Gran parte delle società Cristiane celebrano la nascita di Gesù Cristo in inverno, alla fine di dicembre o all’inizio di gennaio, ma la maggior parte degli studiosi ritiene che Egli sia nato in primavera.
Se ci atteniamo all’immaginario delle festività ebraiche, date agli Israeliti dal Signore mentre vagavano nel deserto, Gesù Cristo è l’Agnello Pasquale.
Infatti, è così che lo definì l’apostolo Paolo. Pertanto, si ipotizza che Cristo sia nato durante la Pasqua ebraica, all’inizio di aprile dell’1 a.C. In adempimento dell’immaginario pasquale, Egli nacque come un agnello, in una stalla.
Poiché Gesù era il Figlio del Padre Divino, deteneva il potere sulla vita e sulla morte. Nessun uomo poteva togliergli la vita; sulla croce la depose liberamente.
Poiché Gesù aveva una madre umana, era in grado di morire per noi. Questo gli diede anche la capacità di soffrire la fame, la sete, il dolore e la solitudine, e quindi di sviluppare la compassione per noi.
Il sistema tributario romano ai tempi della nascita di Gesù Cristo
A quel tempo a Roma regnava Cesare Augusto e la Giudea era soggetta al dominio romano. Nel 1 a.C. Augusto ordinò un censimento generale in tutto il suo impero.
“In quel periodo Roma emise un editto con cui ordinava il censimento di tutte le popolazioni dei territori tributari dell’Impero. Il provvedimento aveva carattere generale, in quanto diceva che si facesse ‘un censimento di tutto l’Impero’.
Questo censimento era il secondo di tre censimenti generali, di cui parlano gli storici che ebbero luogo a intervalli di circa vent’anni.
Se il censimento fosse stato fatto nel solito modo seguito dai Romani, ogni persona sarebbe stata iscritta nel paese di residenza; ma l’usanza giudaica, rispettata dalla legge romana, prevedeva che la registrazione dei nomi venisse effettuata nelle città o villaggi dichiarati dalle rispettive famiglie come loro case avite.” (Gesù il Cristo, pag. 69)
Va sottolineato che i Romani erano soliti fare un censimento generale degli Ebrei al tempo della Pasqua, quando si svolgeva il più grande raduno di pellegrini.
Lo scrittore e storico Flavio Giuseppe scrisse che al tempo di Cestio (70 d.C., quando Gerusalemme fu assediata e distrutta) furono macellati 250.000 agnelli per la Pasqua.
Poiché di solito dieci persone condividevano un agnello, i Romani potevano supporre che all’epoca, a Gerusalemme, ci fossero 2.500.000 Ebrei.
Questo dato è in realtà terrificante, perché gli Ebrei presenti erano ammassati all’interno delle mura della città, che aveva una superficie inferiore ad 1 Km quadrato (0,9 km).
Maria e Giuseppe
La Bibbia riporta la genealogia di Giuseppe, ma Giuseppe non era il padre letterale di Gesù Cristo, Dio lo era. Tuttavia, Giuseppe e Maria erano cugini, quindi anche lei era una discendente di Davide.
Quando Maria concepì, dopo essere stata coperta dallo Spirito Santo, era già stata “promessa in sposa” a Giuseppe.
Secondo la tradizione ebraica, il fidanzamento che portava al matrimonio formale era di per sé un’alleanza religiosa vincolante. Era come se fosse sposata con Giuseppe.
Quando Giuseppe venne a sapere che Maria era incinta, aveva due possibilità:
- poteva chiedere che Maria fosse sottoposta ad un processo pubblico e ad una sentenza, che anche in quel periodo avanzato della storia ebraica avrebbe potuto portare alla morte di Maria; oppure
- poteva recidere privatamente il contratto di fidanzamento davanti a testimoni. Giuseppe fece la scelta più misericordiosa.
Dopo che Giuseppe ebbe preso la sua decisione, l’angelo lo visitò e gli ordinò di procedere e di prendere Maria in moglie.
Maria, oppressa dall’avanzare della gravidanza, e Giuseppe si diressero a Betlemme, il luogo di nascita di Davide, per farsi censire. Le strade dovevano essere gremite di gente.
Sappiamo dal racconto di Luca 2:44 che Maria e Giuseppe si recavano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua ebraica in carovana con i loro parenti.
È possibile che l’abbiano fatto poco prima della nascita di Gesù Cristo. Betlemme era un sobborgo vicino a Gerusalemme, quindi una piccola gita deve essere sembrata fattibile.
Avrebbero potuto facilmente recarsi lì, registrarsi e ricongiungersi alla famiglia a Gerusalemme in un solo giorno.
La nascita di Gesù Cristo: i pastori e i Magi
Nel racconto biblico, vediamo che alcune persone fedeli erano state preparate, grazie all’ispirazione dello Spirito Santo, a sapere che la nascita del Messia fosse imminente.
Elisabetta, la madre di Giovanni Battista, era una di queste e Simeone, nel tempio, un’altra. I pastori che videro gli angeli cantare dovevano essere umili seguaci del Signore.
Furono davvero benedetti. I magi erano probabilmente saggi Ebrei provenienti da Babilonia o sacerdoti zoroastriani. Arrivarono molto tempo dopo che Maria e Giuseppe avevano lasciato la stalla dove era nato Gesù.
La nuova stella nel cielo, che era un segno della nascita del Cristo-bambino, fu vista anche a mezzo mondo di distanza, dai popoli del Libro di Mormon in America.
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Attraverso i loro profeti, era stato promesso loro un segno della nascita del Salvatore. Una nuova stella sorse ed essi videro un giorno, una notte e un giorno senza tenebre.
I bambini maschi Ebrei vengono circoncisi e ricevono un nome e una benedizione a otto giorni di vita. Luca 2:21 ci dice che Maria e Giuseppe scelsero il nome “Gesù”, che in ebraico è Y’shua.
Poi, quando Maria ebbe terminato i giorni di isolamento stabiliti dalla Legge di Mosè (30 giorni), lei e Giuseppe portarono Gesù al tempio. Luca dice che “lo portarono a Gerusalemme, per presentarlo al Signore” (v. 22).
Portarono con sé due colombe da sacrificare, il che dimostra che erano poveri. Questa presentazione al tempio è interessante, a motivo del rito ebraico del Pidyon HaBen.
In Luca 2:23 si legge:
“Com’è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà chiamato santo al Signore”.
Il primogenito apparteneva al tempio e al servizio di Dio. Facendo il sacrificio e compiendo il pidyon haben, il primogenito veniva sollevato da questo obbligo.
Così, Cristo, il nostro Salvatore, il Dio stesso, non servì nel tempio. Al contrario, divenne Egli stesso il grande e ultimo sacrificio a nostro favore, prendendo su di sé i peccati di tutta l’umanità.
Al tempio, sia Anna che Simeone riconobbero il bambino quale Messia promesso.
Mentre i sacerdoti e i Leviti, inconsapevolmente, si occupavano di servire Dio nel tempio, il Signore benedisse questi due con una rivelazione personale, in modo che conoscessero il Messia.
La visita dei Magi avvenne in seguito, e furono proprio la loro visita e la richiesta fatta a Erode a suscitare la gelosia di quest’ultimo.
Giuseppe fu avvertito in sogno di portare il bambino in Egitto per sfuggire all’ira di Erode, che massacrò i bambini di Betlemme nella speranza di uccidere un futuro re.
Il luogo tradizionale del soggiorno di Maria e Giuseppe in Egitto è Elefantina. Elefantina è un’isola del fiume Nilo, nel sud dell’Egitto.
Dal 650 a.C. vi abitò un gruppo militare ebraico che ottenne da Gerusalemme il permesso di costruirvi un tempio.
La prima infanzia
In Matteo 2 apprendiamo che Giuseppe fu nuovamente visitato da un angelo dopo la morte di Erode, che gli disse che era sicuro tornare in Israele, ma sentendo che il figlio di Erode governava in Israele, Giuseppe ricondusse la sua piccola famiglia in Galilea.
La Bibbia tace sulla maggior parte dell’infanzia di Gesù. Giuseppe era un falegname in un piccolo villaggio, ma la famiglia era composta da Ebrei devoti e religiosi.
Sappiamo che Gesù divenne forte e imparò di grazia in grazia, linea su linea. La sua vocazione si manifestò gradualmente, man mano che cresceva. Era così intelligente che non aveva bisogno di essere istruito.
Gli Ebrei avevano il dovere di recarsi in pellegrinaggio al tempio tre volte all’anno, in occasione delle feste primaverili di Pasqua/Pane Azzimo/Bikkurim, Festa delle Settimane e Festa delle Trombe/Giorno dell’Espiazione/Festa dei Tabernacoli.
Le donne, tuttavia, non erano tenute a compiere questi pellegrinaggi, a motivo dei loro doveri domestici.
È una dimostrazione della fedeltà della famiglia il fatto che Maria abbia accompagnato Giuseppe al momento della nascita di Gesù Cristo (durante la Pasqua ebraica) e al momento in cui persero le tracce di Gesù e lo ritrovarono a insegnare nel tempio.
Sembra che stessero viaggiando in carovana con la loro famiglia allargata, quindi essenzialmente tutti andarono insieme (Luca 2:41-50).
L’età del Bar Mitzvah è tredici anni e Gesù aveva appena raggiunto questa età quando la carovana di famiglia si recò a Gerusalemme per la Pasqua.
Questo qualificava Gesù per leggere le Scritture ed esporle. Lo troviamo quindi “nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava” (Luca 2:46).
Possiamo supporre che fossero stupiti dalla sua conoscenza delle Scritture e dalla sua saggezza. Di certo, egli testimoniò loro del Messia. “E Gesù cresceva in sapienza e statura, e in favore di Dio e degli uomini” (v. 52).
La nascita di Gesù Cristo: alcune curiosità storiche è stato tradotto e adattato da Ginevra Palumbo. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Birth of Christ
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