Quando vogliamo condividere le nostre opinioni con gli altri, dovremmo essere cauti perché tra propagare e propagandare c’è una differenza sostanziale, ma importantissima.
Nel libro “L’abolizione dell’uomo”, C.S. Lewis osserva, con una certa stanchezza, il modo in cui l’educazione moderna tende a qualcosa che potremmo definire “scetticismo consapevole”, cioè mettere in evidenza la “sfumatura” del proprio pensiero, poiché non “presi” da valori e sentimenti comuni al proprio ambiente.
Lewis ne porta un esempio parlando della critica letteraria: uno scritto viene condannato poiché, al suo interno, i cavalli vengono definiti “servitori volenterosi”.
Il critico definisce tale descrizione come “antropomorfizzazione” e si presuppone che il lettore capisca quanto questo sia un errore stupido.
Lewis sottolinea che, in realtà, questa osservazione non aiuta gli studenti a capire se uno scritto sia buono o meno, ma solo a valutare le diverse opinioni.
Ancora più importante, Lewis rimprovera il cosiddetto critico per un crimine peggiore:
“Ancora meno (gli studenti) apprendono delle due categorie di uomini che si trovano, rispettivamente al di sopra e al di sotto del pericolo di una simile letteratura:
l’uomo che veramente conosce i cavalli e veramente li ama… ma di amore razionale, e l’irredimibile beota cittadino per il quale un cavallo altro non è che un antiquato mezzo di trasporto.
In questo modo, avranno perduto il piacere che ricavavano dai loro cavalli e cani; avranno ricevuto un incentivo alla crudeltà o all’indifferenza; e nelle loro menti si sarà fatto strada il compiacimento della propria accortezza” (Ed. Jaca Book pagg. 17-18).
In altre parole, è possibile esprimere opinioni corrette (o almeno difendibili) in modi tali da inculcare, però, sentimenti sbagliati.
In questo caso, il vero crimine dello scettico consapevole non è semplicemente il suo freddo razionalismo, che lascia egli stesso e coloro che influenza non meglio orientati nel loro mondo.
È che insegnando semplicemente alle persone il disprezzo per certe opinioni, non viene coltivato un pensiero migliore, ma solo sentimenti disprezzabili. Secondo Lewis:
“Il compito degli educatori moderni non è di sfrondare le giungle, ma irrigare i deserti”. Ciò di cui gli studenti hanno veramente bisogno è “essere svegliati dal sopore di una fredda volgarità”.
Cuore duro e testa molle
Il punto principale qui è che un cuore duro, in realtà, non rende nessuno un pensatore critico migliore. Come dice Lewis:
“Costringendo all’inedia la sensibilità dei nostri allievi, non facciamo che renderli più facile preda del propagandista, quando questi si presenterà.
Perché una natura affamata rivendica sempre la sua parte, e un cuore duro non rappresenta certo una protezione infallibile contro una testa molle”.
I cattivi ragionamenti e le opinioni errate non sono sempre facili da rilevare, soprattutto nella nostra cultura degli scambi online.
Di solito gli argomenti che attirano l’attenzione sono quelli che seguono standard oggettivi, quando si parla di ragionamenti e competenze, o consenso culturale, quando si parla di opinioni.
Quasi nessuna attenzione viene data alle domande più profonde, più soggettive (ma non meno importanti) riguardanti i sentimenti, gli atteggiamenti e gli impulsi alla base delle nostre opinioni meno esplicite.
Sul mondo che ci circonda, questi atteggiamenti hanno un impatto molto più grande di quanto pensiamo, probabilmente anche più delle nostre opinioni esplicite.
Ad esempio, qualcuno potrebbe affermare di amare la libertà, che è un’opinione che la maggior parte delle persone considera buona e con la quale sarebbero prontamente d’accordo.
Tuttavia, se quella persona affermasse di amare la libertà in risposta a qualcuno che gli sta ricordando di seguire le regole del gioco a cui stanno giocando, probabilmente diremmo che il contesto della sua affermazione rivela un atteggiamento più profondo di scarsa sportività: si preoccupa più di vincere (con ogni mezzo necessario), che dell’agire con equità.
L’opinione espressa potrebbe essere buona, ma il vero sentimento dietro non lo è. Indica sia un difetto caratteriale che influisce sulla capacità di questa persona di comportarsi giustamente con gli altri, sia, per estensione, la sua inaffidabilità.
Questo, più del dichiarato amore per la libertà, influenzerà il modo in cui gli altri interagiranno con questa persona.
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Quindi, è possibile mantenere delle opinioni che trasmettono un atteggiamento, mentre mettiamo in atto comportamenti che ne rivelano un altro.
Poiché siamo così concentrati sul primo, è particolarmente facile che i sentimenti distruttivi passino inosservati, deformando il nostro discorso e corrompendo il nostro giudizio, indipendentemente dalla difendibilità delle opinioni che li nascondono.
I sentimenti e le motivazioni distruttive sono facili da nascondere, se la retorica usata per esprimerli è popolare o abbastanza sofisticata.
Un esempio di propaganda
Ad esempio, il Deseret News ha recentemente pubblicato una prospettiva di Meg Walter sulle sue disavventure all’AlphaCon.
Per chi non sapesse cosa sia l’AlphaCon, è una conferenza orientata ad aiutare uomini e dirigenti a trovare fiducia e scopo, mentre ricoprono un ruolo di potere.
La mia impressione iniziale, ricavata dal materiale di marketing, è che si tratti di un tentativo alquanto mal concepito di rafforzare la mascolinità moderna, contrastandola con gli stereotipi sulla debolezza maschile.
Anche se potrei non essere d’accordo con la modalità di presentazione, il desiderio di sostenere gli uomini, contro l’assalto culturale che li dipinge alternativamente come buffoni o oppressori, è buono e non sorprende.
In ogni caso, un gruppo di uomini bianchi interessati alla mascolinità tradizionale rappresenta un obiettivo irresistibile, nel nostro clima culturale.
L’opinione pubblica è così chiaramente schierata contro un progetto come AlphaCon, che scatenare contro di esso la pubblica derisione è tanto facile, quanto privo di rischi.
Non mi aspettavo che il Deseret News guidasse un’accusa contro l’AlphaCon, ma il pezzo di Meg Walter è stata un’eccezione deludente, in un sito che, di solito, mira ad articolare qualcosa di più nobile.
Il suo pezzo non offre nulla di sostanziale sulla conferenza stessa. Non impariamo mai quale prospettiva si stessero sforzando di offrire i vari oratori o cosa ritengano importante e la giornalista non fornisce critiche significative a nessuno degli argomenti discussi.
Quanto di serio vi si possa trovare, viene menzionato solo di sfuggita, per focalizzare l’attenzione su una manciata di caricature meschine di un paio di persone e delle loro idee, pronte ad essere ridicolizzate dalla massa.
Apparentemente, la scrittrice ha trovato qualcosa di divertente in un oratore che aveva mostrato una diapositiva di bambini e animali maltrattati, con la frase “C’è il male in questo mondo”, ma non viene detto di cosa si trattasse esattamente.
Immagino che la Walter abbia scelto questa diapositiva perché crede, forse correttamente, che l’argomentazione dell’oratore fosse semplicistica o banale.
Ma il sentimento – condannare la crudeltà verso gli impotenti – è giusto ed è questo il punto che non ha notato la Walter e coloro che hanno ridicolizzato con lei quell’intervento.
La sua focalizzazione sulle battute finali, fa abbattere giungle laddove ci sono deserti che hanno un disperato bisogno di irrigazione.
La gentilezza è più importante del disprezzo
Se ho osservato qualcosa sulla crudeltà ordinaria, è che la sua ordinarietà è esattamente ciò che la rende così difficile da rilevare.
Tutti i soliti pensatori sono così occupati a lodare il pezzo della Walter per la sua abile commedia e la scelta del suo obiettivo, che dubito notino i sentimenti insidiosi che suscita.
Non c’è niente di interessante o difficile in essi: sono a disposizione di ogni bullo presente al parco giochi.
Esporre al ridicolo qualcuno che si trova dalla parte sbagliata dei nostri pregiudizi, evidenziare al mondo le rappresentazioni compromettenti di coloro con cui non siamo d’accordo e fingere di essere una vittima, quando essi cercano di proteggersi da coloro che li ingiuriano, non sono cose da celebrare.
Sono profondamente tristi.
Questo ci riporta all’affermazione di Lewis secondo cui “un cuore duro non rappresenta certo una protezione infallibile contro una testa molle”. Molte persone noteranno che il disprezzo non è molto bello, ma potrebbero chiedersi:
“Perché la gentilezza è più importante delle nostre risate o dello smascherare le persone che hanno bisogno di un confronto?”. Ci sono molte ragioni per cui dovremmo preoccuparci di coltivare impulsi cristiani verso altre persone (anche i nostri nemici).
Ma, per ora, mi concentrerò semplicemente sul modo in cui questo ci rende “prede del propagandista”.
Riporto un esempio che Lewis fornisce nel primo capitolo, intitolato “Uomini senza petto”: immaginate che state per sedervi ad un tavolo dove si gioca a carte e avete scommesso una grossa somma di denaro sul risultato.
Supponendo che la loro abilità sia la stessa, chi scegliereste come avversario: l’uomo che non ha mai studiato etica, ma è stato educato fin dall’infanzia a credere che barare sia moralmente sbagliato o un filosofo morale di fama mondiale i cui genitori gli hanno insegnato a barare?
Sospetto che la maggior parte di noi sceglierebbe il primo perché crediamo che le abitudini e gli atteggiamenti guidino il comportamento più della conoscenza.
Questa è, in sostanza, l’intera premessa dietro “Menti tribali: perché le brave persone si dividono su politica e religione” di Jonathan Haidt. Egli scrive:
“Se pensate che il ragionamento morale sia qualcosa che facciamo per capire la verità, sarete costantemente frustrati da quanto le persone sciocche, di parte ed illogiche cambino quando non sono d’accordo con voi.
Ma se pensate al ragionamento morale come ad un’abilità che noi umani abbiamo sviluppato per promuovere le nostre agende sociali, per giustificare le nostre azioni e per difendere le squadre a cui apparteniamo, allora le cose avranno molto più senso”.
Propagare e propagandare
Per dirla in modo più succinto: per C.S. Lewis, i sentimenti in gran parte modellano e guidano il nostro ragionamento, molto più che il contrario.
L’unico modo per essere sicuri di non cadere preda della retorica suggestiva di qualcun altro è allineare i nostri valori ad una fonte immutabile. Lewis traccia questa distinzione tra propagare e propagandare.
Propagare la verità è sapere che cosa essa sia e cercare di piantarla nel cuore di un altro, perché sia la verità, che la persona, sono amate.
La propaganda, d’altra parte, si basa su slogan, vergogna, derisione ed altri trucchi retorici per condizionare le persone a conformarsi alle proprie opinioni, ma senza amare né la verità, né le persone.
Il propagatore ed il propagandista non si distinguono dalle loro affermazioni, ma dalla loro sincerità, che non è una questione di convinzione, ma di ciò che si ama.
Riesco a vedere le tracce sia del propagandista, che del propagatore in me stessa, e posso anche vedere quanto siano molto diverse le influenze dei propagandisti e dei propagatori, sul mondo e sul mio stesso cuore.
Nessuno è sempre l’uno o l’altro, ma non c’è nulla nel mezzo. Diventiamo tutti propagatori o propagandisti e, a seconda di dove va più spesso la nostra attenzione, siamo più influenzati dall’uno o dall’altro.
Non inganniamoci, però: solo uno di questi risultati ci lascerà davvero più saggi.
Propagare e propagandare: amare la verità e gli altri fa la differenza è stato scritto da Meagan Kohler e pubblicato sul sito publicsquaremag.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
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