Perché le persone fanno parte delle religioni? Alcuni ereditano una religione alla nascita mentre altri si convertono ad una. Ma ad un certo punto o ad un altro le persone fanno la scelta conscia sul se far parte della loro comunità religiosa o no.
Infatti, la radice della parola religione in latino è “rilegare” in quale vuol dire connettersi o legare.
In un’era che enfatizza la libertà personale, cosa potrebbe sembrare meno attraente che il “legare” se stessi alle fisime ed idiosincrasie di un grande gruppo di persone?
E comunque un principio che si trova in molte religioni è che non c’è molta separazione tra te e le persone attorno a te. Gesù Cristo l’ha messa giù in un modo abbastanza semplice: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. [2]
In altre parole, il tuo benessere è molto di più che il disinteressamento della libertà personale; è anche legato al benessere del tuo prossimo.
E così, le istituzioni religiose possono essere giunture utili per far si che i due impulsi possano cooperare ed incontrarsi – il desidero dello scopo personale ed il desiderio dell’appartenenza comunale. Come ogni essere umano, questi impulsi rientrano in un equilibrio.
La religione è importante
Le istituzioni religiose sicuramente non sono l’unica fonte di tutto ciò che è buono nel mondo. Gli individui possono avere delle vite soddisfacenti mentre vivono tranquillamente in privato i loro principi.
Ma attraverso la storia niente ha rivelato un’organizzazione religiosa con la capacità di promuovere l’impegno verso le persone reali che vivono in posti reali. [3] E’ in questo impegno sostenuto con i vicini che la religione diventa un contributo duraturo.
Essere parte di una chiesa è molto di più che andare in chiesa. Riempie le persone con un’identità, un’opportunità, aspirazione. Apprendimento e molte altre benedizioni personali.
Ma questo arriva agli individui nella misura in cui questi guardano oltre se stessi verso gli altri. La religione la responsabilità sociale del fare delle alleanze nella nostra vita, basandoci non su un interesse personale ma come promessa verso Dio.
Questo atto “vincolante” è una delle rare cose nella storia che forgia gli obblighi sociali oltre alla famiglia o tribù.
Altre persone che credono sono spesso nella posizione migliore per occuparsi di una persona sofferente, riparare la casa di un vicino o riempire altri infiniti buchi che noi altri non possiamo riempire.
Ci sono ben poche, se ce ne sono, organizzazioni che possono sostituire la comunità di una chiesa.
Ciò nonostante, una delle caratteristiche che definisce il nostro periodo storico è il declino della fiducia nelle istituzioni, comprese le istituzioni religiose.
Come risultato, molte persone sono più isolate dalla famiglia, dalle comunità e, in scala più grande, dalle società.
E’ facile diventare particelle – spezzare isole di individui proveniente da associazioni più grandi. Lo scrittore David Brooks si è lamentato della condizione in cui “gli individui non vivono all’interno di uno stretto ordine sociale; essi vivono in mondi attutiti dalle scelte personali”. [4]
Materialismo e individualismo
Le società che incoraggiano il materialismo, l’individualismo e la relatività morale potrebbero promuovere quello che è stato chiamato “la sovranità del se stesso”, [5] ma risvegliano altri valori. Il pensatore sociale Michael Walzer richiede attenzione:
“Questa libertà, così energizzante ed eccitante come è ora, è anche profondamente disintegrante, rendendo molto difficile per gli individui di trovare ogni supporto stabile in comune, molto difficile per ogni comunità di poter contare sulla partecipazione responsabile dei suoi membri individuali”. [6]
L’individualismo distaccato contribuisce allo stile della società dell’essere “spirituale ma non religioso”. Quello che questo vuole spesso dire è che la fede viene trattata come una questione personale, non un affare delle altre persone.
Ma c’è bisogno che ci sia una contraddizione tra le due cose. Una persona può essere sia spirituale che religiosa. Infatti, le due cose sono connesse nelle vite attive religiose.
Come ha affermato l’autore Lilian Daniel “Chiunque può trovare Dio da solo nel tramonto. Ma ci vuole una certa maturità per trovare Dio nella persona seduta accanto a te che ha una diversa visione politica, o quando un bambino sta piangendo mentre stai cercando di ascoltare un sermone”. [7]
Ad ogni modo questi inconvenienti con le altre persone fanno sostanza alla nostra fede, arricchiscono la nostra empatia umana e rafforzano le nostre fondamenta civiche.
In questo periodo di mancanza di fiducia e di disintegrazione sociale, ritornare ai nostri sacri impegni verso le congregazioni farà si che le nostre comunità siano più coerenti.
Quando la fibra della società inizia a sfilacciarsi, la religione con il suo intrecciamento con la società capitale può aiutare a tenerli insieme.
- [1] Rabbi David Wolpe, “The Limitations of Being ‘Spiritual but Not Religious,’” Time Magazine, 21 Marzo, 2013.
- [2] Marco 12:31.
- [3] Vedere Jonathan Sacks, “The Moral Animal,” New York Times, 23 Dicembre, 2012.
- [4] David Brooks, “The Secular Society,” New York Times, 8 Luglio, 2013.
- [5] Jean Bethke Elshtain, Sovereignty: God, State, and Self (New York City, New York: Basic Books, 2008).
- [6] Michael Walzer, “Citizenship and Civil Society” (Rutgers, N.J.: New Jersey Committee for the Humanities Series on the Culture of Community, 13 ottobre 1992), parte 1, pagine. 11-12.
- [7] Lillian Daniel, “Spiritual but not religious? Path may still lead to Church,” Winnipeg Free Press, 5 ottobre, 2013.
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