Viktor e Svitlana, una coppia di membri ukraina, hanno condiviso un video in cui raccontano la loro esperienza di fuga da Charkiv e di come, grazie all’aiuto divino e alla guida dello Spirito Santo, siano stati ispirati a fuggire nel momento giusto e nel luogo giusto.

Citando la scrittura nel libro di Nefi che parla di come Dio non comanda nulla senza prima preparare una via affinché possiamo compiere ciò che ci chiede, la giovane coppia ha portato testimonianza di come Dio abbia preparato una via anche per la loro famiglia.

La commovente storia di Victor e Svitlana

Victor: Quando è iniziata la guerra, nella nostra città natale, a Kharkiv, eravamo molto spaventati, non sapevamo cosa fare e ci siamo spostati in un rifugio. 

Svitlana: Quando ho iniziato a fare le valigie, non pensavo che saremmo andati via per sempre. Ho pensato: “Durerà un paio di giorni, poi torneremo a casa”.

Abbiamo preparato velocemente ciò che potevamo, quello che era a portata di mano, a dire il vero. E grazie ai nostri vicini abbiamo raggiunto un rifugio, un luogo più sicuro. 

Nessuno poteva aiutarci perché ognuno si stava prendendo cura della propria famiglia.

Victor: Mentre eravamo in questo rifugio, ho sentito che non saremmo dovuti rimanere lì troppo a lungo, che non era un luogo abbastanza sicuro. Ho sentito che saremmo dovuti andare via. Ho pregato e aspettavo un’opportunità per andar via, ma senza risultati. Siamo rimasti lì per 3 giorni e 2 notti, credo. 

L’ultima sera, ho pregato di poter andare via perché ero molto preoccupato che fossimo ancora lì. Ho sentito fortemente che avremmo dovuto fare il possibile per partire anche se molti ci chiedessero il perché. “Perché partire? Questo è il luogo più sicuro, dovete solo aspettare”. Dopo qualche tempo sarebbero partiti anche loro. 

Ho sentito che quella sarebbe stata la nostra ultima sera lì. 

Al mattino, dopo essere riusciti a dormire un po’, ho pensato: “Se non possiamo andar via in auto o in autobus, dovremmo provare in treno.”

Dopo aver fatto alcune ricerche sui treni disponibili e preparato un piano per i vari spostamenti, rimaneva ancora il problema di come raggiungere la stazione, che era abbastanza lontana dal rifugio.

Non potevano raggiungerla a piedi a causa dei problemi di Victor ad una gamba, e nemmeno con i trasporti pubblici visto che in questo periodo sono del tutto interrotti. L’unica soluzione era chiamare un taxi.

Victor e Svitlana sono usciti dal rifugio insieme alle poche cose che avevano con loro ma il taxi non arrivava a causa delle possibili sparatorie cui poteva andare in contro.

È in questo momento che Victor si è lasciato prendere dallo scoraggiamento e ha cominciato a chiedersi se effettivamente fuggire fosse la cosa giusta.

Poco dopo essere rientrati al rifugio per riposare Victor ha sentito di uscire di nuovo per controllare se avesse ricevuto dei messaggi sul cellulare, data la poca ricezione del rifugio.

Ha controllato il telefono ed effettivamente c’erano molte chiamate e messaggi da parte di un suo amico.

Victor ha raccontato: L’ho richiamato e mi ha detto: “Victor, sbrigati! Ho un autobus per far partire te e la tua famiglia.

Potete lasciare Kharkiv e raggiungere un luogo più sicuro. Se vi aggiungete adesso e siete pronti a partire, mando il mio amico tassista a prendervi.”

Ci siamo preparati alla svelta, il tassista è arrivato e siamo partiti.

Svitlana, sua moglie, ha aggiunto:

Quando Victor ha spiegato che saremmo dovuti partire, ero terrorizzata. Anche solo all’idea di uscire all’aperto, uscire dal rifugio, perché sentivamo il rumore di spari e di esplosioni ogni paio d’ore.

La nostra zona, Saltivka, è stata fortemente bombardata. Pregavamo ogni secondo, ogni minuto, soprattutto quando sentivamo l’arrivo delle bombe, ma quando Victor ha detto:

“Dobbiamo andare”, ero così spaventata, spaventata di andar fuori, per non parlare dell’idea di prendere un taxi. Avevo molta paura… 

Mia madre mi ha detto: “No, dovreste restare qui. Qui siamo al sicuro, fuori ci sono delle sparatorie, non potete mai sapere dove cadrà la prossima bomba.” Era spaventoso. 

Ma ho anche sentito che avrei dovuto fidarmi di mio marito, fidarmi di Dio. Così sono riuscita a chiarirmi le idee, raccogliere le mie cose e ho risposto a mia madre: “Io vado, andrò con mio marito.”

Lei ci ha aiutato con i bagagli e non appena abbiamo raggiunto il punto di ritrovo, mi ha chiamata e ha detto: “Vengo con voi! Ho cambiato idea. Voglio venire con voi.”

Ero così felice, ho ringraziato e lodato Dio che saremmo stati tutti insieme.  

Abbiamo così raggiunto un altro rifugio antiaereo.”

Una volta giunti al luogo dove avrebbero dovuto aspettare l’autobus, gli è stato spiegato che quel posto di evacuazione era stato riservato ad un altro gruppo e che non era sicuro che riuscissero a partire anche loro.

Sarebbero potuti salire a bordo solo in caso di posti liberi. Victor e Svitlana hanno pregato affinché potessero partire e hanno sentito che sarebbe andato tutto bene.

Poco dopo, però, si sono accorti che, nel lasciare il loro appartamento per andare al rifugio, Svitlana aveva dimenticato di prendere il passaporto. 

Hanno raccontato: 

Svitlana: La sera prima che arrivasse l’autobus mi sono accorta di aver lasciato il mio passaporto a casa.

Ero scioccata all’idea di dover tornare di nuovo in strada, stavamo pensando a cosa fare e, dopo aver pregato, abbiamo deciso che avremmo dovuto recuperare il mio passaporto, perché non puoi andare da nessuna parte senza un passaporto.

Così tutti e tre, io, mio marito e mia madre, siamo tornati indietro prendendo un taxi.

Abbiamo sentito degli spari lungo la strada, ma siamo arrivati a casa, ho preso il mio passaporto, le batterie di ricambio per l’apparecchio acustico di Victor che avevamo dimenticato la prima volta, poi siamo tornati indietro.

Ma quel giorno l’autobus non è più passato e abbiamo dovuto attendere un altro giorno a causa dei pesanti bombardamenti in città.

Victor: Quando l’autobus è finalmente arrivato eravamo così felici e ci siamo sentiti profondamente benedetti perché c’erano dei posti liberi per noi!

Siamo saliti tutti sull’autobus. Purtroppo però, poco dopo aver lasciato Charkiv, l’autobus si è rotto. Lungo la strada si è rotto due volte, a dire il vero.

E in entrambi i casi siamo stati aiutati da persone sconosciute che ci hanno aiutato a far ripartire l’autobus e a farci sentire bene nonostante la guerra, la paura e la confusione generale.

Nonostante l’incertezza le persone ci hanno trattato bene. Erano uniti nell’aiutarci. Apprezziamo molto il loro aiuto, tante grazie a loro!”

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Svitlana a Victor hanno portato la loro testimonianza su come Dio li abbia guidati e protetti in questa esperienza nonostante i pericoli, la paura e l’incertezza per il futuro.

Hanno raccontato di come Dio abbia messo sul loro cammino delle persone che potessero aiutare la loro famiglia e di come le scritture e il libro di Mormon li abbiano guidati e confortati.

In particolare Svitlana ha parlato di come, ogni volta che leggeva il Libro di Mormon mentre si trovavano al rifugio, trovava sempre dei versetti che parlassero della guerra. 

Victor ha raccontato: 

Dio si è preso cura di noi. Portiamo testimonianza che Dio si prende cura di noi, qualunque cosa accada e alla fine abbiamo raggiunto il nostro luogo di destinazione finale e sicuro. Testimoniamo che Dio vive e si prende cura di noi, se gli permettiamo di farlo.

Rendo testimonianza che Dio vive e che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è la chiesa vera e vivente di Dio sulla Terra e che il Libro di Mormon è una scrittura che ci aiuta a ricevere risposte alle nostre domande e ad avvicinarci a Dio. 

Svitlana non era ancora membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ma ha raccontato di come questa esperienza l’abbia aiutata a comprendere quali siano le cose più importanti, quanto sia importante la sua famiglia, quanto Dio l’abbia aiutata, e ha deciso, che non appena avrebbero raggiunto un luogo sicuro si sarebbe fatta battezzare. 

Una volta raggiunto il luogo sperato, Svitlana ha cominciato a fare le lezioni con i missionari. Poco dopo è stata battezzata e confermata membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

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