In Atti 26 è presente un secondo resoconto della visione di Paolo. Egli si trova a rendere testimonianza di fronte al re Agrippa: 

“Io vidi, o re, per cammino a mezzo giorno, una luce dal cielo, più risplendente del sole, la quale lampeggiò intorno a me ed a coloro che viaggiavan meco.

Ed essendo noi tutti caduti in terra, udii una voce che mi disse in lingua ebraica: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ei t’è duro di ricalcitrar contro gli stimoli” (Atti 26:13-14).

La visione di Paolo e la visione di Joseph Smith a confronto

Uno degli eventi più importanti del libro degli Atti è la drammatica visione che Saulo ricevette sulla via di Damasco.

La visione di Paolo e la visione di Joseph Smith a confrontoQuesto evento ha plasmato la vita e il ministero di Paolo, il quale menzionerà costantemente la visione durante tutti i processi pubblici cui verrà sottoposto e le epistole presenti nel Nuovo Testamento.

Come Paolo, Joseph Smith ebbe una visione eclatante nel 1820 che segnò il resto della sua vita e, come Paolo, fu perseguitato per aver parlato agli altri della sua visione.

La persecuzione contro Paolo, ad esempio, cominciò quasi subito dopo che egli iniziò a predicare il Vangelo, al punto che molti Giudei di Damasco “si misero d’accordo per ucciderlo”, costringendo Saulo a fuggire dalla città facendosi “calare… giù dal muro in una cesta” (Atti 9:23, 25).

Anche Joseph Smith riferì che “uno spirito della più aspra persecuzione e ingiuria” si impadronì di molti leader religiosi del suo tempo che erano venuti a conoscenza della sua visione (Joseph Smith-Storia 1:23).

Le vite dei due uomini erano così simili che Joseph Smith trovò conforto nel confrontare la sua visione e le sue esperienze con quelle di Paolo:

“Comunque, era nondimeno un fatto che avessi avuto una visione. Ho pensato da allora che mi sentivo proprio come Paolo, quando si difese dinanzi al re Agrippa e gli riferì il racconto della visione che aveva avuto, quando vide una luce e udì una voce; eppure non ve ne furono che pochi che gli credettero; alcuni dissero che era disonesto, altri dissero che era pazzo, e fu messo in ridicolo ed insultato.

Ma tutto ciò non distrusse la realtà della sua visione. Egli aveva avuto una visione, sapeva di averla avuta, e tutte le persecuzioni sotto il cielo non potevano mutare le cose; e sebbene lo perseguitassero fino alla morte, tuttavia egli sapeva, e l’avrebbe saputo fino al suo ultimo respiro, di aver visto una luce e udito una voce che gli parlava, e il mondo intero non avrebbe potuto fargli pensare o credere altrimenti (Joseph Smith—Storia 1:24).”

È interessante notare che sia Joseph Smith che Paolo hanno lasciato diversi resoconti delle loro visioni, raccontati in momenti diversi a vari ascoltatori nel corso della loro vita.

Ogni resoconto di queste visioni mostra un notevole livello di coerenza, aggiungendo allo stesso tempo nuovi dettagli unici. Confrontando i diversi resoconti della visione di Paolo, si possono apprezzare meglio diversi dettagli.

Diversi resoconti della visione di Paolo

conversione di PaoloPer esempio, in ogni racconto della visione, Paolo e il suo convertito e compagno di missione Luca sono coerenti nel descrivere il messaggio del Signore a Paolo.

Sebbene la collocazione di alcune frasi vari in ogni racconto, il Signore dice costantemente: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?

Ei t’è duro di ricalcitrar contro gli stimoli”. E, in tutti e tre i racconti, Gesù si identifica come “Gesù che tu perseguiti”, con qualche variazione in Atti 22, dove si legge “Gesù di Nazareth”.

Tuttavia, alcuni racconti approfondiscono le istruzioni del Signore a Saulo in modo più dettagliato di altri. In Atti 26, Paolo racconta come il Signore lo abbia istruito in merito alla Sua volontà per lui:

“Ma lèvati, e sta’ in piè; perché per questo ti sono apparito: per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati” (Atti 26:16-18).

Questo resoconto chiarisce che una parte significativa di questa visione riguardava il fatto che Paolo vedesse il Signore risorto, che gli era apparso. In Atti 9 e 22, l’effettiva presenza del Signore nella luce che Paolo vide è sottintesa ma non esplicitata fino a quando Paolo non parla con Anania (vedere. Atti 9:17; 22:14).

Questo dettaglio è confermato anche nelle epistole di Paolo, che testimonia più volte di aver “visto Gesù Cristo, nostro Signore” (1 Corinzi 9:1).

Un altro dettaglio fondamentale è la successiva visita di Paolo ad Anania e il suo battesimo effettuato da quest’ultimo, che sono menzionati sia in Atti 9 che in Atti 22.

Mentre Atti 9 menziona la preparazione di Anania a ricevere Paolo, Atti 22 include un resoconto molto più dettagliato delle parole di Anania a Paolo, comprese l’ingiunzione ad essere battezzato (vedere Atti 22:13-16).

Sebbene la visita di Paolo ad Anania sia brevemente menzionata in Atti 9:17-19, essa è più pienamente compresa e apprezzata se vista insieme a questo resoconto più dettagliato.

Allo stesso modo, Paolo non menziona la sua visita immediata a Damasco in modo molto dettagliato in Atti 26, passando invece piuttosto rapidamente a raccontare il suo successivo servizio missionario, il che ci obbliga a fare riferimento ai due racconti precedenti per capire l’importanza di quanto accaduto lì.

Un altro punto chiave si trova nei due dettagli più famosi della visione di Paolo: la grande luce e la voce che Paolo udì. In tutti e tre i resoconti della visione di Paolo, questi elementi sono presenti e persino “coloro ch’eran meco, videro ben la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava” (Atti 22:9).

Una possibile discrepanza si trova però in Atti 9:7, dove si legge che “gli uomini che faceano il viaggio con lui, ristettero attoniti, udendo ben la voce, ma non vedendo alcuno”.

Questo dettaglio viene però chiarito nella Traduzione di Joseph Smith, che precisa che gli uomini videro la luce ma non udirono la voce. Robert J. Matthews ha osservato:

“Questa versione è sicuramente quella corretta, perché sia il messaggio che la visione del Signore erano destinati solo a Saulo.

I suoi compagni, tuttavia, videro la luce e capirono da soli che stava accadendo qualcosa di insolito. Essi potevano testimoniare questo evento e quindi contribuire a sostenere la dichiarazione di Saulo”.

In che modo i vari resoconti sono coerenti

In definitiva, i diversi resoconti di Paolo su quella che potrebbe essere definita la sua “prima visione” mostrano che, sebbene esistano alcune variazioni in ciascun resoconto, tutti devono essere intesi come resoconti affidabili di un evento reale.

Come i molteplici resoconti della Prima Visione di Joseph Smith, le differenze in ciascun resoconto non sono in definitiva contraddittorie, ma si rafforzano reciprocamente e ci aiutano a comprendere questa visione se lette come complementari l’una dell’altra.

Poiché il Signore “parla agli uomini secondo il loro linguaggio, perché comprendano” (2 Nefi 31:3), Paolo e Joseph Smith hanno offerto ciascuno resoconti diversi delle loro visioni a destinatari diversi, ponendo enfasi su ciò che era più importante per le loro esigenze in quel momento.

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Il Signore lavora con i Suoi figli su base individuale, e così anche i Suoi profeti scelgono di lavorare con i loro diversi destinatari nei modi che saranno meglio accolti da ciascuno.

Questo fatto non mette assolutamente in discussione la storicità di queste importanti visioni di questi potenti servitori di Dio.

Piuttosto, ci aiuta a riconoscere quanto il Signore sia stato buono con tutti noi nelle nostre vite e nei nostri bisogni, e come sia costantemente all’opera per aiutarci tutti a venire a Lui, personalmente e collettivamente.

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