Il profeta Geremia profetizzò e visse durante la conquista Babilonese di Gerusalemme e la conseguente cattività del popolo di Giuda. Il suo nome vuol dire “Geova esalterà”.

Nonostante il suo compito fosse quello di chiamare al pentimento e profetizzare l’imminente distruzione ad un popolo ormai corrotto e idolatra, il suo messaggio è portatore di conforto e speranza, speranza nella consapevolezza che Dio mantiene le Sue promesse quando noi ci pentiamo.

Il profeta Geremia: i precedenti storici

Geremia nacque ad Anathoth, una città di sacerdoti situata a pochi km a nord-est di Gerusalemme, nel territorio appartenente alla tribù di Beniamino.

Egli era un levita, un discendente diretto di Aaronne, e in quanto tale deteneva di diritto il potere del sacerdozio, lo stesso che permise a Giovanni battista di battezzare Gesù. 

Il suo ministero durò oltre 40 anni, dal 626 al 586 a.C., dal 13° anno di Giosia fino a dopo la caduta di Gerusalemme.

il Profeta Geremia ha vissuto in Gerusalemme

Operò sotto il regno di 4 re di Giuda: Giosia, Joachaz, Joachim e Sedekia, ultimo re davidico. 

Nel 605 a.C. il popolo subì la prima ondata di deportazioni, durante la quale vennero catturati ed esiliati i membri delle classi più colte ed influenti.

Pochi anni dopo, nel 597, si assistette al primo assedio babilonese. In questa occasione si verificò una seconda ondata di deportazioni, che vide tra i prigionieri il re Joachin e il profeta Ezechiele (contemporaneo di Geremia).

Infine, nel 587 circa, i Babilonesi assediarono Gerusalemme una seconda volta, radendola al suolo.

Dopo la morte di Giosia, il profeta Geremia cercò di arginare, quasi da solo, la marea di idolatria e immoralità, di autoinganno fondato su riforme superficiali (Ger 3,4-5; 7,8-10) e di fanatica fiducia nella protezione divina da cui tutte le classi erano state sommerse.

Poiché a Gerusalemme risiedeva il tempio, il popolo pensava che la città non sarebbe mai stata distrutta. Il profeta Geremia smentì queste convinzioni ricordando quanto accadde alla città di Shiloh.

“Così parla l’Eterno: se non date ascolto, se non camminate secondo la mia legge che vi ho posto dinanzi,

se non date ascolto alle parole dei miei servitori, i profeti, che vi mando, che vi ho mandato fin dal mattino e non li avete ascoltati,

io tratterò questa casa come Scilo, e farò che questa città serva di maledizione presso tutte le nazioni della terra” (Geremia 26:4-6).

Tra le molte prove e afflizioni, Geremia dovette anche affrontare l’opposizione e il vituperio dei sacerdoti (20:2), delle folle (26:8-9), dei suoi concittadini di Anathoth (11:19), dei frivoli e dei crudeli (22:13; 36:23; 26:20), del re (36:19) e dell’esercito (38:4).

Dopo la caduta di Gerusalemme, venne trascinato in Egitto dai Giudei che cercarono rifugio lì. Gli scritti di Geremia non seguono un ordine cronologico preciso.

Le circostanze in cui le sue profezie furono messe per iscritto sono descritte in Geremia 36. 

Con l’eccezione di Giosia, tutti i re di Giuda che regnarono durante il ministero di Geremia furono uomini malvagi, sotto i quali il paese soffrì gravemente.

Anche durante il regno di un re precedente, il malvagio Manasse, il culto di Baal fu ripristinato tra i Giudei e fu introdotto il culto dei pianeti celesti, secondo i dettami della religione assiro-babilonese.

Geremia trovò quindi l’idolatria e molte pratiche religiose pagane dilaganti tra il suo popolo.

Il tempio era invaso di statue di idoli pagani, i bambini venivano sacrificati a Baal-Moloch (7:31; 19:5; 32:35) e Baal era ormai diventata una divinità diffusa e comunemente invocata.

Alla corruzione del culto religioso vanno aggiunte naturalmente ogni sorta di immoralità e iniquità, contro le quali il profeta dovette continuamente testimoniare.

I poveri erano dimenticati.

Ovunque si volgesse, Geremia era circondato da un’apostasia dilagante, e da un numero indefinito di profeti per professione al servizio del popolo e del re, che millantava che a Gerusalemme tutto andava bene e garantiva il favore di Dio.

La cattività di Giuda in Babilonia durò circa 70 anni. 

Divisione in capitoli

Il libro di EsterIl messaggio “controcorrente di Geremia” gli guadagnò lo sfavore del re e del popolo, e la fama di antipatriottico e pessimista. Di seguito uno schema della divisione temporale e in capitolo delle profezie di Geremia:

Profezie del regno di Giosia (626-608), Ger 1-6. Profezie sotto Joiakim (608-597), Ger. 7-20. Profezie sotto Sedekia (597-586), Ger. 21-38, divisibili in diversi gruppi:

  1. Ger. 21-23, sui pastori o governanti del popolo, con la promessa del re Messia (23:1-6); Ger. 24, sugli esuli portati via con Joiachin.
  2. Ger. 26-29, sui falsi profeti, contenente la lettera del profeta agli esuli in Babilonia, che mette in guardia dai profeti di quel luogo.
  3. Ger. 30-33, profezie sull’ultima restaurazione di Israele e sull’alleanza evangelica, contenente la storia dell’acquisto di un campo da parte del profeta, che mostra la fermezza della sua fede nella restituzione del popolo.
  4. Ger. 34-38, narrazione del trattamento riservato al profeta e di altri eventi durante gli ultimi tempi dell’assedio. Ger. 39-45, storia del profeta e altri eventi dopo la caduta della città. Ger. 46-51, profezie contro le nazioni straniere.

I capitoli 50-51, nella loro forma attuale, sono posteriori a Geremia. Il capitolo 52 costituisce una conclusione storica.

Alcuni insegnamenti che apprendiamo dal profeta Geremia

Il libro di Geremia è uno dei più lunghi dell’antico testamento, e forse anche uno dei più complessi, ma presenta dei temi ricorrenti da cui possiamo imparare dei principi molto importanti riguardo alla natura di Dio, al suo rapporto con noi e al valore delle alleanze.

Profeta Geremia walking among dead in Jerusalem

Jeremiah walking among dead in Jerusalem

Quando il Signore chiamò Geremia, nel capitolo 1, disse qualcosa di interessante:

“Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; e prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni.”

Questa è la dottrina della “preordinazione”. Secondo la dottrina della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, prima di venire su questa terra, e prima ancora che il mondo fosse creato, vivevamo con Dio come esseri spirituali.

In questo regno premortale, chiamato anche preesistenza o vita preterrena, vi erano alcuni spiriti grandi e nobili che il Signore preordinò affinché fossero leader e profeti nel mondo mortale.

La preordinazione è ben diversa dalla “predestinazione”.  Essere predestinati significa svolgere un ruolo senza possibilità di scelta. 

Leggi anche: La tua preordinazione nella vita pre-terrena

Essere preordinati significa essere messi a parte e chiamati a svolgere una missione, ma tale chiamata dipende da due cose: la dignità personale e il libero arbitrio. La libertà di scelta è sempre garantita.

Quindi, Geremia 1:4-5 è una potente prova della nostra esistenza premortale come individui.

Il Signore ha attestato a Geremia che la sua chiamata a una missione di profeta per le nazioni precedeva la sua nascita.

vita premortale

La frase “Ti ho conosciuto” esprime più di una conoscenza casuale. La parola ebraica yada, tradotta “conoscevo”, indica un rapporto molto personale e intimo.

Questa è una possente testimonianza del fatto che Dio ci conosce personalmente, da prima che nascessimo, e sa esattamente ciò di cui siamo capaci e ciò di cui abbiamo bisogno.

Un altro tema ricorrente è quello dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Spesso, Geremia utilizza l’immagine del matrimonio, dove il Signore è rappresentato dallo sposo e il popolo d’Israele dalla sposa infedele che corre dietro agli altri dei.

Nel capitolo 3, ad esempio, si legge: 

11 E l’Eterno mi disse: “La infedele Israele si è mostrata più giusta della perfida Giuda.

12 Va’, proclama queste parole verso il settentrione, e di’: ‘Torna, o infedele Israele, dice l’Eterno; io non vi mostrerò un viso accigliato, poiché io sono misericordioso, dice l’Eterno, e non serbo l’ira in perpetuo.

13 Soltanto riconosci la tua iniquità: tu sei stata infedele all’Eterno, al tuo Dio, hai volto qua e là i tuoi passi verso gli stranieri, sotto ogni albero verdeggiante, e non hai dato ascolto alla mia voce, dice l’Eterno.

Allo stesso tempo, però, Geremia offre parole di conforto e speranza. Interrompe le sue profezie di distruzione per rassicurare gli israeliti e i cittadini di Giuda riguardo al fatto che alla fine dei tempi l’alleanza sarebbe stata ristabilita ed essi sarebbero diventati un popolo santo e accettato dal Signore a condizione del pentimento. 

Continua:

14 Tornate o figli traviati, dice l’Eterno, poiché io sono il vostro signore, e vi prenderò, uno da una città, due da una famiglia, e vi ricondurrò a Sion;

15 e vi darò dei pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza.

16 E quando vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, allora, dice l’Eterno, non si dirà più: «L’arca dell’alleanza dell’Eterno», non vi si penserà più, non la si menzionerà più, non la si rimpiangerà più, non se ne farà un’altra.

17 Allora Gerusalemme sarà chiamata «il trono dell’Eterno»; tutte le nazioni si raduneranno a Gerusalemme nel nome dell’Eterno, e non cammineranno più secondo la caparbietà del loro cuore malvagio.

18 In quei giorni, il casato di Giuda camminerà con il casato d’Israele, e verranno assieme dal paese del settentrione al paese che io diedi in eredità ai vostri padri.

Parole simili vengono usate nei capitoli 30 e 31.

Un altro principio su cui si sofferma molto il profeta Geremia è l’interiorità del rapporto di Dio con la mente dei suoi servi.

i profeti sono umani

Le pratiche esteriori sono inutili se non accompagnate dalla devozione del cuore e della propria vita; i cambiamenti superficiali servono a ben poco, se non c’è un completo cambiamento interno.

Egli sviluppa l’idea della comunione individuale con il Signore (5:1, 7, 26-28; 9:1-6; 18); anche se lo Stato ebraico cade, il Signore e la religione rimangono nella vita del singolo.

Ne è un esempio il versetto 33 del capitolo 31:

“ma questa è l’alleanza che farò con il casato d’Israele, dopo quei giorni, dice l’Eterno: io metterò la mia legge nel loro intimo, la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.

Questi sono solo alcuni degli insegnamenti che possiamo apprendere da Geremia. Ognuno di noi può scoprire da sé ciò che le parole di questo profeta vogliono dire per noi e come si applicano alla nostra vita.

Quali sono i vostri versetti preferiti del Libro di Geremia? Fatecelo sapere nei commenti!

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