Il Salvatore è l’esempio supremo di sottomissione alla volontà di Dio. Tutto ciò che Egli fece e compì durante il Suo ministero terreno, lo fece seguendo precise indicazioni del Padre e in costante obbedienza alla Sua volontà. 

Ce ne rendiamo conto soprattutto durante il periodo di Pasqua, durante il quale commemoriamo il gesto di sottomissione per Eccellenza: il sacrificio Espiatorio del Salvatore. 

In Dottrina e Alleanze 19 leggiamo:

18 E queste sofferenze fecero sì che io stesso, Iddio, il più grande di tutti, tremassi per il dolore e sanguinassi da ogni poro e soffrissi sia nel corpo che nello spirito — e desiderassi di non bere la coppa amara e mi ritraessi —

19 Nondimeno, sia gloria al Padre, bevvi e portai a termine i miei preparativi per i figlioli degli uomini (enfasi aggiunta).

Da questi versetti comprendiamo l’angoscia e la paura che il Salvatore provò nell’affrontare la prova più grande di tutte. Persino Gesù, l’essere più perfetto e obbediente che sia mai vissuto sulla faccia della terra, desiderò di non bere dalla coppa amara e di ritrarsi.

Nondimeno, poiché conosceva lo scopo ultimo dietro la sofferenza che Gli era posta dinanzi, bevve e obbedì alla volontà del Padre.

Allo stesso modo, anche a noi talvolta è richiesto di fare qualcosa che non vorremmo, che sia obbedire ad un comandamento difficile o sopportare una situazione dolorosa. Quando questo accade, come possiamo noi sottometterci più facilmente alla volontà di Dio?

Sottomettersi alla volontà di Dio vuol dire rinunciare alla propria libertà?

volontà di DioNell’accezione generale del termine, la parola sottomissione non porta mai con sé buoni pensieri o immagini positive.

L’enciclopedia Treccani definisce il termine sottomissione come: “l’atto di assoggettarsi, piegarsi all’autorità e alla volontà di altri”. Vista da questa prospettiva sembra una cosa assolutamente negativa e, in contesti al di fuori della volontà divina, effettivamente lo è. 

In ogni caso, sembrerebbe proprio che Dio ci stia chiedendo di rinunciare alla nostra capacità di fare delle scelte, e pertanto alla nostra libertà. È davvero così? La risposta è: assolutamente no. 

Nell’ottobre del 1995, l’allora anziano Neal A. Maxwell tenne un discorso intitolato “Assorbita dalla volontà del Padre” che parla del concetto di consacrazione, e che spiega bene perché sottomettere la nostra volontà alla volontà di Dio sia una delle più grandi vittorie che potremmo mai ottenere nella nostra vita.

Egli parte facendo una distinzione tra membri che decidono di seguire il cammino della consacrazione e membri che egli definisce “onorevoli”, i quali pur evitando i peccati di “commissione” sono colpevoli dei peccati di “omissione”.

Ciò significa che mancano di fare quel miglio in più che potrebbe portare nella loro vita un maggior numero di benedizioni. 

Anziano Maxwell spiega: 

“A tanti di noi è impedito di raggiungere infine la consacrazione, perché riteniamo erroneamente che lasciando che la nostra volontà sia assorbita da quella di Dio potremmo perdere la nostra individualità (vedi Mosia 15:7).

Quello che ci preoccupa davvero, naturalmente, non è rinunciare a noi stessi, ma rinunciare a cose a cui teniamo, come il nostro ruolo nella società, il nostro tempo, la nostra posizione e le nostre proprietà.

Non dobbiamo stupirci che il Signore ci chieda di perdere noi stessi nel Suo servizio (vedi Luca 9:24).

Egli ci chiede soltanto di abbandonare la nostra vecchia natura per trovare il nostro nuovo io. Non si tratta di perdere l’identità, ma di trovare la nostra vera identità.”

In quanto figli di Dio, è insita in noi una natura divina che, se sviluppata, ha il potenziale di farci diventare un giorno come Dio stesso è già. Allo stesso tempo, a causa della caduta di Adamo ed Eva, la nostra natura di esseri mortali ci porta nella direzione diametralmente opposta.

Quando facciamo del nostro meglio per sottomettere la nostra volontà alla volontà di Dio, non facciamo altro che nutrire questo potenziale divino che ci porterà a trovare, come dice anziano Maxwell, la nostra vera identità di figli di genitori celesti. 

Sottomettere la nostra volontà  alla volontà di Dio è la vera libertà 

fede in Gesù CristoInoltre, dovremmo sempre ricordare che qualunque nostra azione altro non è che una reazione a stimoli o influenze esterni che ci portano più vicino o più lontano da Dio.  

Citando 2 Pietro, anziano Maxwell ci ricorda che quando ci lasciamo conquistare dalle cose del mondo, diventiamo schiavi di ciò che ci vince.

In poche parole, quando ci rifiutiamo di sottomettere la nostra volontà a quella di Dio, la stiamo inesorabilmente e inconsapevolmente sottomettendo ad altre forze invisibili ma altrettanto reali, che per certo non desiderano il nostro bene.

Quando non serviamo Dio, stiamo inevitabilmente servendo Mammona. 

Questo non vuol dire che fare ciò che il Padre celeste ci chiede sia sempre facile; anzi, nella maggior parte dei casi sarà scomodo e doloroso, ma quando impariamo a conoscere il carattere di Dio e comprendiamo l’amore che Egli ha per noi, siamo in grado di farlo. 

Anziano Maxwell dice:

“La sottomissione della propria volontà è in realtà l’unica cosa personale che abbiamo da deporre sull’altare di Dio. Le molte altre cose che noi «diamo», fratelli e sorelle, sono in realtà cose che Egli ci ha già dato o donato o prestato.

Tuttavia, quando io e voi infine ci sottomettiamo lasciando che la nostra volontà sia assorbita da quella di Dio, allora Gli diamo veramente qualcosa! È l’unica cosa nostra che possiamo veramente darGli.

La consacrazione pertanto rappresenta l’unica resa incondizionata che è al tempo stesso una vittoria totale.”

Il Padre celeste ci ha fatto un dono prezioso, che è quello del libero arbitrio.

Tutto ciò che ci chiede è di usarlo per fare la Sua volontà, di scegliere volontariamente e consapevolmente di seguirLo, affinché possiamo ricevere le benedizioni che Egli ha in serbo per noi, e la libertà dalle conseguenze del peccato che deriva dall’obbedienza ai comandamenti. 

Imparare a fidarsi di Dio

Quando Satana cercò di uccidere Adamo ed Eva

Fonte: LDS.org

In 2 Nefi 2:25 ci viene insegnato che “Adamo cadde affinché gli uomini potessero essere; e gli uomini sono affinché possano provare gioia.”

Talvolta, quando ci troviamo nel mezzo della tribolazione può essere difficile credere che lo scopo di Dio per la nostra vita sia quello di provare gioia.

Ma il piano che il Padre ha preparato per noi è davvero un piano di felicità; ce ne rendiamo meglio conto quando comprendiamo che la felicità non deriva dall’assenza delle difficoltà, ma da ciò che impariamo e diventiamo quando superiamo queste ultime. 

Le scritture sono piene di esempi. Pensiamo a Nefi. Dovette attraversare molte tribolazioni, sia a causa delle circostanze avverse che delle scelte sbagliate dei suoi fratelli; eppure, ad un certo punto della sua storia dice:

“E avvenne che vivemmo in maniera felice”. O ad Alma, la cui grande sofferenza per i peccati del popolo lamanita venne sopraffatta dalla gioia per le anime che scelsero di credere nelle sue parole.

O ancora a Giuseppe d’Egitto, il quale dovette subire il tradimento da parte dei suoi fratelli, il dolore per delle accuse mendaci, la pena di una prigionia ingiusta.

Ma pensiamo anche a quale strumento prezioso fu nelle mani del Signore per salvare la sua famiglia e il suo popolo dalla carestia. Oppure ancora pensiamo a Giobbe, a quanto il Signore gli diede e a quanto il Signore gli tolse, per poi restituirgli dieci volte tanto.
Sicuramente, se prestiamo attenzione, saremo in grado di vedere questo schema ricorrente applicato alla vita delle persone fedeli che conosciamo o nella nostra stessa vita. 

Per citare nuovamente anziano Maxwell: “Quindi, più la nostra volontà è assorbita dalla Sua, più le nostre afflizioni, invece di esserci tolte, vengono sciolte nella gioia di Cristo.”

Se riuscissimo ad avere “il senno di poi” nel “durante” sarebbe tutto molto più semplice, ma ci è chiesto di “camminare per fede”.

Quando non possiamo vedere con chiarezza il cammino posto davanti a noi, dobbiamo imparare a fidarci del Padre celeste, mettere la nostra vita nelle Sue mani sicure e procedere con la consapevolezza che Egli agirà per il nostro bene. 

L’aiuto del Salvatore: poiché Egli è sceso al di sotto di tutte le cose sa come aiutarci

pasqua nel mormonismoPoiché il Salvatore è l’esempio supremo di obbedienza e di sottomissione alla volontà di Dio, Egli è in grado di aiutarci a capire come noi possiamo fare lo stesso. Anziano Maxwell continua dicendo: 

“Comprendiamo – comprendiamo veramente – che Gesù sa e capisce quando siamo stressati e perplessi? La totale consacrazione che portò all’Espiazione ci assicura la perfetta comprensione da parte di Gesù. Egli provò i nostri dolori e afflizioni prima di noi e sa come soccorrerci (vedi Alma 7:11–12; 2 Nefi 9:21).

Poiché l’Essere più innocente di tutti soffrì più di tutti, il nostro grido di: «Perché?» non può stare all’altezza del Suo. Ma possiamo anche noi pronunciare le stesse parole di sottomissione: «Ma pure …» (Matteo 26:39).”

Quando pensiamo di non avere la forza per fare ciò che Dio ci chiede di fare, o di sopportare ciò che ci chiede di sopportare, possiamo trarre ispirazione dall’esempio perfetto del Salvatore; possiamo chiedere a Lui di darci la forza che ci manca; la forza necessaria per mettere da parte i nostri desideri sbagliati e accettare la Sua volontà. 

Tuttavia, quand’anche fossimo disposti a fare la volontà di Dio, talvolta non la conosciamo o non la comprendiamo. Cosa fare in questi casi? Il Padre celeste ci ha promesso che chiunque “manca di sapienza, la chiegga a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata” (Giacomo 1:5).

A volte, tutto ciò che dobbiamo fare è chiedere a Dio ciò che Egli vuole da noi. Ma dobbiamo farlo con umiltà e intento reale, e il sincero desiderio di agire seguendo quanto ci dirà. Solo così potremo davvero ricevere una risposta.

Il Signore non ci darà mai una conoscenza che non siamo in grado o disposti ad applicare. 

Imparare a riconoscere la volontà di Dio

La preghiera di Enos - volontà di DioDopo aver a lungo lottato con lui in preghiera, Dio disse ad Enos: “Qualsiasi cosa tu chiederai con fede, credendo che la riceverai nel nome di Cristo, tu la riceverai.”

Da queste parole comprendiamo che quando chiediamo a Dio ciò che è giusto Egli è ben disposto a concedercelo. Ma siamo esseri imperfetti, e non sempre sappiamo quali siano queste cose giuste da chiedere. 

In passato, ho spesso interpretato la lotta di Enos in preghiera come un suo tentativo di convincere Dio della giustizia del Suo desiderio di predicare il Vangelo ai Lamaniti. 

Col tempo ho però capito che la lotta che Enos sostenne in preghiera con Dio fu in realtà una lotta contro sé stesso e i suoi propri desideri. Il risultato che ne scaturì fu un mutamento nel cuore di Enos. Solo dopo aver cercato di allineare la sua volontà alla volontà di Dio, fu in grado di chiedere ciò che era giusto.  

Allo stesso modo, possiamo chiedere al Padre celeste di mostrarci la Sua volontà, di cambiare i nostri desideri, affinché possiamo chiedere le cose giuste ed essere esauditi.

Può sembrare paradossale ma possiamo chiedere a Dio in preghiera cosa chiedere nelle nostre preghiere e no, non è un gioco di parole. 

Se lo faremo, incredibilmente (e lo so perché l’ho provato personalmente) lo Spirito ci suggerirà cosa dire e le parole cominceranno a fluire quasi senza un vero controllo da parte nostra.

Egli illuminerà il nostro intelletto e ci darà il coraggio di chiedere anche ciò che ci fa paura ma sappiamo essere giusto.

Quando questo succede è davvero meraviglioso. È pura rivelazione per la nostra vita. 

Altre volte forse dovremo aspettare. Magari riceveremo una risposta tramite le scritture o tramite le parole di amici e dirigenti ispirati. In ogni caso, tutto ciò che dovremo fare dopo è appuntare da qualche parte i suggerimenti ricevuti (scripta manent) e metterli in pratica. 

Leggi anche: Un Salvatore che morirebbe per conoscerci

Il regalo migliore che possiamo fare a noi stessi

Il regalo miglioreImparare ad allineare la nostra volontà alla volontà di Dio è un processo che dura tutta la vita. È la via per l’eccellenza e per la perfezione, e per questo sicuramente non è facile.

È un processo pieno di ostacoli, scoraggiamento, frustrazione, ma in ultima analisi è il regalo migliore che possiamo fare a noi stessi: dare tutto di noi a Dio, affinché Egli possa dare tutto di Sé a noi. 

Come disse una volta il presidente Ezra Taft Benson: 

“Gli uomini e le donne che affidano la loro vita a Dio scopriranno che Egli può fare molto di più, con la loro vita, di quanto essi potrebbero fare.

Egli accrescerà le loro gioie, allargherà la loro prospettiva, ravviverà la loro mente, rafforzerà i loro muscoli, innalzerà il loro spirito, moltiplicherà le loro benedizioni, accrescerà le loro occasioni di successo, consolerà le loro anime, darà loro degli amici e riverserà su di loro la Sua pace” (The Teachings of Ezra Taft Benson, Salt Lake City: Bookcraft, 1988, pag. 361). 

In breve, per parafrasare ancora una volta le parole di anziano Maxwell, ciò che pensiamo sia la più grande resa, sarà in realtà la più grande vittoria della nostra vita. 

Vuoi saperne di più?

E voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti.