In quanto membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, crediamo che gli esseri umani siano letteralmente figli spirituali di un Padre Celeste che li ama indistintamente, poiché tutti sono uguali dinanzi a Dio. Ma anche noi ci guardiamo l’un l’altro allo stesso modo?

Pandemia del razzismo

Nella storia del mondo, come un virus che scatena una pandemia, il razzismo ha attraversato i secoli, passando da nazione a nazione, da popolo a popolo, imponendo un gioco di ruolo sempre uguale: persecutore e perseguitato, carnefice e vittima, razza superiore e razza inferiore.

Parole che si ripetono, che si vestono di nuove ideologie, nascondendo un atteggiamento sempre uguale, che si applica alla minoranza da perseguitare in un dato momento storico: uomini e donne, bianchi e neri, Cristiani ed Ebrei, solo per citarne alcuni.

Ma la diversità è una caratteristica dell’essere umano. Ognuno di noi appartiene contemporaneamente ad una maggioranza e ad una minoranza, sia essa etnica, sociale, culturale o politica.

Eppure, tanti tra noi continuano a restare legati all’idea che chi è diverso sia pericoloso o inferiore, senza rendersi conto della verità pura e semplice: ogni persona vissuta sulla terra condivide con chiunque altro la cosa che più conta, il suo retaggio.

Siamo tutti figli spirituali di un Padre Celeste che ci ha creati, ha creato le nostre differenze e ci ama esattamente come siamo, ognuno con le proprie peculiarità.

All’ultima Conferenza Generale di ottobre, Anziano Ulisses Soares, in un discorso intitolato “Fratelli e Sorelle in Cristo” ha dichiarato:

“Provo profonda compassione per chi è stato maltrattato, sminuito o perseguitato da persone insensibili e sconsiderate, perché nella vita ho visto con i miei occhi il dolore che provano le persone buone quando vengono giudicate o emarginate perché hanno una lingua, un aspetto o uno stile di vita diversi. Provo anche un sincero dolore nel cuore per coloro che continuano ad avere la mente ottenebrata, la visione limitata e il cuore indurito dalla convinzione dell’inferiorità di chi è diverso da loro. La loro visione limitata degli altri di fatto ostacola la loro capacità di vedere chi sono come figli di Dio.

Come predetto dai profeti, stiamo vivendo i tempi difficili che precedono la seconda venuta del Salvatore. Il mondo in generale è polarizzato da forti divisioni, accentuate da confini razziali, politici e socioeconomici. Queste divisioni finiscono talvolta per influenzare il modo di pensare e di agire delle persone nei confronti dei loro simili. Per questo motivo, non è raro vedere gente che classifica come inferiore il modo di pensare, di agire e di parlare di altre culture, razze ed etnie, facendo leva su idee preconcette, sbagliate e spesso sarcastiche che generano atteggiamenti di disprezzo, indifferenza, mancanza di rispetto e persino pregiudizio nei loro confronti.

Questi atteggiamenti affondano le radici nell’orgoglio, nell’arroganza, nell’invidia e nella gelosia, caratteristiche di una natura carnale, che sono l’esatto contrario delle qualità cristiane. Tale condotta è impropria per coloro che si stanno sforzando di diventare Suoi veri discepoli. Infatti, miei cari fratelli e sorelle, nella comunità dei Santi non c’è posto per pensieri o azioni frutto del pregiudizio.”

Tutti ricordiamo uno degli episodi più eclatanti di razzismo degli ultimi 4 anni, l’assassinio di George Floyd, a Minneapolis, in Minnesota, a seguito del quale gli Stati Uniti sono stati attraversati da un’ondata di manifestazioni di protesta, alcune pacifiche, altre decisamente meno.

Il 25 maggio 2020, George Floyd, un uomo di colore di 46 anni, era stato fermato dalla polizia ed è in seguito morto per soffocamento, dopo essere stato tenuto a terra, con un ginocchio sul collo, per oltre 8 minuti.

In quegli istanti interminabili, mentre altri 3 poliziotti guardavano la scena senza reagire e mentre i passanti si fermavano a riprendere quanto stesse accadendo, alcuni provando ad intervenire ma senza successo, l’uomo continuava a ripetere di non riuscire a respirare.

Quando è stata chiamata l’ambulanza e sono arrivati i soccorsi, era ormai troppo tardi.

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Tutti sono uguali dinanzi a Dio

Tutti sono uguali dinanzi a Dio

L’episodio è stato riportato da ogni giornale, telegiornale, social media ed in molti hanno espresso il loro punto di vista a riguardo; tanto se ne è parlato.

All’epoca dei fatti, anche il presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, Russell M. Nelson, ha condiviso un messaggio sui canali social, per esprimere il suo pensiero su questo e sui tanti altri episodi di razzismo che si verificano ogni giorno nel mondo. Ecco alcune delle sue parole:

“Ci uniamo alle numerose persone in questa nazione e nel mondo che sono profondamente addolorate per le recenti dimostrazioni di razzismo e per lo sfacciato disprezzo per la vita umana…

Il Creatore di tutti noi ci chiede di abbandonare atteggiamenti di pregiudizio nei confronti di qualsiasi gruppo di figli di Dio…

Noi crediamo nella libertà, nella gentilezza e nell’equità per tutti i figli di Dio!

Vogliamo essere chiari: noi siamo fratelli e sorelle e siamo tutti figli di un amorevole Padre nei cieli…

Dobbiamo coltivare un rispetto fondamentale per la dignità umana di ogni anima, a prescindere da quale sia il suo colore, il suo credo o la causa che ha abbracciato, e dobbiamo adoperarci instancabilmente per costruire ponti che portino alla comprensione invece che muri finalizzati alla segregazione.

Imploro ciascuno di noi a lavorare insieme per perseguire la pace, il rispetto reciproco e un’effusione di amore per tutti i figli di Dio.”

Nel Libro di Mormon, in 2 Nefi 26:33 leggiamo: “…e invita tutti loro a venire a lui e a prendere parte alla sua bontà; e non rifiuta nessuno che venga a lui, bianco o nero, schiavo o libero, maschio o femmina; ed egli si ricorda dei pagani; e tutti sono uguali dinanzi a Dio, sia i Giudei che i Gentili”.

In un discorso della Conferenza Generale di ottobre 2006 il Presidente Dallin H. Oaks ha condiviso ciò che aveva imparato a riguardo studiando il Libro di Mormon:

“Il Libro di Mormon insegna ripetutamente che il vangelo di Gesù Cristo è universale nelle promesse e negli effetti, a portata di tutti coloro che sono mai vissuti sulla terra. Ecco alcuni esempi, citati direttamente dal libro:

• «L’espiazione… fu preparata fin dalla fondazione del mondo per tutta l’umanità che è esistita fin dalla caduta d’Adamo… o che sempre esisterà» (Mosia 4:7).

• «E a motivo della redenzione dell’uomo, che è venuta mediante Gesù Cristo… tutti gli uomini sono redenti» (Mormon 9:13).

• «Egli soffre le pene di tutti… uomini, donne e bambini… Ed egli soffre queste cose affinché la risurrezione possa venire su tutti gli uomini» (2 Nefi 9:21–22).

• «Ha egli comandato a qualcuno di non prender parte alla sua salvezza? … No; ma l’ha data liberamente a tutti e… tutti sono privilegiati, gli uni come gli altri, e a nessuno è proibito» (2 Nefi 26:27–28).

Leggiamo, inoltre, che «il suo sangue espia… i peccati di coloro… che sono morti senza conoscere la volontà di Dio a loro riguardo, o che hanno peccato per ignoranza» (Mosia 3:11). Similmente, «il sangue di Cristo espia… i… peccati [dei fanciulli]» (Mosia 3:16). Questi insegnamenti che la risurrezione e il potere purificatore dell’Espiazione sono per tutti contraddicono l’asserzione che la grazia di Dio salvi solo pochi eletti. La Sua grazia è per tutti. Queste dottrine del Libro di Mormon espandono la visione e ampliano la comprensione dell’amore onnicomprensivo di Dio e dell’effetto universale della Sua espiazione per tutti gli uomini, ovunque siano.”

Leggendo le scritture, la Bibbia come il Libro di Mormon, vediamo che l’unica differenza che viene fatta è quella tra chi segue il Signore e chi non lo fa; impariamo che ad ognuno viene sempre data un’altra possibilità attraverso la capacità di pentirsi, riscattarsi, avere un mutamento di cuore e diventare una persona migliore.

A nessuno è preclusa la salvezza. A nessuno vengono voltate le spalle. Indipendentemente dal colore della pelle o da qualunque altra differenza.

Ognuno di noi è chiamato a seguire l’esempio perfetto di Gesù Cristo e fare del proprio meglio per essere più simile a Lui.

Episodi come quello di George Floyd sono lesivi della dignità umana ma, soprattutto, danno modo alla parte più violenta e rabbiosa di alcuni esseri umani di trovare sfogo in atti di vandalismo ed ulteriore violenza, generando una spirale da cui è sempre più difficile uscire.

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Non rispondere alla violenza con la violenza

Non rispondere alla violenza con la violenza

Nel libro di Mormon, in Alma 27, viene narrato un episodio che mi lascia meravigliata ogni volta che lo leggo. Faccio una piccola premessa: dopo diverse guerre tra Nefiti e Lamaniti, una piccola parte di questi ultimi si converte al Vangelo grazie alla predicazione di Alma e decide di prendere su di sé il nome di Anti-Nefi-Lehi.

Per dimostrare davanti al Signore la sua disposizione a non peccare più, fa un giuramento tramite il quale si impegna a non versare più sangue umano. In Alma 24:17-18 leggiamo infatti:

“Essi presero le loro spade e tutte le armi che erano usate per versare sangue umano e le seppellirono profondamente nella terra. E fecero questo, essendo ai loro occhi una testimonianza a Dio, e anche agli uomini, che essi non avrebbero mai più usato delle armi per versare sangue umano”.

Nel capitolo 27, i Lamaniti attaccano nuovamente i Nefiti e il popolo di Anti-Nefi-Lehi. E nel versetto 3 si legge: “Ora, questo popolo rifiutò di nuovo di prendere le armi e si lasciò uccidere secondo i desideri dei suoi nemici”.

Ogni volta che leggo queste parole mi fermo a pensare, ad immaginare. Questo popolo, che pure aveva combattuto in passato, sceglie di non versare più sangue umano, si converte e vuole essere trovato senza macchia dinanzi a Dio.

Non credo sia stato facile. Eppure, nella sua scelta di non reagire, dimostra di credere davvero che tutti sono uguali dinanzi a Dio: i Lamaniti non sono più il nemico da eliminare, i cattivi da distruggere.

I Lamaniti sono, anch’essi, figli di Dio. E gli Anti-Nefi-Lehi, pur di non ucciderli, preferiscono morire.

Ogni volta mi commuove leggere la loro storia. Ogni volta credo che, in quella semplice scelta, in quel non voler rispondere alla violenza con la violenza, ci sia la soluzione a tanti mali dell’umanità.

Siamo miliardi, su un unico pianeta, miliardi sono già passati. Spesso temiamo le differenze, senza renderci conto che in esse vi è racchiusa la vera ricchezza dell’umanità.

Spesso ci fermiamo davanti all’apparenza, e non vediamo quella scintilla di divinità che brilla in ogni singolo essere umano e che ci rende davvero tutti uguali dinanzi a Dio.

Abbiamo la soluzione a molti dei problemi che affliggono l’umanità: amare come Dio ci ama e prendere esempio da Lui e da Suo figlio Gesù Cristo, senza respingere nessuno.

Il presidente Nelson ha sottolineato ulteriormente l’importanza di promuovere la dignità e il rispetto per i nostri simili quando ha dichiarato:

“Il Creatore di tutti noi ci chiama individualmente ad abbandonare gli atteggiamenti di pregiudizio nei confronti di qualsiasi gruppo di figli di Dio. Chiunque di noi abbia pregiudizi verso un’altra razza deve pentirsi! […] È doveroso che ognuno di noi faccia tutto il possibile nella propria sfera di influenza per preservare la dignità e il rispetto che ogni figlio e ogni figlia di Dio merita.”

La dignità umana presuppone il rispetto delle nostre differenze.