compromessi su questioni fondamentali ed inviolabili rischiamo di avviarci su sentieri pericolosi.
Vale davvero la pena di rinunciare alla promessa di ereditare un posto alla presenza del nostro Padre celeste per delle cose che si deteriorano col tempo?
Quali sono alcune delle cose che potrebbero farci perdere di vista i nostri obiettivi celesti?
Non lasciamo che bisogni, esigenze ed appetiti momentanei ci facciano rinunciare a benedizioni dal valore eterno.
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